Disturbi della condotta

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Transcript della presentazione:

Disturbi della condotta Dott.ssa Alice Sanguigni Psichiatra Psicoterapeuta

Disturbi della condotta Ampia classe di problematiche ad esordio in età evolutiva il cui denominatore comune è la tendenza a tradurre in comportamenti disadattivi determinati conflitti. Tali disturbi si traducono spesso in comportamenti devianti dell’età adulta

Disturbi della condotta Si caratterizzano per comportament di aggressività, impulsività, mancato rispetto delle regole che tendono a stabilizzarsi con il passare del tempo associati a vari esiti disadattivi quali: Rifiuto dei pari Uso di sostanze Delinquenza in adolescenza

Disturbi della condotta Classificazione 1) Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività ( DDAI o ADHD) 2) Disturbo della condotta ( DC) 3) Disturbo oppositivo provocatorio 4) Disturbo da Comportamento dirompente

Disturbo della condotta Criteri diagnostici Modalità di comportamento ripetitiva e persitente i cui diritti fondamentali degli altri oppure le norme e le regole societarie appropriate per l’età vengono violati: Aggressioni a persone o animali Distruzione della proprietà Frode o furto Gravi violazioni di regole

Disturbo oppositivo provocatorio Criteri diagnostici Modalità di comportamento negativistico, ostile, provocatorio con almeno quattro dei seguenti sintomi: Collera Litigi con adulti Rifiuto di rispettare le richieste e le regole degli adulti Spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento

Disturbo oppositivo provocatorio Criteri diagnostici e) Irrita deliberatamente le persone f) Spesso arrabbiato e rancoroso g) Spesso dispettoso e vendicativo L’esordio del disturbo è più precoce rispetto al Disturbo della condotta

Disturbo da Deficit dell’attenzione Comportamento iperattivo e impulsivo che può essere dirompente ma non viola le regole sociali adeguate all’età Comportamento iperattivo e impulsivo che può essere dirompente ma non viola le regole sociali adeguate all’età

Cenni storici Descritta per la prima volta nel 1845 dal medico H. Hoffman ma riconosciuta come un problema medico solo nel 1902 in seguito ad una serie di conferenze tenute da Sir George F.Still per il Royal College of Phisicians inglese, la sindrome da iperattività/deficit dell’attenzione è fra i problemi di salute mentale pediatrica.

Epidemiologia A seconda degli studi ( condotti negli anni 1982 – 1996) si hanno valori di prevalenza che oscillano tra il 4% e il 12% della popolazione in età scolare, negli Stati Uniti. La prevalenza tra i maschi è 3 volte più alta che nelle femmine.

Epidemiologia Prevalenza nella popolazione urbana (9%) Prevalenza nella popolazione rurale ( 4%)

Disturbo da Deficit dell’attenzione Sintomi di disattenzione: 1)spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, ecc. 2)spesso ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle età del gioco

Sintomi di iperattività: 1)spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia 2)spesso lascia il suo posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto 3) non riesce a giocare in modo tranquillo

Sintomi di impulsività: 1) spesso “spara la risposta prima che le domande siano completate 2)spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno 3) spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti

Eziologia e fattori di rischio Genetica Ambiente: - gravi patologie dei genitori - esperienze di perdita - famiglie disfunzionali - quartieri degradati, sovraffollati - subcultura che si schiera contro le norme vigenti

Eziologia e fattori di rischio La TV e in particolare le ore trascorse quotidianamente dai bambini di fronte ad essa dall’età di 0 fino ai 6 anni influiscono significatamente sullo sviluppo di disordini dell’attenzione e iperattività.

Comorbidità Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività Disturbi dell’apprendimento Disturbi d’ansia Disturbi dell’umore Disturbi correlati a sostanze

Comportamento aggressivo in ambito scolastico I bambini aggressivi presentano più degli altri la tendenza ad interpretare come ostili gesti ambigui e finiscono per vedere il gruppo di coetanei come contrapposto a loro e a trattarlo, di conseguenza, con ostilità e in modo coercitivo

Comportamento aggressivo in ambito scolastico Una particolare forma è il Bullismo. ” uno studente è oggetto di azioni di bullismo (ovvero è prevaricato o vittimizzato) quando è esposto ripetutamente, nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da uno o più compagni” ( Olweus 1993)

Comportamento aggressivo in ambito scolastico L’intenzionalità, la persistenza e l’asimmetria della relazione intesa come disuguaglianza di forze tra chi agisce la prepotenza e chi la subisce, sono gli elementi che caratterizzano il Bullismo. Esso si esprime in forma diretta, fisica o verbale, o in forma indiretta attraverso l’isolamento o l’esclusione dell’altro.

Comportamento aggressivo in ambito scolastico Secondo alcuni autori ( Olweus 1993,Sharp e Smith 1994) esistono diverse categorie di “bullo”: aggressivo, ansioso, passivo. Alcune azioni di prevaricazione e di comportamento antisociale possono rientrare nei criteri indicati dal DSM IV TR per diagnosticare un disturbo della condotta

Prognosi Gli studi di Follow-up hanno evidenziato la comparsa di un alta incidenza di disturbo antisociale di personalità, disturbi affettivi e comportamento criminale recidivo in età adulta

Trattamento e prevenzione Il trattamento dei disturbi della condotta è focalizzato su forme di intervento che coinvolgono l’individuo, la famiglia e il contesto sociale Il trattamento farmacologico può essere indicato per controllare episodi di aggressività e violenza

Trattamento e prevenzione Si rende necessario creare un “setting” alternativo che possa essere modificato in base ai bisogni che il ragazzo esprime con i suoi comportamenti inadeguati favorendo lo sviluppo di una relazione terapeutica contenitiva

Trattamento e prevenzione La difficoltà e gli insuccessi nella terapia dei giovani con comportamenti aggressivi e violenti hanno indotto i clinici e i ricercatori ad orientare la loro attenzione verso forme di trattamento e prevenzione indirizzate non solo al soggetto ma soprattutto ai genitori, alla famiglia e al contesto sociale ( scuola e gruppo dei pari).

FINE