Le leggende sulle origini Enea fuggito da Troia, sposa Lavinia, figlia del re Latino e fonda LAVINIO, la più antica capitale del Lazio Iulo figlio di Enea,lascia la città di Lavinio e fonda ALBA LONGA, che fu per un po’ di tempo capitale della regione Romolo e Remo figli di Marte e della vestale Rea Silvia (figlia di Numitore re di Alba Longa), vengono abbandonati nel Tevere da Amulio (che aveva usurpato il trono al fratello di Numitore), allattati da una lupa e quindi allevati da un pastore – una volta adulti uccidono Amulio e poi fondano una nuova città, di cui si proclama re Romolo perché avrebbe visto volare più uccelli in cielo. Romolo, traccia con l’aratro un solco quadrato per delimitarne i confini, uccide Remo e diventa primo re di Roma (753)
La guerra con i Sabini Tra gli storici che narrarono le vicende più antiche della storia di Roma c’è Tito Livio (59 a.C.-17 d.C) con la sua opera “Ab Urbe condida” Romolo per accrescere la popolazione della sua città apre un asilum e accoglie tutti quelli che erano stati cacciati dalle altre città (ladri, assassini …) Per procurare donne organizza uno spettacolo in onore di Nettuno, invita i Sabini, che abitano sul Viminale e Quirinale; e rapisce le loro donne Ne nasce una guerra, che si conclude con un patto di comune cittadinanza.
Perché Romolo e Remo? Città predestinata dagli dei Predilezione degli dei per Romolo Remo= vittima sacrificale Romolo= Quirino Inoltre origine divina da parte di Enea e gens Iulia discendente da Iulo.
Origine del nome Roma = rome (forza) – ruman (fiume) – amor (anagramma del nome)
Origini storiche Latini, popolazione indoeuropea, stanziatasi nella regione intorno al II millennio Villaggi sui colli e non nelle zone pianeggianti attraversate dal Tevere X e IX sec.:lavorazione del ferro, commercio, artigianato; borghi più ampi. Sul colle Palatino sorge un villaggio di pastori e un grande mercato nel Foro (VIII) Fondazione delle città: 1) auspicio; 2) pomerium
Commercio e sale IX-VIII sec.: nascita di nuovi villaggi Zona attraversata dai mercanti e dai pastori Depositi di sale ai piedi dei colli (via Salaria) Commercio terrestre dall’Etruria alla Campania
La famiglia Per familia nel diritto romano si intende sia il patrimonio del pater, sia i beni della famiglia, sia il pater familias stesso e le persone che ne dipendevano, sia gli schiavi Famiglia patriarcale: potere assoluto nelle mani del maschio più anziano Paterfamilias, unico che può possedere beni propri e può stabilire punizioni (anche vendere come schiavi o uccidere) per gli altri membri della famiglia. E’ sacerdote del culto familiare (immagini degli antenati) I membri della famiglia sottoposti al paterfamilias si distinguono in liberi (figli, moglie, nuore, nipoti) e schiavi La patria potestas (potere del padre) viene esercitata –natura (per legame di sangue = figli e nipoti) –iure (per legame giuridico = mogli, figli adottivi) La donna con il matrimonio esce dalla potestas del padre e passa a quella del marito (o del suocero…)
Classi sociali La suddivisione delle due classi (patrizi e plebei) non è originaria, ma deriva prettamente da una questione economica: i patrizi furono quelli che, quando entrò in vigore la proprietà privata, giunsero a possedere le maggiori proprietà terriere; i plebei disponevano minuscoli poderi o erano lavoratori a giornata, artigiani, piccoli mercanti.
Patrizi Patrizi (membri delle gentes): –Discendenti da un eroe mitico o da un dio –Erano proprietari delle terre, ma non le coltivavano: le facevano coltivare ai plebei e vivevano di rendita –Potevano essere eletti magistrati o senatori –Potevano partecipare ai comizi –Esercitano il sacerdozio e partecipare a culto
Plebei –Sono liberi, ma non godono di alcun diritto politico. –Agricoltori rimasti senza terra –Non dovevano mescolarsi con i patrizi (vietato il matrimonio fra patrizi e plebei fino al 445 con la lex Canuleia) –Coltivavano le terre del patrizi e pascolavano i loro greggi, oppure svolgevano attività artigianale o commerciale –Quando alcuni plebei (artigiani o mercanti) diventano ricchi, rivendicano il diritto di partecipare alla vita politica –Alla fine dell’età regia vengono introdotti i senatori plebei senza diritto di parola (ire pedibus in sententiam)
i Clienti –Stranieri che hanno ottenuto protezione dal capo di una gens (patrono) –In cambio della protezione acquisivano degli obblighi: Combattere agli ordini del patrono Contribuire a pagare il suo riscatto se era catturato dal nemico Contribuire a pagare le condanne pecuniarie Contribuire alla dote delle sue figlie –Rapporto fondato sulla fides (fedeltà), messo sotto la protezione divina –Chi tradiva la fides diventava sacer ed era espulso dalla città, privato dei beni
Schiavi Non avevano alcun diritto Il pater familias era il loro dominus Potevano essere affrancati tramite la manumissio e diventare liberti. I liberti erano cittadini romani
Comprendono tutti i membri delle gentes atti alle armi, suddivisi in 30 curie →co-viria[unione di uomini] (10 per ognuna delle tre tribù in cui secondo la tradizione era stato diviso il popolo) Tre tribù (– Ramnes [indigeni che abitavano il Palatino nella zona più vicina al fiume]Tities [coloro che abitavano il Quirinale, forse di origine sabina]– Luceres [di cui si ignora la residenza;forse di origine etrusca]) Ciascuna curia era poi composta da dieci gruppi gentilizi (=300) Ogni curia doveva fornire allo stato: –10 cavalieri e 100 fanti (tot ) Ogni curia aveva il diritto di: –Eleggere: 10 senatori (1 per ogni gens) (tot. 300) –Dichiarare guerra –Ratificare l’elezione del re Assemblee popolari: i comizi curiati
RE Il popolo deteneva il potere sovrano Re eletto - carica a vita – poteri: capo dell’esercito, imperium in caso di guerra, diritto di polizia, potere legislativo, amministra le ricchezze della comunità, potere giudiziario. Abuso di potere degli ultimi re di origine etrusca – fine della monarchia Monarchia dal 753 al 509 Tradizionalmente sette, (Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio,Tarquino il Superbo) ma sembrano troppo pochi
Il senato Senatore da senex (vecchio) Era formato in origine solo dai capi delle gentes (gentes insieme dei discendenti di un unico antenato mitico) A poco a poco entrano in senato i capi delle familiae (familiae gruppi ristretti sottomessi ad un paterfamilias) 100 senatori Tarquinio Prisco aumenta il numero dei senatori a 200 Servio Tullio aumenta il numero a 300
Poteri del senato Era consultato dal re (aveva potere consultivo)nelle decisioni più importanti in politica estera e interna Quando moriva il re i senatori ne assumevano il potere (per cinque giorni a testa) fino all’elezione del nuovo re (interregnum) Il re era scelto fra i senatori Parere nelle decisioni dei comizi curiati
I re etruschi Tarquinio Prisco: proveniente da Tarquinia-tempio di Giove sul Campidoglio– Circo Massimo – Cloaca Massima – prosciuga le paludi nella zona del Foro (Foro Boario)- Servio Tullio: proveniente da Vulci- Mura Serviane – comizi centuriari (assemblea popolare cui si accedeva per censo) Tarquinio il Superbo: proveniente da Tarquinia-esercitò il potere in modo dispotico ed infliggendo torture ai cittadini
Comizi centuriati Secondo la tradizione si devono a Servio Tullio, ma probabilmente risalgono ai primi decenni della repubblica. Assemblea dei cittadini in armi, aveva competenza legislativa, militare e politica. Suddivisione in cinque classi a seconda del censo. Suddivisione dell’esercito in centurie, cioè unità di cento uomini. Eleggeva ogni anno consoli, pretori e censori. Ogni cittadino esprimeva il voto all’interno della propria centuria
I comizi centuriati ClasseCensoN° Centurie (100 soldati) Totale I assi18 cavalleria 80 fanteria pesante (panoplia) 98 II assi20 fanteria pesante (come la I classe senza la corazza ed il clipeo rotondo sostituito da uno scudo quadrato) 20 III assi20 fanteria pesante (come la II meno i gambali) 20 IV assi20 fanteria leggera (solo asta e gladio) 20 V assi30 arcieri e frombolieri30 VIproletari5 falegnami, fabbri ecc.5 193
Comizi tributi e Concili tributi Comizi tributi, distretti territoriali che riunivano la popolazione, patrizia e plebea, non per famiglia o per censo ma per domicilio. Eleggevano i magistrati minori (edili, questori) Concili tributi, assemblee solo della plebe. Le loro deliberazioni venivano chiamate plebis scita; eleggevano i tribuni e gli edili della plebe