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La Shoah “L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.” Primo Levi Dedicato a tutte le vittime di un genocidio senza precedenti, vittime di una dittatura spietata, vittime senza colpa. È ineccepibile che un popolo riunito sotto un vero e proprio killer sia riuscito a fare così tanti disastri nei riguardi di un popolo. Ricordiamo per non dimenticare e sperare che non accadano più tali orrori nel corso della storia avvenire.

Cos’è? Shoah è un termine ebraico, che significa «catastrofe», col quale… 6 000 000 si indica lo sterminio di di ebrei europei ad opera dei nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Peraltro non possiamo né dobbiamo dimenticare che furono più di dieci milioni i morti perseguitati dal regime nazista: oltre agli ebrei, ci furono zingari, omossessuali, slavi, oppositori politici (anarchici e comunisti), testimoni di Geova, emarginati sociali (diversamente abili, vagabondi, disoccupati) e criminali comuni.

Perché? un po’ di storia… Tutto iniziò da una persona, chiamata Adolf Hitler. Siamo in Germania, alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando Hitler, dopo essere uscito di prigione, riuscì a raccogliere intorno a sé il malcontento e la rabbia di un popolo stanco e sfiduciato. Si presentava come il Führer (il capo) capace di ridare stabilità e unità alla Germania, riportandola allo splendore di grande potenza che prima possedeva.

Egli fondò il Partito naziol-socialista (o Partito nazista) e non passò molto che nel 1933 Hitler fu nominato cancelliere della Germania. Adolf Hitler impose alla Germania un regime assoluto e violento, una vera dittatura.

Ma Hitler istituì uno Stato razzista Ma Hitler istituì uno Stato razzista. Egli credeva infatti che solo gli ariani (razza idealizzata di nord europei) erano i veri e propri tedeschi. Il progetto di Hitler era di ridisegnare la mappa etnica dell'Europa secondo una concezione del mondo divisa in razze: gli ariani avrebbero dominato; gli slavi sarebbero stati gli schiavi addetti ai lavori forzati; tutto l'est ridotto ad una colonia della Germania da sfruttare e i popoli raggruppati e spostati a seconda delle etnie; gli ebrei esiliati in un'isola africana (avevano pensato al Madagascar) oppure eliminati del tutto.

Nel 1935 Hitler emanò le «Leggi di protezione del sangue e dell’onore tedesco», note come «Leggi di Norimberga». Queste prevedevano delle privazioni di diritti civili e politici degli ebrei. Il Reichstag, fermamente convinto che la conservazione del puro sangue tedesco sia essenziale per il futuro della Germania, ha umanamente emanato le seguenti leggi: i matrimoni tra ebrei e cittadini di sangue tedesco sono proibiti; le relazioni extraconiugali tra ebrei e tedeschi sono proibite; agli ebrei non è consentito impiegare come domestiche donne tedesche; agli ebrei è vietato esporre la bandiera nazionale del Reich o i suoi colori; chiunque violi i precedenti divieti sarà punito in base alla violazione effettuata.

Tutto ciò era privo di significato! Gli ebrei erano tradizionalmente malvisti in molti strati popolari, per ragioni religiose e culturali. Il “nemico” della società, la causa di tutti i mali era materiale, non ideale. Indicando negli ebrei il male assoluto, il regime nazista avrebbe trovato la risposta ai problemi economici che la Germania stava vivendo. Tutto ciò era privo di significato!

Il «problema» era da risolvere… Per i nazisti, il «problema» degli ebrei andava risolto a qualsiasi costo. All’inizio pensarono alla deportazione di tutti gli ebrei tedeschi e dell’Europa occidentale in Polonia e nella Russia orientale (dando scontata la vittoria dei tedeschi contro l’Urss). Fu così che si diffuse l’assassinio si massa degli ebrei. A Babij Jar, in Ucraina, furono fucilati 33771 ebrei

La soluzione finale Quando si resero conto dell’impossibilità pratica di questa «soluzione», i nazisti decisero di ricorrere a qualcosa di più radicale: lo sterminio. Il 20 gennaio 1942 si decise di attuare «la soluzione finale della questione ebraica». Vennero aperti dei veri e propri campi di sterminio.

Il primo a venire aperto fu quello di Chelmno nel 1941 Il primo a venire aperto fu quello di Chelmno nel 1941. Qui trovarono la morte 150.000 vite umane. Successivamente aprirono nuovi campi, che erano sorti inizialmente per internare prigionieri di guerra, dopo sono stati dotati di edifici e mezzi più numerosi ed efficaci per il loro scopo.

I campi di sterminio erano delle implacabili «macchine di morte» I campi di sterminio erano delle implacabili «macchine di morte». I detenuti ebrei arrivavano nei campi dopo interminabili viaggi di vagoni piombati (cioè chiusi dall’esterno e con il filo spinato ai finestrini).

Appena arrivati, venivano spogliati di ogni avere e vestito, rasati e smistati tra vecchi, malati e bambini adulti e giovani giudicati inabili al lavoro giudicati capaci di lavorare venivano subito eliminati nelle camere a gas venivano costretti ai lavori forzati

La vita nei campi Si cominciava allora la registrazione. Si annotavano le generalità del prigioniero e lo si marchiava con un numero tatuato sull’avambraccio sinistro. Poi davano loro delle lacerate e sottili uniformi a righe, sempre sporche e sgualcite, e delle scarpe spaiate e scomode.

Il lavoro era pesantissimo, tutto si svolgeva in condizioni insostenibili per l’intero giorno. Il loro valore energetico era scarsissimo e le quantità di cibo erano irrisorie per soddisfare il bisogno alimentare dei prigionieri. Il lavoro pesante e la fame causavano l’esaurimento fisico totale degli individui e spesso portavano ad una lenta e sofferta morte. La sera, dopo cena, i detenuti ritornavano nelle baracche; dormivano gli uni a fianco gli altri in scomodi e sporchi letti a castello ricoperti di paglia.

L’ospedale del campo era sempre pieno L’ospedale del campo era sempre pieno. Coloro che non davano più speranze di pronta guarigione erano portati nelle camere a gas.

Le vittime erano costantemente soggette a varie torture Le vittime erano costantemente soggette a varie torture. L’intento principale dei nazisti era di distruggere prima psicologicamente e poi fisicamente i deportati, spezzare la loro personalità, umiliarli ed offenderli fino al punto di renderli inumani, gettare l’individuo nell’angoscia più totale. All’interno dei campi era impossibile rimanere uomini, ci si trasformava in bestie.

L’egoismo di ognuno fu spinto a manifestarsi con maggiore forza: era lo spirito di conservazione a muovere d’impulso gli individui che giungevano a pensare solo esclusivamente a se stessi per sopravvivere. Tutti i vincoli di fratellanza scomparivano. Questa situazione era difficilissima da sostenere mentalmente.

Questo sconvolse a tal punto i detenuti che, la maggior parte dei pochi sopravvissuti, non riuscì più a condurre, dopo la liberazione, una vita normale ma soffrì di profonde crisi esistenziale. Alcuni hanno fatto di tutto per dimenticare, altri hanno avuto la forza di testimoniare le atrocità che hanno subito e di cui sono stati spettatori.

La vittoria degli Alleati Intanto la Germania stava combattendo la Seconda Guerra mondiale contro le forze degli Alleati (Gran Bretagna, USA, Urss, Francia). Gli Alleati capirono che dovevano a tutti i costi fermare il nazismo per evitare che le sue ideologie razziste si diffondessero in tutto il mondo. Quella combattuta dagli Alleati era una guerra per la civiltà mondiale!

La liberazione dei campi Il primo campo di concentramento a essere stato liberato fu quello di Auschwitz, dall’Armata sovietica il 27 gennaio 1945. Gli alleati che entrarono nel campo di concentramento videro spettacoli orribili.

Il 27 gennaio: Giorno della Memoria Il 27 gennaio 2000, i rappresentanti degli Stati europei hanno stabilito una comune iniziativa affinché la memoria della Shoah non si perda con il passare degli anni e con la scomparsa dei testimoni diretti.

In ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, la Legge 20 luglio 2000, n°211 del Parlamento afferma che:

L’Italia riconosce il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz «Giorno della Memoria» per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei e la morte di prigionieri italiani nei campi di sterminio.

In occasione del Giorno della Memoria, son organizzati cerimonie iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado.

Molti sopravvissuti alla Shoah hanno cercato di mettere su carta i loro ricordi, i loro pensieri, le loro sensazioni. Molti non ce l’hanno fatta, ma i più coraggiosi sì. Bisogna fare di questa memoria un monito perché tali eventi non si ripetano mai più, perché l’uomo possa finalmente imparare a essere e a sentirsi fratello con i suoi simili.