Giuseppe Gabriele Napoli 1d ANIMALI DEGLI ABISSI Giuseppe Gabriele Napoli 1d
INDICE L’AMBIENTE DEGLI ABISSI L’ADATTAMENTO PESCI D’ACQUA DOLCE LEGGENDARIO SQUALO GOBLIN PESCE ARMADILLO(IMMAGINE) RANA PESCATRICE(IMMAGINE) ANGUILLA ABISSALE(IMMAGINE ABISSO ARTICO (IMMAGINE)
L’AMBIENTE ABISSALE L’ambiente abissale secondo la classificazione ecologica degli ecosistemi inizia da circa 200 metri di profondità, dove, in genere, si ha la fine della scarpata abissale e l'inizio della piana abissale e dove la quantità di luce che arriva non è più sufficiente a sostenere la fotosintesi clorofiliana delle piante. L'ecosistema del mare profondo è dunque completamente dipendente dalla "pioggia" di rifiuti e sostanze organiche che scendono dall'alto. A profondità ancora più elevate, al buio ed alla carenza di cibo si aggiungono pressioni elevatissime (la pressione aumenta di 1 atm ogni 10,33 metri di profondità), freddo (la temperatura sul fondo degli oceani raramente si discosta da 0 °C) e la scarsissima densità di popolazione, che rende difficoltoso l'incontro dei sessi nel periodo della riproduzione. In compenso l'ambiente del mare profondo è straordinariamente stabile, con temperature assolutamente costanti durante l'anno.
L’ADATTAMENTO Le peculiarità e la severità ecologiche dell'ecosistema abissale richiedono adattamenti profondi alle specie di pesci che qui vivono. Generalmente il cibo è scarso alle grandi profondità e quindi deve essere sfruttata al massimo ogni occasione per nutrirsi, da qui i denti spaventosi, le bocche enormi e l'aspetto grottesco di specie come melenocelusjohnsoni, cheludius macuni o idicentus stesso problema alimentare fa sì che molti pesci abbiano bocche e stomaci estensibili che li rende capaci di inghiottire perfino prede più grandi di loro come avviene in seccobenux o nel noto chiasmodon niger Altri pesci, come ervoharunx, hanno evoluto bocche enormi attraverso cui filtrare grandi quantità di acqua (la specie si nutre di plancton). La scarsa quantità di luce presente alle medie profondità fa sì che molte specie abbiano evoluto occhi telescopici rivolti verso l'alto con cui possono vedere le prede stagliarsi contro il debole chiarore proveniente dall'alto come accade in binocularis ed altri onistoproclidae o in gigantura. Uno degli adattamenti più noti al buio degli abissi è la presenza di fotofori, ovvero di organi in grado di produrre luce. Sono presenti in quasi tutte le specie di pesci di profondità ed hanno sia funzioni di riconoscimento intraspecifico (come avviene, ad esempio, nei mictopodis ) sia di "esca" per attrarre le prede come nei cratidae Altri adattamenti riguardano la riproduzione e data la scarsissima densità di popolazione l'incontro tra i sessi è molto difficile. Alcuni lophitormes hanno risolto il problema in maniera sorprendente: in queste specie infatti il maschio, una volta trovata una femmina, si fissa con i denti al suo ventre e diventa un vero e proprio parassita mettendo in collegamento il suo sistema circolatorio con quello della partner che, a questo punto, deve provvedere al sostentamento di entrambi. Talvolta anche più di un maschio si attacca alla stessa femmina: essi sono molto più piccoli rispetto a questa, essendo lunghi pochi centimetri. Data la scarsità di calcio nelle acque profonde (il carbonato di diventa solubile in acqua a pressioni molto elevate) spesso le ossa dei pesci abissali sono sottili e decalcificate. Molte specie hanno inoltre prolungamenti filamentosi dei raggi delle pinne, con funzioni tattili e di orientamento nell'oscurità.
Squali abissali e pesci abissali d’acqua dolce Alcune specie di pesci vivono in laghi molto profondi, come il Lago Bajkal o i Grandi Laghi nord americani ed hanno evoluto caratteristiche simili a quelle dei pesci marini di profondità Alcune specie di squali adattate alla vita in ambienti abissali sono i somnosius 4-5 specie tutte col muso breve e arrotondato, pinna caudale con un lobo inferiore e due piccole pinne dorsali, il piccolo squliolus laticaudus, penultima specie di squalo per dimensione, Etmopterus spinax dotato di bioluminescenza ed Isistius brasiliensis in grado, nonostante le piccole dimensioni, di attaccare tonni e squali più grandi.
ARMADILLO ABISSALE Armadilllo abissale
RANA PESCATRICE
ANGUILLA ABISSALE
ABISSO ARTICO
IL MISTERIOSO SQUALO GOBLIN Lo squalo goblin (Mitsukurina owstoni Jordan, 1898), detto anche squalo folletto, unico membro vivente della famiglia dei Mitsukurinidi (Mitsukurinidae)[2], è una specie di squalo abissale. La principale caratteristica distintiva di questo animale è la peculiare forma della testa. Lo squalo goblin, infatti, possiede un lungo rostro simile ad un becco, a forma di cazzuola, molto più lungo del muso delle altre specie di squalo. Tra le altre caratteristiche di questa specie ricordiamo il colore del corpo, quasi completamente rosa, e le lunghe mascelle protrudibili[2] . Quando queste sono retratte all'interno della bocca, lo squalo goblin ricorda uno squalo toro, Carcharias taurus, di colore rosa con un naso insolitamente lungo. Mitsukurina owstoni vive negli abissi oceanici, oltre i 200 metri di profondità, in acque dove non giunge mai la luce del Sole. Si incontra in tutto il mondo, dall'Australia, nell'Oceano Pacifico[3] , al Golfo del Messico, nell'Oceano Atlantico[4] . La maggior parte degli esemplari conosciuti, tuttavia, proviene dalle acque al largo del Giappone, zona dove la specie fu scoperta[5]. Lo squalo goblin si nutre di una grande varietà di organismi che popolano gli abissi. Tra le sue prede conosciute vi sono calamari abissali, granchi e pesci abissali. Si conosce molto poco della sua biologia e del suo comportamento riproduttivo, poiché è un animale che si incontra raramente. Sebbene possa sembrare una specie rara, non appare minacciata da alcuna sorta di pericolo e per questo non figura tra le specie considerate a rischio dalla IUCN[6] .