Alda MERINI.

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Transcript della presentazione:

Alda MERINI

Sono nata il 21 a primavera da Vuoto d’amore Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenare tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.

La vita (1931-2009) Una vita tormentata e piena di svolte improvvise. Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931 e sempre a Milano muore nel 2009. Ha la vocazione di poeta fin da giovanissima e una sensibilità straordinaria. Non riesce a proseguire gli studi come vorrebbe (senso di incompiutezza e frustrazione). Già dall’inizio della sua produzione emergono due temi che saranno costanti: il tema dell’amore e quello mistico. Entra a far parte del Circolo di Via del Torchio e conosce Giacinto Spagnoletti, Maria Corti, David Maria Turoldo e Giorgio Manganelli. Tutte persone che saranno importanti nella sua vita. Con Manganelli vive una passione tormentosa. Esordisce in modo precoce e promettente (così sembra), ma dopo la fine del rapporto con Manganelli, Alda sposa Ettore Carniti e inizia una vita casalinga che la opprime e la distoglie dalla sua vocazione, scrivere. Nel 1965 inizia per Alda una serie di ricoveri in manicomio che la porterà ad attraversare la Terra Santa, un vagabondaggio alla ricerca di sé, nonostante la schizofrenia diagnosticata.

Il frutto di quell’esperienza umana è una raccolta di poesie, dal titolo La Terra Santa, ritenuta il suo capolavoro. Ma nemmeno questo libro attira consenso e successo. Soltanto nel 1993 il libro vince il Premio Librex Montale. Dopo la morte del marito (1983), torna a scrivere, si sposa con un altro poeta, Michele Pierri, molto più anziano di lei e si trasferisce a Taranto. Ma l’unione, all’inizio felice si conclude drammaticamente: Michele si ammala e Alda viene ricoverata nuovamente in una clinica psichiatrica. Torna quindi a Milano, dove vive l’ultima parte della sua vita in modo più positivo, con il riconoscimento del pubblico e l’affetto di amici/estimatori. La casa di Ripa di Porta Ticinese, 47, che prima dei ricoveri appariva linda e ordinata, si trasforma in un deposito di materiali disparati, dove nulla più viene rimesso a posto. Famosa la parete-agenda con i numeri scritti col rossetto. Nel 1996 vince il premio Viareggio. Muore il 1^ Novembre 2009. Interessante il sito della poetessa curato dalle sue 4 figlie www.aldamerini.it

Le pubblicazioni Poetesse del Novecento, 1951 La presenza di Orfeo, 1953 Paura di Dio, 1955 Nozze romane, 1955 Tu sei Pietro, 1961 La Terra Santa, 1984 L’altra verità. Diario di una diversa, 1986 (prosa) Poesie per Charles, 1991 (1^ ed.) Per Michele Pierri, 1991 (1^ ed.) La gazza-ladra, 1991, (1^ ed.) La palude di Manganelli, 1992 La volpe e il sipario, 1997 Antologia a cura di Maria Corti, Fiore di poesia, Einaudi, 1998

Lo stile Fuori dalle correnti poetiche del ‘900 Istintività, spontaneità I suoi versi sono frutto di intuizioni, di angosce profonde: misticismo/erotismo La poesia dà sfogo a sentimenti (paura, insicurezza, malinconia) che non trovano risposte razionali La parola creativa si manifesta in metafore, in frammenti lirici (misto di poesia e narrazione) Accostamenti di immagini senza alcun collegamento logico (orfismo = concezione dell’arte come atto magicamente creativo/ che coglie il mistero)

Il gobbo, 1948 Dalla solita sponda del mattino io mi guadagno palmo a palmo il giorno: Il giorno dalle acque così grigie, dall’espressione assente. Il giorno io lo guadagno con fatica Tra le due sponde che non si risolvono, Insoluta io stessa per la vita … e nessuno m’aiuta. Ma viene a volte un gobbo sfaccendato, un simbolo presago d’allegrezza che ha il dono di una strana profezia. E perché vada incontro alla promessa lui mi traghetta sulle proprie spalle.

Il testamento, da Paura di Dio (1955) Se mai io scomparissi presa da morte snella, costruite per me Il più completo canto della pace! Ché nel mondo, non seppi ritrovarmi con lei, serena, un giorno. Io non fui originata ma balzai prepotente dalle trame del buio Per allacciarmi ad ogni confusione. non lasciatemi sola; blanditemi come folle! 8

Nozze romane, 1955 Avrai in potere le mie fondamenta uomo che mi costringi; ferirai le mie carni col tuo dente, T’insedierai al fervore d’un anelito Per soffocarne il senso dell’urgenza. Come una pietra che divide un corso, Un corso d’acqua giovane e irruente, Tu mi dividerai con incoscienza Nelle braccia di un delta doloroso… 29 dicembre 1948 Sì, questa sarà la nostra casa, oggi arrivo a capirlo; ma tu, uomo gaudente, chi sei? Ti misuro: una formula eterna. Hai assunto un aspetto inesorabile. Mi scaverai fin dove ho le radici (non per cercarmi, non per aiutarmi) Tutto scoperchierai che fu nascosto per la ferocia di malsane usanze.

Al cancello si aggrumano le vittime da La Terra Santa, 1984 Al cancello si aggrumano le vittime volti nudi e perfetti chiusi nell’ignoranza, paradossali mani avvinghiate ad un ferro, e fuori il treno che passa assolato leggero, uno schianto di luce propria sopra il mio margine offeso.

Il dottore agguerrito nella notte da La Terra Santa, 1984 viene con passi felpati alla tua sorte, e sogghignando guarda i volti tristi degli ammalati, quindi ti ammannisce una pesante dose sedativa per colmare il tuo sonno e dentro il braccio Attacca una flebo che sommuova Il tuo sangue irruente di poeta. Poi se ne va sicuro, devastato dalla sua incredibile follia Il dottore di guardia, e tu le sbarre guardi nel sonno come allucinato e ti canti le nenie del martirio Il dottore = figura antagonistica, ostile all’umanità sofferente, è l’uom che se ne va sicuro (Montale) e non ha alcun rapporto con i pazienti, vuole solo renderli inermi, tranquilli. La pesante dote di sedativo vuole mettere a tacere il tuo sangue irruente di poeta.

Viene il mattino azzurro, da la Terra Santa Viene il mattino azzurro nel nostro padiglione: sulle panche di sole e di crudissimo legno siedono gli ammalati, non hanno nulla da dire, odorano anch’essi di legno, non hanno ossa né vita, stan lì con le mani inchiodate nel grembo a guardare fissi la terra. (immagini che alludono alla croce)

La Terra Santa ma andando verso la messe, Ho conosciuto Gerico, ho avuto anch’io la mia Palestina, le mura del manicomio erano le mura di Gerico e una pozza di acqua infettata ci ha battezzato tutti. Lì dentro eravamo ebrei e i Farisei erano in alto e c’era anche il Messia confuso dentro la folla: un pazzo che urlava al Cielo tutto il suo amore in Dio. Noi tutti, branco di asceti Eravamo come gli uccelli e ogni tanto una rete oscura ci imprigionava ma andando verso la messe, La messe di nostro Signore e Cristo il Salvatore. Fummo lavati e sepolti, odoravamo di incenso. e dopo, quando amavamo ci facevano gli elettrochoc perché., dicevano, un pazzo non può amare nessuno. Ma un giorno da dentro l’avello anch’io mi sono ridestata e anch’io come Gesù ho avuto la mia resurrezione, ma non sono salita ai cieli sono discesa all’inferno da dove riguardo stupita le mura di Gerico antica.

La palude di Manganelli Io sono una novembrina, nel senso che amo le foglie sparse per terra, gli autunni celeri, quelli che incantano finalmente il sole e lo fermano nel suo girovagare quotidiano. La tenebra è sempre stata la mia luce. ………………………….

La gazza ladra Il pastrano Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa era un pastrano di lana buona un pettinato leggero un pastrano di molte fatture vissuto e rivoltato mille volte era il disegno del nostro babbo la sua sagoma ora assorta ed ora felice. Appeso a un cappio o al portabiti assumeva un’aria sconfitta: traverso quell’antico pastrano ho conosciuto i segreti di mio padre vivendolo così, nell’ombra.

Alda Merini, da La gazza ladra Amai teneramente dei dolcissimi amanti senza che essi sapessero mai nulla. e su questi intessei tele di ragno e fui preda della mia stessa materia. In me l’anima c’era della meretrice della santa della sanguinaria e dell’ipocrita. Molti diedero al mio modo di vivere un nome e fui soltanto una isterica.

Aforismi Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri Il paradiso non mi piace perché verosimilmente non ha ossessioni. Il poeta Che vede tutto Viene accusato Di libertà Di pensiero Sono una piccola ape furibonda.