Italia rifiuti free Liberare il Paese e la Liguria dall’emergenza Stefano Ciafani Vice presidente nazionale di Legambiente
La rivoluzione dei rifiuti A 17 anni dall’approvazione del decreto Ronchi è in corso una rivoluzione della gestione dei rifiuti: - che sta cambiando gli stili di vita (battaglia vinta contro i sacchetti di plastica non compostabile); - ha raggiunto diversi territori considerati persi (come nel centro sud); - ha permesso lo sviluppo di esperienze industriali del riciclo, uno dei pilastri della nostra green economy.
È una rivoluzione spiazzante Le migliori esperienze di capoluoghi sul riciclaggio sono ormai al Sud (è il caso di Salerno che raggiunge il 65% di differenziata per i suoi 140mila abitanti o di Andria in Puglia al 70% per i suoi 100mila abitanti). Le migliori performance regionali negli ultimi anni sono quelle di Sardegna e Marche che, grazie al sistema di penalità/premialità sullo smaltimento in discarica, hanno diffuso le raccolta porta a porta, arrivando in pochi anni al 50% di differenziata (le Regioni del nord hanno impiegato molto più tempo).
È una rivoluzione metropolitana -La rivoluzione metropolitana della nuova raccolta differenziata dell’umido domestico di Milano -E le altre metropoli (a partire da Roma) e grandi città?
È una rivoluzione che crea una nuova economia Si stanno diffondendo impianti innovativi per riciclare i rifiuti. Si stanno affermando imprese che riciclano rifiuti una volta considerati non riciclabili.
È una rivoluzione che crea una nuova economia È il caso: - del rifiuto urbano residuo nelle cosiddette “fabbriche dei materiali”; - delle plastiche miste riciclate (ad esempio dalla Revet toscana);
È una rivoluzione che crea una nuova economia - degli impianti per recuperare materia dai pannolini usa e getta.
È una rivoluzione che crea una nuova economia - il compostaggio di qualità attraverso la digestione anaerobica e la produzione di biogas
I problemi irrisolti Sul fronte del riciclaggio le buone pratiche di raccolta differenziata sono rare in regioni in emergenza nel Sud (come Sicilia, Puglia e Calabria) ma anche nel nord (in Liguria e Valle d'Aosta). Al centro sud c’è ancora una drammatica carenza di impianti per l’organico. La diffusione delle esperienze locali sulla prevenzione comincia a dare i primi risultati sulla minore produzione dei rifiuti (ha contribuito ovviamente anche la crisi) ma mancano le politiche nazionali.
Che fine fanno i rifiuti urbani in Italia?
Lobby continua… La rivoluzione è minacciata dai reazionari. Continuano a farla da padrone in diversi territori i “signori” delle discariche o degli inceneritori, che anestetizzano ogni sviluppo di un ciclo virtuoso dei rifiuti fondato su riciclaggio e prevenzione.
Cosa fare? Per rendere l’Italia un paese “Rifiuti free”: - approfondimento scientifico senza rincorrere le semplificazioni (aspirare a “rifiuti zero” non significa “impianti zero” anzi è vero l’esatto contrario per promuovere il riciclaggio) - promuovere la mobilitazione sociale con alleanze trasversali e comunicazione efficace per diffondere esperienze di prevenzione, riuso, raccolta differenziata spinta e riciclaggio - azione di lobbying sui decisori nazionali e locali
…NON SI PARTE DA ZERO!!! Sono i Comuni ricicloni che nel 2013 hanno superato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio stabilito dalla legge: si tratta del 16% dei comuni rispetto al totale nazionale.
Sono invece 310 i Comuni “rifiuti free”, l’eccellenza dei ricicloni, a cui rimane da smaltire meno di 75 chili di rifiuti indifferenziati pro capite all’anno (tra questi Empoli con i suoi 50mila abitanti). Quando si riesce a ridurre i rifiuti da smaltire dell’80-90%, rimane ben poco da fare per ridurli quasi a zero.