di Nicolotti Sara, Labelli Matteo, Visintin Giulia QUANTITATIVE EASING: STRUMENTO NON CONVENZIONALE PER LO STIMOLO MONETARIO di Nicolotti Sara, Labelli Matteo, Visintin Giulia Corso di Laurea in Economia e Gestione Aziendale Politica Economica Anno Accademico 2016-2017
QUANTITATIVE EASING “Il Quantitative Easing è uno strumento non convenzionale di politica monetaria attraverso il quale una banca centrale aumenta la base monetaria e, per questa via, l'offerta di moneta, attraverso l'acquisto di prodotti finanziari sul mercato secondario come Titoli di Stato, Abs, covered bond, obbligazioni societarie e altro.” IlSole24Ore
I PUNTI CHIAVE DELLO STRUMENTO Viene creata nuova moneta, che può tradursi come creazione di moneta reale o solo come iscrizione contabile nei bilanci della banca centrale La banca centrale si pone come “investitore” nella propria economia acquistando tipicamente Titoli di Stato o azioni di varia natura utilizzando la moneta di nuova emissione Acquistando i titoli dai diversi istituti bancari, si cerca di assicurare le banche da un’eventuale crisi di liquidità Le banche commerciali e le società finanziarie hanno così a disposizione nuovi capitali, necessari a finanziare presiti agevolati per imprese e famiglie, stimolando indirettamente la crescita economica Grazie alla maggiore liquidità immessa nel sistema, l’economia inizia a riprendersi
GLI OBIETTIVI Rilancio dell’economia attraverso l’immissione di moneta nel sistema e la diminuzione dei tassi d’interesse Aumento dell’inflazione grazie alla maggiore moneta in circolazione, così da deprezzare la valuta, facendo aumentare i prezzi e favorendo le esportazioni Ripristino della fiducia nel sistema finanziario
IL RICORSO AL QUANTITATIVE EASING DURANTE UNA CRISI La crisi provoca: diminuzione dei tassi di interesse al fine di stimolare l’economia reale, fino al raggiungimento dello Zero Lower Bound trappole della liquidità Gli strumenti di politica monetaria convenzionale in questo contesto risultano inefficaci, costringendo la banca centrale al ricorso a politiche non convenzionali, tra cui il Quantitative Easing
GIAPPONE: primo Paese a ricorrere al QE nel periodo 2001-2006: programma QE1 il Paese si ritrovò a dover contrastare forze deflazionare e lo scoppio di una bolla immobiliare che seguirono gli anni ’90 nel 2014 il Paese avviò un nuovo programma di QE: programma QE2 USA: nel settembre 2008 collassa la banca d’investimenti Lehamn Brothers e il Paese raggiunge velocemente il proprio Zero Lower Bound: la Fed avvia il primo programma di QE, il QE1 (2008-2010) poiché il QE1 non incentivò come previsto le banche al credito, si avviò un nuovo programma, il QE2 (2010-2011) il QE2 impresse un primo stimolo positivo all’economia ma il tasso di disoccupazione era ancora troppo alto, quindi si avviò un terzo programma di QE, il QE3 (2012) infine, la Fed lanciò un ultimo programma di QE, il QE4 (2013-2014), con lo scopo di mantenerlo fino a che l’inflazione non avesse raggiunto il 2,5% grazie ai vari programmi di QE, l’economia statunitense riuscì a riprendersi
EUROPA: nella prima fase della crisi la Bce decise di non ricorrere ad operazioni di QE, limitandosi ad acquisti minimi di attività finanziare e senza ricorrere all’emissione di nuova moneta a fine 2011 anche la Bce iniziò ad effettuare operazioni di rifinanziamento a lungo termine, con moneta creata ex novo ma con una scadenza a causa delle condizioni di stagnazione e del rischio di deflazione, nel gennaio 2015 venne annunciato un primo programma di QE, il QE1 (marzo 2015 - settembre 2016) poiché il primo programma non aveva ancora ottenuto gli effetti desiderati, venne lanciato un secondo programma, il QE2 (ulteriori sei mesi, fino a marzo 2017) il programma di QE è stato ora prolungato dalla Bce almeno fino alla fine del 2017, in quanto l’inflazione è ancora molto al di sotto dell’obiettivo del 2%
Effetti positivi della manovra di politica economica non convenzionale QUANTITATIVE EASING Effetti positivi della manovra di politica economica non convenzionale
Acquisto titoli azionari Effetti desiderati Aumento della liquidità innesca: 1.Calo dei rendimenti: Diminuzione tassi d’interesse Maggiori prestiti Acquisto titoli azionari Miglioramento bilanci banche europee Maggiori prestiti
Effetti desiderati 2.Deprezzamento dell’euro Aumento competitività Eurozona Aumento inflazione Obiettivo 2%
Risultati Famiglie: Imprese: Maggiori possibilità di accedere a mutui e prestiti Aumentano i consumi Imprese: Finanziamento a costo più basso Aumento investimenti Maggiori esportazioni
Risultati Governi: Economia: Interessi più bassi sul debito Maggiori risorse da spendere nella crescita Più entrate se l’economia riparte Economia: Maggiori vendite Maggiore produzione Maggiori assunzioni
CONTRO La politica monetaria non convenzionale del Quantitative Easing, adottata dalla BCE, presenta alcuni limiti: Esagerato aumento dell'inflazione Difficoltà di trasmissione della politica monetaria all'economia reale Incompatibilità tra politica monetaria e politica di bilancio
Esagerato aumento dell'inflazione Aumentando la moneta in circolazione, essa stessa si svaluta. Il denaro vale meno, salgono i prezzi e quindi l’inflazione, erodendo così il potere d’acquisto delle famiglie. Vi è il rischio che questi sviluppi possano agire come un meccanismo amplificatore per ogni eventuale instabilità finanziaria. L’eccessiva liquidità generata dal Quantitative Easing potrebbe alimentare bolle speculative: Quotazioni salgono a prezzi non giustificati Investitori finanziari assumono rischi eccessivi in periodi di bassi rendimenti e bassa volatilità
Difficoltà di trasmissione della politica monetaria all'economia reale Il Quantitative Easing risulta uno strumento efficace se riesce a spendere nell’economia reale, massicciamente e in un arco di tempo definito e concentrato, i flussi di nuova moneta che sono creati. Questo fenomeno è avvenuto negli Stati Uniti quando la FED ha deciso di intervenire con il Quantitative Easing. Vi è il forte rischio, però, che la liquidità creata dalle banche centrali non “sgoccioli” nell’economia reale ma rimanga all’interno dei circuiti finanziari, alimentando nuove bolle speculative.
Incompatibilità tra politica monetaria e politica di bilancio Il Quantitative Easing è una politica monetaria di tipo espansivo che necessita di politiche fiscali altrettanto espansive per sortire qualche effetto sull’economia reale. Nel caso della BCE, tale politica è collocata in un contesto, quello dell'Eurozona, che continua ad imporre una politica fiscale restrittiva. Una politica di tassi d’interesse molto bassi rischia di togliere qualsiasi incentivo all’aggiustamento fiscale o all’attuazione delle riforme strutturali per migliorare la competitività del paese. Vi è il timore che senza una diversa politica fiscale, che possa assieme al QE modificare le aspettative dei cittadini e aumentare la domanda aggregata, le sorti dell’Eurozona non vengano sollevate.
Ritardo nell'adozione Rispetto alla FED, la BCE ha applicato il Quantitative Easing con un ritardo di alcuni anni. Questo ritardo fu dovuto alla difficoltà di raccogliere, all’interno della BCE, il consenso di dirigenti provenienti da Paesi in condizioni economiche divergenti. Nel frattempo, nelle economie più deboli si sono verificati alcuni danni che l'Usa non ha dovuto affrontare con la sua politica monetaria perciò l’azione della BCE corre il rischio di non ottenere i risultati raggiunti dalla FED. In Europa, la proprietà di titoli azionari è molto meno diffusa che negli Stati Uniti, quindi una politica di allentamento quantitativo, in questo contesto, potrebbe non riuscire a stimolare la spesa per i consumi incrementando la ricchezza delle famiglie.