14^ edizione del Forum I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000 Cernobbio, 22 – 23 marzo 2013
I provvedimenti che negli ultimi 15 anni hanno ridisegnato il mercato del lavoro
Occupati dipendenti per settore di attività economica (migliaia) Fonte: elaborazione su dati Istat, L ’ Italia in 150 anni I nostri settori sono quelli maggiormente interessati dalla crescita occupazionale
Occupati nell ’ intera economia (migliaia) Fonte: elaborazione su dati Istat, L ’ Italia in 150 anni La crescita dell’occupazione è più sostenuta in un mercato del lavoro che prevede più tipi di contratti e quindi più forme di accesso. Le imprese anche negli anni di crisi propendono per nuove assunzioni. Anche grazie ai contratti flessibili.
L’occupazione dipendente cresce con provvedimenti che introducono forme contrattuali flessibili ( ). L’introduzione della durata massima di tre anni per il contratto a tempo determinato (fine 2007) non incide negativamente, anche per il correttivo sul diritto di precedenza introdotto nel corso del Le imprese necessitano di effettiva flessibilità, di contratti realmente a termine. Soffre dal 2008 il lavoro autonomo: con la crisi l’impresa individuale chiude per prima!
Occupati dipendenti per tipologia contrattuale (migliaia) Fonte: elaborazione su dati Istat La crescita del contratti a termine spinge anche la crescita dei contratti a tempo indeterminato, le due tipologie crescono parallelamente. Non si assume a termine per attività a tempo indeterminato, ma si realizza invece maggiore propensione ad assumere disponendo di maggiore flessibilità in entrata. Ciascuna tipologia ha la sua rispettiva collocazione nel fabbisogno del mercato.
AnnoTotaleIndeterminatoTermine% Termine , , Occupati dipendenti per carattere dell ’ occupazione (migliaia) Fonte: elaborazione su dati Istat La crescita dei contratti a termine quindi spinge la crescita di tutta l’occupazione anche quella a tempo indeterminato, mentre la quota percentuale resta contenuta. E’ il cosiddetto fabbisogno «fisiologico» che se «compresso» rischia di far calare l’occupazione senza peraltro determinare transizioni verso il tempo indeterminato.
La percentuale del contratto a termine in Italia è inferiore a quella dei principali Paesi di riferimento nella Ue e in ogni caso inferiore alla media Ue a 27.
dati in migliaia occupati totali tempo determinato occupati tempo determinato Germania Italia rapporto Germania/ Italia1,72,03,64,2 In Germania i giovani compongono quasi il 50% dell’occupazione a termine. In Italia solo il 22% dei contatti a termine è in capo a giovani. Il problema italiano sull’occupazione giovanile non sono i contratti a termine, perlomeno nel settore privato, altro discorso per l’ambito pubblico dove il termine è utilizzato per esigenze strutturali e per lunghissimi periodi (scuola, ricerca, sanità, amministrazioni locali ecc) la «precarietà». Lo scarso accesso al lavoro dei giovani discende da percorsi scolastici inadeguati, poca alternanza scuola-lavoro, assenza di orientamento iniziale, ma soprattutto da mancanza di sostegno alle transizioni tra un lavoro e l’altro a fronte di necessaria flessibilità nel mercato del lavoro = assenza di efficaci politiche attive!
La disoccupazione giovanile post 2003 era in diminuzione, ma se non si riformano percorsi scolastici, servizi al lavoro e politiche attive mentre si continua a «normare il normato» indipendentemente dai fabbisogni del mercato del lavoro, i primi a risentirne saranno sempre i giovani. Paese ITALIA23,520,334,0 GERMANIA13,011,98,4 FRANCIA20,019,222,7 Tasso disoccupazione anni
Sostenere il mercato del lavoro e la propensione delle imprese ad assumere oltre la crisi Intervenire sul costo del lavoro, sia nel breve che nel medio lungo periodo, occorre un piano a più lunga visione di interventi strutturali e non solo incentivi, importanti e utili, ma temporanei. Non penalizzare la flessibilità in entrata, soprattutto il contratto a termine e le forme flessibili subordinate, consentendo alle imprese di assumere senza penalizzanti ulteriori oneri, costi, vincoli. Non pregiudicare il decollo del contratto di apprendistato tornando ad appesantirlo con burocrazia e «formazione formale». L’impresa è formativa per definizione e l’apprendistato è in primo luogo un contatto di lavoro non un modo per sperimentare «sistemi regionali » Semplificare la burocrazia che scoraggia le imprese e incide sul costo del lavoro. Aiutare e non discriminare il lavoro autonomo (pensioni, burocrazia, costi) Riformare i servizi al lavoro, riorganizzando la spesa pubblica già impiegata, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ridisegnare i percorsi scolastici e universitari sulle professioni di mercato e attivare già dalla scuola l’orientamento al lavoro.