Fil Ling 16-17 Lezioni 28-30.

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Transcript della presentazione:

Fil Ling 16-17 Lezioni 28-30

Lezione 28 11/4/17

Quine: il secondo dogma Il secondo dogma, quello del riduzionismo, è enunciato da Quine all'inizio dell'articolo (p. 110): "la credenza che ciascun asserto dotato di significato sia equivalente a qualche costrutto logico in termini che si riferiscono all'esperienza immediata" Sorvoliamo qui sui motivi che hanno spinto Carnap e i neo-empiristi a questa tesi e alla connessa tesi del verificazionismo, secondo la quale un enunciato è dotato di significato solo se vi è un metodo per (dis)confermarlo E sorvoliamo anche sulla critica che fa Quine a questo secondo dogma (visto come "intimamente connesso al primo e con "la stessa radice" pp. 130-131))

Olismo epistemologico Esclusa la distinzione analitico/sintetico, l'intero corpus delle asserzioni della scienza (o di un certo sistema di credenze) fronteggia l'esperienza Alcuni asserti ("in periferia") sono più a rischio di essere respinti (sono quelli tradizionalmente considerati fattuali) Altri asserti (più "al centro") sono più resistenti I più resistenti sono gli asserti della matematica e della logica, ma anche questi possono essere in linea di principio respinti (esempio della "quantum logic")

Olismo del significato Non essendoci più delle verità analitiche che fissano il significato dei termini, tutti i termini sono interdipendenti Non c'è differenza tra credenze fattuali e credenze sul linguaggio Cambiando credenze si cambia anche linguaggio ll sistema di credenze globale di Quine corrisponde al linguaggio da scegliere di Carnap. Per Carnap la scelta del linguaggio non ha alcuna valenza metafisica. Per Quine la scelta di un sistema di credenze ci impegna ad una visione delle cose che è scientifica e ontologica/metafisica insieme

Indeterminatezza della traduzione Quine arriva a queste conclusioni perché non ammette significati "ipostatizzati" nel senso di Frege Al massimo per lui c'è un "significato stimolo" associato a certi termini (concezione comportamentista del linguaggio) Supponiamo che il termine "gavagai" di un linguaggio alieno si presenta sempre di fronte allo stesso tipo di stimolo (coniglio). Varie traduzioni sono ugualmente lecite.

Gavagai coniglio parte non staccata di coniglio (sempre presente quando c'è il coniglio) «… quando indichiamo parti diverse del coniglio … indichiamo sempre anche il coniglio. Quando, viceversa, indichiamo il coniglio tutto intero con un ampio gesto, indichiamo pure una moltitudine di parti di coniglio» (p. 142 dell’antologia) stadio temporale coniglioso (parte di un "verme temporale") manifestazione di coniglinità/sta conigliando (come sta piovendo) Queste traduzioni attribuiscono ai nativi diverse ontologie e non c'è "truth of the matter" su quale attribuzione sia giusta

Relatività ontologica coniglio parte non staccata di coniglio (sempre presente quando c'è il coniglio) stadio temporale coniglioso (parte di un "verme temporale") manifestazione di coniglinità/sta conigliando (come sta piovendo) Queste ipotesi le possiamo fare anche per il nostro linguaggio e anche in questo caso non c'è "truth of the matter" (Per questi argomenti v. art. "Relatività Ontologica", p. 137 dell'antologia)

Quadro riassuntivo su Carnap e Quine Carnap. le verità analitiche sono il frutto di convenzioni semantiche (dipendono dalla scelta del linguaggio). Laddove Kant vede proposizioni sintetiche a priori vere, Carnap vede (a seconda dei casi) proposizioni analitiche (dovute al linguaggio, confermate qualunque cosa succeda nel mondo) o sintetiche (dovute a fatti del mondo confermate o respinte sulla base dell'esperienza). Quine. L'analiticità dipenderebbe dalla logica e dalla sinonimia, ma la sinonimia non può essere definita e quindi non c'è distinzione analitico- sintetico. Una teoria (sistema di credenze) fronteggia in blocco il tribunale dell'esperienza.

Lez. 29 11/4/17

Implicature conversazionali Un’introduzione

Programma In alcuni celebri lavori degli anni 50-70, Paul Grice sviluppa la nozione di implicatura conversazionale. L’idea di fondo è che l’apparente violazione di massime conversazionali normalmente usate (per esempio, “dare un contributo alla conversazione tanto informativo quanto richiesto” oppure “essere pertinenti”) può indurre l’interlocutore ad attribuire al parlante una certa affermazione che non ha espresso esplicitamente. Per esempio, se si risponde “Giorgio va a New York frequentemente” alla domanda “Giorgio ha un’amante?” ciò può essere visto come l’affermazione implicita che Giorgio ha un’amante a New York. Discuteremo la teoria di Grice (tenendo conto di sviluppi recenti ad opera di S. Levinson e M. Sbisà) ( K. Bach ha arricchito la teoria di Grice con la nozione di implicitura conversazionale, uno strumento in atto, per esempio, quando grazie al contesto "completiamo" con un qualche aggettivo qualificativo un sintagma incompleto (per esempio, completiamo con "maggiorenne" il sintagma "ogni cittadino" nella frase "ogni cittadino ha diritto di voto". Non possiamo occuparcene per motivi di tempo).

Bibliografia di riferimento Grice, P., Logica e conversazione, in P. Grice, Saggi su intenzione, significato e comunicazione, Il Mulino, Bologna,1993. Bach, K., Conversational Impliciture, "Mind and Language", 9 (1994),pp. 124-162 Bach, K., “Speaking Loosely: Sentence nonliterality”, Midwest Studies in Philosophy, 25 (2001), pp. 249-263. Levinson, S.C., Presumptive Meanings, MIT Press, Cambridge, 2000. Cosenza, G., La pragmatica di Paul Grice. Intenzioni, significato, comunicazione, Bompiani, Milano, 2002. Marina Sbisà, Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita, Laterza, Roma - Bari, 2007

Chi è Paul Grice 1913-1988. professore di filosofia a Oxford, inglese, attivo nella seconda metà del ‘900. tra i più importanti esponenti nel campo della filosofia analitica del linguaggio. propone di ridurre la nozione di significato a quelle di intenzione e credenza (del parlante).

Principio di Cooperazione Conformare il proprio contributo conversazionale, nel momento in cui avviene, a quanto è richiesto dall’intento comune del dialogo nel quale si è impegnati.

Massime conversazionali QUANTITA': dare un contributo (QN1) tanto informativo quanto richiesto e (QN2) non più informativo di quanto richiesto. QUALITA’: cercare di dire il vero [non dire (QL1) ciò che si ritiene falso e (QL2) ciò per cui non si hanno prove adeguate]. RELAZIONE: essere pertinenti. MODO: essere perspicui [evitare (M1) oscurità, (M2) ambiguità, (M3) prolissità e (M4) seguire l’ordine degli eventi)]. Castaneda, Thinking and Doing, p. 64, popone dei principi analoghi alle massime della quantità e della relazione, ma li fa risalire a un articolo di Sellars del 1954, per quanto citi Grice (nota 1, p. 9O), il cui articolo “Logic and Conversation” è successivo (1975). Castaneda esprime la massima della quantità in questo modo, ceteris paribus, scegliere di asserire una proposizione più forte P, piuttosto che una più debole Q, dove P è più forte di Q se P implica logicamente Q, ma non viceversa. Riguardo alla quarta sottomassima del modo, Grice dice più sinteticamente: “be orderly”. Levinson 2000, p. 19, es. (9), sembra interpretarla nel modo qui indicatoper derivare un’implicatura sull’ordine temporale degli eventi dall’ordine dei congiunti in una congiunzione.

Possibili atteggiamenti conversazionali Non cooperazione esplicita: dissociarsi apertamente dal dialogo. Cooperazione simulata: violare nascostamente le regole conversazionali (menzogna). Cooperazione: accettare le regole conversazionali (situazione standard).

Principio di Benevolenza o Carità (Quine, Davidson) Interpretare ciò che dice l’interlocutore in modo da massimizzarne la verità, la razionalità e la sensatezza (ossia in modo che risulti, per quanto possibile, conforme al principio di cooperazione e alle massime conversazionali).

Che cosa intendiamo per "implicatura conversazionale" Possiamo intendere 3 cose. Vedi (1), (2), (3) dell'esempio nella diapositiva successiva

Implicatura Conversazionale ESEMPIO Rossana: “Nino ha una ragazza?” Vittorio: “Di recente va spesso a New York” [Proposizione P1] (1) Proposizione P2, Nino ha una ragazza a New York, che il ricevente (tipico) può inferire abduttivamente da certe assunzioni (v. prossima diapositiva) (2) La relazione logico-pragmatica, P1+>P2, che lega P1 [implicans] a P2 [implicatum] (nel contesto dato). (3) L’atto dell’inferire P2 da P1.

abduzione (1) B (2) A implica/spiega B ___________ (3) A (presumibilmente, assumendo che altre ipotesi esplicative siano meno plausibili) Nel nostro caso, B = il parlante ha asserito P1 A = il parlante coopera, crede P2, ritiene tale attribuzione di credenza inferibile dal ricevente, ecc., l’abduzione genera: P = il parlante coopera, crede P2 e ritiene tale attribuzione di credenza inferibile, ecc. QUINDI: (i) il parlante crede P2 e, per la massima della qualità (dire il vero!/assumendo la coop.), (ii) P2

Tre tipi di implicatura Distingueremo 3 tipi di implicatura (1) standard (nella terminologia di Levinson; Sbisà la chiama "di prevenzione", perché nell'assumere che ci sia questa implicatura preveniamo l'idea che una certa massima sia stata violata) (2) da sfruttamento ("di riparazione" nella terminologia di Sbisà) (3) da conflitto (classificate a parte in questo modo da Grice, ma, secondo Sbisà, p. 100, riconducibili a (1) o (2))

Implicatura standard il ricevente assume che tutte le massime sono osservate, ma fa leva in particolare su una certa massima utilizzando il fatto che sembra violata e assumendo che invece non lo è. ESEMPIO Giovanni: “ho finito le sigarette” Maria: “c’è un bar dietro l’angolo” (P1) Implicatura: il bar vende sigarette (P2). Il parlante fa leva sulla relazione (come nell'es. precedente con Rossana e Vittorio). Apparentemente P1 non è pertinente (specialmente per chi non sa che i bar vendono sigarette), ma lo diventa assumendo che il bar vende sigarette: P1 +> P2

Altro esempio di implicatura standard Marta: chi ha commesso il furto? Giovanni: non è stato Giorgio Si noti che una frase negativa come "Giorgio non ha commesso il furto" (P1), è molto meno informativa di frasi positive come per es. "Tommaso ha commesso il furto", "Mario ha commesso il furto ", ecc. Le frasi positive individuano un certo stato di cose, mentre quella negativa si limita ad escluderne uno (che Giorgio è autore del furto) Potrebbe sembrare quindi che sia violata la massima della quantità

esempio (cont.) Una frase negativa, data la sua ridotta informatività, può evidenziare la necessità di SMENTIRE la corrispondente frase positiva (Sbisà, p. 140) Per es. si supponga questo contesto: diverse persone hanno accusato Giorgio di avere commesso il furto e Giovanni vuole smentire ciò per lasciare intendere che queste accuse sono ingiustificate. Giovanni fa leva sulla massima della quantità (perché dà un'informazione che, in quanto negativa, può apparire incompleta) ...

esempio (cont.) Giovanni genera così questa implicatura: Giorgio non ha commesso il furto +> ci sono persone che mentono accusando Giorgio del furto

Implicatura da sfruttamento Il ricevente assume che una massima è stata violata apertamente per generare un’implicatura. ESEMPIO Mario: “Giovanni ha rivelato il mio segreto alle ditte rivali” Marta: “Che amico!” (P1 = Giovanni è un amico di Mario) Implicatura: Giovanni si è comportato immoralmente (P2) Il ricevente assume (per il pr. di benevolenza) che la qualità è stata violata (Giovanni si è rivelato un falso amico) per affermare P2 con ironia: P1 +> P2

Implicatura da conflitto Il ricevente assume che una massima è stata violata perché in conflitto con un’altra massima. ESEMPIO Giovanni: “Dove abita Mario?” Marta: “Da qualche parte nel sud della Francia” (P1) Implicatura: Marta non sa in quale città francese sta Mario (P2) il ricevente assume che la quantità è stata violata per non violare la qualità: P1 +> P2

Oltre alle implicature conversazionali, Grice ci parla anche di implicature CONVENZIONALI Su queste sorvoliamo (hanno a che vedere con le differenze ne significato convenzionale di certe parole che dal punto di vista strettamente logico sono equivalenti; per es. «ma», «sebbene», «e»)

Lezione 30 12/4/17

SLIDE INSERITA DOPO LA LEZIONE Ho messo nel sito un file word con la lista completa delle possibili domande per l’esame. Ho corretto qualche refuso presente nelle liste per le parti I e II, che erano inserite nei file powerpoint alla fine delle parti I e II del corso

Alle radici: Wittgenstein (1889-1951) V. su questi punti l’introduzione a Wittgenstein in Casalegno et al., pp. 57-59 Il primo Wittgenstein: il Tractatus Il neo-positivismo (Carnap): la verificabilità come criterio di significanza. "insensatezza" degli enunciati di metafisica, etica ed estetica Il secondo Wittgenstein: le Ricerche filosofiche §§ 1-36 delle ricerche, pp. 59-78 in Casalegno et al.: Critica al primo Wittgenstein, all’immagine agostiniana del linguaggio (da un lato i nomi, dall’altro le cose): §§143-155, pp. 78-84 in Casalegno et al.: il significato come uso, i giochi linguistici (uno dei quali è quello in cui si cerca di descrivere il mondo con frasi nel modo indicativo) da cui si origina la teoria degli atti linguistici, preannuncia la teoria di Putnam sui nomi di generi naturali ("i significati non stanno nella testa"; teoria della divisione del lavoro semantico)

John L. Austin (1911-1960) è critico verso il neopositivismo (rappresentato in Inghilterra da Ayer, suo collega a Cambridge) ritiene troppo vaghe le idee del secondo Wittgenstein (che imperava a Cambridge) sviluppa in modo più rigoroso e sistematico alcune idee del secondo Wittgenstein How to do things with words (postumo; 1962)

Gli enunciati performativi il proferirli (nelle condizioni adeguate) equivale all'esecuzione (performance) di una certa azione (in aggiunta all'azione di dire qualcosa ) Battezzo questa nave "Queen Mary" [ipso facto una nave ha un certo nome] Vi dichiaro marito e moglie [ipso facto due persone sono sposate] è vietato fumare [ipso facto una certa azione diventa illecita] sono nel modo indicativo e sono dotate di senso anche se non descrivono uno stato di cose (critica al neo-positivismo), semmai lo "creano" Hanno condizioni di felicità piuttosto che condizioni di verità Vanno distinti dagli enunciati consta(ta)tivi (Pierino ha rubato la mela) [MA VEDI PRECISAZIONE IN DIAPOSITIVA SUCCESSIVA]

In generale, nell'usare il linguaggio compiamo sempre delle azioni Una teoria generale del linguaggio è dunque una teoria di quelle particolari azioni che compiamo con il linguaggio: gli atti linguistici

atto locutorio (locutivo): l'atto del dire qualcosa atto locutorio (locutivo): l'atto del dire qualcosa. Lo compiamo per il semplice fatto di parlare. Quello che diciamo è suscettibile di analisi dal punto di vista fonetico, sintattico e semantico (a questo livello si muovono le analisi di Frege e Russell, ecc., che abbiamo considerato finora) atto illocutorio (illocutivo): l'atto che, se rispettate le opportune condizioni di felicità, si realizza in virtù dell'atto locutivo (ipso facto). Per es. un ordine, una promessa o un'asserzione atto perlocutorio (perlocutivo): effetto ottenuto (sull'interlocutore) grazie all'atto illocutorio. Per esempio, l'interlocutore soddisfa la richiesta del parlante

atti illocutivi e verbi performativi Tutti gli atti linguistici sono in effetti performativi (purché siano soddisfatte le condizioni di felicità), nel senso che realizzano un particolare tipo di atto illocutorio Nel caso di affermazioni fattuali come "Pierino ha rubato la mela" l'atto illocutivo è (banalmente) l'affermazione (constatazione) di qualcosa. Ma vi sono altri tipi: esercitivi: da questo momento siete marito e moglie promesse: domani salderò il debito richieste /ordini: apri la finestra domande: la finestra è aperta? Verbi performativi/illocutivi: rendono esplicito l'atto illocutivo. Es.: ti prometto che domani salderò il debito. Ti ordino di aprire la finestra.

Forza illocutiva riguarda il modo in cui soggetto e predicato sono legati e va distinta dal contenuto proposizionale. Ci fa capire il tipo di atto illocutivo. Stesso contenuto proposizionale e diversa forza illocutiva: Pierino chiude la finestra Pierino, chiudi la finestra! Pierino chiude la finestra?

John Searle (1932-) In Speech Acts (1969) porta avanti la ricerca di Austin sugli atti linguistici Propone una sua classificazione degli atti linguistici (v. scheda p. 128 nell’intro ) Propone queste nozioni: Regole costitutive (es., regole che determinano in cosa consiste il gioco degli scacchi): governano le condizioni di felicità. Se non sono soddisfatte, non può realizzarsi un atto linguistico di un certo tipo (per es., una promessa o un matrimonio) regole regolative (es., tattiche per vincere a scacchi): suggeriscono come comportarsi. Per es., dire la verità, essere sinceri. Ma si fa una affermazione o ci si impegna a una promessa anche senza rispettare queste regole atti linguistici indiretti (es, "puoi aprire la porta?"; grammaticalmente è una domanda ma funzione come una richiesta)