LA TEORIA DELLA MENTE.

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Transcript della presentazione:

LA TEORIA DELLA MENTE

Teoria della mente Io penso che tu pensi……………………

SVILUPPO DELLA TEORIA DELLA MENTE Fine anni ‘80 vacilla la metafora il bambino come scienziato L’interesse si concentra soprattutto su come il bambino costruisce la propria conoscenza psicologica, come arriva a comprendere se stesso e gli altri a capire le motivazioni, i desideri, le intenzioni e le credenze. Questa nuova tendenza attribuisce al bambino un Teoria della mente

Questa teoria attribuisce al bambino una Teoria della mente cioè una teoria di come funzionano gli esseri umani. Il punto di partenza della teoria della mente sono : Emozioni e stati fisiologici Percezioni e sensazioni Le emozioni e gli stati fisiologici generano desideri Le esperienze percettive generano le credenze Entrambi: desideri e credenze causano le azioni e le reazioni emotive congruenti con i risultati di tali azioni Siamo felici o tristi quando i risultati soddisfano o meno i nostri desideri, confermano o disconfermano le nostre credenze.

Lo sviluppo della teoria della mente Il bambino costruisce la propria conoscenza del mondo psicologico arriva a comprendere sé stesso e gli altri Motivazioni Teoria su come funzionano gli esseri umani in quanto diversi dagli oggetti inanimati Desideri Capire Intenzioni Credenze

Schema del ragionamento desiderio-credenza Azione colpire afferrare cercare seguire con attenzione Percezione vedere, udire odorare, toccare Credenza credere, supporre sapere, anticipare dubitare, sospettare Emozioni primarie Stati fisiologici amore, odio, paura fame, sete dolore, eccitazione Desiderio volere, desiderare augurare, sperare “potrebbe” “dovrebbe” Reazione felicità tristezza rabbia sorpresa sconcerto

Differenza tra desiderio e credenza “Lui vuole una mela” Desiderio “”Lui pensa che questa sia una mela” Credenza

Psicologia del desiderio (2 anni) Esempio di dialogo: Giulia : “Mamma,. Voglio il gelato” Mamma: “No, prima devi finire di mangiare quello che hai nel piatto” Giulia: “Ma io lo voglio, adesso vado a prenderlo” Interpreta le azioni sulla base dei desideri

Psicologia del desiderio/credenza (3 anni) Esempio di dialogo: Mamma: “Andrea, hai fatto male a Luca! Perché l’hai fatto?” Andrea : “Perché Luca è cattivo, voleva rompere il mio trenino” Mamma: “Pensi che Luca l’abbia fatto apposta?” Andrea: “Sì, penso che Luca è cattivo” Sono in grado di prevedere che le azioni di una persona saranno guidate non solo dai desideri ma dalle credenze e che tali credenze possono essere vere o false

Inizialmente vengono prese in considerazione solo le credenze vere cioè basate su un dato di realtà

FALSA CREDENZA (Wimmer e Perner 1983) Il bambino deve essere capace di attribuire ad un altro soggetto una falsa credenza rispetto alla realtà e di rappresentarsi il contenuto della mente dell’altro come diverso dal proprio

FALSA CREDENZA Compito di Sally e Anne di Frith (1989)

A tre anni la risposta più frequente è che Sally cercherà la biglia nel posto dove si trova, perché è incapace di rappresentare le credenze altrui quando sono diverse dalla realtà di fatto. A quattro anni il bambino indicherà il cesto e non il luogo dove la biglia si trova realmente.

Verso i 4 anni il bambino è in grado di rappresentare le credenze altrui, dimostrando una differenziazione fra stato mentale e di cose effettive. Può essere considerato un precursore della teoria della mente, il gioco simbolico come capacità di rappresentare una realtà diversa dalla percepita.

Camaioni ha individuato un precursore ancora più precoce L’intenzione comunicativa dichiarativa Che compare alla fine del primo anno di vita e consiste nel richiamare l’attenzione dell’adulto su un oggetto, non tanto perché faccia qualcosa ma per condividere con lui l’interesse per l’oggetto. Il bambino indica un oggetto all’adulto alternando il proprio sguardo tra l’oggetto e il volto finchè questi non guarda nella stessa direzione nominando l’oggetto o commentando.

Falsa credenza di II ordine A 6-7 anni: Il bambino accede ad un pensiero ricorsivo più complesso: meta-rappresentazione “Io penso che tu pensi che X pensi Y” Perner, Wimmer (1985): costruiscono un compito che permette di valutare questo pensiero.

Compito di John e Mary Al bambino si racconta la storia di J. e M. che giocano insieme nel parco Lì vedono un carretto dei gelati Mentre M. va a casa a prendere il denaro per comprare il gelato J. vede il carretto spostarsi verso la chiesa Anche M., però, viene a conoscenza, all’insaputa di J. che il gelataio si è spostato

Compito di John e Mary Compito di falsa credenza di II ordine di Perner, Wimmer (1985), rappresentazione grafica di M. Lavazza

La prova viene superata intorno ai 6-7 anni Compito di John e Mary A questo punto si chiede al bambino: “Dove pensa John che Mary sia andata a comprare il gelato?” Per rispondere in modo corretto il bambino deve tenere in considerazione che John non sa che Mary è a conoscenza del fatto che il carrettino si è spostato Deve avere a disposizione un pensiero ricorsivo di tipo triadico La prova viene superata intorno ai 6-7 anni

Il ruolo della teoria della mente nello sviluppo atipico L’autismo La teoria metarappresentazionale dell’autismo Leslie,1987; Baron-Cohen 1995: Frith,1989 Gli studi sui bambini autistici, realizzati attraverso la comprensione della falsa credenza, hanno evidenziato che i bambini autistici raramente riescono a superare la prova, per le gravi difficoltà a sviluppare un ragionamento che tenga conto della rappresentazione erronea di Sally Surian, 2002.

PRECURSORI DELLA TEORIA DELLA MENTE Gioco simbolico Hanno in comune la capacità di rappresentare una realtà diversa da quella percepita. Nel gioco del far finta che, un oggetto viene usato per rappresentarne uno diverso.

Intenzione comunicativa dichiarativa Compare alla fine del primo anno e consiste nel richiamare l’attenzione di un adulto su di un oggetto per condividere con lui l’interesse per l’oggetto.