Rifotografia Trasformazioni territoriali e mutamento sociale: un percorso metodologico di Chiara Francesconi e Marina Innorta “Rifotografia: tecnica processuale”

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Rifotografia Trasformazioni territoriali e mutamento sociale: un percorso metodologico di Chiara Francesconi e Marina Innorta “Rifotografia: tecnica processuale” attraverso la quale il ricercatore crea un insieme fotografico temporalmente ordinato che consiste in immagini dello stesso soggetto, scattate in momenti diversi (Time 1 e Time 2), da confrontare al fine di evidenziare il cambiamento”[1] [J. H. Rieger, 1996: 7].[1] [ 1][ 1] La coppia di fotografie dello stesso soggetto scattata in tempi differenti, utilizzata nella ricerca sopra descritta, è l’unità minima per utilizzare questo metodo (Time1, Time 2); tuttavia, qualora sia possibile, sono consigliabili più ripetizioni fotografiche (Time 1, Time 2, Time 3, Time 4, ecc.), al fine di produrre una gamma di cambiamenti più estesa nel tempo e quindi maggiormente scomponibile in “fasi” nell’analisi [J. H. Rieger, 1996: 7].

4. La visualizzazione del cambiamento Lo scopo è stato quindi quello di cercare di ottenere indicatori del cambiamento dell’ambiente fisico, attraverso il confronto fra le foto che ritraevano una Corticella come “piccolo borgo autonomo” ed una Corticella ormai totalmente inglobata nella città. ….Lo sforzo è stato dunque quello di trovare degli indicatori del cambiamento dell’ambiente fisico dovuto ai processi di “periferizzazione”, per vedere se gli stessi erano rilevabili nella comparazione fotografica. Rifacendoci alle ricerche di sociologia urbana effettuate in Italia sulla tematica abbiamo potuto individuare alcune caratteristiche essenziali dei mutamenti dell’ambiente fisico dovuti alla trasformazione, a partire dal secondo dopoguerra, di alcune zone periferiche della città:

un’edificazione urbanistica informe e prevalentemente funzionale; il “riempimento” progressivo di edifici in ogni spazio vuoto; il passaggio dall’edificazione di abitazioni in superficie a quello in altezza (condomini); gli interventi, prevalentemente di allargamento, di alcune strade utilizzate come vie per trasporti pubblici ad alta frequenza; il degrado di vecchi edifici “sopravvissuti” al processo di “periferizzazione”; la cancellazione di ogni preesistenza e la privazione, nello spazio, di punti di riferimento simbolici [A. Mela, M. Pellegrini, 1993: 76].

Foto A Time 1

Foto A Time 2

Time 1 Time 2

Fot b time 1

Foto b time2

Time 1 Time 2

Foto C Time 1

Foto C Time 2

Time 1 Time 2

Foto D Time 1

Foto D Time 2

Time 1 Time 2

Foto E Time 1

Foto E Time 2

Time 2 Time 1

Dal confronto fra fotografie del passato (Time 1) e fotografie del presente (Time2) sono emersi alcuni elementi particolarmente interessanti riguardo i cambiamenti dell’ambiente fisico che cerchiamo qui di seguito di evidenziare. 1.Il ricambio fra vecchi e nuovi edifici, che presupponeva un’edificazione urbanistica prevalentemente funzionale, si è rilevato tutto sommato relativa rispetto alla presenza di residenze di vecchia origine: riscontriamo una nuova abitazione nel confronto fra fotografia A (Time 1) e fotografia A (Time 2); due nuovi edifici adibiti ad uso abitativo nel confronto fra la fotografia C (Time 1) e C (Time 2) ed un nuovo edificio nel confronto fra la fotografia E (Time 1) ed E (Time 2). 2.Il “riempimento” di spazi vuoti con edifici è riscontrabile solo nel confronto fra la fotografia C (Time 1) e C (Time 2) dove una palestra è stata costruita su una zona verde, e nel confronto fra la fotografia D (Time 1) e D (Time 2) dove sullo sfondo è identificabile una costruzione di tipo industriale. Nelle altre fotografie, invece, il rapporto fra “spazi pieni” e “spazi vuoti” è rimasto inalterato nel corso del tempo. 3.Il passaggio dall’edificazione di abitazioni in superficie a quello in altezza sembra essere piuttosto relativo: il nuovo edificio ad uso abitativo presente nella fotografia C (Time 2) e quello presente nella fotografia E (Time 2) non vanno oltre i quattro piani di altezza, e risultano pertanto tutto sommato non indicativi rispetto alle tipologie condominiali presenti nella maggior parte delle zone periferiche urbane. 4.Non risulta alcuna trasformazione a livello di rete viaria, anche in Via delle Fonti (fotografie B e C) che è una strada attualmente di trasporto pubblico ad alta frequenza. L’unica modifica sostanziale a questo proposito è rilevabile solo nel confronto fra la fotografia A (Time 1) ed A (Time 2), dove nella “piazzetta” oggi compare una piccola zona verde al posto di alcuni edifici già decadenti in passato.

5.Il degrado di vecchi edifici “sopravvissuti” è invece riscontrabile nel confronto fra la fotografia D (Time 1) e D (Time 2) nell’abitazione in primo piano e, nel confronto fra la fotografia E (Time 1) ed E (Time 2), nelle prime due abitazioni a destra e a sinistra. 6.La cancellazione di edifici preesistenti, oltre a quelli rilevati al punto 1, è presente solo nel confronto fra la fotografia A (Time 1) ed A (Time 2) dove non troviamo gli edifici decadenti citati al punto 4. ……. La conferma alla nostra ipotesi è stata assoluta: nessuna persona a cui abbiamo sottoposto le fotografie del Time 2 ha individuato nelle stesse un territorio della periferia urbana di una media/grande città, ma tutti ricollegavano i luoghi fotografati a realtà “paesane”, a villaggi o a borghi di paesi di campagna: