Giuseppe Garibaldi Giuseppe Garibaldi, noto anche con l'appellativo di "Eroe dei due mondi" per le sue imprese militari compiute sia in Europa sia in America Meridionale, è la figura più rilevante del Risorgimento italiano e uno dei personaggi storici più celebri al mondo. di Cucco Alessandra 3 A Plesso «Mazzini» a.s. 2015/2016
Nacque a Nizza il 4 luglio 1807 da Domenico e da Maria Rosa Nicoletta Raimondi. Terzogenito di sei figli, i genitori volevano che diventasse avvocato, ma lui non amava studiare e prediligeva la vita di mare. Dopo vari tentativi e fughe da casa, riuscì a persuadere suo padre e venne iscritto nel registro dei mozzi a Genova il 12 novembre Il 13 gennaio 1824 si imbarcò sedicenne sulla Costanza.
Intraprese numerosi viaggi: Isole Canarie, Mar Nero, Costantinopoli e Taganrog dove conobbe le idee mazziniane. Il 16 dicembre si presentò a Genova e il 26 si imbarcò sull'Euridice dove rimase per 38 giorni, indossando la divisa sarda. Come marinaio piemontese Garibaldi assunse il nome di battaglia Cleombroto. Non era ancora iscritto alla Giovine Italia.
In quel periodo tenta di fare propaganda alla causa mazziniana, cercando a bordo e a terra sostenitori. Per l'11 febbraio 1834 era stata organizzata un' insurrezione popolare in Piemonte, Garibaldi scese a terra per mettersi in contatto con i mazziniani, ma la rivolta fallì. Indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte in quanto nemico della Patria. Garibaldi divenne un ricercato. Si rifugiò in Sud America dal gennaio 1836 al 20 maggio Nel 1839 conobbe Anita che sposò nel Ebbero tre figli.
La spedizione dei Mille La spedizione dei Mille fu l'episodio cruciale del Risorgimento. Avvenne nel 1860 quando un migliaio di volontari, al comando di Giuseppe Garibaldi, partì nella notte tra il 5 e il 6 maggio da Quarto, su due vecchi piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, alla volta della Sicilia. Lo scopo della spedizione fu di appoggiare le rivolte scoppiate nell'isola e capovolgere il governo borbonico.
I volontari sbarcarono l'11 maggio presso Marsala e al motto "Italia e Vittorio Emanuele" ebbero un primo scontro a Calatafimi il 15 maggio, dove sconfissero le truppe borboniche. Dopo poco ricevettero l'ordine di mettersi in marcia per raggiungere Palermo. Qui misero sotto assedio la città finché il 6 giugno non capitolò.
A luglio cadde la fortezza di Messina e i Mille, rinforzati da altre migliaia di volontari locali, sbarcarono sul continente. Il 6 settembre re Francesco II abbandonò Napoli. Così, il 7 settembre 1860, Garibaldi entrò pacificamente a Napoli, accolto da trionfatore. Qui assunse la “dittatura del regno delle due Sicilie” in nome del re d'Italia.
Il primo ottobre, i garibaldini sconfissero definitivamente l'esercito borbonico sul fiume Volturno: il regno delle Due Sicilie non esisteva più. Il 26 ottobre Garibaldi e Vittorio Emanuele II s'incontrarono a Teano, presso Caserta, e l'eroe gli consegnò tutta l'Italia meridionale, salutandolo con il nome di “re d'Italia”.
Dopo altre gloriose imprese si ritirò volontariamente nell'isoletta di Caprera, al largo della Sardegna, dove morì il 2 giugno 1882.
Frasi famose “Qui si fa l'Italia o si muore!” Risposta che Garibaldi diede a Bixio, che gli aveva prospettato l'opportunità di ritirarsi durante la battaglia di Calatafimi. “Roma o morte!” Frase pronunciata in occasione del discorso tenuto durante il raduno delle Camicie Rosse a Marsala, il 19 luglio del “Obbedisco!” Risposta al Generale Alfonso La Marmora, che gli aveva intimato di fermare la sua inarrestabile avanzata verso Trento contro gli austriaci nella Terza guerra di indipendenza.