Storia Economica
Dalla grande depressione alla seconda guerra mondiale (1929-1939) Indice Il crollo di Wall Street e la grande depressione negli USA Le conseguenze nel resto del mondo Le politiche economiche La seconda guerra mondiale
Dalla grande depressione alla seconda guerra mondiale (1929-1939) Il crollo di Wall Street e la grande depressione negli USA
Il crollo di Wall Street e la grande depressione negli USA Dopo un lungo periodo di crescita, l’economia americana entrò in una fase recessiva molto accentuata. La crisi iniziò con un crollo borsistico nell’ottobre del 1929: a Wall Street, dove in meno di due anni era raddoppiato l’indice Dow Jones, vi fu un vero e proprio crack al quale si accompagnò una crisi industriale e agricola. La depressione durò a lungo e si propagò ben presto all’Europa. La crescita degli USA fino al 1929 Nel corso degli anni Venti l’economia americana aveva conosciuto una crescita sostenuta e costante. L’industria e l’agricoltura esportavano buona parte della produzione verso l’Europa, in quanto gli apparati produttivi del vecchio continente erano ancora in fase di ristrutturazione post-bellica. Nella seconda metà del decennio, con il completamento della ricostruzione, si andò incontro a una progressiva sovrapproduzione soprattutto in campo agricolo. Ciò provocò un generale calo dei prezzi e, di conseguenza, un ritorno al protezionismo.
Il crollo di Wall Street e la grande depressione negli USA L’indice Dow Jones era raddoppiato in meno di due anni. L’eccezionale crescita aveva attirato grandi capitali; intermediari di borsa e privati cittadini non esitavano ad indebitarsi pur di procurarsi i capitali da investire nei titoli. Ciò provocò una pericolosa situazione che portò al crollo borsistico nel momento in cui i tassi di interesse salirono e costrinsero gli investitori a vendere le azioni per poter rientrare dagli scoperti bancari. Poiché tutti vendevano e nessuno comprava, i prezzi crollarono e questo fu solo l’inizio della grande depressione. La grande depressione Sovrapproduzione e crack di borsa provocarono una crisi di carattere strutturale. Le imprese, infatti, non investivano provocando, quindi, un calo della produzione e la crescita della disoccupazione. Lo stato di depressione durò a lungo, almeno fino al 1932, ma in realtà, solo nel 1940 l’economia USA tornò ai livelli del 1929.
Dalla grande depressione alla seconda guerra mondiale (1929-1939) Le conseguenze nel resto del mondo
Le conseguenze nel resto del mondo La crisi che aveva investito gli USA si propagò velocemente al resto del mondo. L’America, infatti, era già il centro finanziario più importante. Nel corso degli anni Venti gli investimenti americani in Europa erano cresciuti costantemente, soprattutto verso la Germania. Con il crollo di Wall Street questo flusso di capitali si interruppe, mettendo in difficoltà le economie di tutto l’Occidente. La crisi più grave si verificò, ovviamente, in Germania, dove, alla crisi economica, si unì una grave crisi istituzionale che travolse la debole Repubblica di Weimar e portò al potere i Nazionalsocialisti di Hitler. La recessione spinse i vari paesi a imboccare la via del protezionismo e ad accentuare le conflittualità sia economiche che militari: erano le premesse della seconda guerra mondiale.
Le conseguenze nel resto del mondo La recessione in Europa Il flusso di investimenti statunitensi vero l’Europa, che aveva permesso una veloce ripresa economica, aveva iniziato a rallentare già nel 1928 e si interruppe quasi del tutto dopo la crisi di Wall Street. Gli indici della produzione industriale calarono in quel periodo in tutti i principali paesi europei: Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. La crisi economica e politica in Germania Il paese che ebbe le conseguenze più gravi fu senz’altro la Germania, che era, non a caso, il paese più legato agli USA. Nel 1929 vi erano già due milioni di disoccupati e la situazione si aggravò a causa di politiche economiche incoerenti messe in atto da governi che non godevano di una maggioranza parlamentare. La crisi politica portò al potere i nazionalsocialisti di Hitler, che, con un programma economico basato sul riarmo, il colonialismo (eludendo i trattati internazionali) e la spesa pubblica, riportò il paese alla piena occupazione.
Le conseguenze nel resto del mondo La Gran Bretagna Il paese europeo che superò per primo la recessione fu senz’altro la Gran Bretagna. Con l’abbandono della parità aurea e il ribasso dei tassi di interesse si riuscì a sostenere sia gli investimenti che le esportazioni. Il fattore più importante nella ripresa inglese fu però il commercio con le colonie e i paesi del Commonwealth. Già alla fine del 1931 la recessione era praticamente superata.
Dalla grande depressione alla seconda guerra mondiale (1929-1939) Le politiche economiche
Le politiche economiche La lunga depressione costrinse i governi a mettere in atto politiche economiche nuove. La tendenza generale fu comunque quella di accentuare l’intervento pubblico. La constatazione che il mercato non era in grado, senza stimoli esterni, di ritornare alla piena occupazione, portò, sia in Europa che in America, all’incremento della spesa pubblica e a forme di controllo sull’iniziativa privata. Uno dei settori nei quali si concentrò la spesa pubblica fu, quasi in ogni paese, quello bellico.
Le politiche economiche Il New Deal A partire dal 1932, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt diede avvio a una politica economica nuova, ispirata agli insegnamenti del grande economista John Maynard Keynes. Il New Deal si basava su due capisaldi: l’incremento della spesa pubblica, al fine di riassorbire la disoccupazione e un ferreo controllo governativo sulla concorrenza industriale, al fine di evitare ulteriori crisi di sovrapproduzione. Quest’ultimo aspetto del New Deal venne addirittura dichiarato incostituzionale ed è innegabile che, dal punto di vista della politica industriale e della ripresa degli investimenti privati, il programma di Roosevelt fu un fallimento. Resta il fatto che da quel momento, fino agli anni ’70, tutte le politiche anticongiunturali si ispirarono al questo grande esperimento.
Le politiche economiche Il nazismo La crisi economica e politica portò al potere in Germania il partito nazista che non nascondeva intenti espansionistici. Il secondo piano quadriennale, varato da Hitler nel 1936, si basava sulla spesa pubblica e sul riarmo; attraverso il potenziamento dell’industria pesante e di quella bellica, l’economia tedesca tornò presto alla piena occupazione, ma i costi sociali e le conseguenze internazionali furono, come è noto, enormi. Il Fronte Popolare In Francia, dove la crisi fu meno grave che negli altri paesi occidentali, fino al 1936 si affrontò la congiuntura con una politica deflativa, cercando di sostenere il franco fino a quando fu possibile. A partire dal 1937, però, anche il Fronte Popolare (la coalizione di sinistra al governo in Francia) imboccò la strada della svalutazione e della spesa pubblica nel settore bellico.
Dalla grande depressione alla seconda guerra mondiale (1929-1939)
La seconda guerra mondiale Nella seconda metà degli anni ’30 vi furono i segnali di un aumento della conflittualità internazionale. Una serie di guerre, limitate geograficamente, coinvolgevano, in pratica, tutti i continenti: la guerra etiopica, la guerra civile spagnola, l’invasione giapponese della Manciuria e l’annessione dell’Austria al Reich tedesco, erano le inequivocabili avvisaglie di un imminente conflitto di carattere mondiale. Il fatto che tutte le economie occidentali avessero visto nella spesa bellica una scorciatoia per l’uscita dalla crisi, era un ulteriore fattore di rischio: gli arsenali delle grandi potenze si riempivano sempre più. Ma non vi erano solo i motivi di carattere economico a provocare i conflitti: anche lo scontro tra ideologie e tra etnie contribuì a rendere “inevitabile” la seconda guerra mondiale.
La seconda guerra mondiale L’incremento delle spese militari Come si è visto, uno degli strumenti più utilizzati per uscire dalla crisi, o, quantomeno, per ridurre la disoccupazione, fu quello della spesa pubblica e in particolare in armamenti. I numerosi conflitti regionali confermavano il timore di una prossima guerra di dimensioni più vaste e ciò finiva per giustificare ulteriori investimenti nel settore bellico. Colonialismo e conflitti locali Nel corso degli anni ’30 vi fu una ripresa della politica coloniale, in particolare da parte di quei paesi che non avevano possedimenti estesi, come Italia e Germania. L’episodio più importante fu l’invasione italiana dell’Etiopia nel 1935, che portò alle sanzioni economiche nei confronti dell’Italia da parte della Società delle Nazioni. Il Giappone attaccò la Cina e conquistò la vasta regione della Manciuria nel 1937 e la Germania invase l’Austria nel 1938.
La seconda guerra mondiale Lo scontro ideologico La guerra civile spagnola mise di fronte le due grandi ideologie totalitarie del XX secolo: il fascismo e il comunismo. L’avversione nei confronti di quest’ultimo aveva giustificato in Europa e in America negli anni precedenti, una certa simpatia verso il fascismo. Ma quando divenne chiara la forte tendenza espansionistica, il violento razzismo e il pericolo rappresentato dal nazismo e dal fascismo, le democrazie occidentali non poterono fare a meno di allearsi con l’Unione Sovietica di Stalin per sconfiggere il comune nemico.