Il primo “saltatore” Talete di Mileto, (624-548 a.C.) fu il primo – a nostra conoscenza – che nacque animista e morì scienziato e filosofo. Disse che l’acqua.

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Il primo “saltatore” Talete di Mileto, ( a.C.) fu il primo – a nostra conoscenza – che nacque animista e morì scienziato e filosofo. Disse che l’acqua è il principio di tutte le cose. Osservando la natura, previde con molto anticipo un grande raccolto di olive e monopolizzò a proprio vantaggio i frantoi, diventando ricco. Previde inoltre un’elissi di sole. Malgrado la sua capacità di fare previsioni, morì d'insolazione, per essere stato obbligato a rimanere senza cappello sotto il sole, durante i Giochi Olimpici. A lui si fa risalire il famoso Teorema di Talete.

Aristotele ( a.C.) Considerò tutto lo scibile a lui noto e propose una vasta struttura razionale che abbracciasse tutti i campi di attività conoscitiva e pratica. Fu un osservatore eccezionalmente acuto e molte sue descrizioni e scoperte biologiche furono sorpassate solo dopo l’invenzione del microscopio. Considerò il mondo come un organismo con uno scopo, ove ogni corpo materiale si muove verso il proprio posto naturale. Credette che il tempo è ciclico e che il mondo è eterno. Nonostante riconoscesse che alcuni fenomeni naturali potevano essere descritti matematicamente (fenomeni ottici e armonie musicali) nel campo della filosofia naturale cercò sempre risposte qualitative e non quantitative. Distinse il moto circolare, caratteristico dei corpi celesti (immutabili e incorruttibili) dal moto lineare caratteristico dei corpi sulla terra. Attribuì la causa della velocità di caduta al peso dei corpi. Nonostante sostenesse che tutta la conoscenza viene a noi tramite i sensi, spesso preferì il metodo deduttivo alle più semplici osservazioni.

Pitagora, Archimede, Euclide, Eratostene fecero fondamentali progressi nelle matematiche e nell’analisi dei fenomeni naturali. Ma, nonostante l’inizio eroico, la scienza greca non si sviluppò mai in un’impresa autosostenuta, né lo avrebbe potuto. Tutte le conoscenze infatti devono essere poste in un più ampio insieme di credenze concernenti la natura del mondo, per potere organicamente collegarsi e accrescersi. E l’orizzonte delle credenze greche era tale da bloccare questo sviluppo.

La Creazione “In principio Dio creò il cielo e la terra … e Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona” (Genesi 1,1; 1, 31)

Dio ha fatto il mondo dal nulla Il mondo è completamente distinto da Dio e totalmente dipendente da Lui. Dio è assolutamente sovrano, razionale e buono La materia è buona perché fatta da Dio Non c’è distinzione tra il cielo e la terra, tra il regno celeste e quello terrestre. Entrambi sono fatti da Dio e totalmente soggetti alle sue leggi. Essendo Dio intelligente ha impresso al mondo un ordine razionale e stabile La creazione è un atto libero di Dio. La struttura del mondo non può perciò essere dedotta dai suoi primi principi (contingenza del mondo). Dobbiamo osservarla per poterne conoscere le leggi Il mondo è aperto alla mente umana, perché Dio ha incaricato l’uomo – fatto a sua immagine e somiglianza – di dominarlo. Egli non comanda l’impossibile

Seguace cristiano di Platone e grande ammiratore di Aristotele, disse che i corpi cadono nel vuoto alla stessa velocità, indipendentemente dal loro peso, e che i corpi lanciati si muovono nell’aria non a causa dell’aria ma perché ad essi è stata data una certa quantità di moto. Contrastando la teoria aristotelica dell’eternità del moto chiese: “non potrebbe Dio dare al Sole, alla Luna e alle stelle, una certa forza cinetica, allo stesso modo nel quale cose leggere e pesanti ricevono la loro tendenza a muoversi?” Affermò infine che le stelle non sono fatte di etere ma di materia ordinaria. Giovanni Filopono (Alessandria, inizio del VI sec.)

Alcuni storici della scienza fanno risalire a lui le origini di quello che verrà definito il “metodo sperimentale”.La sua opera più rappresentativa fu il “De iride” nella quale illustra alcuni dei fenomeni più significativi che riguardano la propagazione della luce, come la rifrazione e la riflessione dei raggi. L’aver inteso la luce come corporeità originaria porta alla convinzione che attraverso le leggi dell’ottica sia possibile interpretare tutti i fenomeni naturali. Per conoscere il “propter quid” degli effetti bisogna riferirsi alle “linee, angoli e figure” e nel far ciò Grossatesta usa una scienza matematizzata: l’ottica. Infatti, “tutte le cause degli effetti naturali sono dati da linee, angoli e figure. Diversamente sarebbe impossibile conoscere il loro «perché»”. Inoltre Grossatesta sostiene che l’impiego di tecniche evolute danno all’uomo la possibilità di spiegare i fenomeni naturali non solo spiegandone le leggi, ma anche avendo la possibilità di riprodurli: nasce il concetto di “esperimento”. “Lux est ergo prima forma corporalis” (si rifà al “Fiat lux” della Genesi). La luce stessa è la corporeità, la tridimensionalità; essa, partendo da un singolo punto, si è diffusa, tramite un’automoltiplicazione infinita, generando una sfera e dando origine all’intero universo.

Ruggero Bacone ( ) Scientia experimentalis In aperto contrasto con Alberto Magno ebbe un approccio neoplatonico alla conoscenza, teso a una percezione quantitativa, generale e immutabile della realtà. Secondo Bacone suprema scienza è la matematica, sussidiaria di tutte le altre scienze, e solo la connessione di questa con l'esperienza concreta del reale può consentire all'uomo di scorgere i rapporti che reggono il mondo sensibile “Non si può conoscere nessuna scienza senza la matematica” “L'uomo privo di esperienza non può pretendere di avere subito la spiegazione e di capire. Non potrà infatti avere alcuna spiegazione se prima non farà esperienza” Bacone fu un entusiasta sostenitore e praticante del primato dell'esperienza come mezzo per acquisire conoscenze intorno al mondo. Certi passi notevoli del suo "trattato d'ottica e di prospettiva" dimostrano che avrebbe potuto, nel 1250, fabbricare microscopi e telescopi. In un'altra parte dei suoi scritti troviamo la formula della polvere da sparo. Era alchimista nell'interpretare il problema della trasmutazione dei metalli, ma nello stesso tempo era un chimico sperimentale moderno nel modo di cercare la soluzione del problema.

” Nel muovere un corpo il motore gli imprime un certo impetus, ovvero una certa potenza capace di muoverlo nella direzione verso la quale il motore lo ha avviato, sia verso l’alto che verso il basso“ Buridano si serve di questa teoria anche per affrontare problemi di meccanica celeste, non accettando l’ipotesi aristotelica delle intelligenze motrici, ma sostenendo che Dio al principio diede un certo impetus ad ogni sfera, impetus che grazie all’assenza d’aria tra i pianeti non è destinato ad estinguersi nel tempo. ” Benché a noi sembri che la Terra sulla quale viviamo sia in quiete, e il Sole ruoti intorno a noi sulla sfera, potrebbe essere vero anche il contrario, poiché i fenomeni celesti osservati rimarrebbero gli stessi. Se la Terra ruotasse noi non ci accorgeremmo del suo moto rotatorio“ Giovanni Buridano fu il principale sostenitore della cosiddetta teoria dell’”impetus”, e dunque profondo anticipatore del principio di inerzia perfezionato da Galileo Per Buridano questa “potenza” tiene in movimento, ad esempio, un proiettile secondo la sua traiettoria dopo il lancio, ma a causa del suo peso e della resistenza dell’aria l’impetus si indebolisce continuamente fino a diventare nullo.