Le pensioni e la previdenza Lezione 9 1. Reminder: la spesa del welfare state Spesa per protezione sociale  Spesa assistenziale  Spesa sanitaria  Spesa.

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Le pensioni e la previdenza Lezione 9 1

Reminder: la spesa del welfare state Spesa per protezione sociale  Spesa assistenziale  Spesa sanitaria  Spesa previdenziale  Ammortizzatori sociali  Istruzione 2

Spesa protezione sociale in % spesa corrente (al netto di interessi) Il totale segue l’andamento spesa previdenziale, aumentata a metà dei ’90 ma rientrata nel 1998 Sanità e assistenza stabili nel tempo (2002 e 2003 interpolazione lineare) totale previdenza sanità assistenza 3

Spesa protezione sociale in % PIL Il totale segue l’andamento spesa previdenziale, in aumento costante dal 1998 Sanità e assistenza leggermente crescenti nel tempo (2002 e 2003 interpolazione lineare) totale previdenza sanità assistenza 4

Pensioni e previdenza in Italia Rappresentano la quota maggiore della spesa sociale in % PIL, tra il 14% e il 17%  Non stabile come sanità, tende ad aumentare  Spese per pensioni anzianità e vecchiaia rappresentano esborsi più elevati 5

Tipologia di pensioni Vari tipi di pensioni in Italia  Vecchiaia → se si è raggiunta una certa età  Anzianità → se si è raggiunto un certo numero di anni di contributi  Invalidità → per persone che non possono guadagnare un reddito da lavoro a causa di un incidente  Superstiti (indirette e di reversibilità) → per persone legate da vincoli familiari a lavoratori deceduti  Sociali → per persone incapaci di sostentarsi  Assegni familiari → per famiglie con figli a carico Prime 2 sono forme di previdenza/assicurazione Le altre sono forme di assistenza 6

Motivazione dell’intervento pubblico Efficienza:  Asimmetrie informative: debole  Assicurazione intergenerazionale  Esternalità negativa Equità  Bene meritorio  Solidarietà tra generazioni 7

Evoluzione XIX secolo → mutue di categorie di lavoratori 1889: Bismarck crea il primo sistema pensionistico per lavoratori indipendenti (con età pensionistica) → modello per altri paesi industrializzati Italia:  1898 creazione di Cassa Nazionale di di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai (mutua)  1919 Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali (obbligatoria)  1933 INPS XX secolo → progressiva estensione dell’obbligatorietà USA: 1935 Social Security Act → sistema a ripartizione  Ida May Fuller riceve nel 1940 il 1° assegno → morta a 100 anni nel 1975 riceve pensioni per US$ 22888,92 a fronte di versamenti pari a US$ Crescita della spesa sociale dovuta a estensione delle prestazioni UK 1942: Beveridge Report → creazione del primo Welfare State universalistico → vittoria dei laburisti alle elezioni del 1945  Proposte per ricostruzuione futura non limitate da “sectional interests” → trattamenti un iversalistici, non means tested  SS è solo una parte di "comprehensive policy of social progress". I 5 “nemici giganti” erano Bisogno, Malattia, Ignoranza, Squallore e Inattività  Strumenti di SS attuati in cooperazione tra stato e individuo per evitare effetti disencentivanti → utopistico Dagli anni ’80 debito previdenziale → differenza tra prestazioni previdenziali che lo stato si è impegnato a erogare e valore attuale dei contributi sociali che verranno versati Fenomeno delle pension crises 3 cause del debito  Metodo di finanziamento degli enti previdenziali  Confusione tra previdenza e assistenza (in Italia)  Andamento macroeconomico  Andamento demografico 8

Spesa in SS in % PIL – Eurostat

Confronti internazionali 10

Composizione % della spesa Vecchiaia/anzianità è componente principale in tutti i Paesi, seguita da malattia Simile composizione anche oggi: in Italia nel 2008 AV è aumentata del 17% 11

Caratteristiche dei sistemi pensionistici 2 criteri di definizione delle prestazioni  Contributivi  Retributivi 2 modalità di finanziamento  Capitalizzazione  Ripartizione 12

Contribuzione e retribuzione 2 metodi del calcolo dell’ammontare della pensione 1. Retributivo → pensione riferita al salario (medio o degli ultimi anni) 2. Contributivo → riferita ai contributi effettivamente versati Fino a anni ’90 in Italia il sistema era di tipo retributivo  Debito previdenziale  Differenze di trattamento tra categorie di lavoratori (dipendenti e autonomi)  Uso distorto delle pensioni di anzianità e invalidità a scopo di assistenza (confusione tra previdenza e assistenza) Progressivo passaggio al metodo contributivo con successione di riforme negli anni ‘90 13

Metodi di finanziamento Contributi lavorativi (datori e lavoratori) che possono essere impiegati secondo gli schemi a:  Ripartizione (Pay-As-You-Go)  Capitalizzazione (Fully Funded)  Non fully-funded: mix dei due (Italia adesso, USA) 14

Ripartizione Pay-as you go Gettito dei contributi al tempo t finanzia le pensioni al tempo t  Lavoratori di oggi pagano le pensioni di coloro che sono in pensione oggi L’equilibrio prevede contributi=erogazioni in ogni periodo 15

Capitalizzazione Fully-funded Contributi di oggi investiti nel mercato di capitali → al momento del pensionamento la pensione è uguale ai contributi versati più tasso di rendimento L’equilibrio prevede erogazioni= social security tax + interessi= Investimenti + interessi maturati 16

Due metodi a confronto Ripartizione genera un trasferimento intergenerazionale Capitalizzazione genera una riallocazione intertemporale Se tasso di interesse è uguale alla somma del tasso di incremento della produttività e del tasso di variazione della forza lavoro → trattamenti pensionistici dei 2 sistemi uguali 17

Pensioni e redistribuzione - 1 Tanto più un sistema pensionistico è…  A ripartizione  Retributivo …tanto maggiore è il suo profilo ridistributivo Oltretutto spesa per pensioni in Italia è intorno al 15% → profilo ridistribuivo assai importante Flusso di redistribuzione è tra generazioni (giovani e anziani) → patto intergenerazionale 18

Pensioni e redistribuzione - 2 In sistemi a ripartizione redistribuzione dipende da aliquota di equilibrio → cambiamento % di contributi rispetto al salario sufficiente ad evitare il debito previdenziale Tipo di redistribuzione (di “patto intergenerazionale”) dipende da 3 caratteristiche del sistema, in particolare se è fisso 1. Il tasso si sostituzione tra pensione e retribuzione 2. Il rapporto monte pensioni/monte salari 3. Il rapporto tra pensione pro capite e salario al netto dei contributi 19

1. Tasso di sostituzione fisso La pensione è una % fissa dell’ultima retribuzione (o di una media pluriennale) Se diminuisce la popolazione → equilibrio finanziario richiede aliquota contributiva + alta  → redistribuzione da giovani a anziani (salario netto + basso) Se aumenta la produttività → equilibrio richiede aliquota contributiva + bassa  Redistribuzione da anziani a giovani (salario netto + alto) NB: l’ammontare delle pensioni non è influenzato da queste variazioni 20

2. Rapporto fisso monte pensioni/monte salari Se l’equilibrio è mantenuto a livello aggregato (totale contributi versati da tutti i lavoratori = totale pensioni erogate a tutti i pensionati)…  → rallentamento del tasso di crescita della popolazione riduce le pensioni oggi (e viceversa)  → accrescimento del tasso di crescita della produttività aumenta le pensioni oggi e i salari netti oggi (e viceversa) 21

3. Rapporto fisso pensione/salario netto Se equilibrio è mantenuto tra la singola pensione e il salario al netto dei contributi...  → un rallentamento del tasso di accrescimento della popolazione fa aumentare l’aliquota di equilibrio e ridurre sia il salario netto che le pensioni attualmente erogate In generale “…the devil lies in the details” In Italia presenti flussi ridistribuitivi anche tra categorie di lavoratori  Es. dipendenti/autonomi; agricoltura/industria  Giungla pensionistica senza logica 22

La situazione in Italia Sistema pensionistico in Italia originariamente era a capitalizzazione Tassi di inflazione elevati degli anni ’70 hanno diminuito il valore reale delle riserve → passaggio a ripartizione Subito dopo invecchiamento della popolazione e riduzione della partecipazione alla forza lavoro hanno ridotto il monte contributivo del sistema a ripartizione → debito previdenziale 23

Gli ultimi 20 anni Susseguirsi di riforme  Amato 1992  Dini 1995  Maroni-Berlusconi 2004  Previdenza complementare 2005  Prodi 2007  Fornero

Riforma Amato 1992 Innalzato l’età minima per la pensione di vecchiaia  65 uomini e 60 donne, min 20 anni di contributi Innalzato il numero di anni di contributi = anni di lavoro per la pensione di anzianità  35 anni Avvicinato il calcolo della pensione alla media delle retribuzioni imponibili Indicizzato le pensioni ai prezzi e non ai salari Ridotto confusione tra assistenza e previdenza (riducendo il ruolo delle pensioni di anzianità) Ridotto redistribuzioni tra lavoratori Ridistribuito a favore dei pensionati → indicizzazione ai prezzi esclude futuri pensionati da benefici legati ad aumenti di produttività 25

Riforma Dini principali innovazioni  Trasformazione del sistema da retributivo a contributivo  Età minima per andare in pensione è una fascia tra 57 e 67 anni con penalizzazioni per coloro sotto i 65 e incentivazioni per chi li supera +6% benefici a chi va in pensione dopo i 65 anni -15% benefici a chi va in pensione a 57 anni (IMF-J.Hamann, 1997)  Progressiva eliminazione delle pensioni di anzianità, perché pensione è tanto più alta quanto maggiori sono i contributi Commenti: Artoni/Zanardi (1997) è un sistema a ripartizione che mima un sistema a capitalizzazione: ‘capitalizzazione virtuale’ 26

Valutazione delle riforme - 1 Dati del DPEF La crescita della spesa sembra rallentare (dal 12.2% del al 3.1% del 98-00) Inizierà a diminuire dopo il 2033 (quando toccherà un picco del 16% del PIL) Incremento nei primi 15 anni dovuto a maggiore numero di pensioni, con produttività costante Poi sostituzione del sistema contributivo a retributivo produrrà rallentamento della spesa Progressiva morte dei baby boomers (nati tra anni 40 e 60) produrrà drastica riduzione della spesa 27

Incrementi di spesa Fonte: DPEF

Evoluzione della spesa pensionistica Fonte: DPEF

Valutazione delle riforme - 2 Pensione pro capite e spesa pensionistica aumentano al tasso di crescita del PIL Squilibri finanziari non possono essere corretti con incrementi dell’aliquota contributiva  Con sistema contributivo si otterrebbe solo un incremento delle pensioni attuali  Si evitano effetti perversi su offerta di lavoro regolare Debito previdenziale quasi interamente a carico di chi ha iniziato a lavorare negli anni ’90 Concertazione delle riforme esclude i giovani nel meccanismo rappresentativo 30

Riforma Maroni 2004 Variazioni a decorrere dal 1 gennaio 2008 Pensione di vecchiaia sistema contributivo:  Requisito dell’età: 65 per uomini, 60 per donne  Oppure 40 anni contributi  Oppure 35 anni contributi+età (gradualmente innalzata) Pensione di anzianità:  Gradualmente eliminata  Innalzamento ulteriore soglia d’età (61 anni dal 2010, 62 dal 2014) Incentivi alla permanenza in servizio TFR: regola del silenzio-assenso per destinazione a previdenza complementare 31

Previdenza complementare: D.Lgs.252/05 Fondi pensione  Negoziali (settoriali) o aperti (gestiti da banche, assicurazioni, Sim o Sgr)  Adesione volontaria  Finanziamento tramite Contributo volontario a carico del lavoratore, del datore o del committente TFR maturando  Incentivi alle imprese Credito d’imposta 4% e riduzione costo lavoro correlata al flusso di TFR maturando conferito a un fondo PIP: Piano Individuale Pensionistico, individuale e più flessibile → non ancora decollato 32

Riforma Prodi 2007 Risposta al dibattito sulla riforma Maroni e superamento dello ‘scalone’ Requisiti per la pensione:  dal 2008: 58 anni di età e 35 di contributi  dal 1° luglio 2009 : quota 95 con età minima 59 anni somma età anagrafica + anni contributivi  dal 1° gennaio 2011: quota 96 con età minima 60 anni  nel 2013 : quota 97 con età minima 61 anni Per i lavoratori autonomi età minima maggiore di un anno Esclusi dall’aumento dell’età i lavoratori usuranti, circa 1,4 millioni di persone (es. minatori) 33