Filologia della Letteratura italiana moderna A.A. 2014/2015 Docente: Rosy Cupo
Programma Parte istituzionale Elementi di Filologia d’autore. Il corso si propone di illustrare la storia, i metodi e le tecniche di base della filologia d’autore. Testo di riferimento: P. Italia, G. Raboni, Che cos’è la filologia d’autore, Roma, Carocci, 2010 Letture consigliate: A. Stussi, Introduzione agli studi di filologia italiana, Bologna, Il Mulino, 1994, cap. V (pp. 147-246) e Appendice II - Cenni storici (pp. 273-284). D. Isella, Le carte mescolate. Esperienze di filologia d’autore, Padova, Liviana Editrice, 1987, pp. 3-36.
Programma Parte monografica Illustrazione ed analisi di concrete questioni filologiche relative a importanti opere della Letteratura Italiana Moderna. Testi di riferimento: Una questione filologica a scelta tra quelle presentate a lezione, attraverso una bibliografia specifica.
N. crediti: 6 Orario di ricevimento: da concordare via mail Orario delle lezioni: giovedì 14/16 venerdì 14/17 Modalità degli esami: esame orale Email docente: rosy.cupo@unife.it
I parte Che cos’è la filologia Filologia neolachmanniana
Che cos’è la filologia?
Che cos’è la filologia? La filologia è lo studio della tradizione di un’opera (intesa come trasmissione e modificazione nel tempo)
Nascita della Filologia Problemi suscitati da: Opere classiche Filologia vetero e netestamentaria
Bisogna pertanto distinguere tra filologia : in assenza dell’originale in presenza dell’originale Filologia neolachmanniana Filologia d’autore
FILOLOGIA IN ASSENZA DELL’ORIGINALE: METODO DI LACHMANN Metodo che ha lo scopo di ricostruire l’ archetipo Archetipo: prima copia non conservata, alla quale risale tutta la tradizione, guastata da almeno un errore congiuntivo Si fonda sull’accertamento dei rapporti GENEALOGICI tra i testimoni
METODO DI LACHMANN 3 FASI: RECENSIO Censimento e analisi di tutti i testimoni superstiti, diretti e indiretti; fase di ricerca ed esplorazione
RECENSIO Ricerca bibliografica Consultazione di Indici e cataloghi Ricerca “sul campo”
I manoscritti della Reale Biblioteca Riccardiana di Firenze, a c. di S I manoscritti della Reale Biblioteca Riccardiana di Firenze, a c. di S. Morpurgo, Roma, Ministero della pubblica Istruzione, 1893-1900, volume I P. O. Kristeller, Iter Italicum, London Leiden, Warburg-Brill, 1963-1992, 6 voll. (i primi due dedicat all’Italia,e a ittà del Vaticano, gli altri ad alia itinera Cataloghi delle singole biblioteche (Catalogo delle biblioteche d’Ialia, Roma, ICCU, 1993) Anagrafe biblioteche di Italia http://anagrafe.iccu.sbn.it/opencms/opencms/ Bibliografia dei manoscritti in alfabeto latino conservati in Italia http://bibman.iccu.sbn.it/ Bibliografia dei fondi manoscritti della Biblioteca Vaticana, a cura di M. Buonocore Manoscritti italiani delle Biblioteche di Francia, a cura di G. Mazzatinti
METODO DI LACHMANN COLLATIO Confronto tra il testo di collazione (testo base) e gli altri testimoni, in tutto o in parte (loci critici) Individuazione delle lezioni diverse: Grafiche Fono-morfologiche sostanziali
VARIANTI SOSTANZIALI ERRORI: lezioni palesemente errate VARIANTI: lezioni indifferenti o adiafore L’attribuzione certa della categoria di errore o variante spesso avviene solo alla fine del lavoro
Un sonetto di Cecco Angiolieri presenta quattro differenti lezioni menomare meno avere xmemorare manco avere la lezione giusta è menovare, estranea a tutta la tradizione ma presente nel volgare toscano del 1200: questa soluzione spiega l’origine delle varianti (Brambilla Ageno, L’edizione critica dei testi volgari, p. 119)
TIPOLOGIE DI ERRORI ESEMPIO: saut du même au même Chi considera adunque l’uno e l’altro di questi stati, troverrà difficultà nell’acquistare lo stato del Turco, ma, vinto che fia, facilità grande a tenerlo. Così per adverso troverrà per qualche respetto più facilità a potere occupare il regno di Francia, ma difficultà grande a tenerlo. Le cagioni …. Chi considera adunque l’uno e l’altro di questi stati, troverrà difficultà nell’acquistare lo stato del Turco, ma, vinto che fia, facilità grande a tenerlo. Le cagioni ….
SPIEGAZIONE DELL’ERRORE FASI DELLA COPIATURA Percezione visiva delle lettere Memorizzazione Autodettatura (pronuncia interiore, patina linguistica estranea all’originale) Riproduzione
ESEMPIO: TESTI SCUOLA SICILIANA Passaggio dal latino al volgare Sistema vocalico: Toscano (7 vocali: a, é, è, a, ó, ò, u) Siciliano (5 vocali: a, e, i, o, u) tiniri:viniri cruci:luci Rima siciliana: tenere: venire; croce:luce
Ricostruzione dello stemma codicum per ricostruire i rapporti tra i testimoni ci si fonda non sulle lezioni coincidenti tra i manoscritti, e neppure sulle varianti, ma sugli errori significativi errori congiuntivi e separativi Errore congiuntivo: errore che rivela l’indiscussa filiazione tra due codici Errore separativo: errore che stabilisce l’indipendenza di due testimoni
ERRORE CONGIUNTIVO La presenza di almeno 1 errore congiuntivo, cioè di un errore che è molto improbabile che due copisti abbiano fatto nello stesso luogo in maniera indipendente indica PARENTELA
Errore congiuntivo: errore che rivela l’indiscussa filiazione tra due codici, perché monogenetico A B x B A A B
Chi considera adunque l’uno e l’altro di questi stati, troverrà difficultà nell’acquistare lo stato del Turco, ma, vinto che fia, facilità grande a tenerlo. Così per adverso troverrà per qualche respetto più facilità a potere occupare il regno di Francia, ma difficultà grande a tenerlo. Le cagioni …. A Chi considera adunque l’uno e l’altro di questi stati, troverrà difficultà nell’acquistare lo stato del Turco, ma, vinto che fia, facilità grande a tenerlo. Le cagioni …. B X A = B
ERRORE SEPARATIVO La presenza di almeno 1 errore separativo, cioè di un errore che un altro copista non avrebbe potuto emendare in maniera autonoma, indica ESTRANEITÀ
Dopo aver accertato i rapporti di parentela tra i codici, si procede con: l’ eliminatio codicum descriptorum allestimento dello stemma codicum, cioè la formulazione di una ipotesi sui rapporti esistenti tra i testimoni, sulla base degli errori congiuntivi e separativi; raggruppamenti in famiglie di codici
METODO DI LACHMANN EMENDATIO ricostruzione dell’originale ottenuto emendando gli errori sulla base di: scelte meccaniche (ove possibile si applica la legge della maggioranza) iudicium dell’editore (usus scribendi, lectio difficilior), propone una congettura che dovrà essere coerente con lo stile dell’autore, la storia, preferibilmente spiegare l’eziologia dell’errore [Filologia ancella dell’interpretazione?]
PROBLEMI Tradizione non quiescente (presenza di diverse redazioni d’autore, presenza di più archetipi) Bifidismo Contaminazione (editio variorum) Diffrazione
PROBLEMI: BIFIDISMO il bifidismo la stragrande maggioranza degli stemma codicum risultava essere bifida, cioè a due bracci, rendendo inapplicabili le scelte meccaniche della legge della maggioranza
PROBLEMI: mancanza di storicità L’archetipo ricostruito risultava non essere mai esistito in realtà teoria del bon manuscrit l’unica possibilità consiste nello scegliere il migliore testimone superstite e nel pubblicarlo in quando dotato di una propria storicità Joseph Bédier, edizione critica della Chanson de Roland secondo il criterio del bon manuscrit
PROBLEMI: contaminazione Boccaccio e la Commedia Testimoni della Commedia: circa 900 testimoni collazionati da M. Barbi con il sistema dei loci critici
La Vulgata boccacciana Nel 1355 Boccaccio inizia a copiare la Commedia Contamina diverse fonti in maniera disinvolta Uso della congettura Produce diverse copie Per l’autorevolezza del copista nasce la Vulgata boccacciana
Dante Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di G Dante Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di G. Petrocchi, voll. 4, Mondadori, Milano 1966-67 Circoscrive l’Antica vulgata (27 codici sopravvissuti databili prima del 1355) Inquinamento irreversibile della tradizione causato da Boccaccio – copista Il ridotto numero ei testimoni consente una collazione integrale
PROBLEMI: diffrazione Un ostacolo nel testo, una lectio difficilior, può essere soggetta a sostituzioni multiple, cioè ogni copista, di fronte a qualcosa che non riesce a capire, sana in modo diverso Diffrazione in presenza Diffrazione in assenza (vedi esempio Cecco Angiolieri)
DIBATTITO SUL LACHMANNISMO Nel 1934, in risposta al volume Textkritik di Paul Maas, G.Pasquali pubblica Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier. Pasquali critica il lachmannismo in quanto incapace di risolvere molti dei problemi pratici di un editore di testi recensione aperta contaminazione varianti d’autore nella tradizione classica
G.Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier, 1934 A Giorgio Pasquali si devono alcune fondamentali formulazioni della teoria filologica: Tradizione orizzontale Recensio aperta e chiusa Recentiores, non deteriores
I parte II parte Che cos’è la filologia Filologia neolachmanniana Nasce la filologia d’autore (Croce - Contini)
La dittatura crociana Benedetto Croce sarà promotore dell’importante collana laterziana «Scrittori d’Italia», la quale già rivelava nell’impostazione la sua concezione della poesia, essendo prive di note e di apparati critici. Croce considerava la poesia come «liricità» ed «espressione del sentimento». Compito del critico è di dare un «giudizio di valore» e di distinguerla dalla non poesia, cioè dalle componenti strutturali e poeticamente non risolte in essa presenti.
La dittatura crociana L’atto critico è «ri-creazione» della poesia che rivive nella nostra coscienza; ciò non vuol dire che la poesia debba essere giudicata per l’impressione che suscita sulla psicologia di noi moderni, in maniera astorica
La dittatura crociana Conseguenza immediata dell’estetica crociana e della sua concezione immanente della poesia fu il rendere vana la ricerca filologica, in quanto: Esiste una netta distinzione di ambiti e di sfere di competenza tra filologia, arte e critica La filologia è una disciplina del tutto ausiliaria, dal valore puramente strumentale: «Il giudizio estetico è, in fatto di poesia, la sola storia che convenga, alla quale la filologia porge non la virtù giudicatrice, ma i ragguagli che le sono giovevoli».
La dittatura crociana Ne consegue il rifiuto: dello studio della società, della storia e della figura dell’autore del concetto di storia della letteratura e dei generi poetici del concetto di poetica dello studio degli scartafacci (termine coniato proprio da Croce polemicamente e in senso dispregiativo). «compilare l’inventario del mondo del poeta per raggiungere la sua poesia è un’illusione»
NASCE LA FILOLOGIA D’AUTORE Nel 1937 Santorre Debenedetti pubblica i Frammenti autografi dell’Orlando Furioso; Ariosto pubblicò 3 edizioni dell’opera: 1516 1521 1532 adeguamento alla norma bembesca e mutamenti nella struttura, con l’aggiunta di quattro nuovi episodi
I frammenti del Furioso occupano sei facciate del manoscritto napoletano, che costituivano in origine la parte finale (canto XLVI, str. 50-71) dell'autografo, ora conservato presso la Biblioteca comunale di Ferrara. A lungo sconosciuto agli studiosi, l'autografo è stato identificato solo agli inizi del secolo scorso.
Gianfranco Contini Come recensione alla pubblicazione dei Frammenti autografi dell’Orlando Furioso di Debenedetti il giovane Gianfranco Contini pubblicava il saggio Come lavorava l’Ariosto, destinato a rappresentare una pietra miliare della storia della filologia d’autore
Gianfranco Contini Che significato hanno, per il critico, i manoscritti corretti degli autori? Vi sono essenzialmente due modi di considerare un’opera di poesia: v’è un modo, per dir così, statico, che vi ragiona attorno come su un oggetto o risultato, e in definitiva riesce a una descrizione caratterizzante; e v’è un modo dinamico, che la vede quale opera umana o lavoro in fieri, e tende a rappresentarne drammaticamente la vita dialettica. Il primo stimola l’opera poetica un «valore»; il secondo, una perenne approssimazione al «valore»; e potrebbe definirsi, rispetto a quel primo e assoluto, un modo, in senso altissimo, pedagogico. G. Contini, Come lavorava l’Ariosto, p. 311.
NASCE LA FILOLOGIA D’AUTORE A loro volta, queste successive redazioni e varianti possono offrire due stati ben distinti: in un caso, i rapporti dall’essere al non essere poetico […]; in un altro, le vere e proprie correzioni, cioè la rinuncia a elementi frammentariamente validi per altri organicamente validi, l’espunzione di quelli e l’inserzione di questi. Le illustrazioni del Debenedetti alle quali si accennava toccano il primo aspetto, dell’approssimazione al fantasma e della sua definizione […]. Ma è nel secondo caso che si sorprende immanente all'operazione del poeta la coscienza del suo tono proprio, per i temperamenti più riflessivi, la sua idea della poesia, la sua poetica. In ogni modo, l’idea direttiva del poeta dovrà coincidere col mondo poetico quale risulta dalla descrizione caratterizzante; il secondo metodo costituirà una verifica o controprova del primo; o, per dir meglio, i due metodi non saranno che due aspetti empiricamente differenziati della medesima lettura dei testi e giudizio sulla poesia. […] L’Ariosto non discriminerà un linguaggio sentito proprio della prosa e un linguaggio obbligatoriamente poetico; ma anche narrerà direttamente in versi, salvo a riassorbire queste funzioni enunciative nell’armonia interna, necessaria dell’ottava. [...] La direzione costante che s'individua nel lavoro correttorio dell'Ariosto si trova a coincidere perfettamente con la miglior definizione caratterizzante che sia stata data finora della sua poesia. G. Contini, Come lavorava l’Ariosto, p. 311.
G. Contini, Come lavorava l’Ariosto Contini discute l'«affermazione infondata» che Ariosto avesse prima scritto in prosa e poi trasformato in poesia, una «indebita proiezione di quanto suole accadere in epoche più illuministiche e raziocinanti»: «l’Ariosto non discriminerà un linguaggio sentito proprio della prosa e un linguaggio obbligatoriamente poetico; ma anche narrerà direttamente in versi, salvo a riassorbire queste funzioni enunciative nell’armonia interna, necessaria dell’ottava»; si veda infatti la trasformazione delle parole «energiche ma prosaiche» con cui Olimpia ha rifiutato Arbante: Dico a chi me ne parla, che più tosto Per un mal ch'io patisco, ne vo' cento Voglio che vada anche in ruina il resto, Patir (rispondo), e far di tutto il resto, Esser uccisa, o viva messa arosto, Esser morta, arsa viva, e che sia al vento E se peggio si può, che mai far questo La cener sparsa, inanzi che far questo G. Contini, Come lavorava l’Ariosto, p. 312-23.
Il dibattito G. Lesca, Gli sposi promessi, Perrella, Napoli, 1916 (studio sulla prima redazione, il Fermo e Lucia) Critica di Ernesto Giacomo Parodi Difesa di Giuseppe De Robertis
Nel 1947 Croce interviene direttamente nel dibattito, con un saggio rimasto famoso: Illusione sulla genesi delle opere d’arte, documentata dagli scartafacci degli scrittori, «Quaderni della critica», 1947 La risposta di Contini è immediata: La critica degli scartafacci, «Rassegna d’Italia», 1948
Gianfranco Contini Leopardi non è di quei poeti che si diano mai torto, correggendo: sono parole che tu [Giuseppe De Robertis] scrivi entro parentesi, ma designano il canone generale del tuo metodo. Volta per volta, da un lato il punto di partenza, dall’altro il punto di arrivo: e tu mostri lo stacco, quasi lo scatto, da una relativa informità alla perfezione. Io vorrei provarmi a indicare, dinamizzando la materia, che quegli spostamenti sono spostamenti in un sistema, e perciò involgono una moltitudine di nessi con gli altri elementi del sistema e con l’intera cultura linguistica del correttore. G. Contini, Implicazioni leopardiane, ora in Varianti e altra linguistica
«Il Cimitero marino, così com’è, è per me il risultato del sezionamento d’un lavoro interiore ad opera d’un evento fortuito. Un pomeriggio del 1920 il nostro compianto amico Jacques Riviére, essendo venuto a farmi visita, mi aveva trovato in una fase di questo Cimitero marino, mentre pensavo a rivedere, a cancellare, a sostituire, a intervenire qua e là [...] Non ebbe pace finché non ottenne di leggerlo e, dopo averlo letto, di portarmelo via. Niente è più decisivo dello spirito di un direttore di rivista. P. Valéry, Au sujet du Cimetière marin, cit. da A Stussi, Introduzione alla filologia italiana, p. 154 «Un’opera non viene mai conclusa, ma abbandonata interrompendo in un punto casuale o arbitrario l’infinito processo di trasformazione in cui consiste la vita dello spirito»
La scuola poetica uscita da Mallarmé, e che ha in Valéry il proprio teorico, considerando la poesia nel suo fare, l’interpreta come un lavoro perennemente mobile e non finibile, di cui il poema storico rappresenta una sezione possibile, a rigore gratuita, non necessariamente l’ultima. Sennonché, se il critico intende l’opera d’arte come un «oggetto», ciò rappresenta soltanto l’oggettività del suo operare[...]; e una considerazione dell’atto poetico lo porterà a spostare dinamicamente le sue formule, a reperire direzioni, piuttosto che contorni fissi, dell’energia poetica. Una direttiva, e non un confine, descrivono le correzioni degli autori; e soltanto oggi la coscienza mallarméana [...] nel consente uno studio rigoroso e poeticamente fecondo. G. Contini, Saggio d’un commento alle correzioni del Petrarca. Contini apriva al contempo la strada a una nuova ontologia dell’opera d’arte, considerata non più in senso idealistico e crociano, immanente e in sé conclusa, ma al contrario come opera costantemente in fieri
I parte II parte III parte Che cos’è la filologia Filologia neolachmanniana II parte Nasce la filologia d’autore (Croce - Contini) III parte Prospettive della filologia
Prospettive della filologia Nuove prospettive: linguistica e comparatistica Filologia e critica Riconoscimento dell’autonomia della disciplina
Prospettive della filologia 1987: pubblicazione de Le carte mescolate. Esperienze di filologia d’autore, Padova, Liviana. Denominazione della disciplina storia della disciplina idealismo vs critica stilistica = strutturalismo Critica vs filologia ecdotica come “atto interpretativo” Standardizzazione? Prospettive della filologia FILOLOGIA E CRITICA: La filologia d’autore di Dante Isella
Testo e scienza Testo e scienza: la critica delle varianti si presenta come metodo rispondente a criteri di scientificità (nozione di sistema): Lo studio delle varianti redazionali permette di verificare, punto per punto, le scelte operate dall'autore: così non si confronta una parola o frase o costruzione con ipotetiche forme «standard» della lingua, ma la si confronta con forme che sono state effettivamente presenti alla mente dell'autore, e tra le quali egli ha attuato una o più scelte successive. In secondo luogo, esso mette in luce, attraverso l'assieme delle varianti del primo strato, del secondo ecc, due o più assetti successivi dello stesso sistema stilistico. Così il sistema viene sorpreso nei movimenti che lo hanno portato al suo assetto definitivo. Quale miglior modo di descrivere le funzioni degli elementi del sistema, che individuare la direzione e i motivi dei movimenti loro impressi nel corso dell'elaborazione stilistica? C. Segre, I segni e la critica
Testo e scienza Critica e linguistica: Le varianti testimoniano spostamenti in un sistema, e perciò involgono una moltitudine di nessi con gli altri elementi del sistema: l’opera poetica è una struttura funzionale e i vari elementi non possono essere compresi al di fuori della loro connessione con l’insieme. Allo stesso modo che si reperisce il sistema dei fonemi, dei morfemi ecc, si reperiscono i sistemi di stilemi. G. Contini
Testo e scienza spostamento dell'attenzione sull'asse testo-fruitore L’opera non è oggetto esterno e chiuso di cui possa più tardi impadronirsi un linguaggio diverso (quello del critico) […] La scrittura, dovunque si collochi istituzionalmente, conosce un solo modo di esistere: la traversata infinita delle altre scritture. R. Barthes
sistema /diasistema: ogni nuova lettura è un diasistema Un testo è una struttura linguistica che realizza un sistema. L’infedeltà dei copisti è stata il prezzo per la sopravvivenza: un testo può vivere solo se deformato. C. Segre, Testo Il testo vive nelle sue variazioni... o forse, meglio, ogni variazione è un testo. Produzione e fruizione sono praticamente sincrone. (Segre)
FILOLOGIA E CRITICA: La filologia d’autore di Dante Isella 1987: pubblicazione de Le carte mescolate. Esperienze di filologia d’autore, Padova, Liviana. Denominazione della disciplina storia della disciplina idealismo vs critica stilistica = strutturalismo Critica vs filologia ecdotica come “atto interpretativo” Standardizzazione?
Prospettive dell’era digitale Videoscrittura: moltiplicarsi dei supporti Verso il libro digitale: minore attrattiva ma maggiore praticità capacità di immagazzinamento praticamente infinite manipolabilità e duplicabilità del testo elettronico (manoscritto) indebolimento del principio dell'autorialità standardizzazione (RTF) unico in Italia, il corso di laurea in Informatica Umanistica di Pisa
From Gutemberg to Google Fase di passaggio dalla generazione Gutemberg alla generazione Google Digitalizzazione dei materiali (qualità) Possibilità di confronto con la comunità scientifica internazionale Creazione di piattaforme di lavoro Diminuzione dei costi Creazione di un protocollo condiviso Allo stato attuale alle straordinarie potenzialità non hanno fatto seguito attuazioni adeguate
Edizioni digitali http://www.digitalvariants.org/variants/ http://etcweb.princeton.edu/dante/index.html http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b6000495j.image.f11.langFR VALORE EURISTICO? IL GIUDICE SI FA NOTAIO (P. STOPPELLI)
produzione zero di scartafacci Generazione Google produzione zero di scartafacci Prospettive?
I parte II parte III parte IV parte Che cos’è la filologia Filologia neolachmanniana II parte Nasce la filologia d’autore (Croce - Contini) III parte Prospettive della filologia IV parte Metodo filologico
Scrupoli e Filologia: l’indiscrétion posthume Dal tempo di Tucca e Vario gli editori hanno sempre avvertito il contrasto tra interesse oggettivo e indelicatezza soggettiva nelle loro operazioni, senza però indursi ad alcuna rinuncia, quasi stupratori che alla violenza aggiungano la voluttà dello scrupolo. [...] Trivellazioni di questo tipo suscitavano il maggior fastidio e timore di Marcel Proust. Quando nel 1922 gli fu proposto di vendere le bozze corrette e il manoscritto di Sodome II , lo fece esitare il pensiero che l’acquirente aveva in animo di lasciare le sue collezioni allo Stato. [...] «non mi è affatto gradito il pensiero che a chiunque, dopo la mia morte (se ci si occuperà ancora dei miei libri) sarà consentito di compulsare i miei manoscritti, di confrontarli con il testo definitivo, e di dedurne ipotesi che saranno sempre sbagliate sul mio modo di lavorare, sull’evoluzione del mio pensiero ecc.» [...] la cura con cui Proust serbò il manoscritto delle parti edite significa, più forte d’ogni timore che sarebbe stato vanificato da una facile distruzione, un giudizio di valore. Contini, Introduzione alle «paperoles», Varianti e altra linguistica.
Scopo della filologia d’autore è dunque di entrare nel laboratorio dello scrittore e di assistere alla nascita dell’opera d’arte, di carpire il tradursi della forma ideale dell’opera in una forma materiale e concreta che di essa tende a rappresentare la maggiore approssimazione possibile, e in questo senso continuamente perfettibile