A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda

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Transcript della presentazione:

A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda UMBERTO SABA A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda

LA VITA Umberto POLI nasce a TRIESTE nel 1883. Raggiunta la maggiore età il giovane rinuncia al cognome paterno in segno di ostilità verso il genitore che, abbandonando la famiglia ancor rima della sua nascita, lascia in lui un doloroso senso di abbandono.

Sceglie lo pseudonimo di Saba, forse in omaggio all’amata balia Peppa Sabaz, o forse in riferimento alle origini ebraiche della madre (in ebraico saba significa “pane”).

Negli anni della giovinezza, il poeta tende a rifugiarsi in quelle che chiamerà “le sterminate letture d’infanzia”. Individua in Leopardi il proprio autore prediletto, ma legge anche altri.

1905 = si trasferisce a Firenze, dove entra in contatto con gli intellettuali della rivista “Voce”, con i quali però non va d’accordo. 1909 = torna a Trieste e sposa con rito ebraico CAROLINA WOLFLER (la donna cantata con il nome di Lina nel “Canzoniere”), compagna di tutta la sua vita e musa ispiratrice della sua poesia. Dal matrimonio nascerà l’unica figlia Linuccia.

Partecipa al Primo conflitto mondiale nelle retroguardie (i medici gli risparmiano le trincee a causa della depressione). Dopo la guerra a Trieste (diventata italiana) rileva una libreria antiquaria. Nel 1921 con il marchio editoriale della libreria pubblica la prima edizione del “Canzoniere” Sempre nel 1921 muore la madre a cui era sempre stato affezionatissimo.

Nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, si rifugia a Parigi. Trascorre gli ultimi anni della sua vita a Trieste spesso ricoverato per una nevrosi di origine depressiva aggravatasi in seguito alla perdita della moglie (scomparsa nel 1956) Muore a Gorizia nel 1957.

LA POETICA (concezione della poesia) Per Saba il compito fondamentale del poeta quello di “fare la poesia onesta”. L’idea di onestà riguarda sia i contenuti, sia lo stile: la poesia deve essere specchio sincero dell’interiorità del poeta; le scelte stilistiche devono essere semplici e antiretoriche.

Saba approda a una poetica di tipo antisimbolista, antidecadente (soprattutto antidannunziana) lontana dal filone della “poesia pura” espressa dagli Ermetici. Troviamo la poetica di Saba in “Storia e Cronistoria del Canzoniere” (1948).

Saba ritiene che il poeta debba rifarsi alla grande tradizione italiana che va da Dante e Petrarca a Leopardi. Predilige un linguaggio semplice e trasparente (che spesso sono obiettivi più difficili da raggiungere della “oscurità” della poesia del tempo). Saba rifiuta lo sperimentalismo metrico mentre recupera la tradizione (la rima, l’enjambement, la metafora…).

Autobiografismo e confessione La scrittura per Saba è un modo per comprendere la propria interiorità. Il suo “Canzoniere” è quasi un diario, una sorta di confessione prolungata nel tempo, un tentativo di trovare un senso dell’esistenza.

Saba utilizza, senza dichiararlo apertamente, gli strumenti della psicanalisi. Si era accostato a Freud a causa delle sue crisi depressive (era stato in cura presso Edoardo Weiss, allievo di Freud). La psicanalisi gli appare come un fondamentale strumento per la conoscenza dell’animo umano, anche se pure in lui come in Svevo affiora la sfiducia verso gli effetti terapeutici.

Canzoniere Il “Canzoniere” di Saba è una tra le maggiori creazioni della poesia italiana contemporanea. In esso convive una visione della realtà dominata dal pessimismo e dal senso quasi fatalistico del dolore con l’amore per le persone care.

Si tratta di un’opera autobiografica. Sotto l’apparente semplicità del testo si celano contenuti complessi. Strumento essenziale per la comprensione della poesia di Saba è la psicanalisi.

Il titolo “Canzoniere” è un omaggio a Petrarca (ma forse anche al poeta romantico Heinrich Heine che Saba aveva letto e amato). Saba ha lavorato tutta la vita alla stesura del suo “Canzoniere” che ha avuto tre edizioni: 1921, 1945 e 1961 (postuma). E’ suddiviso in tre volumi (corrispondenti a giovinezza, maturità e vecchiaia), a loro volta suddivisi in sezioni (ognuna delle quali ha un titolo che rimanda a un lasso di tempo più ristretto).

Nel “Canzoniere” Saba parla sempre di se stesso, anche quando racconta di altri (ne parla sempre in relazione al proprio io). Vi sono infatti dei personaggi (la balia, la madre, il padre, la moglie, i compagni di scuola…). L’autore ricostruisce la propria infanzia, il conflitto padre-madre, l’amore per la moglie…

Il punto di riferimento è Trieste a cui è molto attaccato perché la vede come una sorta di mondo delle sicurezze e quasi come una personificazione della madre. Il poeta descrive la profonda scissione dell’io che deriva dal fatto che lui aspira alla gioia, ma finisce sempre per essere vittima dell’angoscia.

Saba inoltre manifesta una apertura verso la sofferenza altrui e alle vicende della Storia collettiva. In particolare si mostra solidale e vicino al popolo ebraico (a cui appartiene per le origini della madre), colpito dalla Shoah e verso tutti coloro che hanno vissuto le drammatiche vicende dei regimi totalitari del Novecento.

Nel “Canzoniere” Saba è fedele ai metri tradizionali (come il sonetto e i versi regolari). Non usa il verso libero. Ricorre a enjambement e alla rima. Dal punto di vista linguistico usa forme auliche e ricercate ma anche un linguaggio quotidiano e colloquiale. Sempre però cerca la perfetta corrispondenza tra parole e cose.

Storia e cronistoria del Canzoniere Nel 1948 pubblica un testo in prosa dal titolo Storia e cronistoria del Canzoniere, un autocommento alla propria opera.

Ernesto Nel 1953 Saba scrisse un romanzo autobiografico (incompiuto e pubblicato postumo nel 1975). “Ernesto” è un libro-confessione (anche se scritto in terza persona), in cui l’autore, ormai anziano, rievoca alcuni momenti della sua adolescenza.

Nel romanzo affronta un tema che, a quei tempi, rappresentava ancora un tabù, l’omosessualità. Il protagonista Ernesto è l’alter ego di Saba che a sedici anni ha una relazione con un uomo ventottenne. Poi Ernesto supera la fase omosessuale che però rimane latente nel suo inconscio.

Il libero esercizio della sessualità è narrato come un fatto positivo e naturale, ed è descritto con affettuosa ingenuità, sebbene lo scrittore, a distanza di anni, guardi a quell’episodio della propria giovinezza non senza una certa sofferenza.