Più che né voi né io possiamo» Giovanni Boccaccio (1313-1375) «Amor può troppo Più che né voi né io possiamo» (Decamerun,5,1)
Le tappe della sua vita Giovanni Boccaccio nacque nel 1313, probabilmente a Certaldo, figlio illegittimo di Boccaccino di Chellino. Napoli(1327) Firenze(1340) Certaldo(1362)
NAPOLI(1327) Il padre di Boccaccio in qualità di socio della banca fiorentina dei Bardi, che finanziava la corte angioina, si recò a Napoli. Porto con sé Boccaccio per fargli fare pratica mercantile. A Napoli Boccaccio rimase sino al 1340. questo soggiorno ebbe un’importanza determinante nella sua formazione. Nella sua pratica al banco veniva quotidianamente a contatto con una varietà di persone , così poté maturare quello spirito di osservazione, quella conoscenza dei caratteri , dei costumi , dei più vari strati sociali , esperienze della realtà che sarà alla base nella novella del Decameron. Si delineano due fondamentali direttrici lungo cui si muoverà tutta l’esperienza letteraria boccacciana ovvero: -Borghese, attenta alla realtà concreta della vita sociale ed economica . -Cortese, protesa verso un mondo splendido di costumi signorili . In questi anni si afferma anche la vocazione letteraria , destinata a trionfare sulle speranze del padre, che lo voleva mercante. Subisce il fascino della tradizione cortese e comincia la sua devozione per i classici latini. Di queste esperienze di vita e di cultura si sostanziano le prime prove, i romanzi e i poemi in volgare, Filocolo, Filostrato, Teseide.
FIRENZE(1340) A causa della crisi della banca dei Bardi, Boccaccio è costretto a tornare a Firenze. Alla festosa vita cortese subentra l’opprimente vita borghese, segnata dalle ristrettezze economiche. Nel 1348 vive l’esperienza della peste, che dopo aver colpito tutta l’Europa arriva a flagellare anche Firenze(causando la morte del padre), e ne trae spunto il Decameron. L’amicizia con Petrarca fu per lui determinante , che si sviluppa in vari incontri diretti, ma anche attraverso scambi di lettere. Sotto l’influenza di Petrarca , Boccaccio è spinto a concepire una devozione entusiastica per i classici, ma anche una concezione più austera del valore morale delle lettere. Abbandona l’idea di una lettera intesa essenzialmente ad un pubblico non letterario, e coltiva un tipo di letteratura più solenne e moralmente impegnata. Boccaccio scelse la condizione di chierico: nel 1360 il papa lo autorizzo ad avere cura d’anime. Nel 1360 il fallimento di una congiura, in cui erano implicati amici di Boccaccio , viene allontanato da ogni incarico pubblico.
CERTALDO(1362) Nel 1362 si ritira allora a Certaldo, dove conduce una vita appartata, dedito allo studio, alla meditazione e alla stesura di opere erudite. La sua casa diviene il centro d’incontro di un gruppo di intellettuali, che sono il primo il primo nucleo del futuro Umanesimo fiorentino. La morte lo coglie il 21 dicembre 1375.
FILOCOLO Risale al 1336, il titolo vorrebbe significare fatica d’amore. Si tratta ancora di un’opera narrativa, ma in prosa. Riprende una vicenda cara al romanzo medievale francese, la storia delle peripezie di due giovani amanti (Florio e Biancifiore). Come lo scritto afferma nell’ introduzione all’opera, era sua intenzione dar forma letterariamente degna «fabulosi parlari degli ignoranti», cioè ai rozzi cantari che avevano tramandato questa materia.
FILISTRATO La prima opera è la Cacciata di Diana, poemetto in terzine anteriore al 1334. Le ninfe seguaci di Diana, si ribellano alla dea ed offrono le loro prede a venere, che trasforma gli animale in bellissimi uomini; tra questi vi è anche l’autore. Alla base del poemetto vi è dunque il basilare principio cortese secondo cui l’amore è fonte di ingentilimento e di elevazione. Si tratta di un poemetto scritto in ottave. Boccaccio presenta le vicende di personaggi del mito omerico con vesti e psicologie feudali e cavallereschi. Il titolo vuol dire ‘vinto d’amore’.
TESEIDA L’opera è scritta tra il 1339-1340. è un poema di ottave è cosi intitolato perché narra la guerra del mitico re Teseo contro le Amazzoni e contro Tebe. È quindi nuovamente una materia medievale di armi e di amori. Al centro della storia sono le vicende di Arcita e Palemone , legati da profonda amicizia, che si innmorano ambedue di Emilia, regina delle Amazzoni e cognata di Teseo
IL DECAMERON La Struttura La realtà rappresentata Le forze che muovono il mondo del Decameron La novella
LA STRUTTURA Il DECAMERON è una raccolta di cento novelle, inquadrate entro una cornice narrativa. Fu scritto probabilmente tra il 1348 e il 1353.L’autore racconta come durante la peste che nel 1348 devastava Firenze, una brigata di sette fanciulle e tre giovani decida di cercare scampo dal contagio ritirandosi in campagna. Qui i dieci giovani trascorrono il tempo tra banchetti, canti, balli e giochi, e per occupare piacevolmente le ore più calde del pomeriggio decidono di raccontare ogni giorno una novella ciascuno. Nell’introduzione a ogni giornata viene descritta la vita gioiosa e idillica della brigata, in cui non si verificano mai avvenimenti di rilievo, ma tutto si svolge secondo precisi rituali. Tra novella e novella si inseriscono ancora i commenti degli uditori su ciò che hanno ascoltato, e ogni giornata è chiusa da una conclusione, in cui è inserita una ballata, cantata a turno da uno dei giovani. L’esercizio del raccontare occupa dieci giorni di qui proviene il titolo dell’opera, che in greco significa appunto ‘di dieci giorni’.
LA REALTA’ RAPPRESENTATA E’ frequente nel Decameron che le vicende siano ambientate in una realtà storica determinata e ben riconoscibile infatti più spesso al centro dell’attenzione una realtà cittadina, borghese e mercantile, contemporanea o di un recente passato. Al mondo dei mercanti Boccaccio dedica nelle sue novelle molta attenzione. Egli infatti è attento alle basi materiali ed economiche della realtà e guarda con compiacimento l’abilità e l’intrapendenza umana che si manifestano nella difesa e nell’acquisto del denaro. Uno dei temi centrali del Decameron è l’industria, l’umana iniziativa che sa superare le avversità opposte dalla fortuna e dagli uomini, che sa dominare la realtà oggettiva e piegarla ai propri fini: ebbene, questo valore dell’industria è chiaramente il prodotto della civiltà mercantile, che esalta l’iniziativa dell’individuo e la sua capacità di creare autonomamente tutto un mondo.
LE FORZE CHE MUOVONO IL MONDO DEL DECAMERON LA FORTUNA: Nella società mercantile, e di Boccaccio che ne è l’interprete, la Fortuna diviene solo un complesso accidentale di forze, non più regolato da alcuna volontà superiore: quello che noi diremmo il caso. La fortuna può essere avversa o favorevole, può contrastare o assecondare l’agire dell’uomo. L’AMORE: L’altra grande forza che anima l’universo del Decameron è l’amore: è essa che costituisce il tema centrale di molte novelle e muove l’iniziativa di molti personaggi. Per Boccaccio è una forza in sé sana e positiva, che è assurdo e vano frenare o reprimere.
LA NOVELLA Con il Decameron raggiunge la sua forma più compiuta il genere della novella, il racconto breve in prosa; anche il termine si afferma definitivamente solo nel trecento. E’ un genere che ha per fine l’intrattenimento, l’evasione, il piacere che nasce nel seguire casi avventurosi, dal motto pungente e arguto, dalla vicenda sentimentale felice o infelice. E’ indirizzato essenzialmente ad un pubblico di non letterati, che nella letteratura ricerca un occupazione dilettevole e di questo Boccaccio ne era consapevole. La forma della novella, cioè, offre lo strumento espressivo più duttile per riprodurre quell’esperienza della realtà vasta e multiforme di cui Boccaccio è avido.