La cultura della pace La nonviolenza. Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma “grande anima”, nasce a Porbandar, in India, il 2 ottobre 1869. All’età.

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Il 23 dicembre 1899 nasce a Perugia Aldo Capitini, esponente italiano del movimento pacifista e della nonviolenza.
Transcript della presentazione:

La cultura della pace La nonviolenza

Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma “grande anima”, nasce a Porbandar, in India, il 2 ottobre All’età di 13 anni, secondo la tradizione indù, Gandhi si sposa con un matrimonio combinato. Successivamente parte per l’Inghilterra per studiare come avvocato alla University College di Londra. Al suo ritorno in India, lavora presso lo studio del fratello avvocato, dove una ditta indiana lo incarica di difendere una causa in Sudafrica. Entra così in contatto con l'apartheid (segregazione dei neri), con il pregiudizio razziale e con le condizioni di semischiavitù nelle quali vivono 150 mila suoi connazionali. Questi eventi lo portano a maturare una profonda evoluzione interiore e a diventare una guida spirituale per il suo Paese nella lotta per l'indipendenza dall’Inghilterra ( ). Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa, che porta, nel 1947, l’India all'indipendenza. Con le sue azioni ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione. Il giorno della sua nascita è stato dichiarato «Giornata internazionale della nonviolenza» dall'Assemblea generale dell’ONU. Muore a Nuova Delhi il 30 gennaio 1948, assassinato con tre colpi di pistola da un fanatico indù radicale, che lo riteneva responsabile di cedimenti al nuovo governo del Pakistan e alle fazioni musulmane.

Vi offro pace. Vi offro amore. Vi offro amicizia. Vedo la vostra bellezza. Sento il vostro bisogno. Provo le vostre sensazioni. La mia saggezza fluisce dalla più alta Fonte. Saluto quella Fonte in voi. Lavoriamo insieme. Per l’unità e la pace.

La nonviolenza

Le tecniche del satyagraha

La marcia del sale Nella marcia del sale la disobbedienza consisteva nel procurarsi direttamente il sale dal mare senza acquistarlo e, quindi, senza pagare la tassa che gravava sul suo costo; questo provocava un danno economico al governo inglese, che non avrebbe incassato il ricavato della tassazione, e un danno di immagine, perché avrebbe mostrato al mondo che gli indiani potevano disobbedire senza l’uso della violenza.

Gli aforismi del

Ci sono risorse sufficienti nel mondo per i bisogni dell’uomo, ma non per la sua avidità.

Io non posso insegnarvi la violenza, siccome io stesso non ci credo. Io posso solo insegnarvi a non inchinare le vostre teste davanti a nessuno anche a costo della vostra stessa vita.

Dovete diventare il CAMBIAMENTO che volete vedere nel mondo.

Il debole non può mai perdonare Il perdono è un attributo del forte.

È una manifestazione del movimento pacifista italiano che si svolge circa ogni due anni tra settembre e ottobre e si snoda lungo un percorso di 24 km, da Perugia ad Assisi. La prima marcia si svolse domenica 24 settembre 1961 su iniziativa di Aldo Capitini, un corteo nonviolento a favore della pace e della fratellanza dei popoli. In questa occasione venne utilizzato, per la prima volta, quello che oggi è il simbolo più conosciuto dell'opposizione nonviolenta a tutte le guerre: la Bandiera della pace con l’arcobaleno, simbolo di pace presso molte civiltà antiche e già utilizzato in varie manifestazioni contro la guerra. La varietà più diffusa della bandiera ha sette colori, con, a partire dall’alto, viola, blu, azzurro, verde, giallo, arancione e rosso e riporta al centro la scritta bianca “PACE” (in italiano spesso anche all'estero). All'indomani della prima Marcia, Aldo Capitini fondò il Movimento Nonviolento. assisi-per-la-pace/10887/default.aspx MARCIA PER LA PACE PERUGIA - ASSISI

La Costituzione della Repubblica Italiana Principi fondamentali Art. 11 L'Italia ripudia la guerra L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

prevenzione dei conflitti conflict prevention consolidamento della pace peace building assistenza umanitaria humanitarian aid mantenimento della pace peacekeeping edificazione della pace peace making DCNAN DC Difesa Civile NAN Non Armata e Nonviolenta Il dovere Costituzionale dei cittadini della Difesa della Patria, può venire svolto in maniera equivalente con modalità diverse e/o estranee alla Difesa militare. Sentenze della Corte Costituzionale n e n

Il movimento hippy nasce in California alla fine degli anni ‘60 come movimento di contestazione giovanile e poi si propaga in tutto il mondo diventando un fenomeno di costume. Il rifiuto delle convenzioni e delle istituzioni borghesi, il pacifismo, l'interesse per le filosofie orientali e il ritorno alla natura sono alcuni dei suoi elementi caratteristici. Il movimento Hippy

Fu un giornalista di San Francisco a usare il termine hippy per definire quei giovani, per la maggior parte di estrazione borghese, che adottavano comportamenti e stili di vita anticonformisti. Secondo alcuni la parola deriva da hip, termine gergale che indicava chi era al passo con le ultime mode. L'atto di nascita del movimento hippy fu un grande raduno che si tenne a San Francisco nel gennaio del 1967, cui parteciparono circa giovani. Alle origini del fenomeno hippy vi era la beat generation, la 'gioventù bruciata' statunitense degli anni ‘50: beat in gergo significa “sconfitto, disperato”. Gli hippy ne presero in prestito la ribellione alle istituzioni borghesi, al consumismo e alla cultura di massa. Ma mentre la beat generation fu una sorta di avanguardia artistica, il movimento hippy fu essenzialmente un fenomeno di costume. Gli hippy crearono uno stile di vita, che dilagò dagli USA nel resto del mondo ed ebbe una profonda influenza sul movimento di protesta giovanile del Sessantotto. Gli eredi della beat generation

Il fiore, simbolo della pace, fu l'emblema scelto dagli hippy. Il pacifismo fu uno dei tratti distintivi del movimento hippy, che ebbe un ruolo importante nella protesta contro la guerra in Vietnam. Gli hippy si mobilitarono anche per i diritti delle minoranze, per gli afroamericani ma soprattutto per i pellirosse. A parte queste battaglie, però, il movimento non fu particolarmente impegnato sul piano politico e civile. Esso rifiutava il sistema e le sue istituzioni autoritarie, dalla famiglia allo stato, ma non intendeva rovesciarlo con un'azione rivoluzionaria. Gli hippy scelsero invece la via della fuga, la ricerca di forme di vita alternative. Cercarono così rifugio nella natura, nel libero amore e nelle comuni, come alternativa alla famiglia tradizionale. Gli hippy cercarono nuove esperienze interiori nelle filosofie orientali, nei viaggi, nella musica e nelle droghe, soprattutto negli allucinogeni. Il loro anticonformismo si esprimeva anche nell'abbigliamento: barbe incolte, capelli lunghi, orecchini, sandali francescani e camicie fiorite. I jeans, sdruciti e attillati, divennero la divisa giovanile unisex. Lo 'stile hippy' è ancora oggi oggetto di costanti rivisitazioni da parte dei creatori di moda. I figli dei fiori

Il concerto di Woodstock La musica ebbe un ruolo centrale nella cultura hippy. Il movimento hippy può essere pienamente rappresentato dal grandioso festival rock tenuto a Woodstock, nei pressi di New York, dal 15 al 17 agosto 1969, un vero e proprio happening (evento) per celebrare “pace, amore e musica” al quale parteciparono oltre giovani. Tra i numerosi artisti che si esibirono in quell'occasione vi furono Joan Baez, Jimy Hendrix, Carlos Santana e altri, che divennero e sono tuttora musicisti di culto per i giovani di tutto il mondo. Sul raduno di Woodstock fu realizzato nel 1970 dal regista Michael Wadleigh un famoso film documentario intitolato Woodstock - Tre giorni di pace, amore e musica.

La musica contro la guerra

Yellow Submarine Uno dei livelli di lettura di questo film, dalla meravigliosa grafica ispirata alla Pop Art, riguarda il Vietnam; il film infatti è stato girato nel 1968, quando gli USA vi stavano combattendo una sanguinosa guerra. Molti giovani in America, e non solo, erano contro questa guerra. All’epoca i Beatles erano il gruppo rock più famoso al mondo e la loro canzone divenne molto popolare tra i giovani del movimento contro la guerra del Vietnam, i quali, durante le grandi manifestazioni, erano soliti cantare “Viviamo tutti in un sottomarino giallo”. ( La trama del film Il paese di Pepelandia (Pepperland) è una terra paradisiaca che si trova in fondo all'oceano. Lì regnano la musica, i colori, l'allegria e, soprattutto, l'amore. Ma si scatena l'orda dei Biechi Blu che pietrificano tutti gli abitanti e li opprimono con la forza delle armi, rendendo il paese grigio, silenzioso e triste. L'unico che si salva è il sergente Pepper, che fugge con il suo sommergibile giallo, giunge a Liverpool dove incontra i Beatles e chiede loro aiuto per liberare Pepelandia dalla tristezza. Incomincia per i Fab Four un’incredibile avventura tra terre psichedeliche, isole lunari e strane creature, attraversando ben 6 mari: il Mare del Tempo, il Mare della Scienza, il Mare dei Mostri, il Mare del Niente, il Mare delle Teste e il Mare dei Buchi. Attraversato quest'ultimo sbarcano a Pepelandia dove incomincia la sfida finale contro il capo dei Biechi Blu, che viene sconfitto anche con l'aiuto di un bizzarro individuo arcidotto e clownesco, l'uomo inesistente (Jeremy Hilary Boob, Ph.D. - Nowhere Man, Geremia nell'edizione italiana). Infine, per festeggiare la liberazione di Pepelandia, i Beatles fanno un concerto.

Imagine there’s no heaven It’s easy if you try No hell below us Above us only sky Imagine all the people Living for today Imagine there’s no countries It isn’t hard to do Nothing to kill or die for And no religion too Imagine all the people Living life in peace You may say I’m a dreamer But I’m not the only one I hope someday you’ll join us And the world will be as one Imagine no possessions I wonder if you can No need for greed or hunger A brotherhood of man Imagine all the people Sharing all the world You may say I’m a dreamer But I’m not the only one I hope someday you’ll join us And the world will live as one Imagine (1971) è il brano musicale più celebre tra quelli scritti da John Lennon dopo lo scioglimento dei Beatles. Spesso citato come uno dei brani più belli della storia del rock, è solitamente letto in chiave pacifista, Lennon però affermò che il brano era soprattutto anti-religioso, anti- nazionalista e anti-capitalista.

Immagina non esista paradiso È facile se provi Nessun inferno sotto noi Sopra solo cielo Immagina che tutta la gente Viva solo per l’oggi Immagina non ci siano nazioni Non è difficile da fare Niente per cui uccidere e morire E nessuna religione Immagina tutta la gente viva in pace Puoi dire che sono un sognatore Ma non sono il solo Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno E il mondo vivrà in armonia Immagina un mondo senza la proprietà Mi chiedo se ci riesci Senza bisogno di avidità o fame Una fratellanza tra gli uomini Immagina tutta le gente Che condivide il mondo Puoi dire che sono un sognatore Ma non sono il solo Spero che ti unirai a noi anche tu un giorno E il mondo vivrà in armonia. Immagina

Messaggi di pace nell’arte Pablo Picasso, La Guerra e La Pace, Museo Nazionale Picasso Nel 1950, nel pieno della guerra di Corea, Picasso aderisce al Partito Comunista francese e sostiene le idee del Movimento per la Pace. Decide dunque di realizzare, sul modello di “Guernica”, un’opera monumentale che testimoni la sua attività politica. Tra il 1952 e il 1954 realizza due pannelli raffiguranti “La guerra” e “La pace”, che andranno a ricoprire le pareti e la volta della cappella del Castello di Vallauris. Dopo il 1957, Picasso aggiungerà ai due pannelli iniziali una terza composizione “Le quattro parti del mondo” unite attorno alla colomba della pace, posta sulla parete di fondo della cappella.

La colomba della pace nelle opere di Picasso In piena guerra fredda, con la paura costante dello scoppio imminente di una guerra atomica, Picasso dedica molte opere al tema della pace e al suo simbolo: la colomba. Tra queste una sciarpa, realizzata in cotone stampato, per il Festival mondiale dei giovani e degli studenti per la pace di Berlino 1951.

Conosco tutti i luoghi dove abita la colomba e il più naturale è la testa dell'uomo. L'amore della giustizia e della libertà ha prodotto un frutto meraviglioso. Un frutto che non marcisce perché ha il sapore della felicità. Che la terra produca, che la terra fiorisca che la carne e il sangue viventi non siano mai sacrificati. Che il volto umano conosca l'utilità della bellezza sotto l'ala della riflessione. Pane per tutti, per tutti delle rose. L'abbiamo giurato tutti. Marciamo a passi da giganti. E la strada non è poi tanto lunga. Fuggiremo il riposo, fuggiremo il sonno, coglieremo alla svelta l'alba e la primavera e prepareremo i giorni e le stagioni a seconda dei nostri sogni. La bianca illuminazione di credere tutto il bene possibile [...] Je connais tous les lieux où la colombe loge Et le plus naturel est la tête de l’homme. L’amour de la justice et de la liberté A produit un fruit merveilleux. Un fruit qui ne se gâte point Car il a le goût du bonheur. Que la terre produise que la terre fleurisse Que la chair et le sang vivants Ne soient jamais sacrifiés. Que le visage humain connaisse L’utilité de la beauté Sous l’aile de la réflexion. Pour tous du pain pour tous des roses Nous avons tous prêté serment Nous marchons à pas de géant Et la route n’est pas si longue. Nous fuirons le repos nous fuirons le sommeil Nous prendrons de vitesse l’aube et le printemps Et nous préparerons des jours et des saisons À la mesure de nos rêves. ILa blanche illumination De croire tout le bien possible [...]

Paul Éluard, Il volto della pace [...] Noi abbiamo inventato gli altri come gli altri ci hanno inventato. Avevamo bisogno gli uni degli altri. Come un uccello che vola ha fiducia nelle sue ali noi sappiamo dove conduce la nostra mano tesa: verso nostro fratello. Colmeremo l'innocenza della forza che tanto a lungo ci è mancata non saremo mai più soli. Le nostre canzoni chiamano la pace e le nostre risposte sono atti per la pace. Non è il naufragio, è il nostro desiderio che è fatale, e la pace inevitabile. L'architettura della pace riposa sul mondo intero. Apri le tue ali, bel volto; imponi al mondo di essere saggio poiché diventiamo reali, diventiamo reali insieme per lo sforzo per la nostra volontà di disperdere le ombre nel corso folgorante di una nuova luce. La forza diventerà sempre più leggera respireremo meglio, canteremo a voce più alta. [...] Nous avons inventé autrui Comme autrui nous a inventé Nous avions besoin l’un de l’autre. Comme un oiseau volant a confiance en ses ailes Nous savons où nous mène notre main tendue Vers notre frère. Nous allons combler l’innocence De la force qui si longtemps Nous a manqué Nous ne serons jamais plus seuls. Nos chansons appellent la paix Et nos réponses sont des actes pour la paix. Ce n’est pas le naufrage c’est notre désir Qui est fatal et c’est la paix qui est inévitable. L’architecture de la paix Repose sur le monde entier. Ouvre tes ailes beau visage Impose au monde d’être sage Puisque nous devenons réels. Nous devenons réels ensemble par l’effort Par notre volonté de dissoudre les ombres Dans le cours fulgurant d’une clarté nouvelle. La force deviendra de plus en plus légère Nous respirerons mieux nous chanterons plus haut.

Alda Merini, La pace La pace che sgorga dal cuore e a volte diventa sangue, il tuo amore che a volte mi tocca e poi diventa tragedia la morte qui sulle mie spalle, come un bambino pieno di fame che chiede luce e cammina. Far camminare un bimbo è cosa semplice, tremendo è portare gli uomini verso la pace, essi accontentano la morte per ogni dove, come fosse una bocca da sfamare. Ma tu maestro che ascolti i palpiti di tanti soldati, sai che le bocche della morte sono di cartapesta, più sinuosi dei dolci le labbra intoccabili della donna che t'ama.

Donne e non violenza Già Gandhi riconosceva alla donna un ruolo centrale nella lotta per la pace, egli affermava di aver appreso la disobbedienza civile dalle suffragette inglesi. Le donne portano la propria esperienza quotidiana di trasformazione nonviolenta dei conflitti nell'ambito dell’esperienza politica e sociale, attuando così il metodo nonviolento. Gli ideali della nonviolenza gandhiana, rinuncia alla violenza, resistenza e capacità di sacrificio, riconciliazione appartengono all'azione delle donne e nascono dal rifiuto morale della violenza in ogni sua forma. La capacità di resistenza e di sacrificio delle donne è stata dimostrata dalle madri di plaza de Mayo, che non si sono arrese di fronte alla sanguinaria dittatura argentina, come dalle donne in nero di Belgrado contro la dittatura di Milosevic. Le donne sono state in grado di adottare un approccio positivo al conflitto e di percepire l'unità tra le parti coinvolte, come nel caso delle azioni comuni delle donne palestinesi e israeliane. L'azione delle donne si è sviluppata in modo da raggiungere le donne del campo opposto, nella convinzione che il conflitto rappresenti un invito a cooperare nella ricerca di una soluzione comune.

Aung San Suu Kyi

Politica birmana, attiva nella difesa dei diritti umani nel suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare, si è imposta come leader del movimento non-violento, fino ad essere insignita del Premio Nobel per la pace nel La vita di Aung San Suu Kyi è stata travagliata fino dai primi anni. Suo padre, il generale Aung San, capo della fazione nazionalista del Partito Comunista della Birmania, dopo aver negoziato l'indipendenza della nazione dal Regno Unito nel 1947, fu ucciso da alcuni avversari politici. Dopo la morte del marito, la madre di Aung San Suu Kyi, divenne una delle figure politiche di maggior rilievo in Birmania e ambasciatrice in India. Aung San Suu Kyi fu sempre al suo fianco e frequentò le migliori scuole indiane e inglesi, laureandosi in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia ad Oxford. Continuò i suoi studi a New York, dove lavorò per le Nazioni Unite e sposò Michael Aris, studioso di cultura tibetana. Nel 1988, per accudire la madre malata, ritornò in Myanmar, dove il generale Saw Maung aveva preso il potere e instaurato un regime militare che tuttora comanda. Influenzata dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi e dai concetti buddisti, Aung San Suu Kyi entrò in politica, fondando la Lega Nazionale per la Democrazia nel La Birmania, oggi conosciuta come Myanmar, è il paese più esteso del sud-est asiatico con il maggior numero di templi buddhisti. Diviso in tutta la sua estensione dal fertile fiume Irrawaddy, dove si concentra per di più la popolazione, il Paese presenta una grande varietà paesaggistica con alte montagne a nord, come l’Hkakabo Razi (5882 m), le colline e le ampie pianure dell’area centrale. Varie sono dunque la vegetazione e la fauna. Intenso è il legame con la filosofia buddhista. I suoi templi, imponenti capolavori architettonici costruiti fra l’800 e il 1100 d.C., sono adornati con oro e pietre rare. Per questo viene anche chiamato il “Paese delle Mille Pagode “ o la “Terra dorata”.

Aung San Suu Kyi Un anno dopo le furono comminati gli arresti domiciliari, con la concessione che avrebbe potuto abbandonare il paese, ma Aung San Suu Kyi rifiutò la proposta. Nel 1990 le elezioni portarono a una schiacciante vittoria del partito di Aung San Suu Kyi, che sarebbe diventata Primo Ministro, tuttavia, i militari presero il potere con la forza, annullando il voto popolare. L'anno successivo Aung San Suu Kyi vinse il premio Nobel per la Pace e usò i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione a favore del popolo birmano. Gli arresti domiciliari le furono revocati nel 1995, ma non poté mai lasciare il paese, altrimenti le sarebbe stato negato il ritorno in Myanmar, anche ai suoi familiari non fu mai permesso di visitarla, neanche quando il marito Michael si ammalò di cancro, malgrado i numerosi interventi degli Stati Uniti, dell’ONU e di papa Giovanni Paolo II. Nel 2002, scampò ad un attentato e fu di nuovo messa agli arresti domiciliari, la sua salute andava peggiorando e gli USA e l'Unione europea fecero forti pressioni sul governo del Myanmar per la sua liberazione, ma gli arresti domiciliari furono rinnovati. Nel 2010 Aung San Suu Kyi è stata liberata e nel 2012 ha ottenuto un seggio al parlamento birmano. Nonostante ciò la Birmania non è ancora libera, il passato dittatoriale grava ancora sulla nazione.

TRE DONNE PREMIO NOBEL PER LA PACE 2011 “per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell'opera di costruzione della pace” Ellen Jonson Sirleaf - Leymah Gbowee - Tawakkul Karman Svolgi una ricerca su una di queste tre donne, su come hanno operato per la pace nei rispettivi paesi, in Liberia le prime due e in Yemen la terza. Svolgi una ricerca su quante donne nel mondo hanno ricevuto il Premio Nobel per la pace e con quali motivazioni.

Lotta politica nonviolenta e disobbedienza civile in Italia

Alcune forme di lotta nonviolenta oggi

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