Salvatore Enrico Anselmi. Ronciglione sorge su uno sperone roccioso, delimitato a sud- est dalla valle tracciata dal Rio Vicano, fondato, a partire dall’XI.

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Salvatore Enrico Anselmi

Ronciglione sorge su uno sperone roccioso, delimitato a sud- est dalla valle tracciata dal Rio Vicano, fondato, a partire dall’XI secolo, dai Prefetti di Vico intorno al Castello cosiddetto «dei Torrioni». Il primo riferimento in un testo scritto risale al Furono aggiunti il Borgo di Sopra e il borgo di Sotto coprendo un’area urbana che raggiungeva la limitrofa zona pianeggiante. XIV secolo: passaggio agli Anguillara e conseguente saccheggio punitivo e di rappresaglia da parte dei Di Vico nel Dal 1431, con il governo di Everso, l’abitato fu ampliato in concomitanza con un periodo di stabilità e di incremento demografico – Ronciglione passa alla Camera Apostolica – Alessandro Farnese il Vecchio, futuro Paolo III, ottiene Ronciglione in commenda e poi, nel 1526, in vicariato a vita. XVI-metà del XVII secolo- Governo farnesiano.

A3 A 11 Con la lettera A è indicata la prima cinta muraria Con la sigla A3 è indicata Porta Pentama Con il n. 11 è indicata la chiesa di Santa Maria della Provvidenza che domina la valle del Rio Vicano

La chiesa di Santa Maria della Provvidenza, di fondazione medievale risalente all’XI-XII secolo, può essere considerata, in ragione dei numerosi interventi di carattere architettonico e decorativo occorsi, un edificio palinsesto. Rende conto, infatti, delle variazioni del gusto e della funzione dei partiti strutturali di tipologia chiesastica, nel corso di un ampio lasso di tempo compreso tra XII e XX secolo, sia per quanto riguarda le vicende architettoniche, sia per quanto concerne le istanze di conservazione e di restauro.

Ad attestare la stratificazione storica è la serie di interventi occorsi all’originaria struttura, coeva all’antica intitolazione in onore di Sant’Andrea, oggetto di rifacimenti a seguito del crollo del fianco costruito sulla rupe ad inizio XVIII secolo. La conseguente ricostruzione, conclusasi entro il 1744, a cinque anni di distanza dalla redazione di una perizia redatta dall’architetto Giuseppe Prada, conferì all’edificio un impianto regolarizzato, con la realizzazione della sacrestia, che inglobò le quote di fondazione del campanile romanico a registri sovrapposti, ed un’iconografia di gusto barocco.

L’intitolazione originaria della chiesa a Sant’Andrea fu sostituita con quella attuale nel 1742, quando venne ritrovato un affresco raffigurante la Madonna col Bambino nel corso dei restauri eseguiti a seguito del cedimento della rupe sulla quale sorge l’edificio, avvenuto nel La scoperta rese possibile lo stanziamento di nuovi fondi per il restauro effettuato da Frate Angelo Ferretti, nipote della Venerabile Mariangela Virgili, la quale, secondo la tradizione agiografica, avrebbe previsto la scoperta del dipinto poco prima della sua morte. Il rinvenimento dell’affresco venne considerato come provvidenziale per i lavori di ripristino e fu all’origine della nuova dedicazione della chiesa.

Della struttura settecentesca, comprensiva di due altari laterali e di una ricca maglia architettonico-decorativa consistente in paraste e rilievi in stucco, che si dipanava nell’area dell’abside e della navata in corrispondenza delle pareti perimetrali, rimangono tracce indirette a causa di una serie di restauri di ripristino eseguiti nel Nel corso di tali interventi, che tra l’altro hanno ricondotto le coperture alla tipologia delle capriate in sostituzione del soffitto piano a cassettoni, sono stati riportati alla luce gli affreschi quattrocenteschi che decorano l’abside e il catino sovrastante, di tema cristologico, rispettivamente una Crocifissione e santi e Cristo benedicente tra angeli.

Gli affreschi dell’abside, di gusto ritardatario ancora caratterizzato da moduli formali tardo-gotici, sono ascrivibili ad un artista anonimo di formazione laziale del XV secolo. Consistono nei lacerti di una Crocifissione, con la Madonna e santi, nel registro inferiore. Nel catino absidale, Cristo benedicente tra angeli, all’interno di una mandorla, che cita la Παρουσία, costituisce un’iconografia apocalittica.

Porta Pentama è una struttura architettonica ad unico fornice, concluso da un arco a tutto sesto, sormontato da una fila di tre mensoloni che forse in origine dovevano sostenere una sorta di garitta di guardia. Consentiva l’accesso al Borgo di Sotto tramite il cosiddetto ponte delle Tavole, all’altezza dell’attuale chiesa di Santa Maria della Provvidenza. Le fondamenta e il registro basamentale della torre eretta a presidio della porta urbica, forse andata distrutta nell’incendio del borgo del 1245, costituì il nucleo architettonico del campanile. Il termine ‘Pentama’ o ‘Pentoma’ potrebbe derivare dall’etrusco ‘pènthuma’, ‘penthma’ che significa pietra roccia.

È possibile riscontrare alcune analogie strutturali con il campanile della chiesa di Sant’Andrea, già antica Collegiata dei Santi Pietro e Caterina, costruito in età romanica e oggetto di restauri nel 1436, su commissione del conte Everso degli Anguillara, ad opera di tale mastro Galasso De Anna. La conformazione è a registri sovrapposti, secondo l’adozione di un criterio additivo, sui quali si aprono aperture bifore che conferiscono un carattere chiaroscurale e dinamico al rapporto dialettico tra muratura continua e bucature della stessa.