Cap.2 – I partiti politici Fare parte e prendere parte

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Transcript della presentazione:

Cap.2 – I partiti politici Fare parte e prendere parte

Associazione o comunità? Un partito, indipendentemente da tutto il resto, è Un «corpo di uomini» (Burke) Un’associazione (Costant) Un’associazione fondata su un’adesione (formalmente libera (Weber) Una formazione che raggruppa uomini (Kelsen) Un gruppo politico (Sartori) Duverger: i partiti non sono solo organizzazioni di natura tecnica per designare candidati, finanziare elezioni e inquadrare parlamentari (o quant’altro). Sono anche raggruppamenti di uomini, sono collettività, comunità

Anche i partiti, come ogni organizzazione, sono sistemi (più o meno formalizzati) di cooperazione tra individui che implicano sia scopi espressivi, connaturati al valore in sé dalla socievolezza, sia scopi strumentali, diretti a conseguire specifici obiettivi È la dialettica amico-nemico (noi-loro) che dà senso alla politica e all’azione del parteggiare, del prendere parte La volontarietà dell’adesione che caratterizza tutte le associazioni fa sì che queste siano sempre costrette ad assumere, almeno formalmente, una struttura di tipo democratico, che valga quanto meno a sanzionare e legittimare la scelta dei capi (Zan) Le esigenze dell’efficienza organizzativa, di coesione, talvolta di segretezza, spingono i partiti sotto «un’apparenza democratica» a seguire «una realtà oligarchica» (Duverger) Membership del partito: far parte e prendere parte

Verso partiti leggeri I partiti sono diventati leggeri, «di plastica», perché parties without partisans, cioè partiti senza iscritti, senza aderenti, «partiti senza partigiani» Gli iscritti costituivano, e in parte costituiscono ancora: un anello di congiunzione e di comunicazione tra politici e cittadini Un elemento di «forza» e, quindi, di legittimazione democratica del partito Un serbatoio sicuro di voti Una fonte supplementare di emolumenti Un’agenzia di proselitismo e di diffusione dei valori Una fonte di lavoro volontario per svariate attività Una risorsa da utilizzare nei conflitti interni tra gruppi e leader Una palestra per la selezione dei futuri candidati alle cariche pubbliche

Densità associativa del partito Densità associativa del partito (misurata attraverso indici) : il rapporto tra iscritti e votanti per il partito iscritti ed elettori Il declino costante degli iscritti nei partiti evidenzia tanto una crisi organica dei partiti quali comunità di iscritti e di militanti quanto una perdita di rilevanza della loro funzione d’integrazione sociale e politica La fedeltà diventa leggera e condizionale, mentre aumentano i «costi opportunità» dell’adesione. Ciò non tanto perché sono cresciute le occasioni di partecipazione quanto perché cittadini sempre più istruiti e impegnati su altri fronti ricercano nuovi tipi di contatti associativi basati sulla spontaneità e soprattutto non formalizzati in rigidi vincoli Si sviluppano partiti «omnibus»; «le persone entrano nel ‘veicolo’; sono trasportate per un tratto di strada e scendono quando non vedono alcuna ragione per continuare. Le relazioni tra partito e iscritti diventa tanto strumentale quanto quella con i leader (von Beyme)

Perché ci si iscrive a un partito? Sequenza di sviluppo dei partiti (secondo Duverger): Primo stadio: i partiti passano dal tipo societario al tipo comunitario (con la transizione della politica delle élites alla politica di massa) Secondo stadio: passaggio dalla comunità all’ordine Simon: gli individui sono portati ad accettare il vincolo associativo – che comporta sempre il prendere parte alle attività interne oltre che il fare parte – quando «la loro attività nell’organizzazione contribuisce direttamente o indirettamente alla realizzazione dei loro fini individuali» Il sistema degli incentivi utilizzato da un’organizzazione (l’insieme di promesse di benefici futuri) è così importante da essere strettamente associato alle sue performances o strategie, così come alle caratteristiche della struttura organizzativa e alle stesse modalità di procacciamento delle risorse

Categorie di incentivi Gli incentivi individuali (o «selettivi»), ricompense materiali e dei benefici tangibili, quali impieghi e favori; (anche gli incentivi di «status») partito di patronage b) Gli incentivi di identità (collettivi e intangibili), sviluppano il senso di appartenenza a un gruppo partiti solidarity-oriented Gli incentivi orientati al fine (collettivi e intangibili), dipendono dalla capacità di perseguire le mete ufficiali dell’organizzazione partiti policy-oriented Gli incentivi di processo (misure per garantire una maggiore partecipazione degli iscritti al processo decisionale nella scelta dei candidati, dei dirigenti e delle stesse politiche intra party – democracy seeking

I partiti, quali organizzazioni complesse, saranno portati ad utilizzare una pluralità di «incentivi» anche se uno di questi sarà prevalente La teoria degli incentivi ci può dare una spiegazione delle trasformazioni dei partiti politici. Ad esempio il passaggio di un partito dal ruolo di opposizione a quello di governo comporta una ridefinizione del sistema degli incentivi Un conto è iscriversi ad una data associazione, tutt’altro è impegnarsi, prendere attivamente parte, magari rivestendo ruoli di responsabilità al suo interno. Scendere in «campo» comporta investire delle risorse, in termini di tempo, energie, denaro, relazioni. L’attività politica non appena si supera la soglia della partecipazione occasionale, finisce per essere assorbente se non addirittura «totalizzante».

La struttura della partecipazione interna «In ogni comunità umana la struttura del potere è il risultato di una coppia di forze antitetiche: da un lato le credenze, dall’altro le necessità pratiche. Ne deriva che la direzione dei partiti presenta il duplice carattere di un’apparenza democratica e di una realtà oligarchica» (Duverger) L’immagine dei partiti come piramide L’organizzazione partitica in concreto assume una configurazione gerarchica dove il «potere di decisione e di direzione sta in rapporto inversamente proporzionale al numero»

Crouch riprende uno schema analitico di Pizzorno e dà la rappresentazione di un’altra figura geometrica, una serie di cerchi concentrici sempre più ampi: Il nucleo dei dirigenti e dei loro consiglieri I rappresentanti parlamentari I militanti Gli iscritti comuni Fuori da questi circoli rimangono i sostenitori o gli elettori fedeli che non hanno un legame formale e continuativo ai diversi livelli organizzativi corrispondono incentivi e criteri di razionalità dell’azione politica distinti

Oltre a chi li dirige i partiti moderni hanno bisogno di chi lavora per loro. L’assolvimento dei compiti connessi al lavorare per il partito contraddistingue i militanti. Crouch individua due tipi: Coloro che aspirano a diventare dirigenti (attratti dagli incentivi di status) Coloro che credono negli obiettivi del movimento e non ricevono premi personali (i «credenti») La crisi della partecipazione dei partiti

Verso partiti più aperti e democratici Le pratiche di democrazia diretta si sono diffuse quali risposte alla crisi dei partiti Pratiche di democrazia deliberativa e democrazia diretta Selezione dei candidati alle cariche pubbliche: Candidature (chi può candidarsi) Selettorato (chi può votare) Grado di decentramento territoriale Le elezioni primarie: a) aperte; b) semiaperte; c) chiuse

I modelli associativi dei partiti Partiti di quadri e partiti di massa Partito di massa è caratterizzato da estese dimensioni della membership e da un forte attaccamento degli aderenti al partito che produce solidarietà; profilo policy-seeking Partito di quadri tradizionale, una piramide rovesciata, con esigua base di aderenti; profilo vote-seeking e office-seeking Partito centrato sui leader, funzionale al successo elettorale del leader; profilo del partito di patronage (compensi ai collaboratori e simpatizzanti più vicini e fedeli al leader) Moderno partito di quadri, numero esiguo di iscritti che sono, però, coinvolti nei canali partecipativi e decisionali