TEMPORALE Giovanni Pascoli Un bubbolio lontano… Rosseggia l’orizzonte Come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. (tratto dalla raccolta Myricae)
Giovanni Pascoli Giovanni Pascoli passò un'infanzia lieta e spensierata a S. Mauro di Romagna, dove era nato nel 1855, ma era ancora fanciullo quando suo padre fu assassinato. Questo, per il poeta, fu l'inizio di un periodo di sventure familiari: in pochi anni gli morirono una sorella, la madre e un fratello, una vera tragedia che lasciò tracce in tutte le sue opere. Pascoli compì i suoi studi prima nel collegio degli scolopi di Urbino, poi a Rimini, Firenze e Cesena. Ma la precoce esperienza di dolore e di morte aveva influito sulla sua visione sfiduciata e malinconica della vita e del mondo, e, nel 1867, la morte del fratello Giacomo e l'accresciuta disagio economico della famiglia gli suscitarono moti di ribellione, inducendolo a trascurare gli studi per partecipare alle lotte di rivendicazione sociale al fianco dei socialisti ed anarchici. Nel 1879 fu arrestato per pochi mesi per aver partecipato a manifestazioni estremiste e assolto, abbandonò la politica per dedicarsi a terminare gli studi. Laureatosi nel 1882, insegnò nei Licei di Matera e il quelli di Massa e di Livorno. Nel 1895 ebbe la cattedra universitaria per l'insegnamento della letteratura latina e greca a Bologna, poi a Messina e a Pisa, succedendo al Carducci. A Bologna visse il resti della sua vita, anche a se amò appartarsi spesso nella casa di Castelvecchio dove, ritrovando la gioia del contatto con la campagna e con le cose più semplici, compose molte delle opere più suggestive. Morì a Bologna nel 1912.
Il pensiero e la poetica Le linee essenziali della poetica pascoliana sono espresse nel saggio “Il fanciullino”, in cui il poeta definisce i caratteri peculiari della sua poesia basata su un fondamentale irrazionalismo, su una visione alogica e fanciullesca della realtà. Per pascoli il poeta è l'uomo che sa ascoltare e dare voce al fanciullino che è dentro di lui, un fanciullino non è attratto da fatti importanti e solenni della vita e della storia, ma dai particolari più minuti e sensibili della segreta poesia delle cose che i suoi occhi, al contrario di quelli dell'adulto corrotto dalla civiltà e dalla cultura, riescono a cogliere. Alla teoria del fanciullino sono legate molte novità linguistiche della poesia pascoliana: - l poeta tende infatti a suggerire e ad evocare più che a descrivere. Egli usa un linguaggio spesso analogico, ricco di echi e di risonanze melodiche, con talvolta ripetizioni di parole e di espressioni cantilenati, arricchite di frasi spesso ridotte all'essenziale. E' un linguaggio ricco di metafore, sinestesie, onomatopee e allitterazioni che contribuiscono a creare una fitta trama di corrispondenze foniche e simboliche. anche il lessico è nuovo, con mescolanze di parole dotte e comuni, ma sempre preciso e scrupolosamente scientifico quando nomina uccelli o piante La parola spesso si carica di significarti allusivi: in essa il poeta proietta i suoi sentimenti, le sue inquietudini e i suoi smarrimenti; dal punto di vista sintattico Pascoli preferisce i periodi semplici composti di una sola frase, o strutture paratattiche con frasi accostate mediante virgole o congiunzioni. …continua
Il pensiero e la poetica Dal punto di vista stilistico emerge il simbolismo, ossia la tendenza a ricercare nelle cose il loro sorriso, la loro anima, il loro significato nascosto. Per rendere le immagini più vive e sintetiche, Pascoli ama talvolta eliminare congiunzioni e verbi o fare accostamenti nuovi trasformando aggettivi e verbi in sostantivi ; ne risulta uno stile impressionistico nuovo e originale. Infine, partendo dalla metrica classica e tradizionale , Pascoli introduce anche forme e metri nuovi, adatti ad esprimere le novità linguistiche ( assonanze, consonanze, allusioni, onomatopee), assecondando il suo desiderio di effetti musicali, sottolineato da pause improvvide. Questa capacità di trovare sempre nuove forme linguistiche, espressive, lessicali ecc. ha portato a definire la poesia di Pascoli come sperimentale. Il suo atteggiamento innovatore spiega anche il plurilinguismo, che unisce termini del linguaggio quotidiano, vocaboli della scienza, latinismi, parole straniere, parole dialettali e onomatopee. Per quello che riguarda i nuclei tematici della poesia pascoliana, i principali sono: il dolore legato ai lutti familiari il ricordo dolce e nostalgico dell'infanzia e del nido distrutto dalla malvagità degli uomini il tema della contemplazione della natura, colta nei suoi particolari più piccoli o nel suo aspetto misterioso, che è particolarmente presente all'animo del poeta se il suo sguardo si rivolge al cosmo e alla fragilità re piccolezze dell'uomo, poste a confronto con l'immensità dello spazio; il male come dolore cosmico che colpisce tutte le forme di vita e le creature.
Parafrasi Il brontolìo di un tuono lontano… L’orizzonte si accende di rosso, come se fosse di fuoco, verso il mare; sui monti il cielo è nero come la pece, in mezzo vi sono nubi bianche: tra le nuvole nere c’è un casolare: un’ala di gabbiano.
Le opere La sua prima raccolta, Myricae prende il titolo da un verso della IV Egloga di Virgilio “ Non omnes arbusta iuvant umilesque myricae” (non a tutti piacciono le piante e le umili tamerici) . Le temerici sono simbolo di una poesia senza pretese, legata alle piccole cose quotidiane e agli affetti più intimi. La raccolta, infatti, comprende liriche di argomento semplice e modesto, come dice lo stesso Pascoli, ispirate perlopiù a temi familiari e campestri. Pascoli possedeva anche una cultura classica così profonda da permettergli di comporre versi in latino e greco. Strettamente legate alle Myricae sono le raccolte di poesie Primi poemetti, Canti di Castelvecchio, Nuovi poemetti. In esse Pascoli si rivela sensibile poeta dei campi e dell'intimità familiare, ma anche del mistero, della morte e del cosmo. Sono liriche che portano una grande innovazione nella poesia italiana sia per le scelte lessicali e sintattiche, sia per le originali onomatopee e le note impressionistiche. Spesso le parole assumono un valore allegorico e simbolico arrivando alle soglie del mistero. Pascoli scrisse anche numerosi saggi, il più importante dei quali è, pubblicato nel 1897 sulla rivista "Marzocco" e, ampliato nel 1903. In questo scritto il poeta espone le linee della sua poetica, la teoria del fanciullino, fondamentale per capire il senso dell’ispirazione pascoliana. Nel 1904 è la raccolta dei Poemi conviviali, che trae ispirazione dal mondo classico latino e greco e dal cristianesimo dei primi secoli. In Odi e Inni il poeta canta soprattutto l'eroismo e la patria, l'appassionato anelito alla fratellanza umana e alla giustizia sociale.
Le figure retoriche Le figure retoriche sono degli artifici espressivi usati soprattutto nel linguaggio poetico, la cui caratteristica principale è la deviazione dall’uso linguistico normale. Le figure retoriche vengono solitamente distinte in: • Figure fonetiche, quando riguardano la ripetizione o il parallelismo dei suoni; • Figure dell’ordine, quando investono la disposizione delle parole in un determinato contesto; • Figure del significato, quando implicano relazioni inerenti al significato dei termini adoperati. Similitudine, metafora sinestesia simbolismo
Significato e significante della poesia E’ subito chiaro che il poeta non si limita a descrivere uno spettacolo naturale. Tanti indizi ci dicono che egli sta piuttosto comunicando uno stato d’animo tormentato, di cui la tempesta e i colori sono il simbolo. Ce lo dicono le parole che ha scelto (rosso “affocato”, dal nero “di pece”, dagli “stracci” di nubi); ce lo dice , anche l’utilizzo di brevi frasi senza verbo, poste una dopo l’altra, che non lasciano spazio ai dettagli nella descrizione della natura e sembrano esprimere direttamente uno stato d’animo sbigottito. Più elementi concorrono ad esprimere un senso di disagio, di fastidio, di pena che diventa infine attonito di fronte alla minaccia imminente del temporale, dando un senso di fragilità di fronte ai pericoli che si presentano, portando ad un desiderio di rifugio.
Analisi Versi: 7 versi settenari divisi in due strofe di cui una (la prima) di un solo verso. Rime: ABCBCCA si tratta di una rima irregolare. Figure fonetiche. Allitterazione in O: è la ripetizione degli stessi suoni all’inizio e nel corpo di più parole. bubbolìo ha funzione onomatopeica: l’onomatopea è l’imitazione dei suoni naturali, ottenuta mediante quelli delle parole. Si ottengono effetti onomatopeici anche quando una parola dotata di significato viene utilizzata per la sua qualità sonora. Figure di significato.analogia casolare/ala di gabbiano: l’analogia non è una figura retorica vera e propria, ma piuttosto un modo di mettersi in rapporto con il mondo creando degli accostamenti frutto di una visione soggettiva ed irrazionale delle cose. Lessico: ad una prima lettura può sembrare facile, ma ad un’osservazione più attenta è possibile osservare significati più complessi e profondi, come l’ala di gabbiano che rappresenta la protezione da parte del nido.
Il Settenario E’ uno dei versi più usati per la sua duttilità e agilità; nella canzone e nell’ode si trova misto con endecasillabi. Ha un ictus fisso sulla sesta sillaba e altri mobili che possono cadere sulla prima, o sulla seconda, o sulla terza o sulla quarta.