LE POLITICHE DI SVILUPPO LOCALE

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LE POLITICHE DI SVILUPPO LOCALE Dalle politiche di sviluppo top- down alle politiche di sviluppo bottom-up Dalla programmazione negoziata ai PIT/PISL.
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LE POLITICHE DI SVILUPPO LOCALE Dalle politiche di sviluppo “top-down” alle politiche di sviluppo “bottom-up Dalla programmazione negoziata ai PIT/PISL

Lo sviluppo “bottom-up” Il ruolo delle ricerche sullo sviluppo locale (dai distretti industriali in poi) Il ruolo dei programmi europei di sviluppo locale (cfr. Programmi Leader, Urban, Interreg,…) La costruzione di una “cultura dello sviluppo locale” (la riforma delle elezioni amministrative, partenariati per lo sviluppo, le agenzie per lo sviluppo locale)

GLI STRUMENTI DELLA PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA INTESA ISTITUZIONALE DI PROGRAMMA (tra Amministrazione Centrale e Regioni) ACCORDO DI PROGRAMMA (tra Amministrazioni Pubbliche oltre che con altri soggetti pubblici e privati) ACCORDO DI PROGRAMMA QUADRO PATTO TERRITORIALE CONTRATTO DI PROGRAMMA CONTRATTO d’AREA

GLI OBIETTIVI DI UN’AGENZIA DI SVILUPPO LOCALE FORMAZIONE DI NUOVE IMPRESE RAFFORZAMENTO DELLE IMPRESE ESISTENTI CREAZIONE DI INTERRELAZIONI PRODUTTIVE TRA LE IMPRESE

FORMAZIONE DI NUOVE IMPRESE: I FATTORI DETERMINANTI CONOSCENZA DEL PROCESSO PRODUTTIVO E DELLE TECNICHE ORGANIZZATIVE E GESTIÓNALI CONOSCENZA DEI MERCATI POTENZIALI DI SBOCCO ESISTENZA DEI PROFILI PROFESSIONALI E DELLE COMPETENZE TECNICHE SPECIFICHE NEL MERCATO LOCALE DEL LAVORO DISPONIBILITA’ DI (O ACCESSO ALLE) RISORSE FINANZIARIE

TIPOLOGIA DI MODELLI LOCALI DI SVILUPPO POLI DI SVILUPPO INDUSTRIALE CON GRANDI IMPRESE POLI TECNOLOGICI AREE DI RELATIVA DEINDUSTRIALIZZAZIONE CON COMPENSAZIONE TERZIARIA AREE DE DEINDUSTRIALIZZAZIONE iN CRISI DISTRETTI INDUSTRIALI IN CONSOLIDAMENTO (AREE - SISTEMA) AREE DI SVILUPPO INDUSTRIALE ESTENSIVO (SISTEMI DI PICCOLA IMPRESA e AREE Di INDUSTRIALIZZAZIONE DIFFUSA) AREE DI RECENTE VALORIZZAZIONE INDUSTRIALE AREE DI VALORIZZAZIONE EXTRA-INDUSTRIALE - AREE DI SVILUPPO TURISTICO - AREE DI SVILUPPO AGRICOLO INTENSIVO (DISTRETTI AGRO-ALIMENTARI) - AREE DI AGRICOLTURA ESTENSIVA AREE CON INSUFFICIENTE SVILUPPO INDUSTRIALE AREE MARGINALI

LE CONDIZIONI TERRITORIALI DELLO SVILUPPO ECONOMICO ESISTENZA DI “RISORSE SPECIFICHE” CHE NON SI POSSONO TRASFERIRE AD ALTRE AREE ESISTENZA Di UNA “LOGICA DI SISTEMA” ESISTENZA DI CAPACITA’ DI PROGETTO (e, pertanto, CAPACITA’ DI RISPOSTA ALLE SFIDE ESTERNE)

INTERRELAZIONI TRA GLI ATTORI ECONOMICI E SOCIALI I SISTEMI LOCALI COME UNITA’ DI INTERVENTO DELLA POLITICA INDUSTRIALE E ELLA POLITICA DI SVILUPPO LA CAPACITA’ COMPETITIVA E LE TRAIETTORIE INNOVATIVE DEI SISTEMI LOCALI si basano su INTERRELAZIONI TRA GLI ATTORI ECONOMICI E SOCIALI su RETI DI RELAZIONI

LE POLITICHE DI SOSTEGNO NEI SISTEMI DI PICCOLA IMPRESA sono interventi che producono e riproducono LE “ECONOMIE ESTERNE” cioè LE CONOSCENZE, LE COMPETENZE E LE RISORSE SPECIFICHE su cui si basano I VANTAGGI COMPETITIVI DEL SISTEMA LOCALE

PROGETTO DI SVILUPPO LOCALE METTERE IN RETE LE COMPETENZE COMPLEMENTARI INTERNALIZZARE LE CONOSCENZE ESTERNE FORMAZIONE DELLE COMPETENZE DI SISTEMA SVILUPPARE LA CAPACITA’ DI PROGETTO DEL SISTEMA LOCALE

LA CAPACITA’ DI PROGETTUALITA’ LOCALE: LE COMPONENTI DI BASE SVILUPPO DAL BASSO B) LA CONSAPEVOLEZZA DI OPERARE COME “SISTEMA” C) CONNESSIONI E INTERRELAZIONI TRA I DIFFERENTI LIVELLI DI GOVERNO

PROGETTUALITÀ’ DELLO SVILUPPO LOCALE: LE FASI METODOLOGICHE DIAGNOSI DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE B) GLI SCENARI EVOLUTIVI C) INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI D) LA COSTRUZIONE DEL PIANO DI SVILUPPO E) LA SELEZIONE DEGLI STRUMENTI DI INTERVENTO

LA DIAGNOSI DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE IL POSIZIONAMENTO DELL’ECONOMIA LOCALE NEL CONTESTO NAZIONALE E INTERNAZIONALE INDIVIDUAZIONE DEI PUNTI DI FORZA INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI DI DEBOLEZZA CENSIMENTO DELLE RISORSE DISPONIBILI

GLI SCENARI EVOLUTIVI LO SCENARIO NEUTRALE GLI SCENARI ALTERNATIVI LO SCENARIO AUSPICABILE

INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI GERARCHIA DEGLI OBIETTIVI INDIVIDUAZIONE DEI PARTNERS POTENZIALI

IL PROGETTO DI SVILUPPO CONSEGUIMENTO DEL CONSENSO ALLEANZA STRATEGICA TRA GLI ATTORI LOCALI INDIVIDUAZIONE DELLE RISORSE NECESSARIE LA “DOTE” DEI VARI ATTORI CHE PARTECIPANO AL PROGETTO LA COSTRUZIONE DELLE ALLEANZE ESTERNE (CON I LIVELLI DI GOVERNO SUPERIORE E CON ALTRI ATTORI) (cfr. “RETI LUNGHE”)

GLI STRUMENTI DI INTERVENTO LA SELEZIONE DEGLI STRUMENTI LE FASI DEL PROGETTO L’IMPLEMENTAZIONE DEL PROCESSO DI SVILUPPO IL MONITORAGGIO

PIT/PISL PIT: Progetto integrato territoriale PISL: Programma integrato di sviluppo locale

I caratteri fondamentali (e le “parole chiave”) del PIT/PISL IDEA-FORZA INTEGRAZIONE CONCENTRAZIONE PARTENARIATO

I concetti chiave: una possibile intrepretazione IDEA-FORZA: cfr. concetti di “Take-off” e “rottura” della situazione di stagnazione e di arretratezza INTEGRAZIONE: cfr. funzionamento di sistema, logica processuale, effetti moltiplicativi, investimenti sequenziali CONCENTRAZIONE: cfr. massa critica degli investimenti per lo sviluppo PARTENARIATO: cfr. “governance” dello sviluppo locale e “stakeholders” del territorio

Il concetto di INTEGRAZIONE il coordinamento e l'unitarietà degli interventi in una dimensione territoriale (locale, di filiera produttiva o di comparto) (integrazione territoriale); il conseguimento degli obiettivi locali di miglioramento ambientale (integrazione del livello ambientale); l'utilizzazione ottimale, secondo il criterio del cofinanziamento, del complesso delle risorse: comunitarie, nazionali, regionali, locali nonché del sistema delle imprese e finanziario, ivi compresa la finanza di progetto; (integrazione finanziaria); la realizzazione funzionale degli interventi che fanno riferimento ad assi e azioni diverse (integrazione funzionale); la produzione di una catena logica di decisioni che evidenzi l'integrazione nel contesto e negli impatti generati anche attraverso l'integrazione di interventi contenuti in altri programmi comunitari, nazionali e regionali (integrazione di contesto); il coinvolgimento di una pluralità di soggetti pubblici (integrazione istituzionale) e privati (integrazione pubblico/privato) alla realizzazione di interventi di interesse comune per la soluzione di specifici problemi di interesse del territorio di riferimento.

PIT/PISL: LA SEQUENZA DELLE FASI OPERATIVE analisi del contesto e avvio di una sistematica attività di ascolto degli attori locali per l’individuazione dei loro fabbisogni; valutazione delle esperienze di sviluppo attivate con politiche pubbliche nel corso degli ultimi anni, dall’introduzione di programmi comunitari (come Leader, Urban) e di strumenti nazionali (patti territoriali, programmazione negoziata, Prusst) che hanno avviato una metodologia di intervento che si vuole perfezionare attraverso il PIT; analisi comparativa delle esperienze di sviluppo attivate in altri luoghi (in Italia e all’estero) per prendere consapevolezza sulle opportunità da cogliere a livello locale (cfr. moltiplicazione delle “best practices”); ipotesi di individuazione di scenari alternativi e di obiettivi condivisi da perseguire; individuazione della idea - forza del PIT; analisi critica degli strumenti e degli orientamenti della programmazione regionale: analisi delle opportunità per attivare iniziative di intervento pubblico sul territorio e per coordinare iniziative distribuite su assi e misure differenti dei fondi strutturali; costruzione del progetto di sviluppo e del PIT.

PIT/PISL: IL PROCESSO PROGETTUALE Adozione di un modello di apprendimento progressivo nelle relazioni verticali tra i vari livelli dell’Amministrazione pubblica e la creazione di una fiducia reciproca, avviando un processo di negoziazione continua (negoziazione delle modalità di lavoro e di gestione non ovviamente negoziazione per ottenere risorse finanziarie), di effettivo partenariato (verticale oltre che orizzontale), di procedure interattive che partono da un approccio di tipo “problem solving” e dalla progressiva crescita della consapevolezza e della capacità di trovare soluzioni a livello locale. Un approccio, dunque, pragmatico e partecipativo in opposizione ad un approccio “normato” e vincolato, che lascia sopravvivere logiche di tipo “top - down” e gerarchiche.

LA “GOVERNANCE” DELLO SVILUPPO LOCALE La “governance” dello sviluppo locale implica più poteri e competenze di quelli esclusivamente di appannaggio dell’operatore pubblico, è molto più del “government” locale, in quanto include tutte le conoscenze, le competenze e il potere di controllare il processo di trasformazione del sistema socio-economico locale e, quindi, include le istituzioni intermedie e le associazioni degli interessi, oltre al sistema delle imprese. La “governance” dello sviluppo locale implica, dunque, il coinvolgimento degli “stakeholders” dell’economia e della società locale.

LE “CAPABILITIES” PER LO SVILUPPO LOCALE La “governance” dello sviluppo locale implica l’esistenza e l’implementazione delle “capabilities” per la gestione di questi processi complessi.. La prima condizione fondamentale è quella di internalizzare le competenze adeguate per procedere lungo il percorso dello sviluppo “bottom – up”, condiviso e partecipato. Tra le “capabilities” fondamentali esistono le “competenze di sistema”, cioè quelle conoscenze, quelle competenze, sensibilità, capacità di lettura degli interessi variegati esistenti sul territorio e di far sintesi attraverso il percorso del confronto continuo tra gli attori. Tra le “capabilities” necessarie vi sono, anche, le capacità di saper leggere in modo comparato il sistema locale rispetto alle altre aree, così da intendere pienamente prospettive ed opportunità per il sistema locale (la capacità di interpretare i fattori di competitività del sistema locale e le opportunità e le sfide determinate dalla competizione globale, ma anche la capacità di risolvere problemi via la moltiplicazione delle “best practices”, vale a dire via l’emulazione e lo stimolo dei casi di aree capaci di affrontare problemi analoghi)