Intitolazione: 21 ottobre 2016 Istituto Comprensivo di Noceto «Rita Levi – Montalcini»

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Transcript della presentazione:

Intitolazione: 21 ottobre 2016 Istituto Comprensivo di Noceto «Rita Levi – Montalcini»

Rita Levi-Montalcini 2 Scienziata italiana, premio Nobel, senatrice a vita DATA DI NASCITA Giovedì 22 aprile 1909 LUOGO DI NASCITA Torino, Italia DATA DI MORTE Domenica 30 dicembre 2012 LUOGO DI MORTE Roma, Italia

Una delle frasi più celebri «Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio merito». Rita Levi - Montalcni 3

4 Biografia Rita Levi Montalcini nacque a Torino il 22 aprile 1909 da una famiglia ebrea sefardita da Adamo Levi, ingegnere elettrotecnico e matematico, e da Adele Montalcini, pittrice. La Montalcini nacque insieme alla gemella Paola, nota pittrice morta nel Entrambi i genitori erano molto colti e incoraggiarono i figli allo studio e alla ricerca intellettuale. Tuttavia l’infanzia e l’adolescenza della Montalcini furono fortemente segnate da un’educazione di stampo vittoriano riguardo ai rapporti tra genitori e figli e ai ruoli maschile e femminile. Inoltre risentì della forte personalità del padre convinto che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di moglie e madre. Nel 1930, nonostante il parere contrario del padre, la Montalcini si iscrisse alla facoltà di medicina all’Università di Torino, dove si laureò con il massimo dei voti nel 1936.

5 La Montalcini si specializzò in seguito in neurologia e psichiatria, ma a seguito dell’emanazione delle leggi razziali nel 1938 fu costretta a emigrare con Giuseppe Levi, suo maestro, in Belgio, dove fu ospite dell’Istituto di Neurologia dell’Università di Bruxelles: ebbe così la possibilità di continuare gli studi sul differenziamento del sistema nervoso. Nell’inverno del 1940 tornò a Torino dove allestì un laboratorio domestico in camera da letto per proseguire le sue ricerche. Dopo il matrimonio del fratello Gino, l’intera famiglia intraprese un pericoloso viaggio che si concluse a Firenze, dove la Montalcini riuscì a scampare alle deportazioni finché nel 1944 entrò come medico nelle forze alleate. Solo dopo la fine della guerra, la scienziata poté far ritorno a Torino dove riprese gli studi accademici e allestì un laboratorio di fortuna casalingo in una collina vicino ad Asti.

6 La carriera negli Stati Uniti Nel 1947 accettò un incarico alla Washington University e negli anni successivi lavorò anche a New York e Rio de Janeiro. Quella che doveva essere una breve permanenza si rivelò poi un soggiorno trentennale. Fino al 1977 rimase negli Stati Uniti, dove realizzò gli esperimenti fondamentali che la condussero, nel , alla scoperta del fattore di crescita nervoso, una proteina che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche. Grazie a questa scoperta vinse nel 1986 il Premio Nobel per la Medicina. Parte del denaro fu devoluto alla Comunità ebraica di Roma per la costruzione di una sinagoga. Parallelamente al lavoro negli Stati Uniti, Rita Levi Montalcini continuò a seguire diversi in progetti anche in Italia, per conto del Centro nazionale delle ricerche, dell’Istituto superiore di Sanità, della Fao e di numerose società scientifiche. Non si sposò mai, dedicando la sua vita alla scienza e all’impegno sociale.

7 La carriera in Italia la Montalcini lavorò assiduamente anche in Italia, fondando un gruppo di ricerche e dirigendo dal 1961 al 1969 il Centro di Ricerche di neurobiologia creato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University. Dal 1989 al 1995 lavorò come supersperto presso l’Istituto di Neurobiologia del CNR, concentrando le proprie ricerche sullo spettro d’azione dell’NGF. All’età di 90 anni cominciò a perdere progressivamente la vista ma la stessa Montalcini non si preoccupò mai molto della propria salute: «Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente». «Credo che il mio cervello, sostanzialmente, sia lo stesso di quand’ero ventenne. Il mio modo di esercitare il pensiero non è cambiato negli anni. E non dipende certo da una mia particolarità, ma da quell’organo magnifico che è il cervello. Se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare».

La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro. Rita Levi-Montalcini 8