Community care 2.0. Il contesto Dall’informale al formale Come si realizza una social street?

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Transcript della presentazione:

Community care 2.0

Il contesto

Dall’informale al formale Come si realizza una social street?

Passo 1 : CREARE UN GRUPPO CHIUSO FACEBOOK La prima cosa da fare è creare un gruppo chiuso utilizzando il proprio profilo facebook. Il gruppo è consigliabile sia chiuso per tutelare la privacy delle persone che ne entreranno a far parte. Le impostazioni della privacy possono essere gestite dal fondatore che può decidere o meno se autorizzare tutti i post in automatico o se volerli moderare e autorizzare ma si sconsiglia questa seconda ipotesi perché lo spirito del social street non prevede l’idea del “capo”. Il fondatore è un po’ il moderatore che indirizza le proposte e le idee del gruppo ma non è il leader assoluto. Il Social Street cerca di essere il più democratico possibile, la condivisione sta alla base di questa tendenza..

Passo 1 : CREARE UN GRUPPO CHIUSO FACEBOOK Ovviamente determinate decisioni devono essere prese in modo snello e veloce e la condivisione totale rende difficile a volte ottenere questo risultato. Per questo, si consiglia di creare una sorta di “cda”, un gruppo formato dal creatore del gruppo e da altre quattro o cinque persone. Visto che Facebook è l’elemento fondamentale del Social Street, il fondatore del gruppo chiuso potrà aprire chat private con il “cda” per prendere decisioni in tempi brevi.

Passo 2 : PUBBLICIZZARE IL GRUPPO Una volta creato il gruppo su Facebook lo si pubblicizza con una locandina, basta un foglio A4 nel quale si indica la nascita del gruppo, l’obiettivo della socialità ed il link, per esempio “Residenti in Via Fondazza – Bologna”. Basta fare qualche fotocopia e attaccare la locandina nei posti più visibili possibili e “legali” Si possono mettere ad esempio nelle buche delle lettere dei condomini, sotto le porte o portoni delle case, potete illustrare l’idea a qualche attività commerciale della vostra strada che potrà esporre le vostra locandina (ad esempio come la nostra qui sotto!)

Passo 3 : GESTIONE DEL GRUPPO Il gruppo va un minimo alimentato di contenuti ed idee. L’idea è quella che il gruppo si auto alimenti ma difficilmente questo avviene nella realtà. Il fondatore o i membri del cda devono cercare di tenere “vivo” il gruppo anche con piccole cose. Per esempio il gruppo Residenti di Via Fondazza a Bologna ha creato degli album fotografici per condividere le foto dei terrazzi interni delle case, normalmente non visibili dalla strada. Sono stati creati album fotografici per “scambiare oggetti che non si usano più”, questi sono solo esempi, le possibilità sono tante, come ad esempio creare hashtag della propria strada su Instagram e caricare delle foto, per Via Fondazza per esempio è #fondazziani Ricordatevi che il Social Street non deve diventare un lavoro per nessuno, non deve essere un impegno eccessivo ma un piacere. Facebook consente di interagire con gli altri in qualunque momento, l’importante è condividere con gli altri le proprie esperienze, le proprie necessità o altro, perché la condivisione può portare a sua volta la creazione di “sottogruppi” che hanno affinità. Siete musicisti? Con il social street potrete scoprire se nella vostra strada esistono altre persone che condividono la vostra passione musicale.

Dall’informale al formale L’educatore come può intervenire per trasformare le soluzioni spontanee in contesti formali e strutturati?

Dall’informale al formale La community care può essere attuata, dal punto di vista organizzativo, attraverso l’uso delle tecnologie 2.0? Sì, in vista di un’integrazione tra una molteplicità di strategie, ovvero…

Strutture di mediazione «Pensare in termini di «strutture di mediazione» per chiedersi quali condizioni debbano essere create affinché la care formale e quella informale possano svilupparsi insieme efficacemente»

Obiettivi INFORMARE COINVOLGERE CONSULTARE

Informare Uno degli ingredienti fondamentali è l’informazione: sapere che, spere dove, sapere chi. Problema: come raggiungere le persone?

Coinvolgere Gran parte del coinvolgimento delle persone su un tema qualsiasi avviene attraverso il «passa parola». I social network possono costituire un potenziamento del passa parola.

Consultare Ovvero avere dei feedback rispetto a un cambiamento, un intervento, una questione di rilevanza sociale (file:///C:/Users/Barbara%20Bruschi/Downloads/Social_media_CEL4_May13%20 (1).pdf)file:///C:/Users/Barbara%20Bruschi/Downloads/Social_media_CEL4_May13%20 (1).pdf) file:///C:/Users/Barbara%20Bruschi/Downloads/Using%20social%20media%20t o%20engage-%20listen%20and%20learn.pdf

Servizi di rete per reti sociali

Strategie di promozione, marketing sociale e web 2.0 Marketing sociale «il marketing sociale è l’utilizzo delle strategie e delle tecniche del marketing per influenzare un gruppo target ad accettare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, al fine di ottenere un vantaggio per i singoli individui o la società nel suo complesso» Kotler P., Roberto N., Lee N., Social Marketing. Improving the quality of life, 2002

Obiettivi del marketing sociale Cambiamento cognitivo Cambiamento d’azione Cambiamento di comportamento Cambiamento di valori Non necessariamente devono essere fissati tutti

Cambiamento cognitivo L’obiettivo è quello di creare consapevolezza e conoscenza. Informare i giovani sul valore nutritivo di alcuni alimenti (problema adolescenza obesità)

Cambiamento di azione Incentivare certe azioni Stimolare gli adolescenti a usare il preservativo Questo tipo di cambiamento implica un costo (tempo, denaro, fatica)

Cambiamento comportamentale Favorire l’abbandono di certe abitudini dannose (fumo, alcool, droga), apprendere nuove abitudini e mantenere i nuovi modelli di comportamento. In questi casi non è sufficiente far leva sulla sola comunicazione

Cambiamento di valori Modificare valori e opinioni profondamente radicati rispetto ad alcuni argomenti o situazioni (orientamento sessuale, razzismo). Si tratta del cambiamento più difficile perché va a toccare il senso di identità delle persone. Richiede un programma continuativo e prolungato.

Bonaiuti afferma che “il web 2.0 nasce dalla constatazione di due elementi: il primo è che il valore della rete non sta tanto nella tecnologia, quanto nei contenuti e nei servizi (che comunque devono essere coerenti con le aspettative); il secondo è che la forza della rete è rappresentata soprattutto dai suoi utenti, anzi, che l’idea stessa di utente (o peggio ancora di “cliente”) debba essere rivista in quanto rivelatrice di una visione gerarchica, commerciale o, comunque, asimmetrica”. (Bonaiuti G., Formazione in rete tra formale e informale. Verso l’e-learning 2.0, in Bonaiuti G. (a cura di), E-learning 2.0, Trento, Erickson, 2006) Il valore del web 2.0

Vantaggi web 2.0 In testa: promozione creata dagli utenti per gli utenti. Incremento dell’interesse e adesione al programma Maggiore diffusione del programma attraverso il passaparola (viral marketing) Maggiore corrispondenza con le priorità dell’utente stesso

Erowid

Silkroad 2.0

What’s in may baggie

Tor (deep web)

Youngle

Prevenzione 2.0

Sostanze 2.0

ESEMPI

Domande strategiche Preferenze della popolazione di riferimento Le esigenze della popolazione target possono essere soddisfatte al meglio attraverso l’utilizzo del web 2.0; Quali sono le abitudini o i comportamenti della popolazione target nei confronti dei media? Essa può essere segmentata n base alle modalità di utilizzo del web 2.0? Questi individui fanno parte della popolazione target? Coloro che fanno parte della popolazione target hanno accesso alle applicazioni del web 2.0? Le utilizzano con dimestichezza? Esistono dei costi sociali (ad esempio la mancanza di supporto sociale) relativi all’utilizzo del web 2.0? Il web 2.0 è accolto favorevolmente nel contesto del target di riferimento?

Domande strategiche Risorse Quali sono i costi-benefici relativi al web 2.0? I provider possono sostenere i costi finanziari (competenza creativa, abilità nel diffondere, aggiornamento costante) legati al web 2.0? Quale sarà il grado di difficoltà dell’implementazione?

Domande strategiche Obiettivi Migliorerà la strategie di intervento? E’ la sola cosa da fare o renderà la strategia di difficile implementazione? E’ il momento giusto per utilizzare il web 2.0 con la popolazione target? Le applicazioni del web 2.0 andranno incontro alle necessità del target? Possono ridurre le barriere percepite dagli utenti? E’ possibile valutare i risultati dell’utilizzo del web 2.0?

Comunicazione attraverso Internet e adolescenti Il web (1.0/2.0) aumenta l’empowerment dei giovani, in quanto hanno la possibilità di cercare informazioni liberamente e prendere decisioni in autonomia. I giovani diventano interlocutori attivi Nel web può esserci personalizzazione dei servizi Internet garantisce interconnessione costante Garanzia di privacy

Digital storytelling Nasce negli anni ’90 dalle attività di Dana Atchley. “(…) la sua funzione primaria sarebbe quella di aiutare le persone a raccontare storie tratte dalle loro vite attraverso un utilizzo dei media libero da vincoli troppo formali e con l’effetto collaterale di costituire anche una memoria permanente” (Petrucco C., De Rossi M., Narrare con il digital storytelling a scuola e nelle organizzazioni, Roma, Carocci, 2009, p. 54)

Digital storytelling con adolescenti

Esempi Racconta la storia della tua famiglia Parlo di me

Attività di laboratorio storytelling OBIETTIVI Conoscere narrandosi Sviluppare l’empatia Analizzare le emozioni in gioco nel racconto Riflessione metacognitiva sui vissuti CONTENUTI E ATTIVITA’ Ascolto e racconto di storie Narrazione con tecniche espressive differenti Giochi autobiografici STRUMENTI Computer Cartelloni, pennarelli, etc Materiali multimediali VALUTAZIONE E AUTOVAL. Sviluppo della conoscenza di sé Processi e prodotti Gestione e uso della comunicazione emotiva

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Social network Web 2.0 INTERAZIONI CONDIVISIONE DIFFUSIVITA’ FACILITA’ RETE SOCIALE CAPITALE SOCIALE