LA RIFORMA DEI GRACCHI Nel 133 a.C. il ventinovenne Tiberio Sempronio Gracco, tribuno della plebe, presentò un nuovo progetto di legge riguardante la.

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Transcript della presentazione:

LA RIFORMA DEI GRACCHI Nel 133 a.C. il ventinovenne Tiberio Sempronio Gracco, tribuno della plebe, presentò un nuovo progetto di legge riguardante la distribuzione delle terre pubbliche. Tiberio apparteneva alla classe sociale più alta a Roma, la sua legge prevedeva che un privato non poteva possedere più di 500 iugeri, se il possessore aveva dei figli allora il terreno andava ad aumentare. La proposta fu accettata ma non fu mai applicata. In seguito Tiberio si candidò come tribuno anche per l’anno successivo egli fu giustiziato dai suoi nemici. Dopo la morte di Tiberio il movimento graccano restava comunque molto forte e fu proprio il fratello Gaio Gracco a continuare la lotta iniziata da suo fratello. Nel 123 a.C. Gaio Gracco fu eletto tribuno dalla plebe, Gaio oltre a portare avanti la legge agraria egli stabilì che doveva essere il popolo a dettare le leggi medianti dei comizi pubblici. Cercò infine di estendere la cittadinanza romana a tutte le comunità degli alleati italici. D’avanti quest’ultima proposta Gaio Gracco fu dichiarato dal senato «nemico pubblico», in seguito morì.

SEGUITO ALLA MORTE DEI GRACCHI La morte dei gracchi portò una lunga crisi profonda, per questo motivo iniziò la decadenza della repubblica romana. I romani di divisero in due classi sociali: gli ottimati e i popolari. Gli ottimati difendevano gli interessi dei grandi proprietari e la supremazia dell’ordine senatorio, i popolari appoggiavano le aspirazioni della plebe romana. Questi due classi sociali si definivano «fazioni».

MARIO: UOMO NUOVO Nel 112 a.C. Roma dichiarò guerra a Giugurta che aveva usurpato il trono di Numidia e aveva ucciso centinaia di mercanti romani. La guerra ebbe una svolta solo quando il popolo stremato fece eleggere come console un militare dalle origine equestre di nome Gaio Mario, affidandogli il comando della guerra. Dopo tre anni Mario ebbe il trionfo della guerra e Giugurta fu giustiziato. L’elezione al consolato di Mario avvenne in maniera forzata perché egli era un homo novus, egli non proveniva da una famiglia aristocratica. Appena Mario fu assunto al comando dell’esercito egli modificò i criteri di reclutamento, ora anche i poveri potevano essere assunti in guerra e ciò faceva molto piacere al popolo che stimava molto le decisioni di Mario. In seguito egli si allontanò da Roma.

LO SCONTRO TRA MARIO E SILLA Dopo la vittoria nella guerra sociale, Lucio Cornelio Silla ottenne il comando per la guerra contro Mitridate. Mentre Silla si affrettava a concludere la campagna contro gli Italici la guerra contro Mitridate fu affidata a Mario. Alla fine della campagna contro gli Italici Silla infuriato marciò su Roma e prese in possesso il potere assoluto. Impossessatosi di Roma, Silla proclamo nemici pubblici i suoi avversari. In seguito Mario ritornò a Roma dopo essere scappato in Africa e con il suo esercito distrusse quello di Silla e lo fece dichiarare nemico pubblico. DITTATURA DI SILLA Durante la sue dittatura Silla fece in modo di distruggere tutti i seguaci di Mario pubblicando per la prima volta le cosiddette «liste di proscrizione», ovvero la lista di politici avversari da dover eliminare. In seguito ad un comizio egli si fece eleggere per la prima volta dittatore di Roma. La sua carica aveva durata illimitata.

POMPEO E CRASSO Dopo il ritiro di Silla lo stato romano dovette affrontare un lungo periodo di crisi. Il senato si affidò allora a un giovane capo militare, Gneo Pompeo, che si era distinto dopo aver combattuto per Silla. Nel frattempo era scoppiata la rivolta degli schiavi della scuola di gladiatori di Capua, capeggiata dal re Spartaco. Il senato affidò a Marco Licinio Crasso il compito di dover mettere fine a questa rivolta. Con successo Crasso pose fine alla rivolta uccidendo Spartaco. In seguito Pompeo si propose al consolato pur non avendo i requisiti ma anche questa volta una forzatura del senato permise a Pompeo di diventare collega di Crasso. Essi iniziarono una lunga epurazione che consisteva di eliminare tutti i seguaci Silla e tutti politici che erano entrati a far parte del senato mediante le sue raccomandazioni. LA SITUAZIONE POLITICA A ROMA Mentre Pompeo rafforzava il suo potere era iniziata in quegli anni la carriera di Marco Tullio Cicerone, oratore di straordinaria eloquenza vicino agli interessi degli ottimati. Infine cominciava a farsi strada nella politica cittadina Gaio Giulio Cesare. Cesare e Crasso miravano a limitare il potere di Pompeo.

IL PRIMO TRIUNVIRATO Pompeo intendeva di convincere il senato a riorganizzare le terre in Asia, insieme all’attribuzione delle terre per i veterani. Per facilitare il suo progetto egli si avvicino a due politici che avevano grande fama: Crasso e Cesare. Nel 60 a.C. strinsero un accordo privato e segreto chiamato dagli storici «primo triunvirato». In cambio Crasso e cesare avevano la porta aperta per entrare al consolato e soprattutto avrebbero avuto un prolungamento dei oro incarichi politici. In seguito l’Asia fu sistemata come accordato con Pompeo, furono ridotti i canoni per entrare nelle terre asiatiche per favorire i cavalieri cosi come richiese Crasso e Cesare alla fine del suo consolato si fece nominare per altri cinque anni come proconsole.

LA CRISI A ROMA I consoli Crasso e Pompeo allo scadere del mandato avevano fatto scelte diverse. Crasso si era recato a governare da proconsole la Siria e si era impegnato in una campagna contro i Parti. Pompeo era rimasto a Roma perché la situazione politica era segnata da scontri continui tra fazioni. I senatori temevano che Cesare di ritorno dalla Gallia allo scadere del proconsolato volesse prendere il potere con la forza. Dietro suggerimento di Pompeo, il senato chiese a Cesare di smobilitare le legioni e rientrare a Roma da privato cittadino, se intendeva candidarsi al consolato. Cesare chieste la stessa cosa per Pompeo. L’accordo non fu raggiunto e la situazione precipitò. Cesare immediatamente marciò su Roma e ne prese il controllo SCONFITTA DI POMPEO E DEI POMPEIANI Dopo aver rafforzato il suo potere politico Cesare si diede alla caccia di Pompeo che scappo in Africa sotto l’appoggio del re Tolomeo fratello di Cleopatra. Pompeo in seguito fu ucciso dal traditore Tolomeo e Cesare mise al comando dell’Egitto Cleopatra.

LA DITTATURA DI CESARE Già prima della compagna contro Pompeo, Cesare ammontava su di se un enorme potere politico. Nel 46 a.C. egli si fece nominare dittatore di Roma per dieci anni, il tempo di riorganizzare lo Stato. In questi anni egli poteva far scatenare guerre senza dover avere l’appoggio del senato e faceva eleggere in politica i suoi seguaci raccomandati da lui. La sua figura era nonostante ciò circondata di venerazione. LE RIFORME DI CESARE Con le sue riforme Cesare intendeva migliorare la situazione economica dello Stato, il senato fu portato a 900 membri. Fu avviata inoltre un opera di urbanizzazione e di fondazione di nuove colonie. Fu anche incrementato il progetto sui lavori pubblici e infine fu introdotto un nuovo tipo di calendario.

L’UCCISIONE DI CESARE Oramai la somma dei poteri che Cesare possedeva lo faceva quasi come un autocrate, e dopo poco non solo gli avversari ma anche gli alleati cominciarono a temere che il dittatore aspirasse a trasformare il suo potere in una monarchia. Ben presto Cesare rimase sempre più isolato e in questo clima maturò una congiura per la sua eliminazione. L’eredità di Cesare Due giorni dopo la Morte di Cesare, si giunse a un compromesso, i cui artefici furono: Marco Antonio, fedele luogotenente di Cesare, e Cicerone. Furono considerati validi tutti gli atti di Cesare. Il testamento di Cesare dichiarava figlio adottivo il diciannovenne Gaio Ottaviano.

IL SECONDO TRIUNVIRATO In seguito Ottaviano si trovò a combattere contro Antonio per la conquista della provincia della Gallia Cisalpina. In questa guerra morirono i consoli e Ottaviano ne approfittò subito, chiese al senato di candidarsi al consolato ma ci fu un rifiuto per motivi di età. Ben presto Ottaviano non esitò a marciare su Roma per ottenere il titolo con la forza, alla fine Antonio e Ottaviano appartenevano allo stesso partito politico e anche dopo una serie di scontri decisero di raggiungere un accordo. Ben presto l’accordo ci fu ed è cosi che nacque il «secondo triunvirato» per la riforma dello stato. In breve tempo furono emanate nuove liste di proscrizione, in cui non furono inseriti solo gli uccisori di Cesare ma anche i loro amici politici. LA FINE DEI CONGIURATI Mentre Lepido restava a Roma come console, Ottaviano e Antonio si portarono in Grecia per affrontare gli eserciti di Bruto e Cassio. Fu proprio Antonio ad ottenere la vittoria decisiva a Filippi che portò la morte di Bruto e Cassio. Dopo la guerra dei Filippi Antonio si concentrò a rafforzare il proprio potere, ad Ottaviano gli furono affidati l’Italia e le province occidentali, a Lepido restava l’Africa. All’inizio riemerse ben presto la rivalità tra Antonio e Ottaviano ma tutto smise quando Antonio si sposò con Ottavia, sorella di Ottaviano. Si ebbe un rinnovo del triunvirato ma ben presto Lepido fu emarginato e si preparavano le condizioni per uno scontro decisivo tra Antonio e Ottaviano.

OTTAVIANO E ANTONIO ALLO SCONTRO FINALE Il potere di Ottaviano a Roma era assoluto ma egli ben presto raggiunse molto prestigio, egli sconfisse la flotta dei pirati guidata da Sesto Pompeo. Dopo questa vittoria ad Ottaviano gli furono attribuiti molti onori come restauratore della pace. In oriente Antonio voleva ripresentarsi a Roma come realizzatore dei progetti di Cesare e come rivendicatore di Crasso. In seguito Antonio rimase ospite in Egitto e subito subì il fascino della giovane Cleopatra da cui ebbe due gemelli. In seguito Ottaviano cominciò ad accusare Antonio di voler trasferire il potere da Roma ad Alessandria. Oramai Antonio trasferitosi in Egitto per i cittadini romani venne considerato come un nemico e Ottaviano volle ben presto raggiungere uno scontro finale. Nel 31 a.C. ad Azio si ebbe lo scontro fra Antonio ed Ottaviano, durante la guerra le truppe egizie dovettero fuggire e un anno dopo Antonio si suicidò e ben presto lo fece anche Cleopatra.

IL REGIME AUGUSTEO La vittoria di Ottaviano su Antonio portò la conquista dell’Egitto e mise fine ad un secolo di guerre civili. Il clima politico a Roma si era ormai totalmente trasformato. Oramai era inevitabile da parte del popolo accettare qualsiasi forma di potere personale. Ottaviano nasceva soprattutto dal comando dell’esercito dal quale egli ebbe il titolo di «imperator», egli ridusse il numero di legioni e congedò circa 100 mila soldati, ricompensandoli con denaro e terre conquistate in Egitto. Nel 28 a.C. egli si fece proclamare «priceps senatus» ovvero primo fra i senatori. OTTAVIANO DIVENTA AUGUSTO Nella seduta del senato del 27 a.C. durante il suo settimo mandato come console, Ottaviano restituì tutti i poteri straordinari che gli erano stati attribuiti durante la guerra civile. In cambio ricevette in imperio proconsolare della durata di dieci anni che consisteva nel controllo di tutte le province ancora non pacificate in modo da poter controllare meglio tutte le legioni. Qualche giorno dopo il senato onorò Ottaviano con il titolo di Augusto.

IL PRINCIPATO Nel 23 a.C. l’architettura del nuovo sistema di potere si completò. Ad Augusto fu attribuito l’imperio proconsolare et infinitum, Per esercitare il potere a Roma, Augusto su fece attribuire il potere di tribuno a vita. In questo modo Augusto diventava il protettore della plebe romana. A Roma era un’Anomalia che tutti questi poteri fossero posseduti contemporaneamente da una sola persona. Per designare la propria posizione politica Augusto si nomino princeps, principe. Perciò il nuovo regime monarchico si definisce «principato». COMPLETAMENTO DEI POTERI DI AUGUSTO Augusto si garantì anche la possibilità di controllare l’elezione alle principali cariche, in questo modo egli poté raccomandare alle cariche politiche tutti i suoi seguaci del suo progetto politico. Più tardi ad Augusto gli furono riconosciuti altri poteri: responsabile degli approvvigionamenti di Roma e quello di censore. Ben presto Augusto divenne anche pontifex maximus, la massima carica religiosa dello stato.

LA FAMIGLIA E L’ISTRUZIONE La politica di Augusto era fortemente incentrata sul valore della famiglia, egli emanò le leggi Giulie che punivano l’adulterio e penalizzavano dal punto di vista economico il celibato. A Roma per la prima volta i coniugi non avevano buoni rapporti solo al livello economico e tradizionale ma incominciavano ad avere stima l’uno per l’altro. Per la prima volta il divorzio poteva essere chiesto sia dall’uomo sia dalla donna. LA SCOLARIZZAZIONE PRIMARIA Nell’ impero l’alfabetizzazione era piuttosto diffusa, assai più che nell’antica Grecia. Per i ragazzi delle famiglie più agiate iniziava la fase dell’istruzione superiore, che consisteva nella conoscenza della letteratura classica, della storia e della retorica. Verso i 17,18 anni i ragazzi di famiglie agiate iniziavano studi di tipo universitari.

LA DINASTIA GIULIO CLAUDIA Durante il suo lunghissimo principato, Augusto dovette rivedere più volte i piani per la successione al trono, poichè i prescelti erano già morti prima di lui. Nel 14 d.C. Augusto morì a Nola e Tiberio divenne Princeps. L’immagine del governo di Tiberio fu considerato dagli storici molto negativa. In realtà Tiberio non si comportò molto male e secondo i consigli che gli diede Augusto egli decise di smettere la campagna di espansionismo. Nel 26 d.C. per motivi non ben chiari Tiberio decise di ritirarsi in una sfarzosa villa a Capri, in quel periodo aveva molta voce in capitolo il prefetto Elio Seiano che però fu giustiziato da Tiberio per lesa maestà.

IL PRINCIPATO DI CALIGOLA Alla morte di Tiberio i pretoriano acclamarono imperatore Gaio Cesare soprannominato Caligola. Il principe governo cercando l’appoggio della plebe e dei pretoriani con una politica quasi opposta a quella di Tiberio. Purtroppo per lui le troppe donazioni, spettacoli e lavori pubblici prosciugarono ben presto le casse dello Stato romano. In seguito Caligola impose un governo autocratico ma così facendo si inimicò i pretoriani che organizzarono una congiura che portò la sua morte. CLAUDIO: BUROCRAZIA E CONQUISTA A Caligola lo successe suo zio Tiberio Claudio Nerone Germanico, l’anziano fratello di Germanico, che era rimasto fino ad allora in disparte, dedicandosi allo studio di storia e della letteratura. Alla fine dei conti Claudio si dimostrò un ottimo amministratore finanziario, dopo alcuni anni di governo Claudio morì avvelenato dalla moglie Agrippina.

NERONE: RIFORME E AUTOCRAZIA Dopo aver ucciso il marito, Agrippina fece salire al trono suo figlio diciassettenne Nerone. Nerone governò per molti anni sotto i consigli del filosofo Seneca. In seguito Nerone voleva instaurare un tipo di governo autocratico, di conseguenza il senato organizzò una congiura che non andò a buon fine tra i quali c’era proprio Seneca che fu costretto al suicidio. Nerone cercò il favore della plebe organizzando feste e spettacoli, spesso era egli stesso ad esibirsi con spettacoli musicali e poetici. La fine del regime neroniano fu dovuta nel 68 a.C. il senato dichiarò Nerone nemico pubblico. Durante la sua fuga Nerone si fece uccidere da uno schiavo.

GLI INIZI DELLA PREDICAZIONE CRISTIANA Nel mondo romano la religione ebbe sempre una rilevanza ufficiale e politica. La religione privata aveva un notevole spazio poiché gli dei avevano il compito di proteggere la casa con i propri membri. I culti stranieri ufficiali ebbero in genere buona accoglienza a Roma, in tutto il mondo furono davvero in tanti gli ebrei che predicavano ed è per questo che fu ritenuta dai romani come religione straniera ufficiale. Durante il principato di Tiberio a Gerusalemme iniziò a predicare Gesù che infine venne processato e condannato. Gli ebrei volevano che Gesù fosse fatto uccidere alla pena di morte ma per far ciò ci voleva il consenso di un tribunale romano e fu proprio il prefetto Ponzio Pilato che fece crocifiggere Gesù. La storia di Gesù è stata scritta dagli apostoli nei quattro vangeli. IL MESSAGGIO CRISTIANO I contenuti del messaggio di Gesù erano rivoluzionari a quei tempi perché parlavano di amore verso il prossimo, l’importanza del perdono, il valore di chi era più debole o più povero. Affermava di esser figlio di Dio secondo quanto annunciato dai profeti. Dopo la morte di Gesù i discepoli dovettero girare quasi per tutto il mondo per diffondere la nuova religione, Pietro ebbe un ruolo fondamentale, egli era il discepolo preferito di Gesù ed egli diffuse la dottrina per molte parti del mondo, un altro discepolo che viaggiò molto fu Paolo, egli ebbe un’instancabile attività missionaria, girò per molte città come Corinto Efeso e Gerusalemme.

LA CHIESA A ROMA Roma era il crocevia di tutti i culti e delle filosofie dell’impero. Nel 49 l’imperatore Claudio fece espellere dalla città i giudei, qualche anno dopo fu concesso il loro ritorno e rapidamente si riformò una comunità cristiana. La posizione dei cristiani era molto difficile, dal punto di vista giuridico, la pratica della loro religione non era autorizzata, tuttavia poterono godere per qualche tempo di una sostanziale tolleranza. LA PERSECUZIONE DI NERONE Le fonti cristiane parlano di Nerone come il primo persecutore della nuova religione. L’imperatore decise di perseguitare a morte i cristiani in quanto aderenti a una religione «illecita» Fra le vittime più illustre della persecuzione neroniana ci furono secondo la tradizione cristiana gli apostolo Paolo e Pietro. La comunità cristiana sebbene duramente colpita non venne mai distrutta.

GLI IMPERATORI FLAVI Dopo la morte di Nerone il senato riconobbe imperatore l’anziano senatore Sulpicio Galba, ma non fu l’unico contendente, poiché c’erano anche Marco Salvio Otone e Vespasiano. Alla fine divenne imperatore proprio Vespasiano e anche lui venne considerato come «uomo nuovo», poiché proveniva da una famiglia umile. Con Vespasiano ebbe origine la dinastia Flavia. LA NUOVA STRATEGIA DI DIFESA CON Vespasiano e la dinastia Flavia cambiò la strategia di difesa, furono costruite le cosiddette «limes» ovvero delle linee di fortificazione lungo i confini composte da solchi nel terreno e torrette di controllo. La costruzione dei limes continuò per circa un secolo ma si rivelò davvero efficace.

VESPASIANO AMMINISTRATORE Le ricchezze depredate in Giudea servirono molto a Vespasiano anche perché i bilanci erano davvero osceni dopo le folli spese di Nerone e le guerre civili. Egli aumento le imposte ai confini e impose nuove tasse al popolo, Vespasiano instaurò un progetto dove dovevano essere costruite opere pubbliche tra i quali la costruzione più importante fu quella del tempio della pace. Per dimostrare la sua attenzione verso il popolo Vespasiano fece costruire L’anfiteatro Flavio o Colosseo. SUCCESSIONE DI VESPASIANO Alla morte di Vespasiano gli succedette senza polemiche il figlio Tito che portò a buon fine i progetti del padre tra i quali la costruzione dl Colosseo. Purtroppo il suo principato fu assai breve poiché morì nell’81. Nel suo breve principato avvennero numerosi disastri tra i quali l’eruzione del Vesuvio e l’ennesimo incendio devastante a Roma.

DOMIZIANO Alla morte di Tito salì al trono il fratello minore Domiziano. Anch’egli fu un buon amministratore dell’impero e un bravo generale. Egli rafforzò l’economia coniando monete di migliore qualità rispetto a Nerone e Vespasiano e concesse ai soldati un aumento di stipendio. Domiziano era un uomo duro e sospettoso e ben presto entrò in forte contrasto con il senato e governò in maniera apertamente autocratica. Nel 96 d.C. Domiziano fu ucciso da una congiura.