Prima che gli artisti ritornassero a riflettere sulle questioni poste da Klein e Manzoni si sviluppò una forma d’arte che prendeva le mosse dall’osservazione.

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Transcript della presentazione:

Prima che gli artisti ritornassero a riflettere sulle questioni poste da Klein e Manzoni si sviluppò una forma d’arte che prendeva le mosse dall’osservazione del consumismo senza, però, caricarsi di accenti critici: la POP ART. Le sue manifestazioni più eclatanti avvennero nel pieno degli anni Sessanta. Il quadro più importante e quasi un manifesto della corrente fu il piccolo collage di Richard Hamilton. PAG. 372 Pop art > Anni Cinquanta / Anni Sessanta

Richard Hamilton "Just What Is It That Makes Today's Homes So Different So Appealing?" X 25 cm

«La tecnologia ha sempre contribuito all’arte. Lo stesso pennello è un pezzo di tecnologia» David Hockney A bigger splash, 1967

Andy Warhol Green Coca Cola, 1962 Bottiglie ripetute in una serialità che è la stessa con cui i beni di consumo si presentano negli scaffali dei supermercati. PAG. 383 Dipingeva «ciò che si vede ogni giorno», ma anche ciò che (persona o cosa) diventa oggetto di adorazione collettiva» PAG. 383

La Pop Art in Italia Domenico Gnoli, Curl, 1969

Mario Schifano Grande particolare di propaganda, 1962

Michelangelo Pistoletto, “Tre ragazze alla balconata”, 1964 Michelangelo Pistoletto, “Il pittore”, 1962 Nel Nord Italia aderì fra i primi alla poetica di stampo pop il piemontese Michelangelo Pistoletto. Le sue opere più rappresentative dell’epoca sono quadri sul cui fondo, dipinto d’argento, si stagliava una figura. In seguito, la figura sarebbe stata serigrafata su superfici veramente specchianti. PAG. 390

L’Arte Concettuale Conta l’idea e non la sua realizzazione. Non è importante l’aspetto estetico del risultato. Negli anni Sessanta e Settanta gli artisti sperimentarono modi di comunicazione sempre più radicali, in nome di un’arte che rifiutava di diventare merce di consumo. Chi aderì all’Arte concettuale (ricordiamo in particolare Joseph Kosuth, nato nel 1945), per esempio, cercò di esprimere un nuovo concetto di creatività, incentrata sul momento ideativo. Per questi artisti il processo intellettuale che porta alla concezione di un’opera d’arte ha più valore dell’opera in sé, che può rimanere solo un progetto. Joseph Kosuth (1945), One and Three Chairs (1965)

Joseph Kosuth, One and Three Lamps (1965) All’osservatore sono offerti tre differenti linguaggi per comunicare un’informazione: un’icona, l’oggetto reale e le parole. Ma qual è la presentazione più rispondente al vero?

Bruce Nauman (1941) Walking in an Exaggerated Manner around the Perimeter of a Square ( ) Obiettivo dell’artista è la difficoltà di ogni comunicazione. Mettere lo spettatore in uno stato d’ansia.

LAND ART >>> arte nel paesaggio Alla ricerca della natura Anni Sessanta

LAND ART Robert Smithson ( ), Spiral Jetty, Lago salato nello Utah, 1970 Ha un diametro di 450 metri e si spinge verso il lago per 1450 metri.

Walter De Maria ( ), The Lightning Field ( ) La natura è vista come fonte di energia e di vita e l’artista ne interpreta la grandiosità New Mexico, 400 aste d'acciaio inox alte 6 metri Al caos della natura sottostante si oppone l’ordine dei pali, destinati a diventare appariscenti quando la luce del giorno o di una notte di luna o di lampi li metta in particolare evidenza. PAG. 407

Christo (1935) e Jeanne Claude ( ) La ricerca di Christo e Jeanne Claude hanno realizzato interventi eclatanti, come l’occultamento temporaneo, sotto enormi involucri di plastica, di isole, ponti, interi edifici storici. I materiali utilizzati, estranei all’ambiente naturale, ne sottolineano, per opposto, la grandiosità rispetto alla scala umana. L’opera in quanto risultato finito rinuncia ad ogni ambizione di eternità e si propone come temporanea.

Dai tardi anni Sessanta si è assistito alle manifestazioni più estreme con artisti che usano il loro corpo come unico strumento di espressione. Negli anni Settanta, soprattutto a partire dalla Body art, si sviluppò la nuova tecnica della performance. L’artista esibisce se stesso in un’azione non casuale. PAG. 412

Vito Acconci (1940), Following Piece (1969) L’artista segue per strada uno sconosciuto fino a che questi non entra in un luogo a lui inaccessibile

Gilbert & George (1943_1942), The Singing Sculpture, 1970 «Statue viventi». Il fatto che i loro volti fossero dipinti d’oro e d’argento, ribadiva che non stavano presentando se stessi ma mostrandosi in quanto statue.

Marina Abramović (Belgrado, 1946), Onion (1995) Ciò che emerge dall’intera carriera dell’artista è avere saputo definire meglio di altri la performance: una tecnica che non è improvvisazione e che si rende necessaria solo quando l’opera nasce per favorire – o addirittura è costituita da – un flusso di energia che da fisica diventa autocontrollo mentale, secondo una disciplina che ha il rigore di una regola militare o monastica.

Joseph Beuys ( ), 7000 querce, Kassel, 1982, documenta VII L’ultima quercia è stata piantata nel 1987

ARTE POVERA Germano Celant «’L’Arte Povera’ nasce nel Le opere escono dai confini tradizionali del fare artistico (pittura e scultura) perché utilizzano materiai di tutti i tipi come acqua, carbone, animali vivi, fuoco, tutta una serie di elementi che si possono trovare per strada, nella natura. Quindi una serie di entità che sono povere nel senso che non costano. Chiunque può farle: i materiali si possono reperire ovunque. Quindi, all’interno della storia dell’arte contemporanea è un grande strappo perché permette la realizzazione di opere effimere che si arrampicano in qualsiasi tipo di spazio. Non hanno bisogno di un contenitore tradizionale, fondamentalmente sono fluide, si muovono nello spazio liberamente, lo attivano, lo caricano di energia. C’è un modo di lavorare libero e aperto a tutte le situazioni».

Giovanni Anselmo (1934), Senza titolo, 1968 I lavori di Giovanni Anselmo rendono direttamente percepibili delle situazioni attive di energia. Una lattuga fresca funge da zeppa tra un piccolo blocco di granito e un parallelepipedo più grande, collegati da un filo di rame: la «vita» di questa «struttura che mangia» esige un continuo ricambio del vegetale, che disidratandosi provocherebbe la caduta del blocco più piccolo.

Jannis Kounellis (1936), Dodici cavalli (1969) – Galleria L’Attico, Roma I dodici animali vivi sono legati alle pareti a distanze regolari, pulsanti di energia, ingombranti per la loro presenza fisica e il loro odore, simboli per antonomasia della potenza.

Gli ultimi anni Settanta furono connotati da un diffuso ritorno alle tecniche manuali tradizionali. Nell’arte, gli esiti più interessanti si ebbero in Italia, in Germania e negli Stati Uniti. Il fenomeno ha coinciso con il boom economico degli anni Ottanta, che, tra l’altro, determinò un aumento dei prezzi delle opere e una produzione artistica più commerciabile. PAG. 424

La Transavanguardia è una tendenza teorizzata nel 1979 dal critico Achille Bonito Oliva. Ne sono stati interpreti Sandro Chia (1946), Francesco Clemente (1952), Enzo Cucchi (1949), Nicola De Maria (1954), Mimmo Paladino (1948). Gli artisti ritornano alla manualità, alla tela dipinta, si mette in dubbio l’idea del «nuovo». C’è la teorizzazione di una forma artistica che si sente nuovamente autorizzata a ritornare alle pratiche pittoriche e plastiche tradizionali in uno spirito di assoluta libertà, con un gusto per la citazione. Il primo Paese in cui si rese visibile il ritorno alla manualità fu l’italia. Achille Bonito Oliva: «Transavanguardia significa riconoscere l’insicurezza del nostro tempo. Teorizzo il recupero della manualità, del disegno, della pittura capace di ridare testimonianza all’artista come soggetto dopo gli anni di impersonalità, neutralità, oggettività dell’arte concettuale. C’è la ripresa del colore. Il superamento del contrasto tra astratto e figurativo, quindi intreccio stilistico, nomadismo culturale, recuperando gli stili del passato.»

Enzo Cucchi (1949), La guerra delle Regioni, 1981 Tra le innumerevoli tecniche utilizzate da Enzo Cucchi per dare corpo al proprio immaginario, il carboncino occupa un posto rilevante.

Enzo Cucchi Quadro minore marchigiano, 1979

Enzo Cucchi Pesce in schiena del Mare Adriatico,

Nicola De Maria (1954), Mare, Chiudere gli occhi, o Mare (1983) I blu intensi e diversamente modulati, subito associati all’idea del mare, sono i protagonisti di quest’opera. Di pochi elementi ben calibrati si compone una tipica creazione pittorico-poetica. Nicola De Maria è stato l’unico fra i componenti della Transavanguardia a non essere interessato alla figurazione. L’allusione va spesso alla vita come luogo di emozioni infantili e connotate dal meraviglioso. PAG. 427

Ettore Spalletti «un isolato di grande autonomia poetica» Stanza azzurra, spalletti-lo-spazio-che-accoglie-lo- sguardo/19787/default.aspx All’area del ritorno italiano alla manualità possono essere ricondotti anche artisti che non hanno assolutamente fatto parte della Transavanguardia, ma che hanno saputo trovare una loro cifra individuale. PAG. 428 L’annullamento del tempo inteso come linearità e progressione e la sua esplorazione come eterno presente, distillato nelle singole opere.

Il Neoespressionismo - Neuen Wilden (Nuovi selvaggi» ) Il Neoespressionismo si riferisce alle nuove correnti pittoriche figurative emerse soprattutto in Germania all’inizio degli anni Ottanta. Caratteristica del Neoespressionismo tedesco è la presenza di pennellate scoperte, fortemente espressive e violente, l’uso di colori pastosi, densi, miscelati con rapidità.

Georg Baselitz (1938), Mangiatore di arance II, 1981 Lo stesso atteggiamento violento che si registra nella pittura a spatolate si ritrova anche nella scultura, prevalentemente lignea e tipicamente eseguita con l’accetta e senza levigatura. PAG. 430

Anselm Kiefer (1945), Nuremberg, 1982 I suoi quadri sono dipinti con olio, sabbia, paglia, scritte su carta, vetro, piombo, amalgamati da colori bruni stesi sulla base di precise prospettive spaziali. PAG

La nuova pittura negli Stati Uniti Julian Schnabel Il frammento diventa elemento decorativo

Negli Stati Uniti il fenomeno pittorico più appariscente fu quello del GRAFFITISMO. Non può essere definito un movimento, ma un moto di protesta pacifica da parte di giovani emarginati. PAG. 436

Jean-Michel Basquiat ( ) ha celebrato nelle sue opere il disagio giovanile della società contemporanea. È nato a New York e anche quando la sua fama lo ha portato ad essere conosciuto ed apprezzato, ha continuato a rappresentare la propria condizione di emarginato, l’appartenenza ad una minoranza etnica e culturale. Basquiat non ha composto soltanto graffiti: ha utilizzato anche la tela, il legno e parti di oggetti, ad esempio porte. Le sue opere sono composte da segni rapidi e non ritoccati, da appunti incollati o scritti direttamente sul supporto, da frasi ossessivamente ripetute.

La scultura oggettuale dei secondi anni Ottanta Verso la metà degli anni Ottanta il ritorno all’esecuzione manuale dell’opera si è attenuato, mantenendo, però, un elemento caratteristico di tutto il decennio: il ricorso a immagini riconoscibili e a opere che avessero una loro materialità, in contrapposizione all’immaterialità concettuale del decennio precedente. Il tema della merce e dell’attrazione che essa può esercitare, già toccato dalla Pop Art, venne portato alla sua esasperazione massima. Jeff Koons, «Nuovi aspirapolvere Hover convertibili», L’aspetto più interessante che venne indagato fu il rapporto di dipendenza psicologica dagli oggetti, divenuti simulacri. PAG. 439