La congiuntura manifatturiera in Toscana Consuntivo III trimestre 2012 Aspettative IV trimestre 2012 Firenze, febbraio 2013
C APITOLO 1: I L CONTESTO DI RIFERIMENTO C APITOLO 2: L A CONGIUNTURA REGIONALE C APITOLO 3: I L COMMERCIO ESTERO DELLA T OSCANA N OTA METODOLOGICA R ICONOSCIMENTI Indice
Il contesto di riferimento Capitolo 1 Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
L’andamento dell’economia mondiale continua a rallentare nella seconda metà del 2012: il ciclo economico appare caratterizzato da elementi di incertezza e da grande eterogeneità tra le aree geografiche, inducendo i principali analisti a rivedere al ribasso le stime formulate per l’anno appena conclusosi e le previsioni per il Lo scenario internazionale si caratterizza per la persistente debolezza della domanda mondiale, i cui tassi di crescita tendenziali dalla seconda metà del 2011 non hanno mai oltrepassato la soglia del 4,0% (fonte: Institut Coe-Rexecode). Sulla base delle più recenti stime del Fondo Monetario Internazionale (fig. 1.1), la crescita mondiale del 2012 (+3,2%) si colloca su valori inferiori a quelli degli anni precedenti e riprenderà ad accelerare, con molta gradualità, solo nel corso del 2013 (+3,5%). Debole e incerto il ciclo internazionale Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Le economie avanzate continuano a mostrare le maggiori difficoltà, chiudendo il 2012 con un modesto incremento del PIL (+1,3%), seppure con dinamiche geograficamente differenziate tra gli Stati Uniti, che consolidano la propria crescita (+2,3% dal +1,8% del 2011), e l’Area dell’Euro (-0,4%), all’interno della quale gli effetti delle politiche di stabilizzazione dei bilanci pubblici contagiano anche le economie più solide. La congiuntura internazionale ha influenzato anche l’andamento delle economie emergenti, determinandone un rallentamento della crescita. Sui mercati finanziari, gli accordi stipulati in ambito europeo per la gestione degli squilibri dei bilanci pubblici ed il più recente compromesso raggiunto dagli Stati Uniti per evitare il fiscal cliff hanno determinato un allentamento delle tensioni, e allontanato – almeno temporaneamente – i rischi di crisi dei debiti sovrani.
Il PIL reale dell’Area dell’Euro, che aveva iniziato a ristagnare nella seconda metà del 2011 ed era entrato in terreno negativo nel secondo trimestre del 2012, è sceso dello 0,8% nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (dati Eurostat). L’andamento dell’Area è determinato dall’evoluzione negativa della domanda interna, segnata da difficoltà sia sul fronte degli investimenti delle imprese che su quello dei consumi delle famiglie, non compensato dal contributo positivo della bilancia commerciale. La nuova ondata della crisi ha coinvolto la maggior parte dei Paesi dell’Area, non risparmiando neppure le economie del centro dell’Unione Europea, con la Germania che registra una modesta crescita del PIL (+0,4%) ed una contrazione della produzione industriale (-1,7%). I principali indicatori economici prevedono per l’ultimo trimestre dell’anno un’ulteriore contrazione, determinata dal perdurare degli effetti recessivi delle politiche di bilancio messe in atto simultaneamente da molti Paesi, dal permanere di condizioni restrittive nell’offerta di credito e dalla dinamica piuttosto contenuta del commercio mondiale. Secondo la maggior parte degli analisti, nella seconda metà del 2013 dovrebbe gradualmente avviarsi una moderata ripresa grazie all’accelerazione della domanda estera ed alla stabilizzazione di quella interna. Permangono comunque ampi margini di incertezza, poiché il miglioramento della situazione sui mercati interni è legato al mitigarsi delle politiche fiscali restrittive ed alla decelerazione dell’inflazione, fattori che dovrebbero rallentare la caduta del potere di acquisto delle famiglie, comunque determinata dalle gravi condizioni del mercato del lavoro. Alcuni segnali positivi provengono dall’allentamento delle tensioni dei mercati finanziari sui debiti sovrani che, congiuntamente all’attenuarsi delle spinte inflazionistiche, dovrebbero consentire l’attuazione a livello europeo di politiche fiscali e monetarie meno restrittive. Ancora in flessione l’Area Euro Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
L’andamento economico nazionale Il quadro che emerge dai dati di contabilità nazionale relativi al terzo trimestre del 2012 rappresenta un’economia in piena recessione, con il PIL eroso da una nuova contrazione (-2,4% il dato tendenziale): si tratta di una flessione di entità analoga a quella registrata nel periodo precedente, che per adesso non lascia intravedere segnali di uscita dalla crisi (fig. 1.2). Tutte le componenti del Conto Economico, fatta eccezione per le esportazioni, mostrano variazioni tendenziali negative, ma è probabilmente la spesa delle famiglie a subire il crollo più significativo, passando dal -4,3% del trimestre precedente al -4,8% del terzo, conseguenza quasi ineluttabile della politica fiscale restrittiva e dell’aggravarsi della crisi occupazionale. Gli effetti della perdita di potere di acquisto subita dalle famiglie italiane si riverbera anche sulla dinamica delle importazioni (-7,8%) che contribuisce – ancor più dell’incremento delle esportazioni, piuttosto contenuto (+1,6%) – ad attenuare la caduta del PIL. Il contesto economico e finanziario nazionale e internazionale, che condiziona negativamente le aspettative delle imprese, e le difficoltà di accesso al credito determinano un’ulteriore ampia contrazione degli investimenti fissi lordi (-9,8%), in flessione dell’11,8% nella componente dei macchinari, del 18,5% in quella dei mezzi di trasporto e del 6,7% nelle costruzioni. Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
La produzione industriale in Italia Gli indicatori del comparto industriale italiano sono ancora in terreno decisamente negativo, non essendo sufficiente la più debole dinamica della domanda estera a contrastare la crisi in atto sul fronte domestico. La produzione industriale nazionale, al netto delle costruzioni, registra nel terzo trimestre 2012 la quinta contrazione consecutiva in termini tendenziali (-5,9%), seppure con una variazione più contenuta rispetto a quella osservata nel periodo precedente (fig. 1.3). In flessione anche il fatturato (-4,7%), che subisce un’ampia contrazione della componente interna e una decelerazione delle vendite all’estero, in aumento di appena l’1,5% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Neppure dagli indicatori previsivi emergono segnali anticipatori della fine dell’attuale fase recessiva: gli ordinativi perdono l’8,5% - trascinati verso il basso dalla caduta degli ordini interni (-14,0%) – mentre si osserva un nuovo peggioramento del clima di fiducia delle imprese (-10,0%). Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
La congiuntura regionale Capitolo 2 Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
I risultati dell'indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale 2012 delineano, nel terzo trimestre, un sistema imprenditoriale in deciso affanno, per il quale non accennano ad attenuarsi le spinte recessive in atto dalla fine del 2011, che trascinano nuovamente verso il basso la quasi totalità degli indicatori. La produzione delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti (fig. 2.1) registra un nuovo deciso calo (-5,0%) rispetto allo stesso periodo del 2011, di entità analoga a quella dei due primi trimestri dell’anno, mentre il fatturato è sceso del 5,5%. Gli ordini provenienti dall'estero rappresentano l'unica nota positiva (+2,2%), ma non sono sufficienti a bilanciare il crollo della domanda interna, non riuscendo quindi ad arrestare la caduta degli ordini totali (-5,6%). Ancora in contrazione la produzione manifatturiera Coerentemente con la flessione osservata nella produzione, il grado di utilizzo degli impianti si colloca al 77,0%, due punti percentuali al di sotto del valore rilevato nel corrispondente periodo del Le difficoltà competitive delle imprese sono confermate dall’andamento dei prezzi alla produzione (+0,5%), stagnante nonostante il nuovo rialzo registrato nel trimestre dall’indice IFM delle commodites (+7,6%). Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
La dinamica dell'occupazione (+0,5%), sia pure in rallentamento rispetto al secondo trimestre (+1,3%), è in apparente controtendenza con i restanti indicatori. In realtà la conservazione dei posti di lavoro è avvenuta a prezzo di un più intenso ricorso agli ammortizzatori sociali, risultando non sostenibile nel lungo termine in assenza di una ripresa della produzione. Nel terzo trimestre del 2012 il ricorso alla Cassa Integrazione, in termini di ore autorizzate, ha registrato infatti un incremento del 29,0% rispetto al terzo trimestre dell'anno precedente, aumentando soprattutto nella componente straordinaria. E' tuttavia il dato relativo allo stock di ore autorizzate, pari a oltre 9 milioni nel trimestre, che meglio raffigura, ancor più dei tassi di variazione, la situazione del sistema manifatturiero regionale: tale variabile, che nel 2008 aveva assunto un valore medio di mila ore, dal secondo trimestre del 2009 non è mai scesa al di sotto dei 7 milioni di ore (fig. 2.2). Aumenta di nuovo il ricorso alla CIG La lieve ripresa della produzione, conclusasi alla fine del 2011, non ha consentito di limitare in modo rilevante il ricorso agli ammortizzatori sociali, e l'oscillazione attorno a livelli molto elevati dello stock di forza lavoro in eccesso (mantenuta in condizione di occupazione grazie all'utilizzo della Cassa Integrazione) rende probabili future espulsioni dal mercato del lavoro. Depurando l'andamento dell'occupazione rilevato dall'indagine dagli interventi di integrazione salariale, si stima pertanto che il livello degli addetti realmente impiegati in attività produttive risulterebbe in diminuzione dell'1,9% in termini tendenziali. Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Coerentemente con i risultati degli altri indicatori, il grado di utilizzo degli impianti, in diminuzione dal 78,1% del periodo precedente al 77,6%, segnala un incremento della capacità produttiva inutilizzata nel sistema manifatturiero regionale. Se allarghiamo l’orizzonte temporale di analisi (fig. 2.3), osserviamo come tale indicatore negli anni – prima dell’innescarsi della crisi finanziaria mondiale – si collocasse al 75,8% della capacità produttiva installata, crollando successivamente, con il dilagare della crisi economica, fino a raggiungere il livello minimo del 67,1% nei primi tre mesi del Il grado di utilizzo degli impianti è tornato ad aumentare con l'avviarsi della ripresa, sfiorando l'80% nel secondo trimestre del 2011, per poi scendere nuovamente durante la nuova fase recessiva, restando comunque superiore ai livelli registrati nel biennio precedente la crisi. In ridimensionamento la capacità produttiva È probabile che le imprese toscane abbiano rivisto stabilmente al ribasso le proprie aspettative di produzione, interpretando la fase recessiva come una riduzione permanente della domanda ed attuando – conseguentemente – strategie di ridimensionamento del capitale fisico e di riduzione della capacità produttiva. Tale comportamento, che sarà possibile verificare solo nell’indagine di fine anno attraverso la rilevazione dell’andamento degli investimenti, avrebbe così consentito di mantenere l’indicatore relativo al grado di utilizzo degli impianti al di sopra della media pur in presenza di una riduzione dei livelli produttivi. Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Il portafoglio ordini delle imprese manifatturiere ha subito nel terzo trimestre dell'anno un'ulteriore caduta (-5,6%), di entità ancora maggiore rispetto a quella rilevata nel trimestre precedente (-5,4%). Questo risultato è il frutto di dinamiche nettamente differenziate tra domanda interna e domanda estera: gli ordini esteri sono infatti tornati in terreno positivo (+2,2%) dopo la stagnazione del secondo trimestre (-0,2%) e il calo dei primi tre mesi dell'anno (-3,3%), mentre gli ordini interni (-8,5%) hanno visto intensificarsi il ritmo di caduta, registrando la quarta perdita consecutiva, più ampia delle precedenti (fig 2.4). Moderata ripresa per gli ordini esteri, in picchiata la domanda interna Le debolezza della domanda nazionale trova conferma nell'andamento del fatturato, che se nel complesso ha lasciato sul terreno il 5,5%, ha registrato invece una moderata crescita nella componente relativa alle vendite all'estero (+1,8), sebbene in decelerazione rispetto al secondo trimestre (+3,6%). La spinta assicurata dall'economa mondiale alla domanda che si rivolge alle imprese toscane appare comunque insufficiente per avviare una ripresa degli ordinativi, che nel loro complesso garantiscono mediamente – alla fine del trimestre in esame – 63,1 giorni di produzione. Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
La recessione ha contagiato quasi tutti i comparti del manifatturiero, sia pure con intensità variabile (fig. 2.5): le uniche eccezioni sono infatti rappresentate dalla farmaceutica – la cui produzione aumenta del 16,6% - e dalle manifatture varie (+1,2%). Per quanto riguarda la farmaceutica è tuttavia opportuno segnalare che la dinamica del settore è stata fortemente condizionata dalla performance di una sola unità locale, al netto della quale l'andamento del comparto sarebbe leggermente negativo. Cali generalizzati a livello settoriale, solo la pelletteria in positivo Tra i comparti a basso contenuto tecnologico, le situazioni più critiche si configurano per tessile (- 12,0%), abbigliamento (-8,6%) e legno-mobilio (- 7,3%), che avevano registrato gravi perdite anche nei tre trimestri precedenti. Il calzaturiero (-6,1%) mostra un peggioramento rispetto al trimestre precedente, mentre per l'industria alimentare (- 3,1%) e per la concia-pelletteria (-2,8%) si rilevano flessioni più contenute. Tra i comparti a contenuto tecnologico medio-alto, le contrazioni più ampie si rilevano per il settore della lavorazione di minerali non metalliferi (- 10,0%), dei metalli e prodotti in metallo (-7,3%) e dei mezzi di trasporto (-7,1%). La chimica, gomma e plastica (-6,5%) e l'industria meccanica (-4,5%) evidenziano diminuzioni di minore entità, mentre limita le perdite il comparto dell'elettronica (-0,8%). Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Passando all'analisi per classe dimensionale, le perdite maggiori (produzione -6,1%, fatturato -6,5%) si registrano ancora una volta per le piccole imprese (10-49 addetti), con flessioni che si inseriscono in una situazione già di per sé molto critica, considerato che queste imprese non erano riuscite a cogliere le opportunità offerte dalla ripresa del biennio precedente (fig. 2.6). Le imprese di media dimensione -tra 50 e 249 addetti- hanno invece subito una flessione più contenuta (-1,6% la produzione e -1,3% il fatturato), mostrando una buona resistenza alle difficoltà della negativa congiuntura economica: tale resistenza si aggiunge alla capacità di agganciare la ripresa mostrata nel 2010 e nella prima metà del 2011 attraverso elevati tassi di crescita della produzione (inferiori tuttavia a quelli delle grandi imprese.) Queste ultime (oltre 250 addetti) hanno in effetti sperimentato una buona crescita produttiva fino al terzo trimestre del 2011, scivolando successivamente in terreno negativo e conseguendo contrazioni della produzione sempre più ampie, tali da raggiungere nel trimestre oggetto della nostra analisi il 4,7% della produzione e l'8,4% del fatturato. Soffrono anche le grandi imprese, tengono quelle di medie dimensioni Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Gli indicatori relativi alle aspettative degli imprenditori per gli ultimi tre mesi del 2012 non sembrano per adesso preannunciare il sopraggiungere del punto di svolta inferiore del ciclo economico. Relativamente alla produzione, il saldo tra coloro che nel quarto trimestre del 2012 prevedono un aumento in termini tendenziali della stessa e coloro che si aspettano invece una diminuzione scende a -22,3 punti percentuali (fig. 2.7). Considerando invece le variazioni in termini congiunturali, il saldo perequato tra previsioni di aumento e di diminuzione della produzione è negativo per 11,2 punti, segnando un nuovo peggioramento del clima di fiducia rispetto alla precedente rilevazione. Ancora in deterioramento il clima di fiducia degli imprenditori Sul pessimismo degli operatori pesano soprattutto le aspettative negative relative alla domanda interna (–19,8 p.p. il saldo fra previsioni congiunturali di aumento e diminuzione). Restano tuttavia orientate al pessimismo anche le previsioni relative alla domanda estera (-4,4 p.p.), per la quale non si preannuncia, nell'opinione degli imprenditori toscani, un rafforzamento negli ultimi tre mesi dell'anno. In definitiva, gli indicatori previsionali dell'indagine restituiscono un quadro coerente con le gravi difficoltà del sistema manifatturiero regionale e con la persistente debolezza dell'economia mondiale, che influenzano anche le aspettative relative all'occupazione (-6,2 p.p.), confermando la presenza di forza lavoro in eccesso negli organici delle aziende. Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Il commercio estero della Toscana Capitolo 3 Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Rallenta la crescita dell'export regionale Nel terzo trimestre del 2012 le esportazioni regionali sono cresciute in termini nominali del 4,7% rispetto al medesimo periodo del 2011 (fig. 3.1). Il commercio estero della Toscana ha realizzato ancora una volta una performance migliore rispetto al dato nazionale (+3,0%), ma non è stato risparmiato dalle conseguenze dell'indebolimento della domanda internazionale. Dalla fine del 2011, infatti, la dinamica delle esportazioni regionali sta progressivamente rallentando, sia pure più gradualmente rispetto a quanto si osserva nell'intero territorio nazionale. E' inoltre opportuno sottolineare che l'andamento dell'export regionale è influenzato dalla dinamica nominale dei flussi di metalli preziosi verso i principali mercati europei, al netto dei quali si collocherebbe su tassi di crescita più modesti. Il trimestre di analisi si caratterizza anche per la discesa in terreno negativo delle importazioni regionali, dopo che queste avevano mostrato nei periodi precedenti una maggiore capacità di tenuta rispetto all'import nazionale. Come esplicitato nel primo capitolo, la contrazione di questo aggregato non è altro che un effetto della crisi della domanda interna, in atto sia sul fronte dei consumi delle famiglie che su quello degli investimenti e dell’utilizzo di input produttivi (materie prime e semilavorati) da parte delle imprese. Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
I flussi commerciali verso l'estero, disaggregati per le principali aree di destinazione, si caratterizzano per l'eterogeneità degli andamenti rilevati, seppure contrassegnati da un generale rallentamento della dinamica che riflette quanto osservato in relazione al contesto economico internazionale. Le esportazioni verso i Paesi dell'Unione Europea (fig. 3.2) si contraggono del 3,7% con ampie cadute – in particolare – per la Germania (-7,8%), il Regno Unito (-17,0%) e la Spagna (-6,5%). Si mantengono invece in terreno positivo i flussi verso la Francia (5,4%) e verso i Paesi europei non UE, trainati in particolare dalla Turchia (+0,6%). Sono così i Paesi extraeuropei a determinare la tenuta dell'export regionale, ed in particolare la dinamica delle esportazioni verso l'Asia, che da sole spiegano oltre la metà della crescita complessiva (il contributo alla crescita è pari al 2,6%). Le aree si destinazione dell’export All'interno di questa area geografica aumentano in valore le esportazioni verso il Medio Oriente (+4,6%), il Giappone (+19,8%) e Hong Kong (+14,1%), mentre si contraggono i flussi verso l'India (-8,7%) e la Corea del Sud (-23,9%) e stagnano quelli verso la Cina (-0,2%). Rallenta la crescita delle vendite sul mercato africano (dal +16,2% al +9,0%), mentre i flussi verso il continente americano tornano in terreno positivo (+3,5%), trainati dagli scambi con Usa (+11,8%) e Canada (+38,2%). Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Analizzando gli andamenti dei singoli comparti merceologici (fig. 3.3), la dinamica più vivace si osserva per le esportazioni della meccanica (+16,8%), che confermano il buon risultato del trimestre precedente, anche in virtù della contabilizzazione di vendite di beni ad alto valore unitario legati a commesse pluriennali. Mostrano una crescita sostenuta anche le vendite all’estero del comparto dell’elettronica (+13,6%), dei minerali non metalliferi (+10,0%) e di pelli e cuoio (+7,7%), a fronte dell’andamento stagnante del calzaturiero (+1,9%) e della chimica-gomma-plastica (+7,6%). Su tassi di crescita in linea con la media regionale si collocano le esportazioni agroalimentari (+6,8%), di legno e mobilio (+4,5%) e di metalli (+6,3%), queste ultime sostenute dagli incrementi nominali registrati nei flussi di metalli preziosi. Le dinamiche settoriali L’export di mezzi di trasporto registra invece una ulteriore pesante caduta (- 13,0% dopo il -23,2% del trimestre precedente), determinata dal crollo della nautica (-33,0%) e dalle flessioni di cicli-motocicli (-11,0%) e di autoveicoli (-3,4%). La contrazione delle esportazioni del tessile (-9,0%) si accentua notevolmente rispetto al trimestre precedente, e l’abbigliamento scivola in terreno negativo (-4,1%). Prosegue infine il calo delle vendite all’estero di prodotti farmaceutici (-6,8%). Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero
Cenni metodologici L’indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale viene svolta trimestralmente su un campione di circa imprese manifatturiere con almeno dieci addetti. I risultati relativi al terzo trimestre 2012 sono analizzati nel cap. 2. La rilevazione presso le imprese si è svolta nei mesi di ottobre e novembre Per un approfondimento sulla metodologia utilizzata per lo svolgimento dell’indagine è disponibile una nota metodologica scaricabile dal sito nell’Area territoriale Toscana. Per i risultati a livello provinciale si rimanda alle pubblicazioni e/o comunicati stampa realizzati dalle singole Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Toscana e dalle Associazioni Industriali provinciali. Cenni metodologici e Riconoscimenti Riconoscimenti L’indagine sulla congiuntura manifatturiera della Toscana è il frutto della collaborazione fra l’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana ed il Centro Studi di Confindustria Toscana. L’impostazione metodologica dell’indagine è stata curata da un gruppo di lavoro composto, oltre che dai rappresentanti di Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, dai responsabili degli Uffici Studi e Statistica delle Camere di Commercio della Toscana e da Universitas Mercatorum S.Cons.R.L. La rilevazione è stata effettuata dalle Camere di Commercio di Arezzo, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, dalle Aziende Speciali COAP della Camera di Commercio di Grosseto, Centro Studi della Camera di Commercio di Livorno e dall’Associazione Industriali di Firenze – che hanno coperto in tutto o in parte le quote del campione da rilevare nei rispettivi territori di competenza – e dall’Azienda Speciale ISR della Camera di Commercio di Massa-Carrara per la parte restante del campione regionale. La validazione dei dati delle interviste e le elaborazioni dei risultati sono state effettuate da Universitas Mercatorum S.Cons.R.L. L’impostazione e la redazione del rapporto finale sono state curate da un gruppo di lavoro composto da Riccardo Perugi e Massimo Pazzarelli dell’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana. Le elaborazioni dei dati e la redazione del rapporto sono da attribuire rispettivamente a Lauretta Ermini e Silvia Rettori dell’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana. Ove non diversamente specificato, i dati utilizzati sono tratti dall’indagine.