I CASTELLI MEDIEVALI. La parola “castello” indica una categoria molto più vasta di costruzioni, che spaziano dal semplice villaggio fortificato alla residenza.

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I CASTELLI MEDIEVALI

La parola “castello” indica una categoria molto più vasta di costruzioni, che spaziano dal semplice villaggio fortificato alla residenza fortificata del Signore. Tale varietà di costruzioni è dovuta al fatto che le varie civiltà svilupparono moltissimi tipi di fortificazioni, e si evolsero in maniere differenti, di modo che la stessa costruzione poteva sembrare un prodigio di architettura ad alcuni e un banalissimo fortilizio.

A partire dal III secolo iniziarono le prime incursioni barbariche che resero necessario un sistema difensivo per proteggere merci e persone dai nemici.

DI CHE MATERIALI ERANO FATTI I CASTELLI? LEGNO Dato che il legno col tempo deteriora, non abbiamo alcuna immagine di questi castelli ma ciò che conosciamo di essi deriva da documenti scritti. PIETRA

Il castello oltre ad essere una fortezza era un nucleo abitato circondato da strutture difensive tra le quali:

Il mastio, o maschio, è il cuore del castello medioevale. E’ di solito la torre più imponente del castello, e in essa si ritirano i difensori quando il resto del castello cade in mano al nemico.

Non è decisamente una cosa a cui si pensa spesso quando si pensa ad un castello, ma il pozzo è forse l’unico elemento che è sempre presente in un castello. Facile intuire perché. Tutti gli assedi duravano molto tempo, e di certo non si poteva far affidamento su rifornimenti esterni.

Il primo attacco ad un castello era sempre portato all’entrata, che quindi era protetta da due grandi torrioni, a pianta quadrangolare o semicircolare, che prendono il nome di corpo di guardia. Tali bastioni, per resistere ai colpi delle catapulte e, più tardi, dell’artiglieria pesante erano, eccetto il mastio, le due torri più resistenti di tutto il castello.

LA TORRE Le torri dei castelli medievali erano solitamente fatte di pietra o, raramente, legno. Spesso, soprattutto nell'ultima parte di questo periodo, erano complete di merlature e feritoie. Le feritoie erano fessure verticali nelle mura da cui gli arcieri all'interno potevano sparare dardi verso gli assalitori, offrendo contemporaneamente loro riparo.

Altezza: Variabile a seconda del castello. Spessore: Solitamente dai 2,5 ai 6 metri. Le mura difensive erano solitamente coronate con merlature e parapetti che offrivano protezione ai difendenti. Caditoia: Le caditoie erano mensole sporgenti da mura e parapetti, da cui i difendenti potevano lanciare pietre o acqua bollente. Mura interne e porte: I muri interni fungevano da ulteriore difesa nel caso che gli assalitori fossero riusciti a superare la prima cerchia di mura.

Si tratta di piccole finestre di forma rettangolare, molto strette, utilizzate dagli arcieri e dai balestrieri per tirare all’esterno senza rischiare di essere colpiti: anche ad un arciere esperto occorrevano infatti cinque o sei tentativi per far passare una freccia attraverso le feritoie.

La religione era un aspetto fondamentale per la vita dei soldati medievali, chiese, cappelle e monasteri ed altri edifici religiosi erano spesso inseriti nelle mura, sia in modo temporaneo che permanente. La celebrazione di funzioni religiose era spesso di aiuto al morale delle truppe.

Quasi tutti i castelli erano circondati da un profondo fossato. Questo infatti era il mezzo più semplice per difendersi dagli arieti e dalle torri d’assedio, che spesso erano le armi vincenti in un assedio.

I PONTI LEVATOI Il ponte levatoio è un tipo di ponte mobile utilizzato, a partire dal Medioevo, nei castelli e utilizzato per superare il fossato utilizzato come sistema di difesa dello stesso. Posizionato per evitare gli accessi indesiderati dei nemici. Quando era sollevato realizzava anche la funzione di chiusura dell'accesso.

LA SARACINESCA Era forse una delle più importanti parti del portone. Laddove infatti per sfondare i portoni bastavano pochi colpi di ariete, per divellere una saracinesca occorreva molto più tempo. Le saracinesche infatti non erano di legno, ma di durissimo ferro. Inoltre, a differenza delle porte, che si flettevano sotto i colpi, potevano muoversi soltanto in alto o in basso scorrendo su apposite scanalature sulla pietra.

IL BARBACANE I progettisti dei castelli prestavano particolare attenzione alla difesa delle entrate, proteggendo le porte con ponti levatoi sopra il quale erano situati i cosiddetti barbacani. Il barbacane è una struttura difensiva medievale, un antemurale, che serviva come opera di sostegno o di protezione aggiuntiva rispetto al muro di cinta o alla fortezza vera e propria.

Come già detto dalle caditoie situate sulle mura si erano creati dispositivi per il getto di pece fusa, acqua bollente (non olio, come viene erroneamente creduto: era un bene troppo prezioso), piombo fuso o sabbia arroventata.

Dall’inizio dell’assedio l’ esito della battaglia dipendeva dalla capacità di resistenza degli assediati e dalla tenacia degli assalitori. In genere questi ultimi usavano cinque tecniche per vincere:

Aprire una breccia nelle mura; Scavalcarle; Scavare una galleria sotto di esse; Aspettare una resa per fame; Contare sull’aiuto di una spia che aprisse le porte della città.

La parola catapulta è un termine generico per indicare una macchina da assedio che sfrutta un braccio per scagliare con tiro curvo grosse pietre di cento, duecento e più libbre, proiettili di metallo o dardi e frecce. Con catapulta generalmente ci si riferisce alla macchina da assedio medioevale, il cui nome specifico è onagro.

TORRI DA ASSEDIO Le torri d'assedio erano in legno, trainate da buoi e con alcune pareti rivestite con pelli per proteggersi dai dardi nemici. All'interno vi erano diversi piani collegati tra loro con delle scale. In cima vi era un "ponte levatoio" che permetteva l'accesso sulle mura.

L'ariete veniva usato facendo cozzare la testa della macchina con forza e ripetutamente contro il bersaglio fino a distruggerlo. La spinta veniva inizialmente prodotta da soldati che correvano sorreggendo sulle braccia il tronco facendo in modo di farlo impattare con la maggior violenza possibile. In seguito, si inserì l'ariete in una struttura munita di ruote e sospeso con funi per conferirgli la massima forza dinamica e aumentarne la potenza distruttiva.

TRABUCCO Il trabucco è una macchina d’assedio di grandissime dimensioni. Può essere considerato una sorta di catapulta, limitata però dalle sue dimensioni e dalla posizione fissa. Utilizzato esclusivamente negli assedi, era la più grande arma a tiro indiretto a disposizione degli eserciti medioevali.

Veniva utilizzata spesso dagli attaccanti e alcune volte anche dai difensori del castello. La balista può essere considerata come una gigantesca balestra.Come la sua “sorella” più piccola infatti, lancia dardi in linea retta ad una grande potenza. I proiettili potevano raggiungere la lunghezza di quasi due metri, e penetravano con facilità qualsiasi corazza.

Molto più piccolo del trabucco, aveva anche un altro obiettivo: abbattere le mura. Tale macchina da guerra infatti lanciava proiettili con grande violenza e con una traiettoria pressoché lineare, in modo da ottenere il massimo impatto contro le mura. Era inoltre l’unico tipo di catapulta che era possibile posizionare sopra una torre o ad un muro.

Formalmente l’assedio cominciava quando gli assalitori aprivano il fuoco contro il castello. Prima di quel momento il castellano poteva consegnare la fortezza e la popolazione agli assalitori senza disonore e con la garanzia di aver salva la vita. Se il castellano rifiutava di arrendersi, l’attacco cominciava. Il primo ostacolo che l'eventuale assalitore incontrava era il fossato: che fosse riempito d'acqua o secco, il fossato rendeva estremamente difficile portare a ridosso delle mura le macchine d'assedio. Se era secco, poteva anche essere guarnito con pali o altri ostacoli che rallentassero l'avvicinamento del nemico e ne aumentassero la vulnerabilità. I nemici circondavano l’edificio nemico e montavano le macchine da guerra, poi bombardavano il castello con le catapulte, per indebolirne le difese e demoralizzarne i soldati. Infine, veniva dato l’assalto vero e proprio, con scale, corde, rampini, torri d’assedio, arieti e ogni altro equipaggiamento descritto sopra. Se i difensori resistevano, gli assedianti potevano scegliere di prendere per fame la fortezza, o aspettare il diffondersi di una carestia. Questa era in effetti la tattica più tremenda: innanzitutto gli assedianti bloccavano tutti i rifornimenti al castello

. Una delle risorse che per prime venivano fermate era l'acqua, questa infatti giungeva al castello spesso tramite un fiume sotterraneo sia che fosse naturale o costruito appositamente. Per riuscire a rintracciare il corso d'acqua intorno al castello si impiegava una tecnica alquanto strana: si usava non fare bere ad un cavallo per giorni così che appena lasciato libero avrebbe subito cercato dell'acqua scavando nella terra dove ne sentiva l'odore. Ma se gli attaccanti erano respinti, spesso i difensori organizzavano una sortita: le porte del castello si spalancavano all’improvviso e i cavalieri della fortezza uscivano a colpire di sorpresa i nemici. A volte invece l’assalto alle mura continuava per giorni e giorni, senza sosta, fino a quando uno dei due eserciti non era completamente annientato o fino a quando uno dei due condottieri non si arrendeva

. Di solito il castellano preferiva, quando capiva di non avere speranze, arrendersi: l’alternativa era combattere fino alla morte, perché nella maggior parte dei casi veniva graziato soltanto chi si arrendeva. Se al contrario gli assedianti erano sconfitti, di solito il castellano organizzava una spedizione per inseguire i pochi nemici sopravvissuti e distruggerli completamente. In ogni caso si cercava di fare prigionieri più cavalieri possibili, in modo da poter chiedere riscatti per il loro rilascio. A volte infatti riscattare un cavaliere, specialmente se di alto rango sociale, significava dover pagare somme che, convertite, a volte superavano milioni di euro!

TECNICA Se non era possibile circondare un castello e affamare i difensori fino a indurli alla resa, era giocoforza ricorrere alla forza per espugnare la fortificazione. Si poteva sì innanzitutto tentare di scavare una galleria fin sotto le cortine dell'edificio, così da farne franare una parte, oppure da sbucare all'improvviso nel cuore della fortezza. CONTROMISURA A questo i difensori rispondevano sistemando grandi bacili d'acqua sul terreno, così che ogni attività di scavo producesse delle increspature sulla superficie del liquido. Una volta avuto sentore dell'opera, effettuavano uno scavo di "contromina", cercando di sbucare nella galleria avversaria e ingaggiando con gli avversari una feroce lotta sotterranea.

TECNICA Gli attaccanti potevano allora battere le mura con proiettili delle artiglierie nevrobalistiche (mangani, catapulte), o con un ariete, avvicinato alle cortine con la protezione di scudi mobili. CONTROMISURA I difensori a loro volta ricorrevano a grandi uncini calati dalle mura per rovesciare l'ariete, o a materassi per attutirne i colpi. L'ultima risorsa degli assedianti stava nell'assalto diretto alle mura, usando le scale: una soluzione assai pericolosa, cui i difensori reagivano cercando, con pali biforcuti, di ribaltare all'indietro le scale.

I ruoli della fanteria nell’attacco di una città fortificata

DISPIEGAMENTO Gli eserciti medievali potevano essere divisi in tre sezioni, chiamati "battaglie" o “battaglioni" - l‘avanguardia, il centro (o 'battaglia principale') e la retroguardia. L'avanguardia era spesso composta di arcieri ed eventualmente altri tiratori muniti di armi a lunga gittata, come frombole, frequentemente nell’attacco alle città venivano dispiegati sul campo catapulte, baliste, trabucchi, scale a pioli e torri d’assedio. Il centro constava di fanteria e cavalieri corazzati, mentre nella retroguardia operavano unità di cavalleria più agili.

L'ordine di marcia normale seguiva il senso dei rispettivi nomi: avanguardia, centro, retroguardia. Giunti sul teatro dello scontro, di regola le tre "battaglie" si disponevano sul terreno nello stesso ordine, da destra a sinistra. Tuttavia, quando gli eserciti crescevano di numero divenendo sempre meno "maneggevoli", capitava sovente che le varie sezioni si disponessero sul campo semplicemente com'erano arrivate.

Ogni sezione si schierava o in linea o per blocchi. Una formazione lineare presentava il vantaggio che tutti i soldati potessero prender parte alla battaglia almeno una volta; una carica di cavalleria poteva facilmente disperdere una formazione in linea. Per converso, una formazione a blocco era generalmente più robusta, ma comportava un rallentamento nell'impiego delle file più arretrate. Le formazioni a blocco davano il vantaggio dell'"uomo di scorta" nel caso venissero colpiti i soldati di prima linea, ed erano spesso piuttosto dure da scompaginare, specie se l'esercito era ben addestrato.

La cavalleria poteva essere disposta in parecchi modi, secondo la situazione. Se un drappello di cavalieri era senz'altro efficace, una cavalleria a ranghi serrati, operante a "lancia in resta", rappresentava una forza devastante. La formazione più comune era quella in linea: i cavalieri si disponevano in una lunga schiera, di solito con la profondità di tre o quattro righe e poi caricando. Ad ogni modo, un reparto di fanteria ben addestrato poteva reggere un tale urto, così alcune unità impiegavano formazioni a cuneo. I cavalli venivano disposti in un grande triangolo, che al centro presentava la cavalleria più pesantemente corazzata.

Per contrastare il predominio della cavalleria sul campo di battaglia, l'espediente più diffuso era l'uso di picche, aste acuminate che talora superavano i sei metri di lunghezza. Quando la cavalleria caricava, i picchieri si disponevano in quadrato o in cerchio, il che impediva ai cavalli di penetrare troppo a fondo nelle linee dei fanti. Con la protezione - ai fianchi e sul retro - di un congruo schieramento di picche, gli eserciti potevano muovere su posizioni efficaci senza subire minacce.

Le comunicazioni campali prima dell'avvento dei mezzi tecnologici moderni erano ardue. Prima che fossero disponibili telefoni e radio, i messaggi erano trasmessi tramite segnali musicali, comandi a voce, messaggeri, o segnali visivi (stendardi, orifiamma, striscioni, bandiere e così via).

CANNONI I cannoni ebbero il loro battesimo del fuoco nel Basso Medioevo. Tuttavia, la loro cadenza di tiro assai modesta, per giunta accompagnata dall'imprecisione, ne fece soprattutto un'arma psicologica, più che una valida arma anti-uomo. Successivamente, una volta che si diffusero i cannoni "a mano", la cadenza di tiro venne solo leggermente migliorata, ma i cannoni divennero molto più facili da puntare, in gran parte a causa delle dimensioni più ridotte, e del fatto che rimanevano più vicini a chi li manovrava.

Una ritirata precipitosa poteva causare un numero di caduti ampiamente superiore a quello derivante da un ripiegamento ordinato. Quando la parte soccombente iniziava a ritirarsi, la celere cavalleria che faceva parte della retroguardia del vincitore si lanciava sul nemico in fuga, mentre la fanteria proseguiva nel proprio attacco. Nella maggior parte delle battaglie medievali poteva accadere che le perdite maggiori si avessero in fase di ritirata piuttosto che durante il combattimento vero e proprio, poiché i cavalieri riuscivano presto e facilmente ad eliminare fanti ed arcieri non più protetti dalla cortina dei picchieri.

Uno dei castelli più belli Napoli è il Castel Nuovo, o anche Maschio Angioino

Oltre alle invenzioni che rivoluzionarono il campo della geografia, anche altre scoperte cambiarono profondamente il mondo antico come, ad esempio, la stampa a caratteri mobili introdotta dalle lettere in piombo, evidente prova che la tecnica metallurgica dell’epoca era molto sviluppata. Con la lavorazione del ferro si iniziò a lavorare a tempo pieno anche alla produzione di altri strumenti, destinati a cambiare completamente la percezione della guerra e la sua conduzione. L’arte della guerra, nel corso del XIV secolo venne completamente modificata dall’introduzione delle armi da fuoco.

La polvere da sparo è un materiale esplosivo utilizzato come propellente per cartucce e munizioni delle armi da fuoco o per petardi e fuochi d'artificio.

Tipologia di polvere da sparo Polvere nera. Composta da carbone, zolfo e salnitr o in precise proporzioni è un antico esplosivo deflagrante. Non ha bisogno di ossigeno esterno, dato che contiene un comburente, il salnitro. Polvere infume. Ottenuta per nitrazione della cellulosa (da cui nitrocellulosa) è comunemente usata per tutti i tipi di proiettili per armi.

La leggenda vuole che l’invenzione della polvere da sparo fosse attribuita al monaco tedesco Bertoldo Schwarz che nel XV secolo avrebbe scoperto una miscela esplosiva, mescolando salnitro, carbone e zolfo. In realtà tutti sanno che i cinesi scoprirono la polvere nera e gli alchimisti arabi la rimodellarono scoprendo cosi la polvere infume infatti le prime armi fa fuoco furono inventate appunto dagli arabi.

Il petrinale o pettrinale è un'arma da fuoco portatile, in uso alle forze di cavalleria tra la seconda metà del XVI secolo ed il XVII secolo. Ha calcio molto ricurvo, meccanismo di accensione generalmente a ruota e canna di lunghezza intermedia fra quella della pistola e quella dell’archibugio. Il petrinale venne sviluppato nel tardo XV secolo da armaioli della Catalo gna. Arma versatile e molto affidabile, per gli standard dell’epoca, inizialmente destinata ai nuovi corpi di cavalleria pesante espressamente deputati all'uso delle armi da fuoco.

Anche la condotta della battaglia in campo fu rivoluzionata dal diffondersi delle armi da fuoco, la forza dei combattenti fu superata dalla forza delle armi da fuoco. I quadrati di picchieri, che dominavano i campi di battaglia del Quattrocento e Cinquecento avevano ulteriormente ridotto l'importanza della cavalleria sul campo di battaglia, ma divennero vulnerabili contro l'artiglieria da campagna e il fuoco degli archibugi come nella battaglia di Ravenna. Furono inseriti, nei quadrati di picchieri, dei moschettieri nel rapporto di uno a tre.

Il rateo delle armi da fuoco dell'epoca era molto lento: un moschettiere ben addestrato riusciva a sparare un colpo ogni due minuti. Questo implicava che dinnanzi ad una carica di cavalleria poteva essere sparata una sola salva utile prima dell'impatto dei cavalieri, quindi i picchieri rimanevano a difesa dei moschettieri. Per contrastare ciò si disponevano i moschettieri in sottili linee, la prima linea faceva fuoco e retrocedeva, la seconda linea faceva fuoco e retrocedeva, quando toccava alla decima linea, la prima aveva ricaricato ed era di nuovo pronta a far fuoco.

L’evoluzione di quest’arma, che all’inizio sparava poco più di palline di piombo, portò all’archibugio che vediamo in mano ai soldati spagnoli del 1700 e poi al fucile moderno. In un certo senso si può definirlo il discendente della balestra: entrambe queste due armi infatti, già molto efficaci contro la fanteria, erano micidiali quando le si puntava contro la cavalleria.

La bombarda è un pezzo d'artiglieria a tiro parabolico, inizialmente costruito con verghe prismatiche di ferro battuto disposte come le doghe delle botti e poi saldate e rinforzate con cerchi di ferro cui si dava la forma cilindrica saldandone poi gli orli. Successivamente in colata di ferro e poi in bronzo e altre leghe metalliche. Nella seconda metà del XV secolo andò in disuso in Italia, per varie ragioni, quali lo sviluppo tecnologico nelle artiglierie ed il fatto che il primato nella costruzione passò alla Francia.

All’inizio i cannoni erano di piccolo calibro, come quello mostrato nella foto, in modo da poter essere trasportati con facilità. Erano armi altamente inaffidabili: capitava non di rado che uno di questi pezzi d’artiglieria esplodesse. Anche se erano così piccoli, si dovettero rinforzare i bastioni, o crearne di nuovi, perché potessero sostenere il peso di queste nuove, micidiali macchine da guerra.

L'arma era formata da un certo numero di canne affiancate, che venivano caricate e successivamente accese tutte contemporaneamente. Ovviamente un'arma del genere non poteva essere mobile, quindi l'arma era montata su un apposito affusto, che forniva anche la possibilità di tarare con una certa precisione l'alzo delle canne. Le erano tenute da un fermo metallico su una tavola di legno che, fornita di perni, ruotava entro due orecchioni, il tutto poi era sostenuto su un piede o su un treppiede. Tutte le canne avevano in comune il focone, quindi era sufficiente una sola accensione per permettere alle canne di far fuoco contemporaneamente. L'arma era montata fissa o semifissa sulle fortificazioni, per poter agire sulle fanterie attaccanti.

Se il cannone sostituì il mangano, il mortaio sostituì il trabucco. Questo potente pezzo d’artiglieria infatti poteva lanciare proiettili oltre le mura e sfondare i tetti delle case. Poteva oppure lanciare proiettili che esplodevano in letali schegge di ferro, uccidendo chiunque nell’arco di cinque o sei metri!

Ormai dopo che i picchieri ebbero fatto il loro ingresso in campo la cavalleria pesante divenne pressocché inutile solo dopo il XV secolo, dopo l’invenzione dell'armatura a piastre, per cavaliere e cavallo, combinata con l'utilizzo della lancia, mantenne la forza in campo della cavalleria. Le battaglie potevano essere vinte dai picchieri e dagli arcieri ma per sfruttare la vittoria con l'inseguimento del nemico era necessaria la cavalleria.

La tecnologia delle fortificazioni verticali iniziata nell'XI secolo aveva portato alla proliferazione di castelli in tutta Europa spostando la bilancia dell'equilibrio tra difesa ed attacco in favore della prima. Ma l'impiego dei cannoni d'assedio rovesciò momentaneamente il rapporto di forze fra assediati ed assedianti in favore di questi ultimi, fino a comportare la resa di un castello alla sola vista dei cannoni.

LA GUERRA NAVALE Il primo utilizzo del cannone come mezzo antinave e non più solo antiuomo fu sviluppato dalla Repubblica di Venezia nel XVI secolo, con le sue galee che adottando un pezzo del calibro di 175 mm montato a centro nave e sparante verso prua più altri 17 pezzi di minor calibro, erano in grado di affondare rapidamente una nave avversaria. L'evoluzione della galea fu la galeazza, più grande, più armata e dotata di vele che espresse la sua superiorità sulle galee nella battaglia di Lepanto. Il punto debole della galee e delle galeazze era il grande numero di uomini necessari per equipaggiarle, oltre 400 uomini, fra equipaggio, rematori e soldati; questo fattore ne limitava l'autonomia in mare.

A CURA DI: GIUSEPPE EMANUELE DE GENNARO FONTI: WIKIPEDIA GLI ASSEDI DEL MEDIOEVO DI “BLUE DRAGON” "IN PRIMO PIANO - I CASTELLI MEDIEVALI", DE AGOSTINI ARMI DEL MEDIOEVO POLVERE DA SPARO TRECCANI SI RINGRAZIA DELLA VISIONE