1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 4 maggio  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno.

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1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 4 maggio  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno  12 crediti formativi (inclusi 6 Accorinti sul welfare locale) – gruppo disciplinare SPS/09  Dal 2 marzo al 26 maggio Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Ricevimento stanza B12 dopo la lezione di giovedì

Le politiche scolastiche Di Ennio Pattarin

Chi e come si produce e riproduce socialmente?  Agenzia di riproduzione sociale, la scuola subisce le asimmetrie del sistema socio-economico, culturale e politico  Le riforme Casati (1859) e Gentile ( ) non sono alternative e definiscono ancora l’attuale struttura in 3 gradi dell’istruzione con la secondaria superiore in posizione di centralità culturale  forte centralizzazione per contrastare l’egemonia della Chiesa nella formazione delle élite dirigenti  Scuola primaria inclusiva e secondaria elitaria secondo il pensiero di Croce e del suo allievo Gentile- Gramsci invece proponeva una scuola unitaria fino a 16 anni  “La scuola italiana mentre il paese ha bisogno di ingegneri continua a sfornare avvocati” (Bottai 1937)

Le riforme dagli anni ‘50 ai ‘70 In un periodo di crescita economica regolata dall’intervento statale non sono più i filosofi a interessarsi di scuola ma i tecnici della programmazione  Media unica nel 1962  Inserimento disabili nella materna e insegnanti di sostegno  Apertura alla società (150 ore)  Organi collegiali di partecipazione La crisi economica interrompe la fiducia nella programmazione e blocca le riforme  in altri paesi europei (R.U.,Francia paesi scandinavi) l’obbligo scolastico sale a 15 anni, mentre in Germania sistema molto stratificato ma con ampie possibilità di accesso al mercato del lavoro

Neoliberismo e autonomia scolastica Il neoliberismo penetra nei sistemi di educazione Ue  si guarda a competitività ed efficienza trascurando il nesso tra disuguaglianze economiche e formative La spinta al decentramento deriva da aspetti  ideologici (maggior potere di controllo alle famiglie, agli enti locali e ai privati)  Politici (movimenti separatisti e federalisti)  “amministrativi”: la BM ritiene che un sistema accentrato aumenta il potere di veto dei sindacati, prospettiva accettata sia a destra che a sinistra Di fatto le disuguaglianze educative non diminuiscono e non migliora la qualità dell’insegnamento dato che si fanno solo cambiamenti organizzativi

I cambiamenti in Italia L’autonomia scolastica ≈ decentramento dei poteri o ai manager (presidi) o al Collegio docenti ≠ dal decentramento agli enti locali derivante dalla riforma del Titolo V della Costituzione  Anni ’80 : richiesta dei presidi di avere i poteri dei presidi degli istituti professionali  Anni ’90 anticipo del POF stabilito dalla  Riforma Berlinguer ( ), inizialmente innovativa, poi gravata da tagli di spesa, involuzione amministrativa e corporativismo docenti  poca attenzione alle disuguaglianze formative e incapacità di risolvere il nodo della formazione professionale  Pacchetto Treu aggrava tale problema

La (mancata)riforma dei cicli scolastici  Berlinguer ha come riferimento la proposta di Gramsci di un unico ciclo scolastico fino ai 16 anni, ma di fatto il limite non si eleva (neppure con Moratti e Gelmini)  il successivo governo di centro- destra non applica la legge,  ma la nuova ministra Moratti nomina un commissione di saggi che produce (2003) una fotocopia peggiorativa dell’esistente dividendo tra licei e formazione professionale e lancia lo slogan delle 3 I (Inglese, Informatica, Impresa)  Gelmini si preoccupa soprattutto dei tagli di spesa ( mancata assunzione di precari) e cerca un rapporto con le famiglie, ripristinando il voto in condotta e i voti in decimi interessandosi al bullismo e creando una rete telematica per segnalare le assenze  si oscilla tra atteggiamento securitario e volontariato

La risposta ambivalente degli attori sociali  A famiglie, enti locali e volontariato si ricorre per integrare le carenti risorse, oppure i presidi cercano sponsor in alternativa all’autofinanziamento (con l’effetto di una divaricazione Nord Sud nella formazione professionale)  Sono nuovi attori sociali gli immigrati che richiedono attenzione all’integrazione e confronto interculturale  Gli insegnanti sempre peggio pagati oscillano tra rivendicazioni professionali e coinvolgimento personale nel tappare le falle della scuola

Spesa e rendimento scolastico Secondo Pattarin in una struttura scolastica immutata, il clima neoliberista non ha agito in modo significativo, se non per le strategie di azione degli attori sociali  L’Italia ha una spesa scolastica in diminuzione dal 1995 ad oggi, più bassa di quella di altri paesi Ue (tranne che alle elementari, la scuola che funziona meglio)  Bassi stipendi dei docenti hanno prodotto un’alta femminilizzazione e meridionalizza- zione  basso prestigio scolastico anche per cattiva manutenzione edifici scolastici nonostante PIRL Progress in International Reading Literacy Studies (capacità di lettura a 10 anni) elevati. PISA per i 15-enni) mostra scarse conoscenze di matematica

Le disuguaglianze formative  Il Nord ha più elevati punteggi PISA ma tassi di regolarità bassi come al Centro Sud e tassi di diplomati anche più bassi (regione più virtuosa le Marche: PISA> media Italia, 82,8% diplomati su enni/Italia 74,2%;tasso regolarità 78,7%/ Italia 76%  oltre alla divaricazione territoriale dovuta alla peggiore formazione profes., divaricazione classista ↙↘ Figli borghesia classi meno abbienti Nei liceinei professionali↓ concludono la scuola presto, ma al Nord hanno la rete di salvataggio della formazione professionale (anche se + figli migranti respinti)

In conclusione 3 domande 1)Quale grado di successo hanno avuto le politiche scolastiche?  obiettivo parità formazione prof. e liceale mancato dalla riforma Moratti a causa tagli spesa 2)Il clima neoliberista ha mutato i rapporti tra gli attori sociali?  famiglie più impegnate, insegnanti attaccati rispondono in modo ambivalente 3)Rimangono disuguaglianze formative?  Tra Nord e Sud specie per la formazione professionale e tra ceti sociali, con in fondo gli immigrati

conclusioni Va considerato anche il ruolo della Ue contro la dispersione scolastica, per la parità di genere, per l’incremento della scolarizzazione secondaria, delle competenze linguistiche,per la formazione continua  l’Italia tra i paesi mediterranei  Nonostante le contraddizioni la scuola rimane una dei capisaldi del welfare universalistico di ispirazione costituzionale

Gruppi ricerca sui centri per l’impiego A.4 persone- referente Ferrante B.3 persone- referente Turco OK C.5 persone- referente Benedetti D.6 persone- referente De Blasio OK E.4persone- referente Petrocelli OK F.4 persone- referente Calabrese G.4 persone – referente Iadarola Totale 30 studenti

Scheda analisi rapporto di monitoraggio  Ente (autore) titolo, Anno pubblicazione e rilevazione  Metodo: quale? - quantitativo/qualitativo -rilevazione campionaria o censuaria Risultati ottenuti Come funzionano i CPI (eventuali differenze con le APL) -Per target (italiani/stranieri, disabili, per titolo di studio, per mansioni - operai, impiegati dirigenti -Per funzioni (accoglienza – incontro domanda offerta di lavoro – inserimento al lavoro con stage/corsi – servizi alle imprese -Per struttura (logistica, dotazione informatica, qualifiche e numero operatori) -Grado di collaborazione operatori tra loro e coi dirigenti -Soddisfazione lavoratori/ utenti -Valutazione situazione complessiva/altro

Proposta di una piccola ricerca sulle agenzie per l’impiego  Definizione gruppi di lavoro e responsabile  Analisi di un rapporto di monitoraggio soprattutto Isfol sui Servizi per l’impiego, di cui vi do il file  con uno schema comune  2 interviste a gruppo in un centro per l’impiego da fare, sbobinare e confrontare  La traccia sarà definita insieme  Obiettivo una didattica più partecipata.. E una migliore valutazione

Elenco rapporti 1)Monitoraggio Spi 2002 Analisi di profondità dei centri per l’impiego: per target, per funzioni per strutture (sintesi Indice 180 p. gruppo C 2)Le procedure di accertamento dello stato di disoccupazione e di attivazione dei disoccupati nei Centri per l’impiego collana Studi Isfol numero 2008/5 - diRoberto Landi gruppo A 3)Bonanni Massimiliano, Il ruolo degli operatori dell'intermediazione al lavoro nei servizi pubblici e privati per l'impiego, Roma, Isfol, 2009 PARTE I - Dimensioni e caratteristiche delle figure professionali PARTE II - Analisi qualitativa delle macrodimensioni delle figure professionali gruppo D 4)Bergamante F., Marocco M., Lo stato dei Servizi pubblici per l’impiego in Europa: tendenze, conferme e sorprese, Isfol, 2014 gruppo B

Segue rapporti  5)La filiera dei servizi per il lavoro rivolti alle persone dai centri per l’impiego di Fabrizio Giovannini – ISFOL 2011 (, file 29 p) Rilevazione Cawi 2010 gruppo E  6) clic lavoro Ministero del lavoro e delle politiche sociali INDAGINE SUI SERVIZI PER L’IMPIEGO 2013 sintesi, indice, file gruppo F  Gruppo G

Un sistema multilivello di politiche Attive del Lavoro ANPAL (Agenzie Nazionale politiche attive del lavoro), Regioni (Cpi) e soggetti privati accreditati (Apl) debbono garantire a tutti gli utenti i servizi minimi essenziali stabiliti per legge.  Il Governo, (Ministero del lavoro e delle politiche sociali) previa intesa con le Regioni, definisce i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di politiche attive del lavoro validi su tutto il territorio nazionale.  l’ANPAL coordina su scala nazionale la rete degli enti attuatori delle politiche attive (Cpi e Apl), il monitoraggio delle stesse, la sostituzione in caso di malfunzionamento e lo sviluppo del sistema informativo unitario delle politiche attive.  Le Regioni assumono la gestione operativa delle politiche attive (incluse quelle che spettavano alle Province) e la responsabilità dei CpI.  Perché il personale dei Cpi possa continuare a lavorare senza soluzione di continuità con le Regioni, Governo e Regioni s’impegnano a reperirne le risorse nella proporzione 2/3 a carico del Governo e 1/3 a carico delle Regioni

La situazione attuale secondo l’Isfol Attualmente le regioni hanno 2 modelli:  lombardo con equiparazione e concorrenza pubblico e privato  prevalenza del pubblico, ma accreditamento agenzie private e alcune operazioni insieme fino ad un unico data base in comune con gli enti accreditati  Il Lazio ha un modello intermedio che utilizza l'assegno di ricollocazione regionale per l'avvio al lavoro.  Il monitoraggio del sistema è stato tolto per 1 anno all'Isfol e dato ad Agenzia lavoro.  Il monitoraggio in corso ha prodotto una lista degli enti accreditati, con alcune informazioni.  E' prevista una rilevazione sui centri privati del Lavoro (Apl) con un questionario ancora non definito