Infanzia Bene Comune Politiche, normative e servizi per la prima infanzia F.P. CGIL Nazionale Roma 25 gennaio 2012.

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Infanzia Bene Comune Politiche, normative e servizi per la prima infanzia F.P. CGIL Nazionale Roma 25 gennaio 2012

Servizi educativi: una realtà in divenire e… continuamente insidiata Nomeclatore interregionale degli interventi e dei servizi sociali (2009). Due macroaree:  nidi, micronidi, nidi aziendali, sezioni aggregate per bambini da 24 a 36 mesi  servizi integrativi: - spazi gioco per bambini (legge 285/97) - centri per bambini genitori/famiglie (L.285/97) - servizi presso il domicilio della famiglia o dell’educatore (nidi famiglia, educatrice familiare o domiciliare, tagesmutter…)

Tre passaggi epocali per i nidi d’infanzia/ asili nido Da servizio a finalità assistenziale-sanitaria (1925, ONMI) a servizio sociale (1971, L. 1044) a servizio educativo e sociale (2001, L. 448) finalizzato a garantire “la formazione e la socializzazione delle bambine e dei bambini di età compresa tra i tre mesi ed i tre anni ed a sostenere le famiglie ed i genitori…” (art. 70, c. 2)

Una scelta condizionante: decreto ministeriale 31 dicembre 1983 Gli asili nido tra i servizi pubblici locali a domanda individuale:  al cittadino che ne usufruisce può essere richiesto di pagare anche l’intero servizio. Di fatto, le rette servono a coprire mediamente il 20-22% del servizio (difficoltà attuali, data crisi)  la legge 42/2009 sul federalismo fiscale (art. 21, c. 3) li considera servizi fondamentali quindi pagati dalla fiscalità generale (incertezza futura sul federalismo)

I servizi 0-3 anni hanno una prioritaria finalità educativa Sentenze della Corte costituzionale (nn. 467/2002, 370/2003, 320/2004) Finanziaria 2007, art. 1:  piano straordinario per i servizi socio-educativi (comma 1259)  sezioni primavera m.: lo Stato entra nella gestione dei servizi 0-3 anni (comma 630) Legge delega 42/2009 art. 21, comma 3 lett. c) Indipendentemente dalla loro collocazione amministrativa sono servizi socio-educativi

Non solo nido: l’offerta dei servizi 0-3, da metà anni ’80, si differenzia Da un unico soggetto gestore, il Comune (legge 1044/’71), a una pluralità di soggetti gestori Dall’asilo nido comunale a tempo pieno a diverse modalità organizzative (tempo parziale, anticipi, prolungamenti di orario…) e  alle ‘nuove tipologie’ (seconda metà anni ottanta)  ai servizi domiciliari (fine anni novanta) oggi definiti ‘servizi integrativi’ al nido

Correlazione e circolarità positiva tra: presenza dei servizi educativi 0-3 anni (dati Istat e monitoraggio del Dipartimento della famiglia) e maggiore occupazione femminile diretta e indiretta (vedi dati Istat) minori abbandoni scolastici (vedi dati Istat) maggiori successi scolastici (vedi ricerca Fondazione Agnelli-2010)

Rapporti tra politiche sociali ed educazione L’educazione, da sola, non è sufficiente  a trainare la mobilità sociale, a superare la riproduzione sociale  ma è una condizione indispensabile per ogni mobilità (superamento ineguaglianze, pari opportunità…) Attraverso l’educazione passa un’idea di società più giusta e i valori sindacali (difesa dei diritti, solidarietà, cooperazione, bene comune…) sono valori che i servizi ed.vi e la scuola debbono praticare

Tre gruppi di motivazioni per la diffusione dei servizi 0-3 anni Favorire l’occupazione femminile, la conciliazione, offrire sostegno alle famiglie (L. 1044/71, Strategia di Lisbona e Consiglio di Barcellona) Prevenire il disagio, superare le disuguaglianze di partenza, abbattere spesa sociale futura ( economisti) Attuare il diritto alla cura e all’educazione, favorendo il pieno sviluppo di ogni bambino = investire sul capitale umano, la vera ricchezza in una società globalizzata e della conoscenza (vedi scienze psicologiche e dell’educazione, neuroscienze, Fond. Agnelli…)

Le politiche per l’infanzia a livello nazionale Dal 1977 al 2006: una caratteristica costante, l’assenza dello Stato  21 sistemi normativi non sempre aggiornati (con requisiti diversi, crescita caotica e non governata)  una diversa diffusione e denominazione sul territorio nazionale di questi servizi (2009/2010: da 2,7% Campania a 29,5% Emilia-Rom., Istat; 2010: n.c. Camp.ia a 31,8% Umbria, Dipartimento)

Tassi di accoglienza nei servizi 0-3 anni (monitoraggio Dipartimento per le politiche della famiglia)

Le politiche per l’infanzia a livello nazionale dal 2007, una svolta rientrata Piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi 0-3, che si basa su intese in C.U. e accordi Regione/Dipartimen.:  sistema pubblico/privato  livelli essenziali  copertura 33% e riequilibrio territoriale tra le Regioni  trasferiti 447 milioni alle Regioni e Province autonome Attività collegate al Piano: monitoraggio e assistenza tecnica alle Regioni del Sud Nel 2010 non è stato rinnovato il Piano (100M.); 2011 e 2012: lo Stato di nuovo latitante

Le politiche a livello regionale Il Piano straordinario ha fatto obbligo a tutte le Regioni di varare un piano straordinario regionale come condizione per ricevere i contributi statali Circa la metà delle Regioni e Province Aut. hanno leggi di settore dal 2000 o titoli/articoli in leggi più ampie che normano il sistema sociale o di istruzione Proprio in queste Regioni, con maggiore sensibilità verso l’infanzia e i suoi servizi, si notano tentativi, anche riusciti, di allentamento dei requisiti strutturali e organizzativi: un fenomeno preoccupante

Le politiche a livello locale Il patto di stabilità unito ai vincoli sul personale sono una miscela esplosiva per i servizi a gestione diretta. I Comuni (anche i più virtuosi):  esternalizzano tutti nuovi servizi e gradualmente anche quelli a gestione diretta da lunga data (processo inarrestabile se permangono i vincoli attuali)  riducono le sostituzioni e gli orari di apertura  fanno bandi sotto soglia contrattuale (parere autorità )  ricorrono alla sussidiarietà intesa come sostituzione del ruolo pubblico (volontariato di famiglie, di associazioni…)  …

Non si tratta di essere profeti… Se non si attuerà in tempi brevi un federalismo responsabile, non si definiranno i livelli essenziali e rimarranno i vincoli normativi attuali per i Comuni:  nel giro di pochi anni sparirà la gestione diretta che ha traghettato i servizi dalla sponda assistenziale a quella educativa (vedi incremento della gestione privata)  non scorgo un’attenzione nei Comuni (eccetto rari casi) per attrezzarsi ad essere garanti della quantità e qualità dei servizi sul loro territorio e del relativo sistema (governance reale)  è facile notare connivenza con situazioni di gracilità educativa  mancano figure tecniche preparate per i controlli

La cura e l’educazione: diritto o fortuna? I servizi 0-3 anni hanno una distribuzione non omogenea sul territorio nazionale: dal 3% al 31% c. Non a tutti i bambini sono riconosciuti gli stessi diritti: oggi è il luogo di residenza che determina la presenza o l’assenza di queste opportunità Rilancio delle politiche per l’infanzia con il piano straordinario triennale 2007-’09: i contributi statali avevano messo in moto un meccanismo virtuoso, in pochi anni siamo passati dal 9,5 al 13,6% dati Istat e oltre il 17% per il Dipartimento Politiche familiari

Strategie adeguate al contesto Per motivi storici/ideali (= attuazione diritti):  la legge 1044/71 è merito delle lotte sindacali e dei movimenti femminili  il testo base per la discussione in Parlamento è stato il testo presentato dai tre segretari confederali CGIL, CISL, UIL (allora parlamentari)  la promozione e la difesa dei servizi come bene comune dovrebbe essere una costante delle politiche sindacali (anche se con alti e bassi, non sempre con lucidità), guardando con coraggio ai nuovi bisogni e al futuro

Perché un sindacato si deve interessare dell’infanzia? Il sindacato di categoria è riuscito negli anni 80 nella contrattazione territoriale ad ottenere per gli operatori condizioni favorevoli che oggi hanno bisogno di rivisitazione se vogliamo difendere la qualità di questi servizi, soprattutto a gestione diretta Le lotte, le energie spesso vengono centrate sugli effetti (vedi eccesso di conflittualità locale) e non sulle cause (mobilitazione per cambiare norme statali/regionali) Ci vuole una maggiore capacità di elaborazione rispetto al passato e apertura per creare alleanze

Un impegno per tutta la comunità… e per chi ha responsabilità pubbliche “Tutti gli aspetti del capitale umano adulto, dalle abilità della forza lavoro al comportamento cooperativo e legale si basano sulle capacità che si sviluppano durante l’infanzia, a partire dalla nascita” (Consiglio scientifico nazionale statunitense in UNICEF, Come cambia la cura dell’infanzia, 2008)

Alcuni riferimenti agili ma significativi Oltre al sito CGIL, vedi anche sito:  cliccare a sinistra su “Contributi e documenti” (è il sito del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia)  cliccare su pubblicazioni (è il sito del Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanz. e adolesc.)  ; Documenti:  Commiss.ne europea, La qualità nei servizi per l’infanzia (‘95)  Commiss.ne europea, Quaranta obiettivi di qualità (‘96)

Alcuni riferimenti agili ma significativi  Commiss.ne europea, Educazione e cura della prima infanzia in Europa: ridurre le disuguaglianze sociali e culturali, 2009  Commiss.ne europea, Comunicazione n. 66 del 17/02/2011 Educazione e cura della prima infanzia: consentire a tutti i bambini di affacciarsi al mondo di domani nelle condizioni migliori  Unicef, Come cambia la cura dell’infanzia, 2008  Ricerca Fondazione Agnelli, Esiti scolastici e comportamentali, famiglia e servizi per l’infanzia, dicembre 2010 (conclusioni)