Principali disturbi mentali 4B SU 2016-17
L'AUTISMO NEL DSM-5 L'autismo è uno dei disturbi del neurosviluppo, ovvero si manifesta esclusivamente prima dei 18 anni.
QUALI CAMBIAMENTI HA PORTATO IL DSM-5? Unificazione nella definizione di “spettro autistico”: Non sono più presenti le diagnosi di: Sindrome di Asperger, Sindrome di Rett, Disturbo Disintegrativo, Disturbo Pervasivo dello Sviluppo NAS Introduzione dell'aspetto sensoriale Introduzione di variabili qualitative legate all'età di insorgenza
SECONDO IL DSM-5 DEVONO ESSERE SODDISFATTI I SEGUENTI CRITERI 1. Deficit persistenti nella comunicazione sociale e nell'interazione sociale in diversi contesti, non dovuti a generali ritardi dello sviluppo, ed evidenti in tutti e tre i seguenti aspetti: a) deficit nella reciprocità sociale-emozionale: vanno da anomalie nell'approccio sociale ad una ridotta capacità di condivisione degli interessi, delle emozioni, dell'affetto, fino alla totale assenza di avvio dell'interazione sociale
b) deficit nei comportamenti comunicativi non verbali utilizzati per l'interazione sociale che vanno dalla scarsa integrazione tra comunicazione verbale e non verbale, ad anomalie nel contatto visivo e nel linguaggio corporeo, fino alla totale mancanza di espressioni facciali o della gestualità c) deficit nello sviluppo e nel mantenimento di relazioni appropriate a livello di sviluppo
-iper o ipo reattività nei confronti di input sensoriali 2. Modelli di comportamenti ristretti e ripetitivi, o attività che si manifestano con almeno due delle seguenti caratteristiche: -linguaggio ripetitivo, movimenti stereotipati, uso ripetitivo di oggetti -eccessiva aderenza a routine, modelli ritualizzati di comportamento verbale o non verbale, eccessiva resistenza al cambiamento -interessi molto ristretti e fissi, anomali per intensità o focalizzazione -iper o ipo reattività nei confronti di input sensoriali
3. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia 4. I sintomi, nel loro insieme, limitano e compromettono il funzionamento quotidiano Aurora Paoli Chiara Lanfranca Noemi Barone
Disturbo dello spettro della schizofrenia Indica un disturbo psichico che comporta disfunzioni cognitive, comportamentali ed emotive. Ne sono è colpite le persone sopra i 18 anni e sembra trarre origine sia da fattori genetici che ambientali. non implica una "doppia personalità" ma è caratterizzata, secondo i criteri del DSM-5 da almeno due dei seguenti sintomi che devono persistere per almeno 6 mesi: Deliri Allucinazioni Eloquio disorganizzato Comportamento grossolanamente organizzato o catatonico Sintomi negativi (ad es: diminuzione dell’espressione delle emozioni e abulia) I sintomi devono compromettere il funzionnamento in diverse aree quotidiane (es: lavoro, relazioni interpersonali e la cura di sé)
Schizofrenia:nascita del termine Il termine schizofrenia è stato coniato da Eugen Bleuler nel 1908,il quale inizialmente descrisse i suoi sintomi come le “quattro A”: appiattimento dell’Affetto, Autismo, Associazione ridotta di idee e Ambivalenza. Emil Kraepelin, aveva classificato la schizofrenia come “demenza precoce”. Emil Kraepelin, aveva classificato la schizofrenia come “demenza precoce”, in quanto si manifestava anche nei più giovani a differenza delle già note demenze, e aveva osservato nei suoi pazienti la perdita dell’unità del pensiero, del sentire e dell’agire, l’appassimento dei sentimenti più elevati, molteplici e peculiari disturbi della volontà, deliri di perdita della libertà psichica e di influenzamento e, infine, disintegrazione della personalità, mentre le conoscenze acquisite e le capacità semplici restano relativamente integre. Bleuler, invece, non concepiva questa sindrome come una demenza, poiché i suoi pazienti che ne erano affetti, se adeguatamente trattati, tendevano a migliorare e non a peggiorare nel tempo, quindi coniò un termine a sé stante, “schizofrenia” appunto. Gli studi di Bleuler proponevano per primi la possibilità reale di guarire da questo disturbo.
Sintomi della schizofrenia: Positivi includono: Deliri (ad es:di grandezza,di persecuzione,etc) allucinazioni(ad es :tattili, uditive,visive, olfattive e gustative) pensiero disorganizzato (ad es: incoerenza, incapacità di concentrarsi,pensieri illogici) agitazione Negativi: si tratta di capacità che la maggior parte delle persone possiedono,ma che i pazienti schizofrenici sembrano aver perso.Ad es: affettività coartata, povertà di pensiero, isolamento sociale, appiattimento emotivo, anedonia e apatia. Inolte l'isolamento della vita sociale,l'incapacità di svolgere il proprio lavoro, comportamenti ed idee stravaganti, trascuratezza nell’igiene personale ed appiattimento dei rapporti affettivi, precedono il primo episodio di psicosi.
Trattamento della schizofrenia: Comprende farmaci antipsicotici che sortiscono sul paziente un effetto antidelirante ed antiallucinatorio. Tali farmaci posso ridurre del 60% il rischio di recidiva nei pazienti schizofrenici.Inoltre i pazienti hanno una probabilità inferiore di dover essere ricoverati in ospedale, si comportano in modo meno aggressivo e godono di una migliore qualità di vita rispetto ai pazienti che non prendono questa tipologia di farmaci.
Terapia cognitivo-comportamentale della schizofrenia L’idea di base era utilizzare strategie comportamentali allo scopo di produrre cambiamenti in primis nella sfera affettiva e poi in quella cognitiva.Si procedeva cercando di migliorare le strategie di coping e sostenendo l'acquisizione di abilità sociali nel paziente.A seguito i terapeuti hanno iniziato a lavorare con i pazienti schizofrenici non solo sul contenuto dei loro pensieri negativi, ma anche sulla modificazione di fattori connessi alle relazioni interpersonali, all’attaccamento, alle perdite e ai traumi e all’autocontrollo. Conseguenze La terapia ha mostrato un'efficacia moderata nel trattamento dei sintomi positivi e negativi.anche nei pazienti che riufiutavanoil trattamento farmacologico.Inoltre i pazienti trattati in fase acuta rispondono meglio rispetto a quelli trattati in fase cronica.
DISTURBO DI PANICO DSM-5
Il Disturbo di Panico (DP) è caratterizzato da ricorrenti stati d'ansia acuti a insorgenza improvvisa e di breve durata, diversi tra loro per intensità e per presentazione delle varie manifestazioni cliniche. Il ripetersi degli Attacchi di Panico (AP), la cui frequenza è estremamente variabile tra gli individui, si accompagna successivamente ad ansia anticipatoria e a condotte di evitamento, che nel corso del tempo compromettono in maniera significativa la vita del soggetto.
Il DP risulta più frequente nelle femmine. L'età d'esordio è compresa fra i 15 e 40 anni, benché il disturbo possa comparire anche nell'infanzia o dopo i 40 anni (15% dei casi). Il DP risulta più frequente nelle femmine. L'età d'esordio è compresa fra i 15 e 40 anni, benché il disturbo possa comparire anche nell'infanzia o dopo i 40 anni (15% dei casi).
SINTOMI I sintomi caratteristici dell'AP possono essere suddivisi in: manifestazioni soggettive, somatiche e manifestazioni comportamentali. MANIFESTAZIONI SOGGETTIVE: implicano la presenza di sintomi cognitivi e si esplicano con la paura di morire, di svenire, di impazzire o di perdere il controllo. MANIFESTAZIONI SOMATICHE: costituiscono l'aspetto nucleare dell'AP e derivano dal diretto coinvolgimento del sistema neurovegetativo (tremori), provocando alterazioni dell'apparato cardiorespiratorio , dell'apparato gastrointestinale e dell'apparato urinario. MANIFESTAZIONI COMPORTAMENTALI: racchiudono comportamenti che possono essere messi in atto dal soggetto nel momento in cui insorge il panico, quali interruzione delle attività, fuga o gesti incontrollati, raramente pericolosi. Gli AP possono comparire in maniera spontanea (AP spontanei) o nel contesto di situazioni temute o che provocano forte disagio (AP situazionali).
Criteri diagnostici del Disturbo di Panico A : Ricorrenti attacchi di panico inaspettati. Cioè la comparsa inaspettata e improvvisa di paura e disagio che raggiungono il picco in pochi minuti, durante i quali si raggiungono 4 o più dei seguenti sintomi: 1. Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia 2. Sudorazione 3. Tremori fini o a grandi scosse 4. Sensazione di soffocamento 5. Dolore o fastidio al petto 6. Nausea o disturbi addominali 7. Sensazione di vertigine o di svenimento 8. Brividi o vampate di calore 9. Sensazione di formicolio 10. Sensazione di irrealtà o di essere distaccati da se stessi 11. Paura di perdere il controllo o di impazzire 12. Paura di morire
NOTA: Possono essere osservati sintomi specifici per cultura NOTA: Possono essere osservati sintomi specifici per cultura. Tali sintomi non dovrebbero essere considerati come uno dei 4 sintomi richiesti. B : Almeno uno degli attacchi è stato seguito da un mese (o più) di uno o entrambi i seguenti sintomi: 1. Preoccupazione per l’insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco) 2. Significativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi ( per es., comportamenti pianificati al fine di evitare di avere attacchi di panico) C : L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o di una condizione medica D : Gli attacchi di panico non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale
Disturbo dissociativo DSM5 La dissociazione è un termine utilizzato per descrivere la disconnessione tra alcuni processi psichici rispetto al restante sistema psicologico dell’individuo. Con la dissociazione si crea un’ assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel senso di identità di una persona. Un disturbo dissociativo è caratterizzato da una discontinuità nella normale integrazione della coscienza, della memoria, dell’identità, della percezione, della rappresentazione del corpo e del comportamento.
Cosa si intende per disturbo dissociativo? I sintomi dissociativi possono potenzialmente compromettere ogni area del funzionamento psicologico. I disturbi dissociativi comprendono: Il disturbo dissociativo dell’identità L’amnesia dissociativa Il disturbo da depersonalizzazione/ derealizzazione Un disturbo dissociativo si manifesta frequentemente a seguito di traumi, e molti dei sintomi, compreso l’imbarazzo, la confusione circa i sintomi o il desiderio di nasconderli, sono influenzati dalla stessa esperienza del trauma.
Disturbo dissociativo dell'identità: criteri diagnostici A. Disgregazione dell'identità caratterizzata da due o più stati di personalità distinti,che in alcune culture può essere descritta come un'esperienza di possessione. La disgregazione dell'identità comprende una marcata discontinuità del senso di sé e della consapevolezza delle proprie azioni,accompagnata da correlate alterazioni dell'affettività, del comportamento, della coscienza, della memoria, della percezione, della cognitività e/o del funzionamento senso motorio. Tali segni e sintomi possono essere osservati da altre persone o riferiti dall'individui. B. Ricorrenti vuoti nella rievocazioni di eventi quotidiani, di importanti informazioni personali e/o di eventi traumatici non riconducibili a normale dimenticanza. C. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti D. Il disturbo non è una parte normale di una pratica culturale o religiosa largamente accettata e i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o a un'altra cognizione medica( per es. crisi epilettiche parziali complesse)
Amnesia dissociativa: criteri diagnostici A. Un'incapacità di ricordare importanti informazioni autobiografiche,di solito di natura traumatica o stressogena, non riconducibili a normale dimenticanza. Nota: l'amnesia dissociativa consiste molto spesso in un'amnesia circoscritta o selettiva per uno/alcuni specifico/specifici eventi oppure in un'amnesia generalizzata perla propria identità e la propria storia di vita personale. B.I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti C. La condizione non è attribuibile agli eventi fisiologici di una sostanza (per es. alcool)o ad una condizione neurologica o medica di altro tipo(per es. crisi epilettiche parziali complesse) D. La condizione non è meglio spiegata da disturbo dissociativo dell'identità, disturbo da stress post-traumatico, disturbo da stress acuto oppure disturbo neurocognitivo maggiore o lieve.
Disturbo di depersonalizzazione/ derealizzazione: criteri diagnostici A. La presenza dei persistenti o ricorrenti esperienze di depersonalizzazione, derealizzazione o entrambe: 1. depersonalizzazione: esperienze di irrealtà, distacco, di essere un osservatore esterno rispetto ai propri pensieri, sentimenti, sensazioni, corpo o azioni(per es. alterazioni percettive, distorto senso del temp 2. derealizzazione: esperienze di irrealtà o distacco rispetto all'ambiente circostante(per es. persone o oggetti vengono percepite come irreali) B. Durante le esperienze di derealizzazione e depersonalizzazione l'esame di realtà rimane integro C. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. D. Il disturbo non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza( per es. una droga) o a un'altra condizione medica(convulsioni) E. Il disturbo non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale, quali schizofrenia, disturbi di panico, disturbo depressivo maggiore o un altro disturbo dissociativo
I disturbi dell’alimentazione Anoressia Nervosa Bulimia Nervosa Binge–Eating Disorders Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo
Anoressia Nervosa Restrizione dell’apporto energetico relativo al bisogno, che induce n significativo basso peso relativamente all’età, sesso, evoluzione dello sviluppo e salute fisica. Un significativo basso peso è definito come un peso minore del minimo normale o, per i bambini e gli adolescenti, minore del minimo atteso. Intensa paura di aumentare di peso o d’ingrassare, o comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, nonostante un peso significativamente basso. Anoressia Nervosa Anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo; inappropriata influenza del peso e della forma del corpo sulla propria autostima, o persistente perdita della capacità di valutare la gravità della attuale perdita di peso.
Due sottotipi di anoressia: Con Restrizioni durante gli ultimi tre mesi Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione durante gli ultimi tre mesi. Lieve: BMI ≥ 17 Moderata: BMI 16- 16,99 Severa: BMI 15-15,99 Estrema: BMI < 15 *BMI = dall'inglese body mass index, ovvero indice di massa corporea.
come vomito autoindotto, abuso-uso improprio Bulimia Nervosa Ricorrenti di abbuffate. Un’abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti: Mangiare, in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili. Senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando). Ricorrenti comportamenti di compenso volti a prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso-uso improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci; digiuno o esercizio fisico eccessivo.
Le abbuffate compulsive e utilizzo improprio di mezzi di compenso Il disturbo non si riscontra soltanto nel corso di episodi di anoressia nervosa. Le abbuffate compulsive e utilizzo improprio di mezzi di compenso avvengono in media almeno una volte a settimana per 3 mesi. La valutazione di sé è inappropriatamente influenzata dalla forma e dal peso del corpo. ATTUALE SEVERITA’ Episodi compensatori inappropriati a settimana: Lieve: 1-3 Moderata: 4-7 Severa: 8-13 Estrema: 14 o più
Binge – Eating Disorder Episodi ricorrenti di abbuffate. (Vedi bulimia) Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri: Mangiare molto più rapidamente del normale; Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno; Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame; Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite; Provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo
Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio. Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno una volta la settimana per almeno sei mesi. Non vengono usati comportamenti compensatori inappropriati e il disturbo non si riscontra soltanto nel corso di anoressia o di bulimia nervosa. ATTUALE SEVERITA’ Abbuffate a settimana: Lieve: 1-3 Moderata: 4-7 Severa: 8-13 Estrema: 14 o più
Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo Il disturbo non è meglio spiegato da una mancata disponibilità di cibo o da una pratica associata culturalmente stabilita. Un disturbo della nutrizione o dell’alimentazione che si manifesta attraverso la persistente incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e/o energetiche, associato a uno (o più) dei seguenti aspetti: Significativa perdita di peso. Significativo deficit nutrizionale. Dipendenza dall’alimentazione parenterale oppure da supplementi nutrizionali orali. Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.
Il disturbo dell’alimentazione non si verifica esclusivamente durante il percorso dell’anoressia nervosa o della bulimia nervosa, e non ci è alcuna evidenza di un disturbo nel modo in cui vengono vissuti il peso o la forma del proprio corpo. Il disturbo non è attribuibile a una condizione medica concomitante e non può essere meglio spiegato da un altro disturbo mentale. Quando il disturbo si verifica nel contesto di un’altra condizione o disturbo, la gravità eccede quella normalmente associata alla condizione o al disturbo e giustifica ulteriore attenzione clinica.
IL DISTURBO-POST TRAUMATICO DA STRESS Il PTSD(Disturbo Post Traumatico da Stress)è l’insieme delle sofferenze psicologiche che seguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento (come abusi sessuali o domestici) che ha minacciato la vita dell’indivuo o di una persona a lui vicina. Esso causa una compromissione delle prestazioni lavorative,delle relazioni sociali,o di altre aree importanti nella vita di un individuo.
Sintomatologia e cause La persona che ha sviluppato un PTSD è stata sottoposta ad un evento traumatico con queste caratteristiche: La persona ha subito un pericolo alla propria incolumità fisica come minacce di morte o gravi lesioni, per se stesso o per persone a lui vicine La risposta della persona comprendeva paura intensa,sentimenti di impotenza e o di orrore
La persona con PTSD rivive il trauma in vari modi: Ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento,che comprendono immagini,pensieri,o percezioni Sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento Esperienze di depersonalizzazione Esagerate risposte d’allarme Problemi di concentrazione Incapacità di ricordare qualche elemento dell’evennto traumatico Apatia e mancanza di intersse versp persone o attività sociali Agire o sentire come se l'evento traumatico si stesse ripresentando (sensazioni di rivivere l'esperienza,illusioni,allucinazioni,flashback) e tentativi di evitare ciò che può ricordare il trauma Disagio all'esposizione a fattori che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico,e che tendono ad essere evitati Senso di colpa, angoscia, distorti pensieri rispetto alle cause dell’evento Esegarate aspettative negative nei riguardi del mondo e delle altre persone Hyperarousal (iperattivazione psicofisiologica): caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.
Trattamento La persona con PTSD deve essere sottoposta ad una psicoterapia specifica diretta sia all’individuo che alla sua famiglia. Essa deve essere aiutata a rielaborare il proprio trauma e a superarlo. Normalmente può essere utile integrare la pscioterapia con un trattamento farmacologico di supporto, che allevia i sintomi.
La Depressione Maggiore Questo è il disturbo dell'umore più diffuso nella popolazione adulta. Il disturbo può insorgere a qualunque età, ma in genere comincia con maggiore frequenza tra i 25 e i 45 anni. Essa è una patologia cronica che tende a persistere per tutta la vita, ma caratterizzata dall'alternanza di periodi di benessere e fasi di riacutizzazione dei sintomi depressivi, che tendono ad attenuarsi spontaneamente per poi ricomparire a distanza di tempo. Soffrire di disturbo depressivo maggiore non significa semplicemente "essere tristi" o "giù di corda" ogni tanto, ma trovarsi in una condizione di persistente e severo abbattimento, al quale si è incapaci di reagire, indipendentemente dalla propria volontà e dalla presenza di persone che cercano di essere vicine e di trasmettere positività.
Criteri Diagnostici dell’Episodio Depressivo Maggiore Umore depresso per gran parte della giornata, non motivato da ragioni specifiche gravi. Pensieri di morte ricorrenti, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio. Pianto immotivato, una o più volte al giorno. Calo dell'autostima e della fiducia nelle proprie capacità; senso di colpa persistente e immotivato. Significativo calo di interesse nelle attività abituali e incapacità di trarre piacere da circostanze o situazioni di norma stimolanti e gradevoli.
Criteri Diagnostici dell’Episodio Depressivo Maggiore Insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni Significativa perdita di peso, non dovuta a dieta, o aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi tutti i giorni Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni Faticabilità o mancanza di energia quasi tutti i giorni Agitazione o rallentamento psicomotori quasi tutti i giorni
Adolescenti Anziani Può essere particolarmente difficile da riconoscere perché le oscillazioni dell'umore, la ridotta autostima e le difficoltà relazionali/comporta mentali sono considerate una normale componente del processo di crescita. Risulta essere complicato da individuare, perché tende a determinare sintomi lievi e poco definiti (lentezza dei movimenti, declino cognitivo ecc…) facilmente interpretabili come un semplice riflesso dell'età che avanza.
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO 15/03/17 42 42
15/03/17 -Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è caratterizzato da ossessioni (che causano ansia o disagio marcati) e/o compulsioni (che servono a neutralizzare l’ansia). -Tale disturbo consiste in un disordine psichiatrico che si manifesta in una gran varietà di forme, ma è principalmente caratterizzato dall'anancasmo (ossessione), una sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire) che tentano di neutralizzare l'ossessione. 43 43
CRITERI DIAGNOSTICI Presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi 15/03/17 CRITERI DIAGNOSTICI Presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi Pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte dell'individui causano ansia e disagio marcati. Il soggetto tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, o di neutralizzarli con altre azioni. 44 44
-Le compulsioni sono definite da: 15/03/17 -Le compulsioni sono definite da: Comportamenti ripetitivi o azioni mentali che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un' ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente. I comportamenti sono volti a prevenire o ridurre l'ansia o alcune situazioni temute ma non sono collegati in modo realistico con ciò che sono disegnati a neutralizzare. 45 45
15/03/17 le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. I sintomi ossessivi compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o ad un'altra condizione medica. Il disturbo non è meglio giustificato dai sintomi di un altro disturbo mentale. 46 46