18 marzo 1999 Verso l’Euro Alfredo Viganò Gaudenzio Albertinazzi.

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18 marzo 1999 Verso l’Euro Alfredo Viganò Gaudenzio Albertinazzi

Sommario La valutazione al dei debiti e dei crediti in valute dei “Paesi in”. Impatto dell’Euro sulla contabilità e sui bilanci delle imprese industriali e commerciali. Trattamento dei costi relativi all’introduzione dell’Euro.

E’ un problema che riguarda la generalità delle imprese che al presentano debiti e crediti denominati nelle valute dei “Paesi in”. Con la fissazione dei tassi di cambio irrevocabili tra Euro e monete partecipanti all’Unione Monetaria gli utili o le perdite su cambi diventano definitivi, in quanto al 31 dicembre 1998 ( ) è già noto e certo a quale tasso di cambio saranno pagati ed incassati tutti i debiti e i crediti nelle predette valute. La valutazione al dei debiti e dei crediti in valute dei “Paesi in”

Documento n. 9 CNDC e R Prevede la valutazione dei debiti e crediti a breve termine al cambio in vigore alla data di chiusura dell’esercizio. IAS n. 21 (rivisto nel 1993) Prevede identico trattamento anche per i debiti e crediti a medio e lungo termine, nonché per la valutazione degli elementi patrimoniali monetari. NOTA: tale trattamento è ammesso in Italia anche ai fini fiscali (art. 76, 2° comma, T.U.I.R.). Principi contabili

La valutazione dei debiti e dei crediti in valuta utilizzando il cambio corrente di fine esercizio non necessariamente implica il riconoscimento dell’utile e della perdita su cambi (come differenza tra cambio storico e cambio di chiusura) quale valore di competenza dell’esercizio in chiusura. Il documento n. 9 dei principi contabili italiani prevede per i debiti ed i crediti in valuta a lungo termine di differire gli utili derivanti dall’adeguamento tra il cambio storico e il cambio di chiusura, riconoscendoli solo nell’esercizio in cui tali crediti o debiti divenissero correnti. Principi contabili (segue)

Debiti/crediti in valuta Conversione al cambio di chiusura Utili (perdite) su cambi si riferiscono a: Debiti/crediti a breve Utile su cambiPerdite su cambi Conto economico Debiti/crediti a m/l termine Perdite su cambiUtile su cambi Differimento (risconto passivo) Conto economico Principio contabile n. 9 CNDC e R

Decreto Legislativo approvato , art. 18 Crediti e debiti espressi nelle valute dei Paesi aderenti all’Euro sono convertiti in base al cambio definitivo. Trattamento delle differenze di cambio (positive o negative ) Imputazione a conto economico esercizio chiuso al Frazionate nel tempo Metodo pro-rata temporis Metodo forfettario

Metodo pro-rata temporis Le variazioni di cambio di ciascun credito o debito devono essere ripartite nell’esercizio e in quelli successivi in funzione della durata residua e della prevista evoluzione del capitale dell’elemento considerato. Se il credito o il debito viene incassato, pagato o ceduto, la differenza di cambio va per intero inclusa nel conto economico relativo al periodo nel quale l’incasso, il pagamento o la cessione avvengono. Metodo forfettario Le variazioni di cambio sono ripartite in quote costanti nell’esercizio e nei tre successivi. Metodo pro-rata temporis e metodo forfettario

Le società possono adottare, a loro scelta, uno dei tre metodi. Le differenze di cambio concorrono a determinare il reddito imponibile nell’esercizio in cui sono iscritte nel conto economico. Profili fiscali

Iscrizione in bilancio Conto economico A) Valore della produzione B) Costi della produzione (A - B) C) Proventi e oneri finanziari 16) altri proventi finanz ) interessi e altri oneri finanziari (4.000 ) Stato patrimoniale Esempio: utilizzazione del metodo forfettario: utili su cambi ; perdite su cambi ; al D) Risconti attivi E) Risconti passivi Nella nota integrativa occorre segnalare il metodo utilizzato e il trattamento delle differenze di cambio.

Impatto dell’Euro sulla contabilità e sui bilanci delle imprese industriali e commerciali o Forza contrattuale di poter imporre l’una o l’altra moneta o Tipologia delle controparti Periodo Transitorio: la scelta tra Euro e Lira Italiana quale moneta di regolamento degli scambi

Possibili soluzioni: adottare l’Euro come moneta di conto e convertire in Euro i valori degli scambi regolati nella moneta nazionale; mantenere la moneta nazionale come unità di conto e convertire in Lire i valori degli scambi regolati in Euro; adottare un sistema di contabilità plurimonetaria (Lire ed Euro). Ogni scambio è rilevato in contabilità generale direttamente nella moneta in cui avviene il regolamento senza operare alcuna conversione in sede di rilevazione, ma solo periodicamente e direttamente sui saldi dei conti. Periodo Transitorio: la scelta della moneta di conto

Quando l’Euro è utilizzato come moneta di conto, i documenti contabili obbligatori a rilevanza esterna riferiti ad una data compresa tra il 1° gennaio 1999 ed il 31 dicembre 2001 possono essere ad ogni effetto redatti e pubblicati in Euro. I documenti contabili obbligatori a rilevanza esterna riferiti a date successive devono essere redatti e pubblicati in Euro. Decreto Legislativo (art.16, comma 2°)

Quando convertire i bilanci in Euro ? Come convertirli ? Modalità di conversione

All’inizio del periodo transitorio Durante il periodo transitorio Alla fine del periodo transitorio La soluzione è in parte connessa con il problema della scelta dell’unità di conto e in parte connessa con la scelta della moneta di pubblicazione del bilancio. Quando convertire

Dal punto di vista tecnico si osserva l’inopportunità di convertire i saldi contabili durante l’esercizio, essendo invece preferibile procedere alla conversione dopo la chiusura dei conti per la redazione del bilancio di esercizio in Lire prima della riapertura dei conti del nuovo esercizio. Si evita così di avere per un certo numero di mesi una contabilizzazione in Lire e per il numero complementare di mesi dell’esercizio una contabilizzazione in Euro. Quando convertire (segue)

Esiste un tasso fisso irrevocabile tra moneta nazionale ed Euro: Esempio 1 Euro = 1.936,27 Lire Per convertire basta dividere ogni importo in Lire per 1.936,27 Niente di più semplice !! Come convertire

Qualche problema potrebbe sorgere a causa dei necessari arrotondamenti. Esempio Capitale sociale: Lire suddiviso in n azioni v.n lire 1 Euro = 1.936,27 lire Capitale sociale: /1.936,27 = ,90 Euro Valore nominale unitario: 1.000/1.936,27 = 0, Euro (arrotondando 0,52 Euro) N° azioni * v.n. = * 0,52= Euro Come convertire (segue)

Come trattare la differenza pari a 3.443,10 Euro (cioè: , )? La differenza è coperta dall’utilizzazione di riserve. Nel caso si trattasse di una differenza positiva (Cap. Soc. > n.azioni * v.n.) allora l’eccedenza è portata a riserva legale. Come convertire (segue)

Problemi analoghi riguardano la conversione di obbligazioni emesse. Nel risolverli occorre sempre tener presente il principio dettato dal legislatore comunitario: l’introduzione dell’Euro non deve incidere sulla sostanza del rapporto giuridico sottostante. Come convertire (segue)

Se la cifra successiva all’ultima cifra significativa è compresa tra 1 e 4 si arrotonda per difetto; se è compresa tra 5 e 9 si arrotonda per eccesso. Lire italiane ….= Euro 43,72845 = Euro 43,73 Lire italiane ….= Euro ,23368 = Euro ,23 Regole di arrotondamento (Regolamento n. 1103/97)

Cambi fissi: almeno 6 cifre significative 1 Euro = 1.936,27 Lire italiane 1 Euro = 6,55957 franchi francesi Lire = FF ? Lire = Euro 5,165 (3 cifre decimali) Euro 5,165 = FF 33,88 Lire = FF 33,88 Conversione di monete appartenenti ai “Paesi in”: il passaggio dall’Euro

SEMPLICITA’ OPERATIVA MANTENIMENTO DELLA STESSA PROPORZIONA- LITA’ TRA I VALORI PRIMA E DOPO LA CON- VERSIONE (NON ALTERA IL SISTEMA DEGLI INDICI DI BILANCIO) L’adozione di un tasso di conversione unico per tutte le poste di bilancio presenta i seguenti vantaggi:

Ipotesi: società Italiana che controlla una società Francese Anni fa la società francese aveva acquistato un terreno ad un costo di FF La casa madre aveva tradotto in Lire italiane al cambio del momento o di fine anno il costo, al fine di redigere il bilancio consolidato FF * 200Lire/FF = Lire ma nel bilancio societario francese: terreno FF *(Euro/6,55957) = ,02 Euro nel bilancio consolidato casa madre italiana: terreno Lire *(Euro/1.936,27 Lire) = ,38 Euro L’adozione di un cambio fisso di conversione genera “effetti curiosi”

DA IMPRESA ITALIANA 1$ = 1.123,9 LIRE (Cambio al luglio 1992) Luglio 1992: Lire Gennaio 1999: Euro ,91 (1 Euro = 1.936,27 Lire) Esempio: IMPIANTO $ ACQUISTATO NEL LUGLIO 1992 DA IMPRESA TEDESCA 1$ = 1,49 DM (Cambio al luglio 1992) Luglio 1992: DM Gennaio 1999: Euro ,90 (1 Euro = DM) Eppure si tratta dello stesso impianto, acquistato dallo stesso fornitore, allo stesso prezzo e alla stessa data !

L’adozione di uno stesso cambio fisso per tutte le voci di bilancio indiscriminatamente non garantisce la comparabilità interaziendale. Risulta incoerente sul piano metodologico avuto riguardo ai diversi tempi di formazione dei valori.

L’impiego di tassi multipli di traduzione (metodo temporale) porterebbe agli stessi risultati che si sarebbero ottenuti qualora, per ipotesi, l’impresa da sempre avesse provveduto a convertire e contabilizzare in Euro ogni operazione. Ma come è possibile se l’Euro esiste solo dal 1° gennaio 1999?

CAMBIO STORICO Immobilizzazione Lire X 1 ECU = Lire 1 ECU = 1 EURO (X / 1.600) * Euro CAMBIO CORRENTE Immobilizzazione Lire X 1 ECU = 1.936,27 Lire 1 ECU = 1 EURO (X / 1.936,27) * Euro Diversi effetti sulla rappresentazione della situazione patrimoniale/finanziaria sui redditi rilevabili in futuro e sugli indicatori di performances. >

I costi relativi all’introduzione dell’Euro possono riguardare, in linea di massima: modifica dei programmi degli elaboratori elettronici; riedizione dei listini; sostituzione di talune apparecchiature (registratori di cassa, distributori automatici); formazione del personale; informazioni sulla clientela. Trattamento dei costi relativi all’introduzione dell’Euro

Quali costi devono essere capitalizzati? E quali devono essere riconosciuti di competenza dell’esercizio in cui si manifestano? I costi ritenuti di competenza dell’esercizio in cui si manifestano devono essere classificati tra i componenti ordinari o straordinari di reddito? E’ possibile effettuare accantonamenti alimentando fondi spese future in vista del sostenimento di costi relativi all’introduzione dell’Euro? Interrogativi

Sono capitalizzabili e quindi trattati come immobilizzazioni materiali o immateriali quei costi che, sostenuti in un determinato esercizio, si riferiscono a fattori di utilità pluriennale i cui benefici futuri siano identificabili e misurabili. Esempio: introduzione di nuovi registratori di cassa o distributori automatici o acquisto e messa a punto di nuove procedure informatiche. Si segnala tuttavia la necessità di svalutare le immobilizzazioni che vengono sostituite. Costi capitalizzabili

Se invece taluni costi sono sostenuti per mantenere il funzionamento della struttura aziendale, adeguandola ai mutamenti ambientali, tali costi devono essere giudicati di competenza dell’esercizio nel quale si manifestano. Costituiscono una sorta di “costi di riparazione” che l’azienda deve sostenere per adeguare la struttura esistente ai mutamenti imposti dall’introduzione dell’Euro. Costi non capitalizzabili (di competenza dell’esercizio in cui si manifestano)

Relazione accompagnatoria al D. Lgs. 127/91 “La nozione di straordinarietà non va intesa quale anormalità o eccezionalità dell’evento, quanto come estraneità dello stesso alla gestione ordinaria”. Ora, poiché gli oneri in parola derivano proprio dall’ordinaria attività svolta dall’azienda, la loro straordinaria entità o la loro infrequente manifestazione nel tempo non possono certo attrarli alla “gestione straordinaria”, con la conseguenza che andranno classificati nella macroclasse B del conto economico: costi della produzione. Oneri ordinari o straordinari

Non bisogna confondere il problema finanziario, come fronteggiare i costi relativi all’introduzione dell’Euro, con il problema della corretta misurazione del reddito di esercizio e del capitale di funzionamento. I costi che si sosterranno avranno correlazione con ricavi e costi futuri, successivi al loro sostenimento, e pertanto non è corretto alimentare allo scopo fondi spese future. Accantonamento a fondi spese future in vista del sostenimento di costi relativi all’introduzione dell’Euro