I costi di produzione Nelle lezioni precedenti abbiamo considerato il funzionamento di un sistema di mercato. In questa lezione considereremo i costi di produzione, i ricavi e il profitto di un'impresa, e distingueremo tra costi economici e contabili.
Vedremo che i termini di costo e profitto hanno un significato particolare in economia che è diverso da quello d'uso comune. L'analisi in questo capitolo fornirà gli strumenti necessari per capire come tutte le imprese, dalla più grande alla più piccola, si comportano in diversi tipi di condizioni di mercato.
CHE COSA SONO I COSTI? L’obiettivo di un’impresa è la massimizzazione del profitto Il profitto è semplicemente il ricavo totale che l’impresa ottiene dalla vendita del proprio prodotto meno il costo totale di produrre quella quantità di prodotto
Quindi PROFITTO = RICAVO - COSTO TOTALE TOTALE PREZZO X QUANTITA’ VENDUTA
E’ necessario comprendere di cosa sono composti ricavi e costi totali Per i ricavi vale la definizione precedente Ma cosa sono i costi? Ricordiamo che in economia i costi sono costi opportunità
Essi includono naturalmente i costi espliciti o diretti, i pagamenti monetari che fanno parte dei costi contabili, ma Includono anche costi impliciti, in ogni caso in cui l’impresa utilizzi delle risorse che avrebbero potuto essere utilizzate in modo diverso dall’impresa stessa
Ad esempio: L’attività lavorativa del proprietario dell’impresa è un costo reale dell’operare l’attività anche se non vi è un effettivo salario pagato Il costo opportunità è il guadagno perduto per aver rinunciato all’opportunità di lavorare per qualcun altro Rappresenta un costo implicito, un costo opportunità che rientra nel costo economico, ma non in quello contabile
Un altro esempio: Il rendimento perduto sul denaro investito nell’attività d’impresa e non in altri impieghi È un costo reale anche se non contabile È un costo implicito, opportunità, che rientra nel costo economico ma non in quello contabile
Il costo opportunità (eg, salario perduto….) è un costo reale economico dell’attività…. anche se non è un costo contabile perché non vi è un flusso monetario corrispondente che possa essere contabilizzato…. Ma è tuttavia un costo. Questa differenza tra costi impliciti e costi espliciti rappresenta proprio la differenza tra punto di vista contabile ed economico
Consideriamo quindi la seguente relazione COSTO COSTO COSTO ECONOMICO = CONTABILE/+ IMPLICITO= DIRETTO/ ESPLICITO = COSTO OPPORTUNITA’ TOTALE
PROFITTO RICAVO COSTO ECONOMICO = TOTALE - ECONOMICO PROFITTO RICAVO COSTO CONTABILE = TOTALE - CONTABILE TOTALE
Da queste relazioni emerge che il profitto economico sarà sempre minore del profitto contabile Infatti, nel calcolo del profitto contabile vengono sottratti dallo stesso ricavo totale solo i costi espliciti diretti dell’attività economica Nel calcolo del profitto economico vengono invece sottratti oltre ai costi espliciti anche quelli impliciti
Dal punto di vista economico, un’impresa fa profitto solo se i ricavi totali sono maggiori di tutti i costi
PRODUZIONE E COSTI Un concetto di base nell’analisi del comportamento dell’impresa è quello di funzione di produzione La FUNZIONE DI PRODUZIONE mostra la relazione esistente tra QUANTITA’ DI FATTORI PRODUTTIVI impiegata nella produzione di un bene (input) e QUANTITA’ DI BENE PRODOTTA (output).
Nel BREVE PERIODO questo significa guardare semplicemente alla relazione tra l’ammontare di fattore produttivo LAVORO impiegato e la QUANTITA’ di PRODOTTO Questo perché IL BREVE PERIODO viene definito come un periodo di tempo troppo breve per permettere un aumento degli altri input (capitale, terra…) Nel breve periodo la DIMENSIONE DELL’IMPRESA è FISSA.
Il primo fenomeno da osservare è che all’aumentare del fattore produttivo lavoro la produzione aumenta…. Il PRODOTTO MARGINALE del lavoro (PML) è pari all’incremento nella quantità prodotta Q che si ottiene a seguito di un dato incremento del fattore produttivo lavoro (L) impiegato, ovvero Q/ L. Se considero un incremento unitario di L, il prodotto marginale è pari a Q/ L = Q/1 = Q
Notiamo che stiamo ragionando al margine L’incremento di prodotto per una variazione al margine – addizionale – incrementale - del fattore produttivo lavoro
Consideriamo la seguente tabella che mette in relazione unità di lavoro utilizzate e quantità di bene prodotto L Q
La quantità aumenta, ma di quanto? Riscriviamo la tabella così L Q PML Da 1 a 2 da 50 a Da 2 a 3 da 90 a Da 3 a 4 da120 a Da 4 a 5 da140 a PML = Q/ L = ( Q/1) = prodotto marginale del lavoro
Il prodotto marginale è decrescente Ovvero, la quantità aumenta all’aumentare dell’impiego del fattore lavoro, ma in modo decrescente L’incremento di prodotto per 1 lavoratore in più è tanto più piccolo quanto più sono i lavoratori impiegati Questo fenomeno è denominato del prodotto marginale decrescente
Questo fenomeno è tipico del breve periodo, in cui il L aumenta tenendo fissi i fattori capitale e terra…. Ovvero tenendo fissa la dimensione dell’impresa
Possiamo rappresentare il prodotto marginale decrescente nel grafico della funzione di produzione
L Q Si disegna unendo L e Q L’inclinazione, ovvero L’incremento di prodotto per incremento di L è una misura della PML La curva è positivamente inclinata, ma l’inclinazione diminuisce all’aumentare di L Il PML è positivo ma decrescente
L Q Si disegna unendo L e Q L’inclinazione, ovvero L’incremento di prodotto per incremento di L è una misura della PML La curva è positivamente inclinata L’inclinazione diminuisce all’aumentare di L Il PML è positivo ma decrescente
Prodotto marginale decrescente e costo crescente Il PML decrescente implica anche un altro fatto importante Il costo totale – mentre il PM decresce – aumenta sempre più rapidamente, perché unità addizionali di bene costano di più per essere prodotte La produzione di unità addizionali di bene è più costosa, infatti Lo stesso ammontare speso per una unità di fattore produttivo risulta in minor output addizionale, così Il costo di unità addizionali prodotte aumenta all’aumentare della produzione
Costo totale Supponiamo che 1 L costi 10 e che Per iniziare a produrre ci sia un costo di 30 Produrre 50 costa (1 L produce 50) Produrre 90 costa 50 (30+20) (2L producono 90)…. Quantità
Costo totale Produrre 50 costa (1 L produce 50) Produrre 90 costa 50 (30+20) (2L producono 90)…. Ma allora con un incremento di 10 di costo si produce sempre di meno, Quindi produrre la stessa quantità costa di più (a parità di salario) e il costo totale aumenta in modo crescente al crescere della Q
LE VARIE MISURE DI COSTO Se si conosce il costo totale per i diversi livelli di output prodotto, è possibile calcolare tutte le altre misure di costo. Le relazioni tra le varie misure di costo sono le seguenti
COSTO TOTALE (CT)=COSTO FISSO (CF)+COSTO VARIABILE (CV) COSTO MEDIO FISSO (CMeF) = CF/Q (Quantità di output) COSTO MEDIO VARIABILE (CMeV) = CV/Q COSTO MEDIO TOTALE (CMeT) = CT/Q Quindi, CMeT = CMeF + CmeV Inoltre, COSTO MARGINALE (CM) = CT/ Q = CV/ Q Dove = ‘variazione di’
Prendiamo come esempio una tabella che permette di calcolare tutte le diverse misure di costo QCT Il costo totale CT da il costo complessivo del produrre diverse quantità di bene Rappresentiamolo graficamente
Q QCT Come visto prima, la curva diventa sempre più inclinata all’aumentare della quantità prodotta a causa del prodotto marginale decrescente
E’ possibile dividere il costo totale in due parti: Costi fissi (CF), ovvero che non variano al variare della quantità prodotta e Costi variabili (CV), che al contrario variano al variare della quantità prodotta Q: costo del lavoro e costo dei fattori produttivi, materie prime, spese generali Il Costo totale è la somma di costi fissi e costi variabili (CT = CF + CV)
QCT CFCV
Nell’analizzare le decisioni di produzione dell’impresa due voci di costo sono di grande importanza Il COSTO MEDIO: dà il costo per 1 unità prodotta – il costo unitario – quanto costa in media produrre una unità di bene, ed è quindi ottenuto dividendo il costo totale per la quantità prodotta. E’ il COSTO MEDIO TOTALE= CT/Q
QCT CFCVCmeT
Dal momento che CT = CF + CV, Il costo medio totale è pari a CMeT = CMeF + CMeV, Dove CMeF= CF/Q e CMeV= CV/Q
QCT CFCV CmeT CmeF CMeV
Il COSTO MARGINALE: dà una misura della variazione del costo totale al variare della quantità prodotta, ovvero, L’incremento del costo totale causato dall’incremento unitario della produzione, ovvero L’incremento di costo al margine CM = CT/ Q
QCT CFCV CmeT CmeF CMeVCM
Quindi, Costo medio= CT/Q, è il costo di produzione se si distribuisce il costo totale su tutta la produzione Costo marginale = CT/ Q è il costo di produzione al margine, se si incrementa la produzione di una unità Graficamente si possono rappresentare le misure di costo nel modo seguente
Consideriamo le caratteristiche principali delle curve di costo Il CM è crescente – cresce al crescere della quantità prodotta Produrre una unità di bene in più è più costoso tanto più si sta producendo – l’incremento di costo dovuto all’incremento di una unità di prodotto cresce al crescere di Q Questo è un riflesso del fatto che il prodotto marginale decresce tanto più fattore sto utilizzando e quindi
Produrre una unità in più è più costoso quando sto producendo molto che non quando sto producendo poco In questo esempio il CM cresce in modo costante
La curva del costo medio totale ha forma di U, diminuisce inizialmente per la predominanza dei costi fissi medi Che diminuiscono sempre all’aumentare della produzione (il costo fisso si distribuisce su più unità di output) Quando ha raggiunto il suo punto di minimo incomincia a salire, portato in su dall’aumento dei costi medi variabili
Il costo marginale incontra il costo medio nel suo punto di minimo, quindi Quando il CM è minore del Costo medio, il costo medio decresce Quando il CM è maggiore del Costo medio, il costo medio cresce Questo è vero per la relazione tra variabili medie e marginali, esempio, un voto d’esame che si aggiunge alla media dei voti….
CM < CMeT CM > CMeT Se aggiungo un voto inferiore alla media, la media diminuisce Se aggiungo un voto superiore alla media, la media aumenta C Q
Quindi, la curva del costo marginale incontra la curva del costo medio nel suo punto di minimo, ovvero in corrispondenza della quantità che ha il più basso costo medio di produzione Infatti per livelli bassi di quantità il CM è minore del costo medio, quindi il costo medio è decrescente Quando le curve si incontrano la curva del CM è sopra quella del costo medio, CM è maggiore di CMeT e la curva del CMeT è crescente
Il costo medio smette di decrescere e comincia a crescere dopo il punto di incontro con il costo marginale, che È anche il punto in cui il costo medio è al suo punto di minimo
Queste caratteristiche sono comuni a tutte le curve di costo Che possono avere un andamento diverso da quello rappresentato, se Il prodotto marginale comincia a decrescere dopo una certa quantità di fattore produttivo impiegato