Il suffragio elettorale in Italia e le (im)pari opportunità
Correva l’anno 1861 Su una popolazione di circa 22 milioni di persone, solo 419.846 hanno il diritto di voto. Alle elezioni nazionali del 27 gennaio e del 3 febbraio votano in 239.746 (il 57,2%). Il 98% della popolazione è escluso dal diritto di voto.
Correva l’anno 1861 Requisiti per poter votare: essere maschi; avere almeno 25 anni; saper leggere e scrivere; pagare almeno 40 lire di tasse annue. I professori, i magistrati e gli ufficiali possono votare senza il vincolo delle 40 lire.
Correva l’anno 1882 Possono votare i cittadini maschi purché si verifichi almeno una delle seguenti condizioni: aver conseguito l’esame finale per la licenza elementare e/o titoli di studio superiori; pagare almeno 19,80 lire annue di tasse; avere ottenuto delle benemerenze civiche.
Correva l’anno 1882 Con la riforma del 1882 il corpo elettorale passa da circa 628.000 individui a più di 2.000.000 (cioè dal 2% al 7% della popolazione totale). La popolazione italiana conta 28.452.000 abitanti. Gli esclusi: le donne, i “dementi” e gli analfabeti.
Correva l’anno 1882 2.018.394 italiani chiamati alle urne (ottobre-novembre) 1.222.555 votanti
Correva l’anno 1912 Per votare occorrono i seguenti requisiti: essere maschi; avere almeno 30 anni. Il grado di istruzione e il reddito non influiscono. I maggiorenni con meno di 30 anni possono votare se hanno svolto il servizio militare; sono alfabetizzati; soddisfano determinati requisiti di censo. (Dal 1861 al 1975 si diventa maggiorenni a 21 anni)
Correva l’anno 1912 Con la riforma del 1912 il corpo elettorale passa da 2.000.000 di persone a 8.700.000 persone. Gli esclusi: le donne, i pregiudicati, i “dementi”.
Suffragio universale maschile Correva l’anno 1918 Suffragio universale maschile Possono votare i maggiorenni; tutti i minorenni che hanno partecipato alla Prima guerra mondiale (i cosiddetti Ragazzi del ‘99). Gli esclusi: le donne.
Il ventennio fascista (1922-45) Ultime elezioni (quasi) libere: 6 aprile 1924. Per il resto, vi furono solo due plebisciti: 24 marzo1929 (8.506.574 sì, 136.198 no); 25 marzo 1934 (10.000.000 ca sì, 15.000 ca no). L’elettore può solo approvare o respingere una lista di nomi proposta dal Gran consiglio del fascismo. In caso di approvazione, tali nomi faranno parte di un Parlamento sostanzialmente svuotato di ogni potere.
Suffragio universale maschile e femminile Correva l’anno 1946 Suffragio universale maschile e femminile Referendum Monarchia vs Repubblica ed elezione membri Assemblea costituente (2 giugno 1946). 12.717.923 pro Repubblica; 10.719.284 pro Monarchia. Per la prima volta, in Italia, le donne votano a una consultazione politica.
Correva l’anno 1948 Elezioni politiche del 18 aprile 1948: prime elezioni nazionali a suffragio universale maschile e femminile. Quasi 27 milioni di persone si recarono a votare, il 92,23% degli aventi diritto.
Il diritto di voto alle donne fuori dall’Italia Svizzera: dal 1971; Grecia: dal 1952; Francia: dal 1944; Gran Bretagna: dal 1928; Stati Uniti: dal 1920; Danimarca: dal 1915; Norvegia (1907); Finlandia (1906); Australia: dal 1894; Nuova Zelanda: dal 1893.
Donne in magistratura L’ingresso delle donne in magistratura risale in Italia al 1963 (Legge n. 66). Si riteneva che le donne non fossero adatte alla magistratura per le seguenti ragioni: temperamento emotivo, volubile, lunatico; natura che le rende adatte a dare conforto e non a battagliare con la toga; propensione a simpatizzare con gli imputati.
Fonti Enciclopedia Utet Enciclopedia Zanichelli 2013 R. De Felice, Fascismo, Enciclopedia del Novecento, 1977 R. Vivarelli, E. Saccomanni, Enciclopedia delle Scienze sociali, 1994 G. Dell’Arti, Cinquantamila giorni. La storia raccontata da Giorgio Dell’Arti, www.cinquantamila.corriere.it, 2015.