DIDATTICA DELLA STORIA Docente: prof. F RANCESCO P IRANI a.a. 2014/15 TFA - Classe di Concorso A037 (Filosofia e storia nei licei)

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DIDATTICA DELLA STORIA Docente: prof. F RANCESCO P IRANI a.a. 2014/15 TFA - Classe di Concorso A037 (Filosofia e storia nei licei)

DIDATTICA DELLA STORIA Insegnare storia Questioni epistemologiche relative alla disciplina e all’insegnamento della storia. La storia nella scuola italiana L’insegnamento della storia dall’unità d’Italia a oggi: finalità e programmi ministeriali. Forme e pratiche della didattica della storia Strumenti didattici e approcci nell’insegnamento; il laboratorio di storia; audiovisivi e web

Gli usi della storia 1 «Uso pubblico della storia» La definizione: coniata da Habermas nel 1982 ma ripresa da Kant Visione negativa (teorizzata da Habermas): investe l’utilizzo ‘politico’ strumentale del passato per costruire il consenso e mobilitare l’opinione pubblica Opportunità positiva: inserire il dibattito sulla storia e la sua eredità nel presente all’interno del discorso pubblico (Gallerani)Revisionismo Il termine: nasce in campo politico a fine Ottocento in relazione all’affaire Dreyfus Il concetto storiografico: indica la messa in discussione critica di interpretazioni dominanti, generalmente considerate acquisite.Negazionismo Non ha a che fare con la storia né col dibattito storiografico, ma testimonia meramente progetti eversivi, spesso neonazisti.

Storia e memoria 1 MEMORIA MEMORIA espressione immediata individuale, collettiva legata alla percezione del passato o al bisogno di fissare il ricordo intrinsecamente instabile egocentrica (Ginzburg) si estrinseca in molte forme (attraverso luoghi, monumenti ecc.) STORIA STORIA sapere mediato prodotto delle pratiche euristiche e di ricerca tendenzialmente stabile multiprospettica e critica si esprime nella forma del saggio critico

Il paradigma esplicativo Eventi: atomi fattuali che si dispongono in una linea discontinua Discorso storico: ordina e interpreta il senso degli eventi I perché, ossia i nessi causali in storia Il ruolo del caso vs i fattori strutturali; La relazione necessaria e unidirezionale fra antecedente e conseguente (catena causale); Il «mito delle origini» (Bloch); I rischi dell’attualizzazione ‘meccanica’ (Bevilacqua); Cause accidentali e cause reali; Il lavoro dello storico su due versanti: -enucleazione e moltiplicazione delle cause; -semplificazione e ordinamento delle stesse. Opportunità e rischi didattici della storia controfattuale. 1 S.A. Bianchi, C. Crivellari, Nessun tempo è lontano. La mediazione didattica tra storia esperta e storia insegnata, Armando, Roma 2003, p. 22 S.A. Bianchi, C. Crivellari, Nessun tempo è lontano. La mediazione didattica tra storia esperta e storia insegnata, Armando, Roma 2003, p. 22.

Il testo storico: la narrazione La dimensione retorica di una narrazione storica il livello informativo: un testo storico “intende trasmettere ai lettori una somma di conoscenze concernenti il passato” (Topolski) ; il livello persuasivo o retorico: la periodizzazione e il ruolo delle metafore (es: «rivoluzione», «restaurazione», «reazione»); il livello teorico o ideologico: adesione da parte degli storici a modelli interpretativi generali. W. Panciera, A. Zannini, Didattica della storia. Manuale per la formazione degli insegnanti, Le Monnier Università, Milano

Insegnare storia Perché? (a che cosa serve l’insegnamento della storia?) Per favorire negli alunni l’acquisizione di: conoscenze (finalità di tipo didattico e contenutistico) strumenti (finalità di tipo pedagogico e cognitivo) consapevolezza (finalità di tipo civico ed etico-politico) Come?(con quali metodi e con quali mezzi?) lezione frontale (metodo trasmissivo) laboratorio (didattica attiva) gioco (didattica ludica) Che cosa? (quali contenuti?) ‘tutta’ la storia (enciclopedismo) temi funzionali agli obiettivi (libertà e responsabilità didattica) 1

I ‘livelli’ di osservazione della storia Storia generale : si definisce come summa ad uso degli studenti (genere storiografico) privilegia le forme del potere e i sistemi di organizzazione della società trasmette una forma complessiva, ma sintetica, di conoscenza storica si fonda su una prospettiva eurocentrica Storia globale (world history): esprime istanze multiculturali e multidisciplinari adotta un metodo comparatistico fra aree della Terra Utilizza una periodizzazione secondo grandi “quadri di civiltà” Storia nazionale raccoglie l’eredità della grande stagione storiografica ottocentesca; si configura come luogo di discussione e di lotta politica Storie settoriali rompono gli schematismo delle periodizzazioni tradizionali Adotta un approccio multidisciplinare (scuola delle “Annales”) Storia ‘locale ’ e microstoria pone il problema di definizione di scala 1

L’insegnamento della storia ‘locale’ Ragioni epistemologiche: storia esperta storia insegnata Ragioni educative: cittadinanza realecittadinanza globale Educazione al patrimonio “saper fare artigianato didattico” (Deiana) “invito alla partecipazione democratica” (Bevilacqua) 1 valorizzazione dei beni culturali (Associazione Clio ‘92)

Il ruolo formativo della storia (Brusa) “RADICI”“TRADIZIONE” STORIA IDENTITARIASTORIA-SCIENZA VS “EUGENETICA STORIOGRAFICA” EDUCAZIONE INTERCULTURALE 1

Quale storia nella scuola? STORIA - MATERIA Passato vs presente TEMPO: omogeneo e lineare Idea di CAUSA come necessità fra antecedenti e conseguenti CONTENUTI chiusi, ripetitivi, impermeabili Rilevanze tematiche gerarchizzate Scala geografica: nazionale ed europea Scrittura: neutra, oggettiva, sicura STORIA - RICERCA Passato  > presente TEMPI: multipli, scorrono a diverse velocità Idea di CONCAUSE, condizioni, relazioni tra fattori CONTENUTI aperti e multidisciplinari Assenza di gerarchia nei contenuti Scala geografica: dal sistema- mondo al locale Scrittura: soggettiva, ipotetica, congetturale S.A. Bianchi, C. Crivellari, Nessun tempo è lontano. La mediazione didattica tra storia esperta e storia insegnata, Armando, Roma 2003, p. 22 S.A. Bianchi, C. Crivellari, Nessun tempo è lontano. La mediazione didattica tra storia esperta e storia insegnata, Armando, Roma 2003, p

Quale storia nella scuola? ‘DISCIPLINARISTI ’ Enfasi sullo STATUTO EPISTEMOLOGICO della disciplina Insegnante = CUSTODE di una scienza da infondere ai giovani Finalità: SAPERE Didattica FRONTALE Rilevanza dei CONTENUTI disciplinari Comprensione = conoscenza enciclopedica ‘PEDAGOGISTI’ Enfasi sul PROCESSO DI APPRENDIMENTO dell’alunno Insegnante = FACILITATORE che guida i giovani alla libera scoperta Finalità: SAPER FARE Didattica LABORATORIALE Rilevanza degli OBIETTIVI formativi Comprensione estrinseca F. Senatore, La formazione degli insegnanti di storia. Difficoltà e ambiguità nel rapporto tra università e scuola, in “Reti Medievali Rivista”, III /2. 1

La conoscenza storica nella scuola padronanza di conoscenze + consapevolezza di come esse sono prodotte + capacità di usare operatori cognitivi + capacità di usare le conoscenze per mettere in prospettiva il presente + capacità di usarle per argomentare i propri punti di vista + padronanza dei meccanismi generativi delle conoscenze storiche I. Mattozzi, La cultura storica: un modello di costruzione, Faenza 1990, p. 33 I. Mattozzi, La cultura storica: un modello di costruzione, Faenza 1990, p

La storia nella scuola dopo l’unità d’Italia Legge Casati (1859): educazione in prospettiva nazionale: obiettivi di alfabetizzare le masse rurali e creare un ceto dirigente fedele allo Stato; didattica di tipo nozionistico (exempla e personaggi) Legge Coppino (1876) rende obbligatorio l’uso del manuale, scelto dal collegio dei docenti (fortuna del manuale di Ricotti) L’età della «sinistra storica» e i programmi di Pasquale Villari (1891) interesse crescente per l’insegnamento della storia e introduzione del concetto di «Storia generale» persistente centralità della storia politica e militare, delle biografie (fortuna del manuale di Rinaudo) impronta positivista: storia economica negli istituti tecnici 2

La storia nella scuola nel primo Novecento L’età giolittiana vivace dibattito intellettuale sulle riforme (G. Salvemini, 1909) e rapporto virtuoso tra offerta e domanda di istruzione universitaria; Primato della storia nazionale (manuale di Salvelli, 1912) I programmi di Croce ( ) storia intesa come strumento di matura formazione intellettuale e civile unifica i percorsi di storia fra i vari indirizzi scolastici Riforma Gentile ( ) – «la più fascista delle riforme» restaurazione del modello ‘casatiano’, come reazione al positivismo subordinazione della storia alla filosofia nel primato della cultura umanistica: «la storia dell’uomo è sorretta e guidata dai grandi istituti ideali» affermazione di una storia del tutto astratta e disincarnata («il senso degli avvenimenti è tutto nelle idee») accentua le differenze di programmi fra i diversi indirizzi di studio L’età fascista mantiene l’ordinamento di Gentile, utilizzando la storia come terreno di propaganda esaltazione delle «italiche gesta» (programmi De Vecchi, 1930) esaltazione della mitografia risorgimentale e del mito della romanità 2

La storia nella scuola nel secondo Novecento Nel secondo Dopoguerra defascistizzazione della scuola: un processo contraddittorio; elusione della storia contemporanea: i programmi si arrestano al 1915 dibattito fra intellettuali crociani e di sinistra: il convegno del Istituzione della scuola media inferiore unica (1962) superamento della prospettiva storico-militare e della storia come giustificazione del potere precostituito; di fatto, si osserva un carattere generico dei programmi di storia. La scuola nella società di massa (anni’60-’80) la storia contemporanea entra nei programmi di storia (1960); rimozione degli ostacoli per la mobilità sociale; progressivo superamento del principio di autorità del docente; avvio del dibattito culturale nonostante i programmi restino immutati riflessione e revisione della metodologia didattica. 2

La storia nella scuola nell’epoca della riforma continua ( ) Commissione Brocca ( ) la sperimentazione: innovazioni metodologiche nei Piani di studio la punta avanzata: i Programmi degli istituti professionali (1997), ossia un vero e proprio ‘trattato’ di didattica della storia. I dicasteri di centro-sinistra (De Mauro, Berlinguer). assegnazione dello studio del Novecento all’ultimo anno del triennio (DM 682/96): cade il tabù sulla storia contemporanea La riforma Moratti le Indicazioni nazionali (2003): un progetto reazionario (di fatto si tratta di una riproposizione sotto nuova forma dei programmi del 1960) la reazione degli storici accademici (documento di Bologna, giugno 2004) La riforma Fioroni inclusione della storia nell’«Asse storico-sociale» (DM 139/2007) La riforma Gelmini superamento del concetto di ‘programma’ prescrittivo nelle Indicazioni impoverimento didattico dell’insegnamento della storia (DM 211/2010) nuova periodizzazione nei trienni dei licei: dall’anno Mille al Novecento 2

I programmi di storia per il triennio dei licei (classe di concorso A037) Allegato C al Decreto Legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53: OSA (Obiettivi specifici di apprendimento) Indicazioni nazionali e linee guida per i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali (D.M. 7 ottobre 2010, n. 211) 2

La didattica: curricolo e programmazione Curricolo = percorso formativo di uno specifico grado scolastico, che riguarda una o più aree disciplinari Programmare ≠ “svolgere il programma” ma indicare con chiarezza i traguardi generali di apprendimento, prevedendo forme di verifica del grado di raggiungimento degli stessi 3

L’Unità Didattica (UD) Elementi di base Titolo Analisi della situazione di partenza Indicazione dei prerequisiti (abilità, competenze, conoscenze) Indicazione del momento e dei tempi di realizzazione Indicazione chiara e dettagliata degli obiettivi, distinti in: obiettivi di apprendimento, formativi, cognitivi Esplicitazione dei contenunti Esplicitazione delle metodologie didattiche (laboratorio…) Esplicitazione degli strumenti e dei materiali (fonti documentarie, audiovisivi, brani storiografici…) Indicazione dell’impegno orario Descrizione chiara e circostanziata della valutazione 3

Le forme della didattica della storia La didattica “tradizionale” si fonda su tre pilastri: - storia generale - principio cronologico-sequenziale - modello trasmissivo del sapere La didattica “modulare” - sostiene la completa autonomia del “modulo” e la sua interna compiutezza, nonché la sua estrema duttilità - scardina il tradizionale principio cronologico- sequenziale - trasforma l’informazione in esercitazione (Brusa) - Sostituisce al modello di apprendimento “cumulativo” un modello “a spirale” 3

Le pratiche della didattica della storia: il laboratorio di storia Valorizza la didattica per competenze e abilità Configura la didattica come percorso di ricerca Si pone come obiettivi: ANIMARE GLI ‘OGGETTI’ DELLA STORIA (documenti, concetti, parole-chiave, immagini, carte) PROMUOVERE I PROCESSI DI APPRENDIMENTO (meccanismi cognitivi) OSSERVARE I COMPORTAMENTI DEGLI ALUNNI (valutazione formativa) 3

La pratica del laboratorio di stori a 3 Fase preliminare (insegnante) - Scelta dell’argomento - Individuazione delle fonti storiche primarie e secondarie Fase iniziale (insegnante + alunni) - Esperienza di partenza utile per motivare gli alunni - Presentazione dell’argomento - Progettazione del percorso laboratoriale (briefing) Fase centrale (o esecutiva) – v. slide successiva Fase conclusiva - Presentazione dei lavori prodotti - Discussione dei risultati raggiunti (debriefing) - Valutazione

Le fonti nel laboratorio di storia 3 Perché usarle? - Valenza epistemologica: “sollecitare le attività mentali” (Mattozzi) - Valenza didattica: “equivalenza fra il costruire e il capire” (Brusa) - Valenza formativa: “insegnare a gestire l’informazione” (Rosso) Come usarle? - Ponendo domande mirate in modo chiaro e comprensibile - Evitando il rischio della decontestualizzazione e del frammentarismo - Valorizzandone il ruolo di prova (“a valle”) o di indizio (“a monte”) Come selezionare? - per il carattere di esemplarità: documenti “tipici” (Guarracino) - coerentemente tra qualità, quantità e scopo - in funzione di una tematizzazione adeguata E. Rosso, Le fonti, dalla storiografia al laboratorio di didattica, in Insegnare storia. Guida alla didattica del laboratorio storico, a cura di P. Bernardi, UTET Università, Torino 2006, pp

Il laboratorio sulle fonti (Brusa) L’ARCHIVIO “SIMULATO” 1) selezionare 2) interrogare 3) interpretare 4) scrivere RICERCA “VIRTUALE” “ARCHIVIO SIMULATO” 1) selezionare 2) interrogare 3) interpretare 4) scrivere 3

Gli strumenti: il manuale di storia A. Vaglio critico a priori Organizzazione complessiva della materia (per moduli, per periodi storici, per aree tematiche) I contenuti (livello di selezione e di astrazione): la qualità e l’organizzazione (ipertesto). Il layout e la grafica del testo (sobria, dimessa, accattivante). L’esposizione (assertiva o problematica?); lo spazio della ‘narrazione’. Uso del linguaggio e in partic. di quello settoriale (presenza di glossari). Le immagini e l’apparato iconografico (ruolo esornativo o funzionale?). Fonti storiche e testi storiografici (ruolo, spazio, rappresentatività, accuratezza nelle citazioni). B. Vaglio critico a posteriori Fruibilità (da parte degli alunni e dell’insegnante). Percezione (da parte degli alunni). Gradimento (da parte degli alunni e dell’insegnante). 3

Le risorse in rete per lo studio della storia Indicatori di controllo sulla qualità: Autorevolezza Accuratezza Obiettività Aggiornamento Chiarezza d’intenti Utilizzabilità Trasparenza 3

Associazioni per la didattica della storia Clio ‘92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia: Landis. Laboratorio nazionale per la didattica della storia: EUROCLIO. European Association of History Educators 3

Risorse per la didattica della storia Bruno Mondadori–Paravia Insegnare/apprendere storia. Didattica della storia e delle scienze sociali (IRREER Emilia Romagna) Mundusonline. Rivista semestrale di didattica della storia. Bibliostoria (Università di Milano) storia/ IRIS. Insegnamento e ricerca interdisciplinare di storia 3

Cinema e didattica della storia Le attività sul film avranno come obiettivi: Individuare gli eventi storici del film Leggere criticamente il film, confrontando informazioni sull’epoca di ambientazione Individuare la struttura narrativa Riconoscere le scelte stilistiche del film Cogliere l’intenzionalità dell’autore Saper esprimere argomentate impressioni Sul cinema relativo al medioevo: