Dall’ homo sapiens all’uomo tecnologico: la scoperta degli esopianeti

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Transcript della presentazione:

Dall’ homo sapiens all’uomo tecnologico: la scoperta degli esopianeti

Le nuove tecnologie hanno reso evidente una verità nota da tempo: la tecnologia non è un effetto della capacità produttiva umana ma si sviluppa, evolve e cresce in simbiosi con l'umano e in una interazione circolare caratterizzzata da feedback e contro-feedback e forti influenze reciproche.

Cervello umano e tecnologico Lo studio del cervello/mente è stato approfondito e sviscerato per tutto il ‘900 sempre dall’esterno, da prima con la psicologia, mediante un approccio quasi filosofico, e poi con la psichiatria con un taglio più medico-scientifico (i neuro-trasmettitori). All’inizio del 2000 l’incredibile e inarrestabile crescita delle tecnologie per immagini (TAC – RM funzionale – PET – SPET e altri) ha dato inizio alle neuroscienze che tentano di studiare cervello/mente/psiche dall’interno.  Oggi conosciamo quasi tutto del cervello: Embriogenesi, avviene in 3 stadi fondamentali filogeneticamente evolutivi: Paleo-encefalo, costituito dal bulbo e dal midollo allungato. È tipico dei sauri e dei rettili. Sede degli istinti primordiali (sopravvivenza e riproduzione). Mesoencefalo, rappresentato dai nuclei della base. Tipico degli uccelli. Sede dell’affettività. Neo-cortex, è il pallium o corteccia cerebrale sede del pensiero critico.

Uomo e tecnologia:una simbiosi L'importanza della tecnologia nella definizione dell’uomo è sempre più evi- dente, ma fin dalla sua comparsa la nostra specie si è ibridata con gli stru- menti che costruisce: in realtà homo sapiens è sempre stato homo techno- logicus, simbionte di uomo e tecnologia in perpetua trasmutazione. Parte dell'umanità sembra destinata ad una profonda trasformazione culturale, epistemologica e perfino fisiologica. Ma la rapidità del cambiamento, favorito in particolare dalla tecnologia dell'informazione, minaccia il nostro equilibrio biologico ed emotivo e lacera le componenti etiche ed estetiche tradizionali.

La scoperta degli esopianeti La scoperta degli esopianeti, annunciata ieri dalla NASA, è una delle notizie scientifiche più importanti degli ultimi anni. I sette nuovi esopianeti, con dimensioni paragonabili a quelle della Terra, si trovano in un unico sistema solare a 40 anni luce di distanza da noi. Almeno tre di loro sono in una “zona abitabile”, forse con acqua liquida sulla superficie, una condizione che rende più probabile la formazione della vita. La scoperta degli esopianeti – nome usato per indicare i pianeti che si trovano all’esterno del nostro sistema solare – è stata effettuata da un gruppo di astronomi guidati da Michaël Gillon dello STAR Institute dell’Università di Liegi, Belgio, ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature. Il nuovo gruppo planetario ha la quantità più alta di pianeti con dimensioni paragonabili alla Terra mai scoperta finora, e al tempo stesso ha il maggior numero di mondi con un’alta probabilità di avere laghi e oceani sulla loro superficie. I sette esopianeti orbitano intorno a una “nana rossa”, una stella più piccola e fredda del Sole, che si chiama TRAPPIST-1 e che è visibile (non a occhio nudo) nella costellazione dell’Acquario nel cielo notturno terrestre. Come da prassi, i pianeti sono stati chiamati con il nome della loro stella di riferimento, cui è stata aggiunta una lettera in ordine alfabetico dal più vicino al più lontano; sono quindi: TRAPPIST-1b, TRAPPIST-1c e così via fino a TRAPPIST-1h.

I ricercatori hanno determinato l’esistenza e le caratteristiche dei sette pianeti grazie alle osservazioni e ai dati raccolti da diversi telescopi, come il Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Australe (ESO) sempre a La Silla e dello Spitzer Space Telescope della NASA, in orbita intorno alla Terra per evitare i disturbi e le distorsioni che si hanno osservando il cielo dal suolo attraverso l’atmosfera. La scoperta degli esopianeti è stata effettuata con una tecnica molto diffusa e perfezionata negli ultimi anni, che consente di osservare indirettamente nuovi corpi celesti. Semplificando molto: si osserva una stella e si rilevano i suoi periodici cambiamenti di luminosità, che si verificano quando un pianeta le passa davanti coprendola in parte (rispetto al punto di osservazione dalla Terra). Basandosi sui cambiamenti della luce e di altri parametri, gli astronomi riescono a ricostruire molte informazioni sui pianeti, determinando le loro dimensioni, la composizione e la distanza dalla stella di riferimento.

Realizzato da: Russo Rosamaria Francesca Piccolo