J. Locke Saggio sull’intelletto umano 1690. Cecità e schiavitù “I ciechi saranno sempre guidati da quelli che vedono, altrimenti cadranno nel fosso; e.

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J. Locke Saggio sull’intelletto umano 1690

Cecità e schiavitù “I ciechi saranno sempre guidati da quelli che vedono, altrimenti cadranno nel fosso; e certamente il più soggetto, il più schiavo, è colui che è cieco nel suo intelletto” ( )

Introduzione Poiché l’intelletto è ciò che pone l’uomo al di sopra di tutti gli esseri sensibili e gli dà tutto il vantaggio e il dominio che egli ha su di essi, è oggetto degno del nostro lavoro, per la sua stessa nobiltà, indagarne la natura. Ma l’intelletto, come l’occhio, mentre ci fa vedere e percepire tutte le cose, non avverte se stesso; e si richiede arte e fatica per collocarlo a distanza e per farlo oggetto a se medesimo

Problema dell’origine della conoscenza Non voglio occuparmi della natura oggettiva dell’anima Né in cosa consiste la sua essenza, o con quali movimenti psichicio alterazioni corporee noi veniamo in possesso di sensazioni per mezzo dei nostri organi e di idee nel nostro intelletto, né se alcune di queste idee o tutte dipendono o no dalla materia nella loro formazione Il metodo storico: il modo in cui l’intelletto viene a conoscenza dei suoi oggetti.

Introduzione A Il metodo: I. origine delle idee, nozioni, che l’uomo osserva in sé, e che è conscio di fronte a se stesso di avere nella propria mente. B Come la mente si rifornisce i idee. La conoscenza che si acquisisce per mezzo di queste idee è: certa, evidente, estesa III. Le ragioni e i gradi dell’assenso

Contro l’innatismo “Ritengono taluni, come opinione incontestabile, che nell’intelligenza vi siano certi principi innati, certe nozioni primarie, altrimenti dette nozioni comuni, caratteri, per dir così, impressi nella nostra mente, che l’anima riceve fin dal primo momento della sua esistenza, portandoli con sé nel mondo. Se i miei lettori fossero liberi da ogni pregiudizio, per convincerli della falsità di questa supposizione non avrei che a mostrar loro (come spero di fare nelle seguenti parti di quest’opera) come gli uomini possano acquistare tutte le conoscenze che hanno mediante il semplice uso delle loro facoltà naturali, senza il soccorso di alcuna nozione innata; e come possano raggiungere la certezza, senza aver bisogno di alcuna di tali nozioni o principi originari. Poiché, a mio avviso, ognuno converrà facilmente che sarebbe incongruo supporre le idee dei colori innate in una creatura, cui Dio ha dato la vista e il potere di ricevere queste idee mediante gli occhi dagli oggetti esterni. E non sarebbe meno irragionevole attribuire a delle impressioni naturali e a dei caratteri innati la conoscenza che noi abbiamo di molte verità, quando possiamo osservare in noi stessi l’esistenza delle facoltà appropriate a farci conoscere quelle verità con altrettanta facilità e certezza come se impresse nella mente fin dall’origine”

I poteri della mente Conoscere fin dove la nostra intelligenza si estende. I confini della mente, oltre i quali non è possibile esprimere affermazioni sensate. Comprendere i gradi e l’estensione possibile della nostra mente La metafora della fune del marinaio: non potrà scandagliare tutte le profondità del mare, ma la sua lunghezza sarà sufficiente per dirigere la rotta della barca ed evitare i bassi fondi che potrebbero spingere verso le secche.

Cosa interessa nella vita Conoscere non tutte le cose, ma quelle utili per condurla. La filosofia come ricerca dei limiti fra la parte luminosa e la parte in ombra. Il termine idea e i suoi molteplici significati: fantasma, nozione, specie, o qualunque cosa che occupi la mente quando essa pensa

Non esistono principi innati nella mente La prova del consenso generale (consensum gentium) I principi di dimostrazione: identità e non contraddizione Le verità che sono impresse nella mente sono anche percepite, conosciute e accettate attraverso un consenso personale

Contro l’innatismo Ritengono taluni, come opinione incontestabile, che nell’intelligenza vi siano certi principi innati, certe nozioni primarie, altrimenti dette nozioni comuni, caratteri, per dir così, impressi nella nostra mente, che l’anima riceve fin dal primo momento della sua esistenza, portandoli con sé nel mondo. Se i miei lettori fossero liberi da ogni pregiudizio, per convincerli della falsità di questa supposizione non avrei che a mostrar loro (come spero di fare nelle seguenti parti di quest’opera) come gli uomini possano acquistare tutte le conoscenze che hanno mediante il semplice uso delle loro facoltà naturali, senza il soccorso di alcuna nozione innata; e come possano raggiungere la certezza, senza aver bisogno di alcuna di tali nozioni o principi originari. Poiché, a mio avviso, ognuno converrà facilmente che sarebbe incongruo supporre le idee dei colori innate in una creatura, cui Dio ha dato la vista e il potere di ricevere queste idee mediante gli occhi dagli oggetti esterni. E non sarebbe meno irragionevole attribuire a delle impressioni naturali e a dei caratteri innati la conoscenza che noi abbiamo di molte verità, quando possiamo osservare in noi stessi l’esistenza delle facoltà appropriate a farci conoscere quelle verità con altrettanta facilità e certezza come se impresse nella mente fin dall’origine.

La ragione Si attiva nel tempo e le verità si raggiungono gradatamente con il contributo della ragione stessa, ma ciò non significa che tali idee siano pre- esistenti nella mente

Libro II – delle idee in generale La mente è un foglio bianco, privo di ogni carattere, senza alcuna idea. Dall’esperienza si traggono tutti i materiali della ragione e della conoscenza Dai sensi ( qualità sensibili, bianco, giallo, caldo, freddo, duro, molle, dolce, amaro ) e dalla riflessione ( oggetto delle riflessioni dell’anima, percepire, pensare, dubitare, credere, ragionare, conoscere, volere).

Percepire e pensare Avere delle idee e percepire è la stessa cosa L’anima non pensa sempre, ma solo quando è cosciente di pensare

Idee semplici e complesse In questa facoltà di ripetere e di unire insieme le sue ide, la mente ha grande potere di variare e moltiplicare gli oggetti dei suoi pensieri, infinitamente al di là di quello della sensazione e la riflessione gli forniscono. Ma tuto ciò è sempre limitato alle idee semplici che essa riceve da queste due fonti e che formano le materie prime di tutte le sue composizioni, perché le idee semplici provengono dalle cose stesse, e di queste la mente non può averne di più né altre se non quelle che le sono presentate.