LA CRISI DELLE SINTESI HEGELIANE: SCHOPENHAUER - KIERKEGAARD
ARTHUR SCHOPENHAUER (1788 -1861) LA SUA VITA: Studiò filosofia all’Università di Gottinga con lo scettico Schulze (sulla sua formazione influirono le teorie di Platone e di Kant). A Berlino frequentò le lezioni di Fichte, ma si laureò a Jena; tornò all’Università di Berlino per tenervi i suoi corsi in concomitanza (e in concorrenza) con quelli di Hegel. La sua filosofia non ebbe un successo immediato e cominciò a diffondersi solo dopo l’ondata di pessimismo che invase l’Europa a partire dal 1848. Il suo capolavoro è Il mondo come volontà e rappresentazione (1818), mentre la sua ultima, Parerga e paralipomena (1851) non è un’opera organica, ma un insieme di trattazioni e di saggi. N.B. Schopenhauer è stato il primo filosofo ad introdurre alcuni temi della filosofia orientale nel pensiero occidentale.
DA UN PUNTO DI VISTA FILOSOFICO IL RIFIUTO DELL’HEGELISMO e dell’ottimismo idealistico nelle sue varie forme: Il rifiuto dell’ottimismo cosmico: pessimismo cosmico schopenhaueriano. Il rifiuto dell’ottimismo sociale: bugia della bontà e della socievolezza dell’uomo (cattiveria innata degli uomini = misantropismo di Schopenhauer). Il rifiuto dell’ottimismo storico: la storia è un fatale ripetersi di uno stesso dramma: “non vi è nulla di nuovo sotto il sole”(cit. Ecclesiaste); “Mentre la storia ci insegna che in ogni tempo avviene qualcosa di diverso, la filosofia si sforza di innalzarci alla concezione che in ogni tempo fu, è e sarà sempre la stessa cosa” (Suppl. cap. XXXVIII).
(“Il mondo è una mia rappresentazione”) GNOSEOLOGIA (“Il mondo è una mia rappresentazione”) Distinzione kantiana tra “fenomeno” e “cosa in sé”. KANT Fenomeno = l’unica realtà conoscibile dalla mente umana. Noumeno = concetto-limite, promemoria critico per ricordarci i limiti della conoscenza (inconoscibile). SCHOPENHAUER Fenomeno = parvenza, illusione, sogno (“Velo di Maya”). Noumeno = ciò che “si nasconde” dietro l’ingannevole realtà del fenomeno e che il filosofo ha il compito di “scoprire” (conoscibile).
Rappresentazione = è composta da due aspetti essenziali e inseparabili: il soggetto rappresentante da un lato e l’oggetto rappresentato dall’altro. Entrambi esistono solo all’interno della rappresentazione in modo complementare e non possono esistere l’uno senza l’altro. A differenza di Kant, Schopenhauer ammette solo tre forme a priori: spazio, tempo e causalità. Schopenhauer paragona le forme a priori a dei “vetri sfaccettati” che deformano la visione della realtà (la vita è “sogno”). Al di là del sogno esiste la realtà vera e l’uomo, che è un “animale metafisico”, è portato a stupirsi della propria esistenza e ad interrogarsi sull’essenza ultima della sua vita. Schopenhauer presenta la sua filosofia come una integrazione necessaria al pensiero di Kant in quanto scopre la via d’accesso al noumeno.
METAFISICA (“Il mondo è volontà”) Il corpo come via d’accesso privilegiata alla “cosa in sé” (essenza ultima del reale): Il corpo come oggetto (rappresentazione). Il corpo come sede di bisogni e di desideri (volontà). Volontà = principio metafisico cieco e insensato (contro Hegel), radice noumenica dell’universo, energia/impulso vitale che ha i seguenti attributi: Inconscia Irrazionale Libera Unica Eterna Incausata Senza scopo N.B. La volontà di vivere è presente in tutti gli esseri, ma nell’uomo raggiunge il massimo grado di consapevolezza ed espressione (per questo l’uomo soffre di più).
VOLONTA’ DI VIVERE (VOLUNTAS) Volere = bramare, anelare, desiderare. Volontà = fonte e causa di sofferenza: nasce dalla mancanza non trova mai appagamento definitivo produce sofferenza ed egoismo il piacere, quando c’è, ha un carattere negativo Anche l’amore è un’illusione: suo unico fine è l’accoppiamento l’uomo diventa lo zimbello della natura La vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia: infinità del desiderio inappagabilità dei piaceri vuoto dell’anima tipica del mondo moderno e delle società più avanzate PESSIMISMO COSMICO!!!
LA NOLUNTAS La volontà produce sofferenza: è il male. Redenzione dalla sofferenza e dal male: la noluntas = smettere di volere e di desiderare, annullare la volontà di vivere (dal buddismo). Le tre vie di liberazione dalla volontà di vivere e dal dolore: Arte = contemplazione disinteressata delle idee. Etica della compassione = Compassione: cum-patire = sentire insieme al prossimo. Ha un carattere puramente interiore, non obbligante. E’ un fatto di coscienza. Ascesi = soppressione della volontà di vivere. N.B. Schopenhauer rifiuta e condanna il suicidio per due motivi di fondo: Il suicidio non è un atto di negazione della volontà, al contrario è un atto di forte affermazione della volontà stessa. Il suicidio elimina solo il singolo individuo, lasciando intatta la volontà che, pur morendo in un individuo, rinasce in mille altri.
SØREN KIERKEGAARD (1813 - 1855) VICENDE IMPORTANTI DELLA SUA VITA: Iscrizione alla facoltà di teologia (si laureò ma non divenne mai un pastore protestante). Fidanzamento con Regina Olsen (che mandò a monte senza spiegare mai il motivo). Attività di scrittore sotto pseudonimi diversi (per mantenere un rapporto di distacco con essa). “Scheggia nelle carni” che si sentiva destinato a portare.
DA UN PUNTO DI VISTA FILOSOFICO IL RIFIUTO DELL’HEGELISMO in 2 punti fondamentali: Difesa della singolarità dell’uomo contro l’universalità dello spirito: per Kierkegaard ogni uomo è unico e irripetibile e, in quanto tale, ha valore in sé (mentre per Hegel “Il vero è l’intero”). Teorizzazione delle alternative inconciliabili dell’esistenza contro la sintesi conciliatrice dello spirito hegeliano.
I TRE PUNTI FONDAMENTALI IN CUI SI SNODA IL PENSIERO KIERKEGAARDIANO: Il sentimento paralizzante della possibilità (punto zero = impossibilità di decidere, indecisione permanente). Le alternative dell’esistenza (i tre stadi dell’esistenza). La fede (unico antidoto contro l’angoscia e la disperazione).
OPERE PRINCIPALI: 1843 ENTEN-ELLER (AUT-AUT) (= Stadio estetico ed etico) TIMORE E TREMORE (= Stadio religioso) 1844 IL CONCETTO DELL’ANGOSCIA 1849 LA MALATTIA MORTALE (= Disperazione)
I TRE STADI DELL’ESISTENZA STADIO ESTETICO STADIO ETICO STADIO RELIGIOSO N.B. Questi tre stadi non sono diversi gradi di uno sviluppo unico per cui non si può passare dall’uno all’altro. Non c’è sintesi conciliatrice. Tra uno stadio e l’altro vi è un salto. Ognuno di essi rappresenta una vita a sé che si presenta all’uomo come un’alternativa che esclude l’altra.
1. STADIO ESTETICO (IL SEDUTTORE) La vita estetica è quella del seduttore che sceglie di non scegliere, rifiutando ogni assunzione di responsabilità e non riuscendo a definirsi come identità stabile: non si realizza come persona, non definisce un io in grado di andare oltre l’istante. Quindi le caratteristiche del seduttore sono: sceglie di non scegliere gode l’attimo presente la sua vita manca di continuità e di serietà lo sbocco ultimo sono la noia e la disperazione
2. STADIO ETICO (IL MARITO) La vita etica è rappresentata dal personaggio di Wilhelm, marito fedele, padre esemplare e onesto funzionario. La donna, che nella concezione estetica era oggetto di piacere, diventa il simbolo della felicità stabile e durevole. Ma anche il quieto vivere di un modello borghese di vita matrimoniale, con l’amorevole moglie dedita alle faccende domestiche ed il rispettabile marito inserito nel mondo sociale, non è pienamente soddisfacente. Quindi le caratteristiche del marito sono: sceglie una forma di vita determinata la sua vita è contrassegnata dalla serietà e dalla continuità dell’esistenza lo sbocco ultimo è il pentimento
3. STADIO RELIGIOSO (ABRAMO) Il sacrificio di Isacco, Caravaggio (1594-1596) Kierkegaard raffigura la vita religiosa nella persona di Abramo, che sceglie di seguire un comando divino che è in contrasto con la legge morale e con l’affetto naturale. Tra il principio religioso e quello morale non c’è conciliazione, la loro opposizione è radicale. L’uomo, che ha fede come Abramo, opterà per il principio religioso anche a costo di una rottura totale con la generalità degli altri uomini e con la norma morale. Quindi le caratteristiche di Abramo (e dell’uomo di fede) sono: vive, nella sequela di Cristo, in conflitto con il mondo (invece che conciliato con il mondo) = critica al “cristianesimo borghese di Danimarca” per lui il cristianesimo è lotta e sofferenza
ANGOSCIA, DISPERAZIONE E FEDE
L’ANGOSCIA Mi ricordo benissimo, era l'estate del 1893. Una serata piacevole, con il bel tempo, insieme a due amici all'ora del tramonto. [...] Cosa mai avrebbe potuto succedere? Il sole stava calando sul fiordo, le nuvole erano color rosso sangue. Improvvisamente, ho sentito un urlo che attraversava la natura. Un grido forte, terribile, acuto, che mi è entrato in testa, come una frustata. D'improvviso l'atmosfera serena si è fatta angosciante, simile a una stretta soffocante: tutti i colori del cielo mi sono sembrati stravolti, irreali, violentissimi. [...] Anch'io mi sono messo a gridare, tappandomi le orecchie, e mi sono sentito un pupazzo, fatto solo di occhi e di bocca, senza corpo, senza peso, senza volontà, se non quella di urlare, urlare, urlare... Ma nessuno mi stava ascoltando: ho capito che dovevo gridare attraverso la pittura, e allora ho dipinto le nuvole come se fossero cariche di sangue, ho fatto urlare i colori. Non mi riconoscete, ma quell'uomo sono io. [...] L'intera scena sembra irreale, ma vorrei farvi capire come ho vissuto quei momenti. [...] Attraverso l'arte cerco di vedere chiaro nella mia relazione con il mondo, e se possibile aiutare anche chi osserva le mie opere a capirle, a guardarsi dentro. » (Dal diario di Munch) Edvard Munch, L’urlo (1893) Angoscia = sentimento di paura e ansia dell’uomo di fronte all’incertezza e alle possibilità di scelta; accompagna l’esistenza segnata dal peccato e può essere superata solo attraverso il salto nella fede. Essa per Kierkegaard: è provata dall’uomo nel suo rapporto con il mondo è strettamente legata alla condizione umana (l’angelo e la bestia non conoscono l’angoscia) è diversa dalla paura in quanto non ha un oggetto determinato (è legata alla infinità ed indeterminatezza delle possibilità) .
LA DISPERAZIONE Disperazione = esito dell’esistenza dominata dall’angoscia, quando non si riesce a fare il salto nella fede; è caratterizzata dalla perdita di ogni possibilità e, in casi estremi, può spingersi fino al suicidio. Essa per Kierkegaard: Edvard Munch, Disperazione (1892) è provata dall’uomo nel suo rapporto con se stesso se accetta di essere se stesso si scopre finito e limitato e non basterà mai a se stesso se non accetta di essere se stesso la contraddizione è ancora più grande e lacerante in entrambi i casi conduce alla “morte dell’io”, per questo è definita da Kierkegaard come una “malattia mortale” (non nel senso che uccide l’io fisicamente, ma consiste nel “vivere la morte dell’io”).
LA FEDE NB. Per Kierkegaard il “salto” nella fede è l’unico rimedio contro l’angoscia e la disperazione. Se quest’ultima è il peccato il suo opposto è la fede, intesa come speranza (non come virtù). Grazie alla fede l’uomo non si illude sulla sua autosufficienza, ma riconosce serenamente la sua dipendenza da Dio (al quale tutto è possibile) che rappresenta il punto di arrivo della ricerca umana.