Diritti del coniuge superstite, pensione di reversibilità e donazioni ‘’ Diritto e salute’’ – 13 maggio 2016 avv. Gloria Urbani
Nel 1865, la principale finalità non era la tutela in senso personalistico e solidaristico dei membri superstiti, bensì il mantenimento dell’unitarietà del patrimonio, evitandone la trasmissione dei beni alla famiglia del coniuge superstite.
Il codice civile del 1942 ha lasciato invariata la disciplina: in sede di successione legittima il coniuge era sfavorito poiché aveva solo il diritto all’usufrutto a titolo di legato ex art. 581 c.c., ma i figli – esercitando la facoltà di commutazione ex art. 540 e ss. c.c. – potevano estromettere il genitore in vita dalla comunione di godimento dei beni ereditari, trasformando la quota di usufrutto in una rendita vitalizia.
Il coniuge superstite non succedeva nell’universum ius defuncti e la sua qualità di legatario ex lege non lo legittimava ad agire relativamente a rapporti di spettanza del decuis né per conseguire le indennità derivanti dal rapporto di lavoro del coniuge premorto
Con la riforma del 1975 si mira a restituire dignità al vincolo coniugale in sé, elevando il ruolo della donna.
Quota successione per legge (senza testamento) Se non ci sono altri eredi, al coniuge spetta l’intera eredità (art. 583 cod. civ.). Se il defunto lascia un figlio, al coniuge spetta 1/2 dell’eredità: l’altro 1/2 spetta al figlio (art. 581 cod. civ.). Se il defunto lascia due o più figli, al coniuge spetta 1/3 dell’eredità: i restanti 2/3 vengono divisi equamente tra i figli (art. 581 cod. civ.).
Successione testamentaria (cd. legittima) Coniuge superstite (in mancanza di figli e senza ascendenti): Quota di legittima --> 50% eredità + diritto abitazione Coniuge + figlio unico Coniuge --> 33,33% eredità + diritto di abitazione Coniuge con due o più figli, anche non legittimi (a prescindere da eventuali ascendenti in vita): Coniuge --> 25% eredità + diritto di abitazione
Diritti del coniuge superstite Al coniuge anche quando concorra con altri chiamati, sono riservati i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni.
Cos’è il diritto di abitazione? Il diritto di abitazione ha per oggetto una casa e consiste nel diritto di abitarla limitatamente ai bisogni del titolare del diritto e della sua famiglia. La legge non consente di cedere il diritto in parola ad altri o di dare la casa in locazione, a differenza dell’usufrutto.
Come incide sulle quote? Nella successione legittima: il diritto di abitazione è in aggiunta alle quote previste dalla legge. Nella successione testamentaria: il diritto di abitazione grava sulla disponibile
Tributi Gravano sul titolare del diritto di abitazione i tributi locali (rifiuti, imu). Il coniuge superstite è, al pari dell’usufruttuario, l’unico soggetto passivo d’imposta, e in quanto tale deve corrispondere i tributi in relazione all’intero immobile sul quale grava il diritto, indipendentemente dalle reali quote di possesso. Viceversa gli altri eredi, in quanto nudi proprietari, non saranno tenuti al versamento delle imposte. Da precisare, però, che nel caso il coniuge superstite rinunci esplicitamente e formalmente (vale a dire in forma scritta tramite atto notarile) al godimento del diritto di abitazione, l’onere fiscale andrà a ricadere pro- quota su tutti gli eredi coinvolti.
Il diritto di abitazione spetta anche al coniuge superstite che ha rinunciato all’eredità? SI!
Il diritto di abitazione spetta al coniuge separato? NO! «la ratio della legge è da rinvenire non tanto nella tutela dell'interesse economico del coniuge superstite di disporre di un alloggio, quanto dell'interesse morale legato alla conservazione dei rapporti affettivi e consuetudinari con la casa familiare»
Contratto di locazione Nel caso di un contratto di locazione, il decesso non comporta una risoluzione anticipata del contratto, in quanto lo stesso rimane valido alle medesime condizioni. L’art. 6 legge n. 392/1978 disciplina il caso in cui a decedere è il conduttore, disponendo che “in caso di morte del conduttore, gli succedono nel contratto il coniuge, gli eredi ed i parenti ed affini con lui abitualmente conviventi”.
Il subingresso nel contratto di locazione non avviene iure successionis ma iure proprio cosicché il coniuge potrebbe anche rinunciare all’eredità ed egualmente subentrare nel contratto di locazione, purché convivente con il defunto.
Cambiano i diritti se sono in separazione o in comunione dei beni? NO!
In un matrimonio con separazione dei beni, in caso di morte di uno dei coniugi, il superstite ha diritto ugualmente all'eredità, relativamente ai beni non in comunione, ovvero ai beni acquistati dal coniuge defunto prima del matrimonio ? SI!
Separazione e comunione dei beni sono regimi patrimoniali della famiglia che hanno effetto solamente tra “vivi”, ciò significa che quando una persona muore, l’eventuale separazione o comunione dei beni non ha più alcuna rilevanza. E' quindi indifferente, ai fini ereditari, che il defunto fosse in comunione o in separazione dei beni.
Ex coniuge separato Gli art. 548 ed il 565 c.c. riservano in favore del coniuge separato consensualmente ovvero separato giudizialmente senza addebito con sentenza passata in giudicato al momento dell'apertura della successione, il medesimo trattamento successorio spettante al coniuge non separato.
Separazione con addebito Il coniuge a cui è stata addebitata la separazione non ha diritto ad una quota ereditaria, ma soltanto ad un assegno vitalizio se godeva degli alimenti a carico del defunto e comunque commisurato alla sostanza ereditaria, alla qualità ed al numero degli eredi legittimi.
Differenza tra alimenti e assegno di mantenimento. l’assegno di mantenimento viene elargito solo nel caso in cui non ci sia addebito di separazione l’assegno alimentare viene corrisposto anche in caso di addebito l’assegno di mantenimento viene versato indipendentemente dallo stato di bisogno del beneficiario l’assegno alimentare si fonda sul presupposto dello stato di bisogno del coniuge che non è in grado di provvedere al proprio mantenimento
l’assegno di mantenimento è sempre rinunciabile (i coniugi possono decidere di non versarlo o di versarlo in un’unica soluzione) l’assegno alimentare è espressamente irrinunciabile; l’assegno di mantenimento può essere richiesto anche nel caso in cui l’avente diritto lavori ma guadagni poco l’assegno alimentare può essere richiesto solo se il destinatario non lavora e non sia nelle condizioni di poterlo fare.
Ex coniuge divorziato Il coniuge divorziato non ha nessun diritto in caso di successione ereditaria legittima; avrà diritto ad una quota della pensione di reversibilità se il defunto si era impegnato a corrispondere al coniuge un assegno, ove il tribunale accerti la sussistenza di due condizioni: che già gli fosse stato riconosciuto, a carico dell’altro coniuge, il diritto all’assegno divorzile e che lo stesso versi in uno stato di bisogno.
In caso di morte durante il giudizio di separazione dei coniugi, è ammissibili che gli eredi proseguano con il processo? NO!
La pensione di reversibilità verrà tolta? Cosa vogliono cambiare?
Con il disegno legge delega «Contrasto alla povertà» si vuole trasformare la pensione di reversibilità da prestazione previdenziale a misura assistenziale. Assegnare la pensione di reversibilità basandosi sui valori ISEE. (Indicatore della situazione economica equivalente) Misura la ricchezza di un nucleo familiare
Pensione di reversibilità La pensione di reversibilità è una quota della pensione di una persona defunta che spetta a chi ne è stato coniuge. Se sono rispettati certi requisiti previsti dalla Legge sul Divorzio, la pensione di reversibilità spetta anche all’ex coniuge divorziato della persona deceduta.
Pensione indiretta Il lavoratore deceduto, non pensionato, deve aver maturato, in alternativa: almeno 780 contributi settimanali; (circa 15 anni di lavoro) almeno 260 contributi settimanali di cui almeno 156 nel quinquennio antecedente la data di decesso. (5 anni di contribuzione, di cui almeno 3 nell’ultimo quinquennio)
Indennità una tantum non sussistono i requisiti assicurativi e contributivi per la pensione indiretta; non ha diritto a rendite per infortunio sul lavoro o malattia professionale, in conseguenza della morte dell’assicurato; è in possesso di redditi non superiori ai limiti previsti per la concessione dell’assegno sociale.
Importo L’indennità una tantum viene erogata, ai superstiti nell’importo corrispondente all’ammontare mensile dell’assegno sociale, in vigore alla data di decesso dell’assicurato, moltiplicato per il numero delle annualità di contribuzione accreditata a favore dell’assicurato stesso. Per i periodi inferiori all’anno, la predetta indennità è calcolata in proporzione alle settimane coperte da contribuzione
Importo assegno sociale 2016 L'importo intero dell'assegno è pari a 448,07 € per 13 mensilità
Pensione privilegiata La pensione privilegiata è liquidata quando, in costanza di rapporto di lavoro, l’interessato è colpito, per causa di servizio, da un’inabilità che ne comprometta l’attitudine totale alla continuazione del rapporto. In tal caso il dipendente è collocato a riposo con un trattamento cd “ privilegiato” in quanto non rapportato, come nella pensione normale, alla durata del servizio prestato ma definito secondo altri parametri.
I superstiti dell’iscritto nella assicurazione generale obbligatoria per i lavoratori dipendenti hanno diritto alla pensione privilegiata indiretta per inabilità nel caso in cui la morte del dante causa risulti riconducibile, con nesso di causalità diretta, al servizio prestato nel corso di un rapporto di lavoro.
A chi spetta la pensione di reversibilità? 1) coniuge, anche se separato o divorziato, se titolare di un assegno di mantenimento; 2) figli, se alla data del decesso del genitore non hanno ancora raggiunto la maggiore età, se si tratta di studenti o universitari con età tra i 18 e i 26 anni, ancora a carico alla data del decesso del parente, e infine se sono inabili, vale a dire con problemi fisici o mentali; 3) nipoti minori, anche se non formalmente affidati, qualora siano a carico degli ascendenti (quindi nonno o nonna) alla data della rispettiva morte; 4) in assenza di altre figure, spetta poi a fratelli celibi e inabili e a sorelle nubili e inabili, a carico della persona defunta, ovviamente se non già titolari di una pensione.
Quanto spetta? a) spetta il 60% della pensione esclusivamente se c’è il coniuge; b) spetta il 70% per un figlio; c) spetta il 80% per il coniuge e un figlio oppure due figli senza coniuge; d) spetta il 100% per il coniuge e i figli sono più di tre; e) spetta il 15% per ogni altro familiare, diverso dal coniuge, figli e nipoti.
Riduzioni Le pensioni ai coniugi superstiti aventi decorrenza dal 1° gennaio 2012 sono soggette ad una riduzione dell’aliquota percentuale, rispetto alla disciplina generale, nei casi in cui il deceduto abbia contratto matrimonio ad un’età superiore a 70 anni; la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni o il matrimonio sia stato contratto per un periodo di tempo inferiore ai dieci anni. La decurtazione della pensione ai superstiti non opera qualora vi siano figli minori, studenti o inabili.
Riduzioni - Reddito superiore a 3 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, calcolato in misura pari a 13 volte l'importo mensile in vigore al 1° gennaio – riduzione del 25% dell’importo della pensione - Reddito superiore a 4 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, calcolato in misura pari a 13 volte l'importo mensile in vigore al 1° gennaio – riduzione del40% dell'importo della pensione - Reddito superiore a 5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, calcolato in misura pari a 13 volte l'importo mensile in vigore al 1° gennaio) – riduzione del 50% dell'importo della pensione
Per il 2016 il limite di reddito annuo entro il quale la pensione al coniuge superstite non viene ridotta è pari a 19.573,71 euro
Soglie 2016 Il minimo INPS è stato fissato per l’anno in corso a 501,89 euro al mese che, ai fini del calcolo della riduzione della pensione ai superstiti, tale importo deve essere moltiplicato per tredici mensilità, si procede nel seguente modo: riduzione pari al 25% per redditi che superano tre volte il minimo INPS (19.573,71 euro); riduzione pari al 40% per importi pari a quattro volte il minimo (26098,28 euro); riduzione pari al 50% per redditi pari a cinque volte il trattamento minimo INPS (32622,85 euro).
Quando viene ricevuta? La pensione di reversibilità la si riceve a partire dal 1° giorno del mese consecutivo a quello del decesso del lavoratore o del pensionato, in maniera indipendente dalla presentazione della domanda.
Quando termina? – il coniuge si risposa; – viene meno lo stato di inabilità del soggetto che la percepisce; – i figli universitari terminano o interrompono gli studi; – i figli compiono il 26esimo anno di età; – i fratelli celibi e le sorelle nubili, si sposano o percepiscono un’altra pensione.
Se rinuncio all’eredità perdo la pensione di reversibilità? NO! E’ una forma di tutela previdenziale nella quale l’evento protetto è la morte cioè, un fatto naturale che crea una situazione di bisogno per i familiari del defunto, i quali sono i soggetti protetti.
Presentazione della domanda La domanda va presentata agli enti previdenziali su appositi modelli, allegando la documentazione richiesta. Se la domanda viene presentata dopo 10 anni dal decesso, la decorrenza rimane quella dianzi detta, ma gli arretrati della pensione sono corrisposti nel limite della prescrizione decennale. La domanda vale anche come richiesta di ratei di pensione maturati e non riscossi dal deceduto.
Nuovo matrimonio del beneficiario Al coniuge spetta solo l’una tantum pari a due annualità della sua quota di pensione, compresa la tredicesima mensilità, nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio. Nel caso che la pensione risulti erogata, oltre che al coniuge, anche ai figli, la pensione deve essere riliquidata in favore di questi ultimi applicando le aliquote di reversibilità previste in relazione alla mutata composizione del nucleo familiare
Coniuge superstite divorziato il coniuge divorziato deve già percepire dall’ex coniuge defunto un assegno divorzile versato con cadenza periodica: in altri termini, se al momento del decesso il coniuge superstite non aveva diritto all’assegno (perché tale diritto non era mai stato riconosciuto o perché era stato riconosciuto e poi revocato) o se aveva ricevuto l’assegno di divorzio in un’unica soluzione, non avrà diritto alla pensione di reversibilità dell’ex coniuge defunto; non deve essersi risposato. Se il coniuge divorziato superstite è convivente con un soggetto terzo, ciò non comporta di per sé la perdita del diritto alla reversibilità; il rapporto di lavoro da cui trae origine il trattamento pensionistico deve essere anteriore alla sentenza di divorzio.
A quanto ammonta la pensione di reversibilità per il divorziato. L’importo dovuto a titolo di pensione di reversibilità viene calcolato in base al rapporto intercorrente tra la durata del matrimonio e il periodo di maturazione della pensione in capo al defunto.
Nuovo matrimonio del coniuge defunto. Se dopo il divorzio, il defunto aveva contratto nuove nozze, allora la pensione di reversibilità spetta in parte all’ex coniuge divorziato e in parte al nuovo coniuge superstite, ossia al/la vedovo/a. Secondo la Legge sul Divorzio la ripartizione delle quote viene fatta dal Tribunale in considerazione della durata dei rispettivi matrimoni: tuttavia, si è stabilito che il Tribunale non può basarsi soltanto sul numero di anni di durata di ciascun matrimonio, ma deve tenere in debita considerazione lo stato di bisogno dei singoli superstiti (divorziato e vedovo), ossia le relative condizioni economiche e reddituali.
Legge sulle unioni civili 11 maggio 2016 Differenza tra le coppie di fatto (semplici conviventi) e le unioni civili.
Diritti successori del convivente more uxorio Il convivente può ottenere una quota di eredità solo mediante un lascito effettuato dal defunto mediante testamento. Lascito che non deve, comunque, ledere la porzione che, per legge, spetta a determinati soggetti: ad esempio ai figli.
Il convivente, prima del ddl Cirinnà, godeva del diritto di abitazione sulla casa adibita a convivenza, in caso di morte di uno dei due? Solo se veniva inserito nel testamento.
I soli diritti che spettano al convivente. Il diritto al risarcimento del danno da fatto illecito, concretatosi in un evento mortale e ciò sia con riferimento al danno morale, sia con riferimento al danno patrimoniale. Il diritto a continuare ad usufruire del rapporto di locazione
Dopo il Ddl Cirinnà Se il proprietario della casa di comune residenza dovesse morire, il convivente avrebbe diritto a continuare ad abitare nella stessa casa per due anni o per un periodo pari alla convivenza se superiore ai due anni e comunque non oltre i cinque anni. Se l'intestatario del contratto di affitto della casa di comune residenza dovesse morire o dovesse recedere, il convivente di fatto può subentrare nel contratto
Regime patrimoniale I conviventi possono sottoscrivere un contratto che regoli i rapporti patrimoniali, che può prevedere la comunione dei beni.
Alimenti In caso di cessazione della convivenza, "il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall'altro convivente gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento". Gli alimenti sono assegnati in proporzione alla durata della convivenza.
Unioni civili Per unioni civili si intendono specifiche formazioni sociali costituite da persone maggiorenni dello stesso sesso. Si costituiscono tra persone dello stesso sesso con una dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni, e va registrata nell'archivio dello stato civile.
Cognome Le parti, "per la durata dell'unione civile, possono stabilire di assumere un cognome comune scegliendolo tra i loro cognomi. La parte può anteporre o posporre al cognome comune il proprio cognome".
PENSIONE, EREDITA’ E TRF Le parti dell’unione civile hanno diritto all'eredità, alla pensione di reversibilità e al mantenimento;
Meglio donare o fare testamento?
Donazione E’ un contratto tipico, in virtù del quale il donante, spontaneamente, effettua un’attribuzione patrimoniale in favore del donatario, pur non essendovi tenuto da alcun obbligo giuridico e, quindi, per mero spirito di liberalità, depauperando il proprio patrimonio al fine di arricchire quello del beneficiario
Cosa posso donare? Tutti i beni e diritti che possono arricchire il patrimonio del donatario, come: beni immobili; crediti; aziende; denaro veicoli (moto e/o auto), natanti, aerei, altro; opere d’arte (quadri, sculture, altro); azioni e quote di società
I beni futuri e in alcune ipotesi i beni altrui. Cosa non posso donare? I beni futuri e in alcune ipotesi i beni altrui.
Forma La donazione deve essere fatta per atto pubblico, ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni, pena la nullità.
La proposta del donante deve essere espressamente accettata dal donatario. L’accettazione può essere contenuta nello stesso atto che contiene la proposta, oppure in un atto successivo che dovrà sempre avere la forma di atto pubblico, ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni.
La donazione può essere fatta a favore di nascituri ancora non concepiti? SI!
E’ nulla la donazione fatta da persona incapace di intendere e di volere? NO! E’ però annullabile entro 5 anni dal giorno in cui la donazione è stata fatta.
Si può fare una donazione ad un minore? Sì, il minore può beneficiare di una donazione che dovrà accettare tramite i propri legali rappresentati, di norma i genitori, i quali dovranno essere autorizzati con espresso provvedimento del Giudice Tutelare presso il Tribunale del luogo ove il minore risiede.
Donazione di modico valore Non sono soggette alle regole precedenti le donazioni di modico valore, ovvero le donazioni di cose mobili che hanno scarsa incidenza sulle condizioni economiche del suo autore. Ci deve essere la consegna del bene.
Il modico valore Per stabilire se un bene sia o meno di modico valore e quindi per decidere se una donazione possa essere effettuata senza le ordinarie formalità, si devono considerare due elementi: 1. il valore effettivo del bene che si vuole donare e 2. la situazione economica di colui che effettua la donazione.
E’ possibile revocare una donazione E’ possibile revocare una donazione? - per ingratitudine: quando il donatario abbia commesso reati gravi nei confronti del donante o dei suoi congiunti; - per sopravvenienza di figli: le donazioni fatte da chi non aveva o ignorava di avere figli o discendenti legittimi al tempo della donazione, possono essere revocate per la sopravvenienza o la scoperta di un figlio, o di un discendente legittimo del donante.
Revocazione per ingratitudine Es. revocazione per ingiuria grave: la condotta, del donatario che, dopo una serie di comportamenti contrari al sentimento di gratitudine che dovrebbe pervaderlo a cagione del beneficio ricevuto, privi il donante, definitivamente, della possibilità di accesso all’immobile donato (di cui si era, peraltro, conservato l’usufrutto) mediante apposizione di catene al cancello di ingresso. Il termine per l’azione è di 1 ANNO dal giorno in cui il donante è venuto a conoscenza del fatto.
Donazione di prestazioni periodiche Ad esempio, il donante si obbliga a pagare al donatario 500 euro ogni mese per tutta la durata della vita di quest’ultimo. La donazione che ha per oggetto prestazioni periodiche si estingue alla morte del donante, salvo che risulti dall’atto una diversa volontà.
Donazione di denaro o prestito? ATTENZIONE!!! Facciamo transitare il denaro attraverso strumenti tracciabili (come ad es. il bonifico bancario con esplicita causale) o formalizziamo il prestito con una scrittura. Talvolta anche nelle situazioni familiari è importante che le parti agiscano con la dovuta cautela, premunendosi di adeguate prove che potrebbero tornare certamente utili in un futuro contenzioso.
Donazione remuneratoria La donazione rimuneratoria, è fatta per riconoscenza o in considerazione dei meriti del donatario o per speciale rimunerazione. E’ il caso, ad esempio, del dono fatto a colui che ha aiutato il donante in un momento di difficoltà (donazione per riconoscenza) o a chi ha conseguito una laurea (donazione per meriti) o al medico per una visita fatta gratuitamente. (donazione per speciale rimunerazione). Non è soggetta a revoca e non comporta l’obbligo alimentare, atteso il pregresso comportamento tenuto dal donatario.
Donazione con condizione di reversibilità. E’ la donazione in cui il donante dichiara che per il caso in cui morirà prima il donatario, oppure moriranno prima i suoi figli o discendenti la donazione dovrà considerarsi risolta e dovranno essere restituiti i beni donati liberi da ogni peso o vincolo costituito dal donatario. In tal caso qualora il donatario abbia venduto i beni donati a terzi, all’atto della morte del donatario i terzi dovranno restituire i beni al donante, e costoro potranno pretendere la restituzione soltanto del prezzo pagato per l’acquisto
Donazione modale La donazione può essere gravata da un onere; quest’ultimo, pertanto, può essere imposto dal donante al donatario ma non deve assumere natura di corrispettivo della donazione, bensì porsi quale modalità dello stesso atto di liberalità.
Esempi di onere - a favore dello stesso donante (ad es. una donazione immobiliare con onere per il donatario di prestare assistenza materiale e morale al donante vita sua natural durante); - a favore di terzi estranei al contratto (ad es. una donazione con onere di prestare assistenza a un parente del donante); - a favore della comunità o della collettività (ad es. una donazione con onere di devolvere una somma per beneficenza).
ATTENZIONE!!! Il donatario è tenuto all’adempimento dell’onere entro i limiti del valore dei beni donati, a differenza di quanto accade in presenza di un contratto oneroso di vitalizio.
Cosa succede se il figlio non rispetta l’onere? Il donante o i suoi eredi possono agire giudizialmente al fine di far dichiarare la risoluzione del contratto per inadempimento. Tale rimedio è accordato dalla norma solo nell’ipotesi in cui la risoluzione del contratto sia espressamente prevista, mediante apposita clausola contrattuale, quale conseguenza dell’inadempimento del donatario rispetto ad una o più obbligazioni
Proprio per la natura non sinallagmatica, l’inadempimento dell’onere da parte del donatario non può comportare in suo danno la risoluzione della donazione ex art. 1453 cod. civ. e ss., salvo che tale possibilità non sia prevista espressamente nel contratto
Contratto di vitalizio assistenziale Il contratto di vitalizio assistenziale invece è un contratto a prestazioni corrispettive: a fronte del trasferimento del bene il cessionario è tenuto ad assistere materialmente e moralmente il cedente. reciprocità ed interdipendenza delle prestazioni.
Esempi di contratto di vitalizio contratto vitalizio alimentare, dove «il vitaliziante si obbliga a fornire vitto, alloggio, vestiario, ed in genere tutto quanto risultasse necessario per vivere, qualora il beneficiario versasse in un comprovato stato di bisogno»; contratto di vitalizio di mantenimento con il quale «il vitaliziante assume, nei confronti del vitaliziato, obbligazioni di fare, di provvedere al suo mantenimento per tutta la durata della vita dello stesso ,in guisa tale da garantirne il medesimo tenore di vita di cui godeva al momento della conclusione del contratto»; contratto di vitalizio assistenziale in base al quale «il vitaliziante si impegna verso il beneficiario a prestargli, principalmente, una assistenza morale ed un sostegno spirituale, ed eventualmente anche un’assistenza materiale. Pertanto la prestazione del vitaliziante si concretizza in un facere infungibile
È meglio trasferire un immobile con donazione o con contratto di vitalizio? L’atto di donazione viene posto in essere per spirito di liberalità senza poter pretendere nulla in cambio. Il contratto di vitalizio assistenziale invece è un contratto a prestazioni corrispettive: a fronte del trasferimento del bene il cessionario è tenuto ad assistere materialmente e moralmente il cedente
Prestito vitalizio ipotecario E’ una tipologia di prestiti per pensionati con un immobile di proprietà da poter ipotecare per ricevere liquidità da spendere come si vuole. In buona sostanza, è un prestito personale per credito al consumo.
Chi lo può ottenere? Chi ha più di 60 ed è proprietario di una casa o di un immobile. E’ una valida alternativa alla cessione della nuda proprietà. In questo caso gli eredi, se vogliono e se riescono, alla morte del genitore, possono rientrare nel possesso dell’immobile.
Richiedente e Banca possono concordare un piano di rimborso a rate del prestito ed in tal caso non c’è capitalizzazione annuale degli interessi oppure possono accordarsi per il rimborso del prestito in un’unica soluzione.
Donazione indiretta Si parla di donazione “indiretta” in quanto si giunge al medesimo effetto di una donazione (e cioè, si ripete, l’impoverimento del donante e l’arricchimento del beneficiario) non direttamente attraverso un contratto stipulato dal notaio, ma appunto “indirettamente”, e cioè attraverso un altro percorso ma che conduce al medesimo risultato
L’immobile pagato dai genitori e intestato direttamente al figlio è da considerarsi una donazione? Si, si parla di “donazione indiretta”. Lo scopo della donazione - arricchire un altro soggetto senza che vi sia alcun obbligo giuridico che lo imponga - può essere raggiunto anche con negozio diverso dalla donazione tipica, il quale, proprio perché utilizzato per perseguire lo scopo donativo, va assoggettato alla disciplina della donazione. La legge dispone che le liberalità, anche se risultano da atti diversi dalla donazione tipica, siano soggette alle stesse norme che regolano la revocazione delle donazioni per causa di ingratitudine e per sopravvenienza di figli, nonché a quelle sulla riduzione delle donazioni per integrare la quota di legittima dovuta agli eredi legittimari.
Esempio: Circa13 anni fa è stato acquistato dai genitori un appartamento per un importo di euro 140.000,00 e intestato ad una sorella che tuttora ci abita, il valore attuale della casa è stato stimato in circa euro 280.000,00. L’altra sorella in fase di divisione dell'eredità reclama la sua quota dell'appartamento. Cosa succede?
La sorella esclusa dalla vendita deve dimostrare, nel corso del processo ereditario, che in realtà non si è trattata di una vendita, ma di una donazione indiretta a favore di sua sorella, imputabile all'asse ereditario per collazione. La donazione indiretta o simulata è avvenuta 13 anni addietro. Le banche conservano la documentazione relativa ai movimenti finanziari degli ultimi 10 anni. Il tribunale ordinerà delle indagini bancarie, per verificare se si è trattato di donazione indiretta a favore della sorella Tizia, ma la banca risponderà al giudice che, essendo passati oltre dieci anni dall'atto, non è in possesso della relativa documentazione bancaria. In assenza di prove, la sorella Caia non riuscirà a dimostrare la donazione indiretta a favore di Tizia, quindi non avrà diritto assolutamente a nulla. L'appartamento è … e resterà di Tizia !!!
Attenzione. Procurarsi sempre le prove Attenzione!!!! Procurarsi sempre le prove. Prevenire è sempre meglio che curare.
Con la donazione posso aggirare le norme sulla successione Con la donazione posso aggirare le norme sulla successione ? Anche se si ricorre alla donazione non possono, comunque, essere violate le disposizioni di legge in tema di legittima: la donazione non può costituire cioè lo strumento per privarsi del proprio patrimonio e lasciare, alla propria morte, qualcuno dei legittimari senza la quota minima cui ha diritto.
Calcolo della legittima Si forma una massa di tutti i beni che appartenevano al defunto al tempo della morte; Si detraggono i debiti in modo da far rimanere solo l'attivo (relictum); Si riuniscono quindi fittiziamente i beni di cui sia stato disposto a titolo di donazione (donatum), secondo il valore che avevano al tempo della successione; Dalla somma di questi due valori (relictum + donatum) si forma l'asse su cui verranno calcolate la quota disponibile e, per differenza, quella dei legittimari.
La donazione che lede la legittima è nulla? NO! Al diritto di impugnare si può rinunciare soltanto dopo la scomparsa della persona, ogni accordo precedente è nullo.
Se si dona un immobile ad un figlio, gli altri figli possono avanzare pretese? Se alla morte del donante non si rinvengono nel suo patrimonio beni sufficienti a rispettare la quota di legittima riconosciuta per legge agli altri figli, questi ultimi potranno agire in giudizio contro la donazione, chiedendone la “riduzione”.
Al fine di garantire la quota di legittima, la legge prevede due azioni connesse e consequenziali: AZIONE DI RIDUZIONE AZIONE DI RESTITUZIONE
Azione di riduzione Deve essere fatta entro 10 anni: se la lesione deriva da donazione il termine di 10 anni decorre dalla data di apertura della successione
Azione di restituzione Può essere fatta SOLO se NON sono decorsi 20 anni dalla donazione. Se il suddetto termine è trascorso, non vi è alcun rimedio per chi vince l’azione di riduzione
l. 14 maggio 2005 n. 80 Affinché il termine di 20 anni dalla donazione non pregiudichi i diritti degli stretti congiunti, è consentito al coniuge e ai parenti in linea retta l’opposizione stragiudiziale
Opposizione stragiudiziale Si deve notificare al donatario e ai suoi aventi causa e trascrivere nei pubblici registri un atto stragiudiziale di opposizione alla donazione, sospendendo il termine ventennale per la donazione. L’opposizione perde effetto se non viene rinnovata entro i 20 anni.
Che cos’è la collazione? Operazione che serve a unire in un unico e astratto calderone tutti gli averi del defunto e a verificare quanto ogni singolo erede ha ricevuto.
Come si fa la collazione dei beni immobili? Si fa, a scelta del coerede che ha ricevuto la donazione: o in natura, restituendo il bene ricevuto per donazione - che cesserà pertanto di essere in sua esclusiva proprietà e diventerà oggetto di comunione - (cd. conferimento in natura) oppure per equivalente, ossia conferendo una somma di denaro corrispondente al valore del bene al momento dell’apertura della successione (cd. conferimento per imputazione).
Nel caso di un soggetto che abbia erogato il denaro per l'acquisto di un immobile in capo ad uno dei figli si deve distinguere l'ipotesi della donazione diretta del denaro, impiegato successivamente dal figlio in un acquisto immobiliare, in cui, ovviamente, oggetto della donazione rimane il denaro stesso, da quella in cui il donante fornisce il denaro quale mezzo per l'acquisto dell'immobile, che costituisce il fine della donazione. In tale caso il collegamento tra l'elargizione del denaro paterno e l'acquisto del bene immobile da parte del figlio porta a concludere che si è in presenza di una donazione (indiretta) dello stesso immobile e non del denaro impiegato per il suo acquisto.
Collazione di una donazione modale Nell’ambito dell’azione di riduzione della legittima il valore del bene trasferito va calcolato al netto dell’onere sopportato dal donatario se la donazione è modale. Bisogna calcolare la differenza tra il valore dei beni donati e il valore dell’onere sopportato dal donatario (ossia l’assistenza).
Se io, in sede di una donazione di un immobile da parte di mia mamma a mia cugina, ho firmato una rinuncia all'eredità di detto immobile, detto immobile è perso per sempre? NO! I patti rinunciativi di un'eredità futura sono vietati
Cos’è l’usufrutto? Consiste nel poter godere di un bene, e dei relativi redditi, di proprietà altrui. Vi è il divieto di alterare la destinazione economica della cosa stessa. Al proprietario del bene resta solo la nuda proprietà. Cioè la proprietà spogliata del potere di trarre utilità dalla cosa.
Durata La durata dell’usufrutto non può eccedere la vita dell’usufruttuario. L’usufrutto costituito a favore di una persona giuridica non può durare più di trenta anni”.
Cessione L’usufruttuario può cedere il proprio diritto per un certo tempo o per tutta la sua durata, se ciò non è vietato dal titolo costitutivo. L’usufruttuario, quindi, non è obbligato a prendere lui stesso possesso dell’immobile e può concludere, ad esempio, dei contratti di locazione con terze persone.
Trasmissione L’usufrutto non è cedibile né trasmissibile agli eredi in caso di morte del beneficiario, mentre invece continua a sussistere in caso di morte del proprietario.
E’ necessario un ulteriore trasferimento del bene alla morte del beneficiario dell’usufrutto? NO! E’ sufficiente una pratica di voltura catastale (riunione di usufrutto)
La moglie/marito può ereditare l'usufrutto dei beni del marito/moglie che ha donato ai figli? L’usufrutto è un diritto riconosciuto in capo al beneficiario, non è un titolo di proprietà della cosa, quindi esso è applicabile fino a quando il diritto è esercitabile, alla morte del beneficiario, l'usufrutto si estingue automaticamente, quindi la moglie/marito non può ereditarlo.
Usufrutto a favore di più persone Usufrutto a favore di più persone. Cosa succede se una delle due viene a mancare? Se è stato previsto con accrescimento, al venir meno del primo usufruttuario il diritto si accresce agli altri. Altrimenti il diritto di usufrutto si estingue con la morte.
Il donante può riservare l’usufrutto a proprio vantaggio e, dopo la propria morte, a vantaggio di altra persona ma NON successivamente.
Chi paga le spese condominiali. Il nudo proprietario o l’usufruttuario Chi paga le spese condominiali? Il nudo proprietario o l’usufruttuario? L'art. 67 disp. att. Codice civile dispone che Il nudo proprietario e l'usufruttuario rispondono solidalmente per il pagamento dei contributi all'amministrazione condominiale. L'usufruttuario dovrà pagare l'ordinaria amministrazione ed il nudo proprietario la straordinaria. Pertanto essendo il nudo proprietario coobbligato in solido con l'usufruttuario dovrà pagare le spese e poi rivalersi nei confronti dello stesso per il recupero delle spese, instaurando azione legale idonea.
Il nudo proprietario alla morte dell’usufruttuario diventa anche proprietario di tutti i beni all’interno dell’appartamento? NO! I beni all'interno della casa, se comprati o comunque di proprietà del defunto, anche se solo usufruttuario, vanno in successione, quindi ripartiti tra tutti gli eredi.
Il diritto di usufrutto su immobili fatto per testamento al momento della morte può essere rifiutato dall'usufruttuario? Se l'usufrutto è l'unica cosa che il defunto ha lasciato all’erede, potrà rinunciare. Se però oltre all'usufrutto il testatore ha lasciato altri beni, dovrà rinunciare anche a questi perché, ai sensi dell'art. 520 cod. civ. è nulla la rinunzia all'eredità fatta solo in parte.
Come si calcolano i valori dell’usufrutto e della nuda proprietà in caso in vendita? Vi è una specifica tabella che calcola il valore in base all’età del beneficiario dell’usufrutto.
Tale tabella serve anche in caso di vendita della nuda proprietà per mezzo degli agenti immobiliari. Il compratore ottiene la proprietà di un immobile, a un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato, mentre il diritto di usufrutto rimane al venditore che risolve così i suoi problemi di liquidità.