ELABORATORE INPUT OUTPUT La struttura Per comprendere la struttura di un elaboratore si può immaginare il comportamento di un cuoco nella sua cucina.

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ELABORATORE INPUT OUTPUT

La struttura Per comprendere la struttura di un elaboratore si può immaginare il comportamento di un cuoco nella sua cucina. Il cuoco prepara delle pietanze, o piatti, che gli sono stati ordinati, basandosi sulle indicazioni delle ricette corrispondenti. Le ordinazioni vengono effettuate dai clienti che si rivolgono al cuoco perché hanno appetito.

1.l'appetito è il bisogno da soddisfare ovvero il problema da risolvere; 2.la ricetta è il programma che il microprocessore deve eseguire; 3.gli ingredienti sono l'input del programma; 4.L'elaboratore è la cucina; 5.il cuoco è il microprocessore o CPU; 6.le pietanze o i piatti sono l'output del programma.

Il cuoco, per poter lavorare, appoggia, ricetta e ingredienti, sul tavolo di lavoro. Su una parte del tavolo sono riportate alcune istruzioni che al cuoco servono sempre; in particolare quelle che deve eseguire quando la cucina viene aperta: pulire il tavolo, controllare tutti gli strumenti (pentole, tegami, coltelli, cucchiai ecc.) avere le ricette da consultare, gli ingredienti da utilizzare, ricevere le ordinazioni. Senza queste istruzioni di inizio, il cuoco non potrebbe cucinare.

Come già descritto, il cuoco corrisponde alla CPU; il tavolo di lavoro del cuoco è la memoria centrale (o core) che si suddivide in ROM e RAM. La ROM è quella parte di memoria che non può essere alterata (nell'esempio del cuoco, si tratta delle istruzioni sul tavolo); L'elaboratore è pertanto una macchina composta da una o più CPU che si avvalgono di una memoria centrale per trasformare l'input (i dati in ingresso) in output (i dati in uscita). la RAM è il resto della memoria che può essere alterata a piacimento dalla CPU (il resto del tavolo).

L'elaboratore, per poter ricevere l'input e per poter produrre all'esterno l'output, ha bisogno di dispositivi: la tastiera e il mouse sono dispositivi di solo input, lo schermo e la stampante sono in grado soltanto di emettere output. I dischi sono dispositivi che possono operare sia in input che in output. Il cuoco si avvale di dispense per conservare derrate alimentari (pietanze completate, ingredienti, prodotti intermedi) e anche di ricette. Ciò perché il tavolo di lavoro ha una dimensione limitata e non si può lasciare nulla sul tavolo quando la cucina viene chiusa, altrimenti si perde tutto quello che c'è sopra (tutto deve essere in ordine per il giorno dopo).

I dischi sono paragonabili alle dispense del cuoco e servono per immagazzinare dati elaborati completamente, dati da elaborare, dati già elaborati parzialmente e i programmi. Diverse cucine possono essere collegate tra loro in modo da poter condividere o trasmettere ricette, ingredienti,... Le interfacce di rete e i cavi che le collegano sono il mezzo fisico per connettere insieme diversi elaboratori, allo scopo di poter condividere dati e servizi collegati a essi, ma anche per permettere la comunicazione tra gli utenti dei vari elaboratori connessi.

Il sistema operativo di un elaboratore è il programma più importante. È quello che viene attivato al momento dell'accensione dell'elaboratore; esso esegue gli altri programmi. Sarebbe come se il cuoco preparasse gli ingredienti base per eseguire tante ricette. Il sistema operativo determina quindi il comportamento dell'elaboratore.

I dispositivi di memorizzazione sono qualunque cosa che sia in grado di conservare dati anche dopo lo spegnimento della macchina. Il supporto di memorizzazione vero e proprio potrebbe essere parte integrante del dispositivo stesso oppure essere rimovibile. I supporti di memorizzazione possono essere di qualunque tipo, anche se attualmente si è abituati ad avere a che fare prevalentemente con dischi (magnetici, ottici o magneto-ottici). In passato si è usato di tutto e il primo tipo di supporto di memorizzazione sono state le schede di cartoncino perforate.

Anche i dispositivi per l'interazione con l'utente possono avere qualunque forma possibile e immaginabile. Non è il caso di limitarsi all'idea che possa trattarsi solo di tastiera, schermo e mouse. Soprattutto non è il caso di supporre che un elaboratore possa avere solo uno schermo, oppure che possa avere una sola stazione di lavoro. Le interfacce di rete sono i dispositivi che consentono la connessione tra diversi elaboratori in modo da permettere la condivisione di risorse e la comunicazione in generale. Anche in questo caso, non si può semplificare e pensare che possa trattarsi esclusivamente di schede di rete: qualunque «porta» verso l'esterno può diventare un'interfaccia di rete.

Dispositivi Come già accennato, i dispositivi sono qualcosa che è separato dall'elaboratore inteso come l'insieme di CPU e memoria centrale. A seconda del tipo e della loro collocazione, questi possono essere interni o periferici, ma tale tipo di distinzione è quasi scomparso nel linguaggio normale, tanto che molti chiamano ancora periferiche tutti i dispositivi. Vale la pena di distinguere fra tre tipi di dispositivi fondamentali: dispositivi di memorizzazione; dispositivi per l'interazione tra l'utente e l'elaboratore; interfacce di rete.

Dispositivi per l'interazione tra l'utente e la macchina Il terminale, composto da tastiera e schermo, o comunque da un'unità per ricevere l'input e un'altra per emettere l'output, viene visto normalmente come una cosa sola. La console. Tastiera La tastiera è una tavoletta composta da un insieme di tasti, ognuno dei quali genera un impulso particolare. È l'elaboratore che si occupa di interpretare e tradurre gli impulsi della tastiera. Questo sistema permette poi di attribuire ai tasti la funzione che si vuole. Questo significa anche che non esiste uno standard generale di quello che una tastiera deve avere.

Di solito si hanno a disposizione tasti che permettono di scrivere le lettere dell'alfabeto inglese, i simboli di punteggiatura consueti e i numeri; tutto il resto è opzionale. Tanto più opzionali sono i tasti a cui si attribuiscono solitamente funzioni particolari. Questa considerazione è importante soprattutto per chi non vuole rimanere relegato a una particolare architettura dell'elaboratore.

Schermo Il terminale più semplice è composto da una tastiera e uno schermo, ma questa non è l'unica possibilità. Infatti, ci possono essere terminali con più schermi, ognuno per un diverso tipo di output. Nel tempo, l'uso dello schermo si è evoluto, dalla semplice emissione sequenziale di output come emulazione di una stampante, a una sorta di guida di inserimento di dati attraverso modelli-tipo. Le maschere video sono questi modelli-tipo attraverso cui l'input della tastiera viene guidato da un campo all'altro. L'ultima fase dell'evoluzione degli schermi è quella grafica, nella quale si inserisce anche l'uso di un dispositivo di puntamento, solitamente il mouse, come un'estensione della tastiera.

Dispositivi di memorizzazione I dispositivi di memorizzazione sono fondamentalmente di due tipi: ad accesso sequenziale e ad accesso diretto. Nel primo caso, i dati possono essere memorizzati e riletti solo in modo sequenziale, senza la possibilità di accedere rapidamente a un punto desiderato, come con i nastri magnetici usati ancora oggi in qualità di mezzo economico per archiviare dati. Nel secondo caso, i dati vengono registrati e riletti accedendovi direttamente, come avviene con i dischi. I dispositivi di memorizzazione ad accesso diretto, per poter gestire effettivamente questa loro caratteristica, richiedono la presenza di un sistema che organizzi lo spazio disponibile al loro interno. Questa organizzazione si chiama file system.

File il file è un'unità di informazioni che si compone in pratica di una sequenza di codici. I dispositivi di memorizzazione ad accesso diretto, muniti di file system, consentono la gestione di diversi file, mentre quelli ad accesso sequenziale permettono la gestione di un solo file su tutta la loro dimensione. Quando il file viene visto come una semplice sequenza di codici corrispondenti a testo normale, lo si può immaginare come un testo dattiloscritto: la sequenza di caratteri viene interrotta alla fine di ogni riga da un codice invisibile che fa riprendere il testo all'inizio di una riga successiva. Questo codice di interruzione di riga, spesso identificato con il termine newline, cambia a seconda della piattaforma utilizzata.

File system Il file system è il sistema che organizza i file all'interno dei dispositivi di memorizzazione ad accesso diretto. Ciò significa che tutto ciò che è contenuto in un file system è in forma di file. Il modo più semplice per immaginare un file system è quello di un elenco di nomi di file abbinati all'indicazione della posizione in cui questi possono essere trovati. Questo sistema elementare può forse essere utile in presenza di dispositivi di memorizzazione particolarmente piccoli dal punto di vista della loro capacità. Generalmente, si utilizzano elenchi strutturati, per cui da un elenco si viene rimandati a un altro elenco più dettagliato che può contenere l'indicazione di ciò che si cerca o il rinvio a un altro elenco ancora. Questi elenchi sono chiamati directory (o cartelle in alcuni sistemi) e sono file con questa funzione speciale.

Per questo motivo, la struttura di un file system assume quasi sempre una forma a stella (o ad albero), nella quale c'è un'origine da cui si diramano tutti i file. Le diramazioni possono svilupparsi in modo più o meno esteso, a seconda delle esigenze. Data l'esistenza di questo tipo di organizzazione, si utilizza una notazione particolare per indicare un file all'interno di un file system. Precisamente si rappresenta il percorso necessario a raggiungerlo: una barra obliqua rappresenta la directory principale, altrimenti chiamata anche radice, o root; un nome può rappresentare indifferentemente una directory o un file; un file o una directory che discendono da una directory precedente, si indicano facendo precedere una barra obliqua. Per esempio, /uno/due/tre rappresenta il file (o la directory) tre che discende da due, che discende da uno, che a sua volta discende dall'origine.

Il tipo di file system determina le regole a cui devono sottostare i nomi dei file. Per esempio, ci possono essere situazioni in cui sono consentiti simboli speciali, come il carattere spazio, e altre in cui questo non è possibile. Nello stesso modo, la lunghezza massima dei nomi è sottoposta a un limite. Oltre a questo, il file system permette di annotare delle informazioni accessorie che servono a qualificare i file, per esempio per poter distinguere tra directory e file contenenti dati normali. Tradizionalmente si utilizzano due nomi convenzionali per poter fare riferimento alla directory in cui ci si trova e a quella precedente (nel senso di quella che la contiene):. un punto singolo rappresenta la directory in cui ci si trova;.. due punti in sequenza rappresentano la directory genitrice, ovvero quella che contiene la directory che si sta osservando.

Mandrake Move Le versioni Live non richiedono la procedura dinstallazione perché contenute su un CD per chi vuole intraprendere in modo graduale i primi passi nel mondo Linux, senza modificare alcunché del proprio disco fisso. Tanta semplicità e immediatezza si paga con l'impossibilità di configurare a nostro piacimento il sistema operativo, del resto é logico: viene caricato completamente da Cd-rom e non gli é possibile accedere al disco fisso. Possiede pero la possibilità di salvare le impostazioni di sistema su chiave USB. Fra le tante distribuzioni é questa quella che esamineremo in dettaglio.

Per avviare MandrakeMove, innanzitutto, controlliamo che le impostazioni del Bios consentano lavvio da CD-Rom, se così non fosse occorrerà modificarle La voce che ci interessa è BIOS FEATURES SETUP In questa sezione si indica da quale disco eseguire il caricamento del sistema operativo selezionare il lettore CD

Premendo il tasto Pagina Giú facciamo scorrere le varie opzioni sino a scegliere la voce CDROM. A questo punto, all'avvio del computer il sistema verra cercato esclusivamente su CDROM escludendo altri dischi, siamo così certi che sarà avviato Mandrake dal CD

Avviamo Linux Per un utente Windows, avvicinarsi a Linux si rivela generalmente un'operazione alquanto difficile; ci si trova davanti ad un sistema completamente differente che offre centinaia di nuove funzionalità ma si utilizza in modo differente. Non possiamo utilizzare le applicazioni Windows che conosciamo così bene, dovremo imparare ad utilizzare quelle sviluppate per Linux. Oltre a questo la gestione dei file e delle cartelle è completamente diversa da quella usata in Windows, come pure la gestione delle risorse; le recenti distribuzioni di Linux fanno di tutto per rendere agevole la migrazione da Windows; l'aiuto offerto dai manuali in linea è eccellente e gli applicativi non sono poi così diversi.

Basta premere invio e si accede alla schermata successiva dove si seleziona la lingua. Una volta riavviato il PC dopo il bootstrap appare la prima schermata

Selezionata la lingua la

Essendo Linux un sistema operativo multiutente occorre inserire il proprio nome e il nome che desideriamo venga usato come utente del sistema (può essere uguale al precedente o differente). Infine possiamo inserire una password, la parola di accesso è facoltativa e possiamo scegliere di non inserirla. AI termine premiamo il pulsanle Avanti

La barra delle applicazioni é simile a quella proposta da Wíndows e può essere facilmente spostata in qualsiasi lato del desktop II menù dl avvio è orientato alle attività, non ai programmi, ed è assai chiaro. Per aprire il menu di avvio premiamo il primo pulsante a sinistra sulla barra delle applicazioni, esattamente come in Windows.

Dispositivi di entrata Tra i dispositivi periferici di input esaminiamo la tastiera ed il mouse. Con la tastiera possiamo introdurre dei dati nel nostro pc, oppure dare dei comandi. Quest'ultima operazione è fondamentale con Linux, come vedremo in seguito. Per comodità possiamo individuare 3 gruppi di tasti sulla tastiera: Tasti alfanumerici sono posti nella parte principale della tastiera, comprendono le lettere dell'alfabeto, i numeri, ed alcuni tasti modificatori. I tasti modificatori: BACKSPACE cancella il carattere precedente il cursore INVIO manda a capo o conferma il comando CAPSLOCK blocca le maiuscole SHIFT premuto insieme ad un altro tasto alfabetico esegue la scrittura del maiuscolo; in combinazione con altri tasti modificatori esegue dei comandi TAB sposta il cursore ALT combinato con altri tasti esegue anch'esso dei comandi

Tasti numerici sono posti nella parte destra della tastiera e, come in una calcolatrice, comprendono i tasti numerici, i tasti degli operatori di calcolo matematico, ed i tasti cursore, rappresentati da frecce di scorrimento. Se il tasto BlockNum è acceso, i tasti numerici funzionano. CANC ha la funzione di cancellare un carattere digitato PagUp torna indietro nella visualizzazione di una schermata PagDown avanza nella visualizzazione di una schermata InS inserisce uno spazio vuoto fra due caratteri Tasti funzione ESC annulla un comando o termina un programma STAMP combinato con ALT o da solo permette di catturare una schermata BLOCSCORR blocca lo scorrere delle informazioni sulla schermata PAUSA interrompe l'esecuzione di un comando F1, F2, ecc. hanno funzioni particolari, soprattutto con Linux. Di solito sostituiscono intere sequenze di comandi, rendendo l'avvio di un'operazione in modo rapido. F1, per esempio, avvia un programma di aiuto sul programma aperto in quel momento.

Il mouse è un dispositivo di puntamento, poiché al suo spostamento corrisponde il movimento del puntatore sullo schermo. I mouse moderni sono provvisti di almeno tre pulsanti: due laterali ed uno centrale. Il tasto centrale, quello con la rotellina, serve per scorrere le barre verticali ed orizzontali delle finestre, mentre il tasto destro avvia una menù di scelta rapida in cui è possibile eseguire alcune operazioni. Il tasto sinistro, infine, posiziona il puntatore sullo schermo oppure, se cliccato su di un'icona, avvia un'applicazione ad essa associata. Infatti, al passaggio del mouse sulle icone dei programmi, queste vengono selezionate e si attiva una didascalia.