23-24 Novembre 2015 Progetto a cura di Marco Pilotti, Alessio Rossi e Monica Taglietti Fotografie a cura di Monica Taglietti.

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23-24 Novembre 2015 Progetto a cura di Marco Pilotti, Alessio Rossi e Monica Taglietti Fotografie a cura di Monica Taglietti

Monaco di Baviera fu preda e covo di inquietudini sociali e politiche. Nel 1923 Hitler ed i suoi sostenitori si riunirono a Monaco.

La città divenne una roccaforte nazista, tanto da essere chiamata Hauptstadt der Bewegung, ovvero “Capitale del movimento”.

Monaco fu inoltre la città dove nacque la “Rosa Bianca" (in tedesco Die Weibe Rose) formata da un gruppo di studenti che si costituirono in un movimento di resistenza al Nazismo.

A soli 20 chilometri di distanza da Monaco di Baviera è situata la città di Dachau.

Mercoledì 22 marzo 1933 venne aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento nazista. E tutt’oggi sopravvive, nonostante il 29 aprile 1945 molti soldati delle SS rasero al suolo più che potevano con l’intento di eliminare indizi e tracce dei massacri da loro svolti. Un paio di baracche sono state ricostruite, per mostrare ai visitatori le condizioni di vita nel campo ed una è visitabile anche con i suoi interni in legno ed i servizi.

“Arbeit Macht Frei” “Il lavoro rende liberi” la menzogna nazista fu posta sul cancello d’entrata di Dachau.

Oltre il cancello, un immenso spazio costituito da poche baracche, indicazioni in cemento delle fondamenta degli abitacoli abbattuti e posizionato centralmente un immenso memoriale: “Il Memorial” eretto da degli ex prigionieri nel “Siano d’esempio coloro che qui furono sterminati tra il 1933 e il 1945, perchè loro resistettero al nazismo aiutando e difendendo la pace, la libertà e il rispetto per I loro compagni”

Il campo dei prigionieri era formato da 34 baracche disposte su due file separate da un lungo viale alberato; 15 di esse erano suddivise ciascuna in 4 camerate (Stuben), ognuna con un vano soggiorno e un dormitorio; ogni due camerate vi era un lavatoio e una serie di gabinetti. I posti letto per camerata erano per 52 deportati, per un totale, quindi, di 208 a baracca. In periodi di maggior affollamento si arrivò ad ospitare fino a 1600 detenuti a baracca, con condizioni igieniche indescrivibili, tanto che scoppiavano violente epidemie. 5 baracche delle 34, erano adibite ad area ospedaliera (Krankenbau), poi divenute 13, una baracca era adibita a zona di lavoro e la prima a sinistra a spaccio, in realtà sempre sprovvisto. Le prime due baracche a destra erano adibite ad infermeria e una parte della seconda fungeva da obitorio. L'infermeria fu tristemente nota a causa dei raccapriccianti esperimenti su cavie umane. I deportati "indisciplinati" o incorreggibili erano destinati a detenzione particolarmente dura, venivano rinchiusi nelle baracche di punizione, denominate strafblocke. Sono da segnalare la baracca n. 26, la "baracca dei preti", che era destinata ai religiosi detenuti, e quella definita di "disinfezione", staccata dal corpo centrale, tuttora visibile.

all'interno esse sono state fedelmente ricostruite, per i visitatori.

Il forno crematorio venne utilizzato nei campi di sterminio nazisti, come rapido sistema per il disfacimento dei cadaveri delle vittime delle camere a gas. Esso infatti era una macchina efficientissima per occultare le prove dei delitti commessi dai Nazisti che uccidevano i detenuti nei campi di concentramento. Questa modalità venne messa in atto quando Himmler (capo delle SS) intuì i pericoli che quei cadaveri avrebbero potuto causare.

Letteralmente «Camera di fuoco»

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.