Thomas Hobbes Valentina Mazza IVD a.s. 2016/2017.

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Thomas Hobbes Valentina Mazza IVD a.s. 2016/2017

La vita Thomas Hobbes nacque a Westport nel 1588, in Inghilterra. Compì i suoi studi a Oxford, ma dovette la sua formazione soprattutto ai frequenti contatti con l’ambiente culturale europeo. La sua opera principale è considerata il Leviatano che ha come temi la materia, la forma e il potere di uno Stato ecclesiastico e civile. Scrisse inoltre la trilogia costituita da Il cittadino, Il corpo e L’uomo. Occupò gli ultimi anni della sua vita in polemiche di varia natura, per poi morire a Londra il 4 dicembre 1679, a 91 anni.

La filosofia La filosofia di Hobbes ha come scopo quello di porre i fondamenti di una comunità ordinata e pacifica. Egli intende costruire una filosofia puramente razionale che escluda ogni rivelazione soprannaturale e che trovi ispirazione esclusivamente nel mondo della natura.

Ragione e linguaggio La ragione umana, secondo Hobbes, è la capacità di prevedere e di progettare a lunga scadenza la propria condotta e i mezzi per raggiungere i propri fini. Tale capacità presuppone il linguaggio. Il linguaggio, inteso come espressione verbale del pensiero, consiste in un insieme di segni arbitrari o convenzionali con i quali cataloghiamo le nostre esperienze, le conserviamo nella memoria per poi trasmetterle agli altri. Il linguaggio sta dunque alla base del ragionamento. Per ragionamento, Hobbes, intende il calcolo: «ragionare è la stessa cosa che addizionare o sottrarre concetti» (Il corpo, I, II, 2).

Scire per causas Hobbes ritiene che il sapere consista nel conoscere le cause generatrici di una determinata realtà, poiché non vi è filosofia senza la conoscenza di tali cause. Tuttavia esistono due modi di filosofare, esistono infatti le dimostrazioni a priori e quelle a posteriori: Le dimostrazioni a priori vanno dalle cause agli effetti e pervengono a conclusioni necessarie, poiché riguardano oggetti che sono stati creati dall’uomo e dei quali egli può conoscere le cause generatrici; Le dimostrazioni a posteriori risalgono dagli effetti alle cause e pervengono a conclusioni probabili, poiché riguardano oggetti che non sono stati prodotti dall’uomo.

Il materialismo Secondo il materialismo (o corporeismo) di Hobbes esistono o sono conoscibili unicamente i corpi, poiché solo essi possono agire o subire un’azione qualsiasi. Tale materialismo si risolve in un’azione di meccanicismo che spiega tutto in termini di materia e movimento, all’insegna del più rigido determinismo. Non c’è nulla che sia assolutamente buono o cattivo e non c’è una norma che valga a distinguere assolutamente il bene dal male. In generale, si chiama bene ciò che si desidera e male ciò che si odia.

La libertà La libertà non consiste nel libero arbitrio (cioè nell’assenza di costrizioni interiori), ma solo nella libertà di azione (cioè nell’assenza di costrizioni esteriori). Dunque, nell’ottica deterministica di Hobbes, l’unica forma di libertà concessa all’uomo è la capacità di realizzare senza alcun impedimento i propri desideri.

La politica Per «geometrismo politico» si intende il procedimento che parte da pochi postulati intorno alla natura umana per poi dedurre da essi, con matematica necessità, tutto il sistema di conoscenze politiche. I «postulati certissimi», dai quali discende l’intera scienza politica, sono: il desiderio naturale per cui ciascuno richiede per sé l’uso di cose che sono in comune; la ragione naturale per cui ciascuno si sforza di evitare una morte violenta come il più grave dei mali naturali.

Stato di natura Lo «stato di natura» è quella ipotetica condizione in cui gli uomini, non essendo ancora associati fra loro e disciplinati da una serie di leggi comuni, sono spinti dal proprio egoismo a perseguire il proprio bene a scapito di quello degli altri. L’uomo, infatti, secondo Hobbes, non è un animale socievole o politico e ciò che spinge un uomo verso un altro uomo non è l’amore o la benevolenza, ma il bisogno o il timore (egoismo naturale).

Tutti contro tutti La guerra di tutti contro tutti è lo stato in cui l’uomo risulta necessariamente un «lupo» per l’altro uomo (homo homini lupus): «se due uomini desiderano la stessa cosa, e tuttavia non possono entrambi goderla, diventano nemici» (Leviatano, 1). Il diritto naturale di tutti su tutto è la situazione stessa dello stato di natura nel quale, non essendoci leggi, tutti vantano un diritto illimitato su tutto.

Legge naturale Nello stato di natura vi è un continuo timore e pericolo di morte violenta e la vita dell’uomo è solitaria, misera, sgradevole, brutale e breve. Ma, grazie alla ragione l’uomo arriva ad individuare alcuni precetti atti a sottrarlo alla sua miserevole condizione e a garantirgli una migliore forma di vita. Questi precetti sono le «leggi della natura». Tali leggi sono tre: 1) cercare la pace e conseguirla; 2) tutto ciò che tu richiedi che gli altri ti facciano, fallo a loro; 3) gli uomini devono adempire i patti fatti da loro. A queste tre leggi seguono diverse norme atte a garantire la convivenza sociale.

Leviatano Leviathan è quel mostro marino, simile ad un coccodrillo, che nelle Scritture è descritto come la più potente e terribile delle creature terrestri. Hobbes si serve di questo nome per alludere alla potenza assoluta dello Stato, concepito come una persona nella quale si riassumono tutte le altre persone. Infatti, il sovrano era graficamente raffigurato come un individuo immenso formato dalle teste di tutti gli altri individui, celebrato come una sorta di Dio terrestre.

Assolutismo e monarchia La filosofia politica di Hobbes mette capo a una prospettiva assolutistica che si incarna in una serie di tesi tipiche, quali: l’unilateralità e l’irreversibilità del patto, l’indivisibilità del potere sovrano, la legge civile come unica fonte del bene e del male ecc. Tra le varie forme di governo ammesse da Hobbes, egli privilegia la monarchia, ritendendo che essa risponda meglio ai requisiti della sovranità statale.

Limiti dello Stato Secondo Hobbes, neppure lo Stato può obbligare un uomo a compiere azioni contro la propria vita e quella dei propri cari, né può comandargli di confessare un delitto. Inoltre il suddito è libero in tutti quei comportamenti che il sovrano ha omesso di regolare con una legge apposita.