The Left Hand of Darkness
Trama The Left Hand of Darkness (1969) è il romanzo di maggior successo di Ursula K. Le Guin Il romanzo narra le vicende di Genly Ai, un native di Terra, inviato sul pianeta Gethen dall’Ekumen, una confederazione di pianeti, per convincere i suoi abitanti a unirsi all’Ekumen. Ai non riesce però a comprendere la complessità della cultura dei getheniani, e in particolare la loro “ambisessualità”. Il romanzo inizia infatti con il protagonista che dubita della sincerità di Estraven, il primo ministro di una delle nazioni getheniane, quando costui gli dice che non è più in grado di aiutarlo, e lo fa con un atteggiamento che Ai giudica ambiguamente “effemminato”. Il comportamento di Estraven è determinato dallo shifgrethor, un complicato sistema di regole sociali non scritte a sua volta condizionato dall’alternanza di identità maschili e femminili negli abitanti di Gethen. Estraven viene esiliato dal re perché troppo “conciliante” con il “nemico” in una trattativa per una disputa di confine, e il re rifiuta di aderire all’Ekumen. Ai decide di mettersi in viaggio per capire meglio la cultura di Gethen
Il viaggio Dopo una serie di peripezie, Ai arriva a Orgota, capitale di Mishnory, nazione nemica di Karhide, i cui governanti sembrano molto più “diretti” di Estraven. Quest’ultimo si trova proprio a Orgota, dove collabora con una fazione “pacifista”, e avverte Ai di non fidarsi dei governanti di Orgota, che usano la polizia segerta per controllare la popolazione. Ai non segue il consiglio di Estraven, e viene arrestato e inviato in un campo di lavoro dove subisce vari abusi e deve assumere una droga debilitante diretta a prevenire il kemmer, la fase di fertilità sessuale. Estraven riesce a liberarto e parte assieme a lui per un lungo viaggio attraverso enormi distese di ghiaccio verso Karhide, durante il quale i due diventano amici. Quando arrivano a Karhide, Estraven viene ucciso perché ha infranto l’esilio, ma la sua morte innesca una crisi politica che porta alla caduta dei governi sia di Karhide sia di Orgoreyn, i cui nuovi regimi accettano di entrare a far parte dellìEkumen.
Essenzialismo vs. costruttivismo Il romanzo di Le Guin mette in discussione le teorie essenzialiste sulla sessualità e l’identità di genere, e sceglie una prospettiva costruttivista. Secondo le teorie essentialiste I tratti “femminili” dell’identità delle donne sono innati, mentre per il costruttivismo sono “costruiti” dalla società patriarcale. Il romanzo non presenta questa visione costruttivista in termini utopici: sebbene per molti versi l’ambisessualità degli/delle abitanti di Gethen li/le renda meno aggressivi/e (ma comunque la conflittualità non è abolita), l’alternanza tra le identità crea ambiguità e incertezze.
Le Guin e Anzaldúa In Borderlands / La Frontera, Gloria Anzaldúa indaga la questione della dualità maschile/femminile in modi che sembrano ispirati dal romanzo di Le Guin. Tra le altre cose, afferma: “There is something compelling about being both male and female, about having and entry into both worlds. Contrary to some psychiatric tenets, half and halfs are not suffering from a confusion of sexual identity, or even from a confusion of gender. What we are suffering from is an absolute despot duality that says we are only able to be one or the other”.
Maternità e paternità Nel descrivere il rapporto dei getheniani e delle getheniane nei confronti della loro prole, Le Guin in realtà riproduce gli atteggiamenti standard di padri e madri. La differenza fondamentale sta nel fatto che questi modelli non sono trasmessi ai/alle figli/e, che appena svezzati/e assumono un’identità androgina. Non sono i caratteri della femminilità e della mascolinità a essere messi in discussione in quanto tali, ma la loro “fissità” biologica, che è invece, quando viene affermata, un costrutto culturale e ideologico.