Le Corbusier II (1945-1965) Storia dell’Architettura contemporanea corso di storia dell’architettura e delle tecniche costruttive Politecnico di Milano – VI Facoltà di Ingegneria - Corso di laurea in Ingegneria edile a.a. 2005-2006 - Prof. Francesco Repishti
1946-47. Progetti per il Palazzo dell’ONU a NY 1947-52 1946-47 Progetti per il Palazzo dell’ONU a NY 1947-52 Marsiglia: Unité d’habitation (LC utilizza il termine “béton brut”) 1948 Le Modulor 1950-53 Ronchamp: Notre-Dame-du-Haut 1950-57 Progetti per Chandigarh 1951-55 Neuilly-sur-Seine: Case Jaoul 1956-57 Eveux-sur-l’Arbresle: Convento di La Tourette (riprendendo la Certosa di Ema) 1961 Cabanon
Dalla metà degli anni 30 c’è un ritorno di Le Corbusier verso elementi di tecnica primitiva: tetti in legno, inclinati, volta a botte. Riferimenti arcaici, sensibilità topografica Giustapposizione di materiali contrastanti. Abbandono involucro classico delle ville degli anni venti Architettura fondata sulla forza espressiva dell’elemento architettonico Cemento lasciato a vista e non lavorato dopo il disarmo Abbandona la facade libre e riacquista profondità attraverso logge o brise soleil struttura ospita gli impianti
Le Corbusier, Chandigarh, (1951) Le Corbusier è incaricato di riprogettare Chandigarh, la nuova capitale del Punjab, la quale doveva ospitare i profughi trasferiti in India dopo la secessione del Pakistan. Qui affronta l'esercitazione su di una capitale non europea, quindi, con caratteristiche locali da tenere in considerazione. Ancora una volta ritorna il rapporto con la storia locale. Le Corbusier, più che rifarsi a metodi costruttivi locali, o rifarsi ad una tradizione costruttiva propriamente vernacolare, basata sull'edilizia anonima, utilizza riferimenti storici che, in questo caso, sono soprattutto dei riferimenti simbolici, primo tra tutti l'archetipo delle corna lunate che è il simbolo della vacca sacra indiana, ripreso per rendere una sorta di omaggio alla tradizione locale. Dagli anni '50 in poi, le due tendenze della produzione Le Corbusieriana, vale a dire quella razionale, cartesiano-logica, geometrico-funzionale e quella della vocazione pittorica artistica, pittura plastico–scultorea non sono più separate. Questi due elementi sono perfettamente intersecati. La disposizione degli edifici di Chandigarh segue un tracciato molto regolare, sulla maglia regolare del cardo e del decumano, così com'era stata utilizzata in tutta la concezione urbanistica razionalista. Questa maglia parte dalle pendici dell'Himalaja ed è divisa in sette grandi strade che dividono tutti i comparti urbani, per una superficie complessiva di circa 100 ettari. Gli edifici che vengono costruiti sono il campidoglio, il palazzo di giustizia, il segretariato e il palazzo del parlamento. Il presidente del Punjab, quando assegnò a Le Corbusier l'incarico della costruzione di Chandigarh, chiese che fosse: “una città nuova, simbolo della libertà dell'India, affrancata dalla tradizione del passato, affermazione della fede della nazione nell'avvenire”. Le Corbusier pensa di creare una città che sia punto d'incontro tra oriente e occidente o, meglio ancora, ciò che lui definisce "una città del mondo", quindi non più una città con una univoca appartenenza al luogo in cui sorge, ma una vera e propria città cosmopolita, con la convivenza di culture europee e occidentali, così come sono poi diventate le vere grandi metropoli del nostro pianeta.