MASSIMILIANO STRAMAGLIA I NUOVI PADRI. PER UNA PEDAGOGIA DELLA TENEREZZA, EUM, MACERATA, 2009 CONTRIBUTI PER UNA PSICOPEDAGOGIA DELLA PARENTALITÀ PATERNA.

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MASSIMILIANO STRAMAGLIA I NUOVI PADRI. PER UNA PEDAGOGIA DELLA TENEREZZA, EUM, MACERATA, 2009 CONTRIBUTI PER UNA PSICOPEDAGOGIA DELLA PARENTALITÀ PATERNA

IL PADRE EROICO Nella fase di latenza, o età degli eroi o scolastica (7-11 anni circa), la funzione di censura operata dal Super-ego parentale (funzione censoria) si arricchisce per mezzo delle pratiche punitive (funzione proibitiva). Il bambino apprende coscientemente che a condotte errate seguono conseguenze spiacevoli.

L’ingresso nel mondo scolastico, o “del fuori” (mondo paterno), si sposa alle dinamiche difensive di sublimazione (le cosiddette “dighe”, o argini che impediscono lo straripare dei flussi pulsionali, proprie della fase della latenza: il disgusto, la vergogna, gli ideali etici ed estetici; in una sola parola: la moralità).

In questa fase, il padre è l’eroe, il “grande da emulare”; mentre il bambino, scrive Rocco Quaglia, sogna di essere “come il padre”, la bambina desidera essere “con il padre”. Le bambine giocano a essere “spose”, “principesse” o “eroine”; i bambini, a volte, imitano “eroi invincibili”, o giocano con automobili, soldati e aerei in miniatura, surrogati intrapsichici della potenza modellante del padre.

QUALI EROI, OGGI? L’eroe paterno (o politico) è colui il quale, in virtù della propria coerenza ed esemplarità, è in grado di esercitare un’azione carismatica tale da contenere, come un catalizzatore, la corrente pulsionale della prole (o del popolo). Egli, in sintesi, indirizza le passioni verso finalità culturalmente elevate (che Freud interpreta quali espressioni della “tendenza alla perfezione”) e consente una gratificazione sostitutiva altrettanto appagante dei flussi pulsionali in eccesso.

SCUOLA E FAMIGLIA Giovanna Lo Sapio riporta i dati concernenti la salienza del ruolo educativo del padre in età scolastica: “l’assenza del padre o la presenza di un padre inadeguato comporta ripercussioni negative sul profitto dei figli”. L’intreccio proficuo di senso morale e senso politico appare più che mai realizzabile attraverso la messa in rete di scuola e famiglia: l’amorevolezza paterna e materna (autorità e amore, o moralità) deve pedagogicamente raccordarsi all’amorevolezza degli insegnanti (autorità e amore, o politicità), e viceversa, di modo che la dimensione morale incarnata dall’una possa concorrere a sviluppare la dimensione politica promossa dall’altra.

Oltre a promuovere la collaborazione, formale e informale, tra scuola e famiglia, è opportuno valorizzare le dinamiche di sublimazione in atto attraverso progetti – promossi in rete con associazioni, cooperative sociali, enti riconosciuti preposti alla formazione dell’infanzia – comprendenti laboratori di danza, teatro e canto ispirati alla relazione tra arte e politica. Intellettualizzazione e creatività risulterebbero, in questa fase specifica dello sviluppo (ma non solo), un connubio vincente.

PADRI DI FIGLI ADOLESCENTI Secondo Carl E. Pickhardt, “un padre non è una madre” e “un adolescente non è un bambino”. Si tratta di riconoscere come un unico tipo di padre, quello educato all’interpretanza (paternità ermeneutica), sia in grado di promuovere nella prole l’istanza progettuale di libertà, e formare personalità integrate e responsabili.

La fase genitale, corrispondente all’età adolescenziale (11-23 anni circa), necessita, in termini educativi, di una famiglia aperta (conoscere i figli anche attraverso il tessuto relazionale nel quale sono inseriti) e della genitorialità diffusa (creazione di una rete allargata di solidarietà interparentale come forma di prevenzione di eventuali disfunzionalità legate alle nuove interazioni filiali con il gruppo dei pari).

La responsabilità crescente è un prodotto dell’acquisita coscienza, che si sviluppa adeguatamente solo laddove l’amore di padre e madre sia stato vissuto e percepito in quanto tale. L’incoscienza regressiva (ma non necessariamente patogena) specifica della fase adolescenziale, pertanto, è l’espressione più autentica del bisogno d’amore.

L’Edipo ritrovato, la rimembranza della nascita biologica e il coraggio della nascita sociale, la scelta rinnovata dell’oggetto d’amore (innamoramento o superamento del genitore del sesso opposto, e, talora, dello stesso sesso) producono lo spostamento della corrente pulsionale su un oggetto esterno alla famiglia, o socialmente accettabile.

QUALI MODELLI, OGGI? Tuttavia, gli adolescenti di oggi non hanno più alcuna autorità morale contro la quale ribellarsi, o, in termini intrapsichici, con la quale identificarsi.

ADOLESCENZA E DEMOCRAZIA Pur considerando l’età al voto periodo ottimale di coscientizzazione politica per il figlio e la figlia adolescenti, è di fondamentale importanza sensibilizzare le nuove generazioni, fin dalle prime battute, alla differenza sostanziale tra stato e governo.

La disaffezione dei giovani alla politica nasce spesso dalla confusione tra questi due sottosistemi del più ampio sistema politico, con la conseguente negazione dei principi e valori promossi della Costituzione a fronte del più ampio scenario di crisi politica e governativa, pure motivata da una serie di irriducibili istanze, che investe da tempo la penisola.

La proposta pedagogica per le nuove famiglie non può prescindere dalla valorizzazione del dibattito di natura politica, anche conflittuale, all’interno delle mura domestiche: un dibattito ampio, non necessariamente tedioso, da promuovere, a maggior ragione, nelle famiglie monoparentali.

Recenti acquisizioni psicopedagogiche dimostrano come il rendimento scolastico dei giovani adolescenti sia correlato, per molti aspetti, all’impegno in attività extracurriculari. Oggi, il profitto scolastico migliora in termini qualitativi non solo in virtù dei processi conoscitivi promossi dalle metodologie classiche di apprendimento, ma anche in funzione degli stimoli culturali provenienti dall’ambiente sociale di appartenenza.

I genitori preoccupati del rendimento scolastico dei figli, pertanto, sono pedagogicamente chiamati a educare i figli alla partecipazione e all’impegno civile: la scrivania, da sola, non garantisce una migliore formazione dell’educando, quanto un depauperamento delle competenze relazionali (educazione alla politica come educazione alla socialità).

IL NIDO DEI GIOVANI ADULTI I giovani trentenni in fase di adolescenza prolungata sono il prodotto della moderna famiglia “lunga” tematizzata da Pierpaolo Donati e Eugenia Scabini, e caratterizzata dal permanere dei figli nella famiglia d’origine fino e oltre il compimento del 35° anno d’età. La giovinezza protratta è sintomatica di una società depauperata dei tradizionali riti di passaggio: al dilemma evolutivo tra scelta di stagnazione e scelta generativa, i giovani rispondono rifugiandosi nel nido materno.

La psicoanalisi definisce “narcisismo patologico” l’amore smisurato per il proprio Ego e la conseguente rinuncia alla crescita. Spesso, i giovani adulti ricusano nuove modalità relazionali per paura di “diventare grandi” (o di “essere importanti”).

I nuovi trentenni hanno paura di crescere perché nascono “sovrani”, e crescono tali, all’interno delle loro famiglie. Se la famiglia odierna è materna, e il figlio sovrano, l’eventuale nuovo ingresso (fidanzato/a) sarà percepito dal figlio/a: come prolungamento del proprio Io, non come identità che sta-di-fronte, e come perdente, perché inarrivabile all’onnipotenza dell’amore materno.

La “sovranità”, in termini societari, è di tutti e di ciascuno: all’interno di un contesto in cui ognuno sia importante, i giovani non sono preparati a ricevere la ferita narcisistica un tempo inferta dal padre. Altre volte, accade che sia difficile pensarsi “grandi”, “importanti”, quando non si è stati “importanti” all’interno delle proprie famiglie. In questo caso, il narcisismo è sintomatico di un profondo sentimento di inadeguatezza.

LA RESPONSABILITÀ LIBERANTE Luigi Pati, riprendendo le analisi sociologiche di Buzzi, Cavalli e De Lillo, interpreta il fenomeno giovanile della presentificazione del reale quale mancanza di progettualità. In termini psicoanalitici, i giovani sono impossibilitati a pre(figurarsi) un futuro perché sperimentano, nel quotidiano, la presenza fisica (figura) dei genitori nello scenario di vita adulta.

L’Io è “quartiere generale” della libido narcisistica come di quella oggettuale: l’investimento dell’Io sulla prima comporta il depauperamento temporaneo dell’altra. Il modello idraulico suggerisce come vi sia una sorta di equilibrio Egoico tale per cui l’alternativa all’amore, o all’investimento oggettuale, sia la patologia.

Il paradosso della contemporaneità giovanile è nell’illusione che il culto dell’Io sia un servizio di Sé a se stessi, mentre prendere a cuore se stessi comporta, di necessità, la cura amorevole dell’altro e la perdita, seppure dolorosa, di una parte dell’amore per Sé.

Pierpaolo Donati ricorda al “beautiful io” giovanile che l’identità ipertrofica è perfettamente integrata all’interno di gruppi che condividono, implicitamente, la sua stessa ipertrofia, con il risultato che l’Io si autocelebra, ma nessuno lo gloria.

La progettualità giovanile è chiamata ad attestarsi, di volta in volta, quale responsabilità liberante (portato dell’educazione paterna), affinché il fenomeno sociale del precariato non sfoci nella forma patogena della precarizzazione esistenziale.