“Sentir”, riprese, “e meditar: di poco esser contento: da la meta mai non torcer gli occhi: conservar la mano pura e la mente: de le umane cose tanto sperimentar, quanto ti basti per non curarle: non ti far mai servo: non far tregua coi vili: il santo Vero mai non tradir: né proferir mai verbo, che plauda al vizio, o la virtù derida. Carme in morte di Carlo Imbonati
“Nei misteri della fede la ragione trova la spiegazione dei suoi propri misteri: come è del sole, che non si lascia guardare, ma fa vedere” Dell’invenzione
Dalle “Osservazioni sulla morale cattolica” Le discussioni parziali possono bensì mettere in chiaro qualche punto staccato di verità; ma l'evidenza e la bellezza e la profondità della morale cattolica non si manifestano se non nell'opere, dove si considera in grande la legge divina e l'uomo per cui è fatta. Ivi l'intelletto passa di verità in verità: l'unità della rivelazione è tale che ogni piccola parte diventa una nova conferma del tutto, per la maravigliosa subordinazione che ci si scopre; le cose difficili si spiegano a vicenda, e da molti paradossi resulta un sistema evidente. Ciò che è, e ciò che dovrebb'essere; la miseria e la concupiscenza, e l'idea sempre viva di perfezione e d'ordine che troviamo ugualmente in noi; il bene e il male; le parole della sapienza divina, e i vani discorsi degli uomini; la gioia vigilante del giusto, i dolori e le consolazioni del pentito, e lo spavento o l'imperturbabilità del malvagio; i trionfi della giustizia, e quelli dell'iniquità; i disegni degli uomini condotti a termine tra mille ostacoli, o fatti andare a voto da un ostacolo impreveduto; la fede che aspetta la promessa, e che sente la vanità di ciò che passa, l'incredulità stessa; tutto si spiega col Vangelo, tutto conferma il Vangelo. E più s'esamina questa religione, più si vede che è essa che ha rivelato l'uomo all'uomo, che essa suppone nel suo Fondatore la cognizione la più universale, la più intima, la più profetica d'ogni nostro sentimento.
“che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo” Sul Romanticismo
“l’essenza della poesia non consiste nel’inventare dei fatti” Lettera a M. Chauvet “l’essenza della poesia non consiste nel’inventare dei fatti” “Tutti i grandi monumenti poetici hanno a base avvenimenti tratti dalla storia” “la storia ci dà avvenimenti conosciuti soltanto nel loro esterno”
“Sarebbe assurdo temere che in tale ambito manchi alla poesia occasione di creare nel senso più serio, e forse nel solo serio, della parola. Ogni segreto dell’animo umano si svela (...)alle immaginazioni dotate di sufficiente carica di simpatia” “Qual è l’attrazione che si prova in questo genere di opere? Quella che si prova nel conoscere l’uomo, nello scoprire quello che vi è di autentico e di intimo nella sua natura…Nello scoprire in un altro uomo sentimenti che possano suscitare in noi un’autentica consonanza”
Il 5 maggio Ei fu. Siccome immobile, Dato il mortal sospiro, Stette la spoglia immemore Orba di tanto spiro, Così percossa, attonita La terra al nunzio sta, Muta pensando all’ultima Ora dell’uom fatale; Nè sa quando una simile Orma di piè mortale La sua cruenta polvere A calpestar verrà.
Fu vera gloria? Ai posteri L’ardua sentenza: nui Chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui Del creator suo spirito Più vasta orma stampar.
Ahi! forse a tanto strazio Cadde lo spirto anelo, E disperò: ma valida Venne una man dal cielo, E in più spirabil aere Pietosa il trasportò; E l’avviò, pei floridi Sentier della speranza, Ai campi eterni, al premio Che i desidéri avanza, Dov’è silenzio e tenebre La gloria che passò.
Adelchi Il mio cor m’ange, Anfrido: ei mi comanda Alte e nobili cose; e la fortuna Mi condanna ad inique; e strascinato Vo per la via ch’io non mi scelsi, oscura, Senza scopo; e il mio cor s’inaridisce, Come il germe caduto in rio terreno, E balzato dal vento.
Alto infelice. Reale amico. Il tuo fedel t’ammira, E ti compiange Alto infelice! Reale amico! Il tuo fedel t’ammira, E ti compiange. Toglierti la tua Splendida cura non poss’io, ma posso Teco sentirla almeno. Al cor d’Adelchi Dir che d’omaggi, di potenza e d’oro Sia contento, il poss’io? dargli la pace De’ vili, il posso? e lo vorrei, potendo? - Soffri e sii grande: il tuo destino è questo, Finor: soffri, ma spera: il tuo gran corso Comincia appena; e chi sa dir, quai tempi, Quali opre il cielo ti prepara? Il cielo Che re ti fece, ed un tal cor ti diede.
“Gran segreto è la vita, e nol comprende Che l’ora estrema. ” “Godi che re non sei; godi che chiusa All’oprar t’è ogni via: loco a gentile, Ad innocente opra non v’è: non resta Che far torto, o patirlo. ”