Pseudomonas aeruginosa MORFOLOGIA E GENERALITA’ Bastoncino Gram-negativo Aerobio stretto Mobile per flagelli polari e fimbrie Asporigeno Ossidasi positivo Talora provvisto di capsula lassamente organizzata che conferisce alle colonie un aspetto mucoide. Produce alcuni pigmenti tra cui, caratteristica, la piocianina di colore verde. Non presenta esigenze colturali particolari E’ diffuso in natura soprattutto negli ambienti umidi (suolo, acque, piante, animali, uomo compreso). Può moltiplicarsi e contaminare acqua distillata, disinfettanti, soluzioni per infusione endovenosa e strumentario chirurgico. Le colonie sviluppatesi su terreni comuni si presentano sfrangiate, emanano caratteristico odore di frutta e sono solitamente verdi su terreno modificato per la produzione di pigmenti (plocianina, pioverdina, piorubrina).
FATTORI DI PATOGENICITA P. aeruginosa si comporta da patogeno opportunista ed è pertanto rara l'infezione in soggetti immunocompetenti. Essa è dotata di pili che consentono le prime fasi di adesione agli epiteli e di strati esopolisaccarldici (alginato nel glicocalice del ceppi tipici del pazienti affetti da fibrosi cistica) che, oltre a costituire una difesa contro la fagocitosi e l'attività anticorpale, funzionano come fattori schermanti nel confronti di molti antibiotici. Nella patogenesi delle infezioni rivestono grande rilevanza le tossine, gli enzimi extracellulari ed il lipopolisaccaride parietale. L’esotossina A che inibisce la sintesi proteica con un meccanismo assimilabile a quello della tossina difterica (ADP-ribosilazione del fattore 2 di allungamento delle catene polipeptidiche), e possiede attività necrotizzante, è riconosciuta come il principale fattore di virulenza. L’esotossina S, simile alla precedente nel meccanismo d'azione molecolare, oltre ad essere citotossica aumenta l'invasività del ceppi nel pazienti ustionati e danneggia il parenchima in corso di infezioni croniche del polmone. L’elastasi e la proteasi alcalina, enzimi con attività necrotizzante su tessuti e vasi idrolizzano collagene, fattori del complemento ed immunoglobuline. La fosfolipasi C (emolisina termolabile) ed il glicolipide (emolisina termostabile) dotati di spiccata attività su lipidi e lecitinecontribuiscono in maniera determinante alla patogenesi della polmonite da Pseudomonas. Il lipopolisaccaride, immunogeno, è infine responsabile di manifestazioni analoghe a quelle prodotte da altri patogeni Gram-negativi (febbre, shock, ipotensione, coagulazione intravascolare disseminata). Esso possiede una tossicità minore rispetto alle endotossine delle Enterobacteriaceae.
MANIFESTAZIONI CLINICHE P. aeruginosa è uno del più importanti patogeni nosocomiail, responsabile del 10% circa delle infezioni ospedaliere. Nella fibrosi cistica le infezioni da ceppi che sintetizzano un glicocalice di alginato sono estremamente frequenti, difficili da eradicare e causano elevata morbilità e mortalità in questi pazienti. Provoca infezioni respiratorie o sovrainfezioni in pazienti con bronchiti croniche e bronchiectasie. Negli ustionati gravi P aeruginosa può contaminare le superfici esposte con successiva disseminazione sistemica, spesso letale. In pazienti emato-oncologici, immunodepressi, chirurgici e nel neonati prematuri provoca setticemia, a partenza da soluzioni di continuità anche dovute a cateterizzazioni. In seguito a manovre chirurgiche Endocarditi possono insorgere nei tossicodipendenti. Le infezioni urinarle sono quasi sempre associate a cateterizzazione in ambiente nosocomiale
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA P.aeruginosa cresce bene infatti su tutti i terreni selettivi per i Gram-negativi. La successiva identificazione di specie può avvenire attraverso l'impiego di gallerie biochimiche L’esecuzione dell'antibiogramma è obbligatorio il microorganismo, oltre a presentare resistenza a molte classi di farmaci (penicilline, cefalosporine di prima e seconda generazione, tetracicline, macrolidi, cloramfenicolo, sulfamidici) è refrattario agli antibiotici per la mancata penetrazione di queste molecole grazie agli esopolisaccaridii superficie MOLTO FREQUENTEMENTE È MULTIRESISTENTE APPROCCIO TERAPEUTICO Il trattamento delle infezioni sostenute da P aeruginosa è in continua evoluzione. Nei quadri sistemici nosocomiali è consigliabile ricorrere a combinazioni di farmaci (aminoglicosidi associati a ß-lattamici). Il razionale di tale atteggiamento tiene in considerazione la possibilità che l'azione terapeutica possa sfociare in un effetto battericida sinergico. Generalmente si utilizzano tra i ß-lattarnici le penicilline anti-Pseudomonas (carbenicillina, ticarcillina) o ureidopenicilline (ad esempio, piperacillina) e tra gli aminoglicosidi sono selezionati tobramicina o amlkacina. Altri antibiotici attivi su questo germe sono l'aztreonam ed i carbapenemici (imipenem, meropenem).
Burkholderia cepacea MORFOLOGIA E GENERALITA’ Bastoncino Gram-negativo Aerobio Mobile per flagelli polari e fimbrie Asporigeno Ossidasi positivo Produce alcuni pigmenti di colore giallo. Non presenta esigenze colturali particolari L’ habitat è costituito da suolo, acque, piante Può moltiplicarsi e contaminare acqua distillata, disinfettanti, soluzioni per infusione endovenosa e strumentario chirurgico (come Pseudomonas) B. cepacea è un patogeno opportunista ma colonizza la rizosfera colonizzando piante come la cipolla determinandone la putrefazione La maggior parte delle infezioni nosocomiali è causata da questo germe. Attualmente è in aumento l’isolamento di B. cepacea da pazienti affetti da fibrosi cistica
CORINEBATTERI Gram-positivi Bacilli Forma a clava e disposizione a palizzata o a ideogrammi cinesi Aerobi facoltativi, Asporigeni Immobili Colorazione di Ernst-Neisser Possono presentare alle estremità granulazioni di polifosfati dette metacromatiche perché si tingono in rosso-viola con la colorazione al blu di metilene o di toluidina.
Corinobacterium diphtheriae Ad eccezione delle specie sicuramente patogene (Corinobacterium diphtheriae), i corinebatteri si trovano comunemente nell’ambiente e nella flora microbica umana mucosa e cutanea, questi ceppi saprofiti possono comportarsi da opportunisti, e nei soggetti immunodepressi, causare faringiti, uretriti, e lesioni cutanee purulente. Corinobacterium diphtheriae Agente eziologico della DIFTERITE La sorgente d’infezione è rappresentata dai portatori nasofaringei sani o malati. La trasmissione è aerea L’infezione si localizza a: rinofaringe, tonsille, palato molle e laringe ed il bacillo non invade il torrente circolatorio. Il batterio produce una POTENTE TOSSINA che agisce sia localmente dando necrosi della mucosa, sia a distanza, veicolata dal sangue, causando gravi lesioni degenerative a livello del miocardio, fegato, rene e surrene, nervi cranici e periferici.
La TOSSINA DIFTERICA, tossina ADP-ribosilante, provoca l’inibizione della sintesi proteica. È costituita da una catena polipeptidica di 62.000 dalton con due ponti disulfurici. La tripsina taglia la catena in due segmenti che vengono in seguito separati da agenti riduttivi. Vengono così a costituirsi un frammento B che ha il compito di ancorarsi alla membrana e creare un poro d’immissione ed un frammento A che rappresenta la tossina vera e propria ed una volta internalizzata reagisce con l’EF-2 bloccando la sintesi proteica. Il processo della ribosilazione consiste nell’aggiunta di un riboso sulla proteina bersaglio attraverso una molecola di NAD. È una modificazione post-traduttiva. TOSSINA INATTIVA
MANIFESTAZIONI CLINICHE Il segno clinico più tipico è la faringotonsillite con presenza di membrane grigiastre che oltrepassano i limiti tonsillari il cui distacco provoca sanguinamento. I sintomi di accompagnamento sono: disfagia, dispnea, cianosi, edema del collo, iperpiressia, nausea e vomito. L’azione della tossina a livello delle alte vie respiratorie può portare ad ostruzione laringea per edema. L’effetto tossico sistemico può causare insufficienza cardiaca progressiva e acuta, insufficienza renale, paralisi della deglutizione. La mortalità nelle forme gravi non trattate è intorno al 30%.
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA Esame microscopico con l’impiego di sieri antitossina coniugati con fluoresceina. Esame colturale di tampone faringeo o frammenti di pseudomembrane su terreno di Loeffler contenente siero coagulato e su agar-sangue-tellurito di potassio dove il C. diphtheriae dà colonie nerastre. Dimostrazione della produzione di tossina: 1. Inoculazione di brodocoltura in cavia 2. Prova di precipitazione: su piastre di agar contenente una striscia di carta bibula inbevuta di antitossina, si semina il bacillo perpendicolarmente alla carta bibula e, nei punti d’incontro fra carta e strisciata, se c’è la tossina, si ha la precipitazione.
PROFILASSI Vaccino obbligatorio al 3°, 5° e 11° mese con richiamo al 5° anno di età. Somministrazione di anatossina (tossina inattivata con formaldeide) APPROCCIO TERAPEUTICO Da iniziare subito dopo la diagnosi clinica senza attendere quella microbiologica: 20.000-100.00 U di antitossina per e.v. in 60 minuti. L’eritromicina è utile per eradicare lo stato di portatore.
BORDETELLA Il Genere Bordetella comprende tre specie: B. Pertussis B. parapertussis B. Bronchiseptica tutte responsabili di affezioni acute dell’albero respiratorio e con sovrapponibile sensibilità agli antibiotici. Coccobacilli Gram-negativi Aerobi obbligati Produttori di catalasi Mobili o immobili Asporigeni Capsulati. Possiedono antigeni capsulari e un antigene somatico di natura proteica comune.
Bordetella pertussis E’ l’agente eziologico della pertosse. Il batterio, molto fragile al di fuori dell’organismo umano, è a circolazione esclusivamente interumana ed è trasmesso dai soggetti nella fase iniziale della malatta, non è dimostrata l’esistenza di portatori sani. La trasmissione è aerea. La sua patogenicità è dovuta a diversi fattori: azione fagocitaria della capsula, tossicità del lipopolisaccaride (endotossina), effetto vasocostrittore della tossina dermonecrotica, azione lesiva sugli epiteli ciliati della citotossina tracheale, funzione emoagglutinante ed emolitica, ma soprattutto all’azione di una tossina pantropa che agisce facendo aumentare la conversione di ATP in AMPc nelle cellule bersaglio. La tossina pantropa, detta tossina della pertosse, è responsabile di vasodilatazione e quindi ipotensione, di stimolazione della secrezione insulinica e quindi ipoglicemia e di linfocitosi. FATTORI DI PATOGENICITA
TOSSINA DELLA PERTOSSE E’ costituita da 5 diverse subunità (S1-S5). La subunità A è quella enzimaticamente attiva e ribosila la proteina G inibitrice dell’adenilato ciclasi con conseguente inibizione della stessa. La tossina in realtà inibisce i recettori a 1 delle catecolamine (anche il recettore della Gi è uno di questi) con conseguente attivazione dei recettori b -adrenergici che risultano iperstimolati. Ne consegue una maggior stimolazione delle insule pancreatiche ed una maggior sensibilità all’istamina con conseguente ipoglicemia e vasodilatazione. La tossina pertossica esplica anche un’azione ciliostatica responsabile della sintomatologia clinica caratteristica.
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA L’indagine batteriologica viene eseguita su tampone nasofaringeo utilizzando il terreno di Bordet-Gengou contenente sangue, patata, glicerina e penicillina per eliminare la flora delle vie respiratorie. Difficilmente e comunque solo dopo un’ incubazione di 4-7 gg si ottiene la crescita del batterio in colonie piccole, convesse e lisce, utillizzabili per l’identificazione del batterio tramite agglutinazione con siero specifico.
PROFILASSI E’ ottenuta con vaccinazione obbligatoria al terzo, quinto e undicesimo mese. Il vaccino antipeertosse è allestito con B. pertussis in fase patogena, uccisa con adeguato trattamento. Temibile, seppur rarissima, l’encefalite da vaccino. Il B. pertussis è sensibile a diversi antibiotici fra i quali ampicillina, cotrimossazolo, tetracicline; il loro uso modifica il decorso della malattia se iniziato precocemente cioè nella fase di tosse produttiva e riduce la durata del periodo di contagiosità del malato che, in assenza di terapia, si prolunga fino alla quarta settimana di malattia. Le immunoglobuline specifiche conferiscono protezione immediata ma transitoria. APPROCCIO TERAPEUTICO
Campylobacter Pleiomorfo (bastoncino elicoidale o coccobacillare) Gram negativo Mobile (anfitrichi o peritrichi) Aerobio - microaerofilo Ossidasi positivo Nutrizionalmente esigente La specie Campylobacter jejuni può essere considerata la principale responsabile della diarrea acuta umana batterica.
Microrganismo non di tipo ambientale, bensì associato agli animali a sangue caldo, in particolare si ritrova nel tratto intestinale di animali da carne, soprattutto pollame, senza che essi manifestino malattia. La virulenza di questo microrganismo è di tipo invasivo e si manifesta con una profusa diarrea della durata non superiore a 2-3 giorni con comparsa di sangue, muco e febbre. Il periodo di incubazione può essere anche molto lungo sino a 11 giorni. Il meccanismo di infezione non è ancora chiaro, ma le manifestazioni fanno pensare alla produzione di una tossina successivamente all’adesione alla mucosa del piccolo intestino del microrganismo. L’uomo può contrarre l’infezione o per contatto diretto con gli animali, o per via indiretta attravero il consumo di carne, latte ed acqua contaminati
DIAGNOSI MICROBIOLOGICA esame macroscopico esame microscopico esame colturale e identificazione antibiogramma test sierologici Terreno al carbone (Karmali) colonie di colore grigio, umide, sciamanti