“ Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l'avete trovato” Baden Powell. Con questa citazione ha esordito il professore P. Zazzini,

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Transcript della presentazione:

“ Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l'avete trovato” Baden Powell. Con questa citazione ha esordito il professore P. Zazzini, durante la conferenza da lui tenuta nel nostro liceo, nell’ ambito del progetto Comenius sui cambiamenti climatici. Lo scorso febbraio, nell’aula magna del nostro liceo, noi studenti del 4I e del 4H abbiamo partecipato ad una lezione - conferenza tenuta dal prof. Paolo Zazzini, docente universitario alla Facoltà di Architettura di Pescara, sull’utilizzo di nuovi tipi di energia, nuove tecniche di costruzione e su ciò che noi singoli cittadini possiamo fare nel nostro quotidiano per evitare sprechi energetici. Il professore ha iniziato la sua conferenza chiedendo scusa a nome della sua generazione per aver lasciato a noi giovani un pianeta logorato dagli sprechi e dalle cattive abitudini riguardo l’uso dell’energia e delle materie prime: è compito di noi giovani cercare di contenere i danni arrecati alla Terra e ricorrere a forme di energia alternative rinnovabili ed ecosostenibili, dal momento che il petrolio ed altri combustibili un tempo ritenuti illimitati sono in esaurimento. Oltre ad alcune strategie, tecniche che si possono apportare ad un edificio, per sfruttare a pieno il calore prodotto dal sole, la ventilazione naturale, l’utilizzo di materiali di costruzione isolanti che riducono la dispersione di calore, il modo più efficace per ridurre il consumo eccessivo di energia elettrica può essere attivato da noi in prima persona, come spegnere dispositivi elettronici in modalità stand-by, sfruttare la luce solare o evitare che l’aria fredda penetri nell’ambiente riscaldato. La scuola assume un ruolo importante in questo ambito poichè attraverso questo tipo di iniziative, quali il progetto Comenius, contribuisce a formare giovani responsabili e consapevoli nella salvaguardia dell’ambiente e nel limitare gli effetti sul clima in relazione all’influsso dei gas serra. Ilaria Scoglio 4I

Dopo aver catturato l’interesse dei suoi ascoltatori, introducendo alcune nozioni di base sul calcolo delle emissioni e sulla quantità effettiva prodotta, il professor Zazzini è passato ad illustrare quanto l’architettura sia coinvolta nel problema “emissioni gas dannosi”. Circa il 36% del fabbisogno energetico complessivo del paese è assorbito dagli edifici. Il fabbisogno di un edificio si identifica in: fabbisogno termo igrometrico, riscaldamento e umidificazione ed elettricità disponibile. Fin quando si parla di edifici in generale, senza far riferimento alla realtà concreta circostante, le persone sembrano non interessarsi a questo genere di problemi. Il professore ha fornito quindi diversi dati, atti a sensibilizzare maggiormente l’uditorio ed ha poi illustrato la cosiddetta “Architettura energicamente consapevole : bioclimatica”, realizzata contemplando diversi aspetti quali l’orientamento, la località, i materiali e altri fattori. Nell’ultima parte della conferenza, infine sono state esposte diverse teorie efficaci e alla portata di tutti che permettono di ridurre costi ed emissioni: semplicemente spegnendo luci in stand by di tv e computer e sostituendo luci incandescenti con luci fluorescenti si risparmia notevolmente sulle bollette e si riduce il consumo energetico. La conferenza ha raggiunto l’obiettivo di sensibilizzare maggiormente i ragazzi riguardo al problema del “Climate Change” e alle sue possibili conseguenze. Alessandro Tolli 4H

Salve ragazzi, a scrivervi è una ragazza della classe IV I per raccontare dell’esclusiva esperienza di cui è stata partecipe nel novembre di questo anno scolastico prendendo parte alla terza mobilità del progetto biennale “Comenius” a cui la mia classe ha aderito. Il viaggio si è tenuto dal 7 all’11 novembre ed ha avuto come destinazione Hu ̈ rt, mirabile cittadina adiacente l’ingente Colonia, storica metropoli tedesca. Memori dell’esperienza dello scorso meeting tenutosi nel nostro liceo nel maggio del passato anno scolastico, ci siamo ritrovati alla vigilia della partenza a nutrire il desiderio di visitare una nuova città, di venire a contatto con una cultura diversa dalla nostra e di instaurare relazioni con nostri coetanei di diversa nazionalità. Le giornate sono state scandite da momenti in cui ci sono state richieste competenze e attenzione, e momenti di svago e conoscenza. In particolar modo siamo stati chiamati a simulare una conferenza ONU, ciascuno rappresentando un paese, il cui obiettivo era redigere un nuovo protocollo che stabilisse i nuovi parametri per la riduzione delle emissioni di CO 2. A me è stata assegnata la rappresentanza del Brasile, attraverso la quale ho avuto un esperienza diretta di quanto sia un ardua impresa conciliare nazioni con differenti richieste che tenacemente presentano argomentazioni a sostegno dei propri interessi. La cornice in cui gli incontri si sono svolti è stata una scuola tedesca dalle dimensioni, dalle strutture, dagli strumenti a disposizione di alunni e insegnanti, dai servizi e dagli impianti sportivi che a noi ragazzi è sembrata un’utopia pensare il nostro territorio dotato di tali edifici scolastici, essi rimangono per la scuola italiana ancora modello di riferimento, ad esclusione di ciò che in quei giorni abbiamo riconosciuto essere un vanto unicamente della nostra penisola: la dieta mediterranea! Un momento di sollievo per il palato ci è stato offerto unicamente dalla visita, durante una giornata trascorsa a Colonia, al “museo del cioccolato” dove soddisfatti abbiamo effettuato i primi acquisti per continuarli poi tra le vie del centro storico della città. Nonostante la gola non sia stata appagata, posso certamente affermare che il desiderio di divertimento è stato pienamente appagato da serate al bowling, al party finale o al palaghiaccio, dove al contrario della calda estate pescarese in spiaggia ho fatto esperienza delle gelide piste di pattinaggio sul ghiaccio tedesche, dove non aveva più importanza se una volta caduto a terra a tenderti la mano era un compagno italiano o inglese. Il contributo maggiore grazie al quale questi giorni sono trascorsi serenamente è stato della famiglie che mi ha ospitato; sono stata accolta assieme a una ragazza spagnola da una giovane tedesca e dai suoi genitori, famiglia che si è rivelata essere da subito disponibile, dilettevole e aperta ad accogliere anche la nostra cultura ad esempio tentando una sera di cucinare la pizza napoletana. Ma proprio quando l’atmosfera europea aveva preso possesso di me, elaborando persino i sogni in lingua inglese, è giunto il momento di salutare le camere, le case, le macchine, le famiglie che per quei giorni sono appartenute un po’ anche a noi, e di riprendere il volo che ci avrebbe riportato a Fiumicino. Nonostante all’arrivo ciò che si presentava ai nostri occhi era lo stesso aeroporto, lo stesso bar, la stessa profumeria, le stesse persone che ci avevano salutato al momento della partenza, noi non eravamo gli stessi che pochi giorni prima erano partiti, non mi sentivo una straniera che torna in patria ma una cittadina europea che tornava nella sua prima casa, con la volontà di trasmettere a chi non ha potuto vivere questa avventura la bellezza dei rapporti instaurati e il valore che si può ricavare dall’apertura a un Europa unita. Anche se col corpo siamo tornati qui, con i ricordi continueremo sempre a dimorare tra le immagini dei paesaggi, i volti delle persone, le risate di diversa lingua e i gusti di diversa cucina di quei giorni in cui abbiamo aperto le porte all’Europa. Anna Coletti, IV I

un saluto a tutti, chi vi scrive è un altro dei partecipanti alla tappa tedesca del progetto Comenius. Mi rendo conto, adesso, di quanto sia difficile descrivere un’esperienza simile a chi non l’ha mai provata: alla vigilia della partenza neanche io, ad essere sincero, mi aspettavo che sarebbe stata tanto coinvolgente, e che anche le ore trascorse a scuola sarebbero letteralmente volate. Ma ho dovuto subito ricredermi: già la sera del nostro arrivo sono crollati tutti gli stereotipi sui tedeschi freddi e rigorosi che ci aspettavamo di incontrare, perché i ragazzi che ci hanno ospitato si sono rivelati affabili e accoglienti, e le loro famiglie hanno deciso, per una sera, di variare le loro abitudini culinarie e cimentarsi con spaghetti e ragù (noi lo avremmo mai fatto per loro?). Neanche la differenza d’accento è stata un ostacolo, anzi spesso l’incomprensione è sfumata in una risata- questa, almeno, è una lingua che tutti parlano. Le attività a scuola si sono svelate altrettanto stimolanti e divertenti, ma hanno anche contribuito ad aprirci gli occhi sul mondo della politica, sulla difficoltà di coniugare le esigenze del proprio Stato con quelle del clima e con le necessità del resto del mondo. Le sedute della nostra assemblea, però, si sono svolte in un’atmosfera piuttosto distesa, e ad un’iniziale (e artificiosa) serietà diplomatica sono subentrate a poco a poco risa esasperate per accordi sfumati per un soffio. Sia fuori che dentro le aule, poi, abbiamo imparato a riconoscere ed apprezzare le differenze degli studenti tedeschi, spagnoli e inglesi, e scoperto che la cucina locale, in fondo, non è affatto male. Senza neppure che ce ne accorgessimo, abbiamo fatto nostra la cultura degli altri ragazzi, e quando pattinavamo insieme o passeggiavamo per le affollatissime vie di Colonia non mi sentivo diverso dal girovagare per le strade pescaresi. Immersi in una realtà nuova che pian piano si stava facendo familiare, non ci siamo neppure accorti dell’incombere della partenza alla volta dell’Italia; ma purtroppo un bel giorno abbiamo costretto abiti e acquisti ad entrare in valigia e Colonia è volata via dal finestrino dell’aereo. A pensarci per bene, mi sembra di aver trascorso molto più di quattro giorni in Germania, e all’arrivo a Pescara credevo impossibile che nemmeno una settimana prima non fossi mai stato a Colonia, e che ora ne fossi tornato tanto arricchito da un’esperienza che difficilmente scorderò. Luca Terenzi, IV I

PORTE APERTE CITTADINI EUROPEI! Salve ragazzi, a scrivervi è una ragazza della classe IV I per raccontare dell’esclusiva esperienza di cui è stata partecipe nel novembre di questo anno scolastico prendendo parte alla terza mobilità del progetto biennale “Comenius” a cui la mia classe ha aderito. Il viaggio si è tenuto dal 7 all’11 novembre ed ha avuto come destinazione Hu ̈ rt, mirabile cittadina adiacente l’ingente Colonia, storica metropoli tedesca. Memori dell’esperienza dello scorso meeting tenutosi nel nostro liceo nel maggio del passato anno scolastico, ci siamo ritrovati alla vigilia della partenza a nutrire il desiderio di visitare una nuova città, di venire a contatto con una cultura diversa dalla nostra e di instaurare relazioni con nostri coetanei di diversa nazionalità. Le giornate sono state scandite da momenti in cui ci sono state richieste competenze e attenzione, e momenti di svago e conoscenza. In particolar modo siamo stati chiamati a simulare una conferenza ONU, ciascuno rappresentando un paese, il cui obiettivo era redigere un nuovo protocollo che stabilisse i nuovi parametri per la riduzione delle emissioni di CO 2. A me è stata assegnata la rappresentanza del Brasile, attraverso la quale ho avuto un esperienza diretta di quanto sia un ardua impresa conciliare nazioni con differenti richieste che tenacemente presentano argomentazioni a sostegno dei propri interessi. La cornice in cui gli incontri si sono svolti è stata una scuola tedesca dalle dimensioni, dalle strutture, dagli strumenti a disposizione di alunni e insegnanti, dai servizi e dagli impianti sportivi che a noi ragazzi è sembrata un’utopia pensare il nostro territorio dotato di tali edifici scolastici, essi rimangono per la scuola italiana ancora modello di riferimento, ad esclusione di ciò che in quei giorni abbiamo riconosciuto essere un vanto unicamente della nostra penisola: la dieta mediterranea! Un momento di sollievo per il palato ci è stato offerto unicamente dalla visita, durante una giornata trascorsa a Colonia, al “museo del cioccolato” dove soddisfatti abbiamo effettuato i primi acquisti per continuarli poi tra le vie del centro storico della città. Nonostante la gola non sia stata appagata, posso certamente affermare che il desiderio di divertimento è stato pienamente appagato da serate al bowling, al party finale o al palaghiaccio, dove al contrario della calda estate pescarese in spiaggia ho fatto esperienza delle gelide piste di pattinaggio sul ghiaccio tedesche, dove non aveva più importanza se una volta caduto a terra a tenderti la mano era un compagno italiano o inglese. Il contributo maggiore grazie al quale questi giorni sono trascorsi serenamente è stato della famiglie che mi ha ospitato; sono stata accolta assieme a una ragazza spagnola da una giovane tedesca e dai suoi genitori, famiglia che si è rivelata essere da subito disponibile, dilettevole e aperta ad accogliere anche la nostra cultura ad esempio tentando una sera di cucinare la pizza napoletana. Ma proprio quando l’atmosfera europea aveva preso possesso di me, elaborando persino i sogni in lingua inglese, è giunto il momento di salutare le camere, le case, le macchine, le famiglie che per quei giorni sono appartenute un po’ anche a noi, e di riprendere il volo che ci avrebbe riportato a Fiumicino. Nonostante all’arrivo ciò che si presentava ai nostri occhi era lo stesso aeroporto, lo stesso bar, la stessa profumeria, le stesse persone che ci avevano salutato al momento della partenza, noi non eravamo gli stessi che pochi giorni prima erano partiti, non mi sentivo una straniera che torna in patria ma una cittadina europea che tornava nella sua prima casa, con la volontà di trasmettere a chi non ha potuto vivere questa avventura la bellezza dei rapporti instaurati e il valore che si può ricavare dall’apertura a un Europa unita. Anche se col corpo siamo tornati qui, con i ricordi continueremo sempre a dimorare tra le immagini dei paesaggi, i volti delle persone, le risate di diversa lingua e i gusti di diversa cucina di quei giorni in cui abbiamo aperto le porte all’Europa. Anna Coletti, IV I

Un saluto a tutti, chi vi scrive è un altro dei partecipanti alla tappa tedesca del progetto Comenius. Mi rendo conto, adesso, di quanto sia difficile descrivere un’esperienza simile a chi non l’ha mai provata: alla vigilia della partenza neanche io, ad essere sincero, mi aspettavo che sarebbe stata tanto coinvolgente, e che anche le ore trascorse a scuola sarebbero letteralmente volate. Ma ho dovuto subito ricredermi: già la sera del nostro arrivo sono crollati tutti gli stereotipi sui tedeschi freddi e rigorosi che ci aspettavamo di incontrare, perché i ragazzi che ci hanno ospitato si sono rivelati affabili e accoglienti, e le loro famiglie hanno deciso, per una sera, di variare le loro abitudini culinarie e cimentarsi con spaghetti e ragù (noi lo avremmo mai fatto per loro?). Neanche la differenza d’accento è stata un ostacolo, anzi spesso l’incomprensione è sfumata in una risata- questa, almeno, è una lingua che tutti parlano. Le attività a scuola si sono svelate altrettanto stimolanti e divertenti, ma hanno anche contribuito ad aprirci gli occhi sul mondo della politica, sulla difficoltà di coniugare le esigenze del proprio Stato con quelle del clima e con le necessità del resto del mondo. Le sedute della nostra assemblea, però, si sono svolte in un’atmosfera piuttosto distesa, e ad un’iniziale (e artificiosa) serietà diplomatica sono subentrate a poco a poco risa esasperate per accordi sfumati per un soffio. Sia fuori che dentro le aule, poi, abbiamo imparato a riconoscere ed apprezzare le differenze degli studenti tedeschi, spagnoli e inglesi, e scoperto che la cucina locale, in fondo, non è affatto male. Senza neppure che ce ne accorgessimo, abbiamo fatto nostra la cultura degli altri ragazzi, e quando pattinavamo insieme o passeggiavamo per le affollatissime vie di Colonia non mi sentivo diverso dal girovagare per le strade pescaresi. Immersi in una realtà nuova che pian piano si stava facendo familiare, non ci siamo neppure accorti dell’incombere della partenza alla volta dell’Italia; ma purtroppo un bel giorno abbiamo costretto abiti e acquisti ad entrare in valigia e Colonia è volata via dal finestrino dell’aereo. A pensarci per bene, mi sembra di aver trascorso molto più di quattro giorni in Germania, e all’arrivo a Pescara credevo impossibile che nemmeno una settimana prima non fossi mai stato a Colonia, e che ora ne fossi tornato tanto arricchito da un’esperienza che difficilmente scorderò. Luca Terenzi, IV I