Istituzioni di Diritto Pubblico per Economia e Finanza

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Transcript della presentazione:

Istituzioni di Diritto Pubblico per Economia e Finanza 2017-2018 Le fonti e l’interpretazione Schede di approfondimento e con esempi (Capitolo V ) Schede di ausilio alla preparazione alla prova in itinere del 4 dicembre 2017 riservata ai frequentanti. Le pp. 43 -44 non sono oggetto d’esame.

Come si usano queste slide per prepararsi alla prova del 4 dicembre? Le slide rimandano a pagine del capitolo V. Tutte le nozioni per le quali è richiamata la o le pagine corrispondenti del testo vanno lette prima nel testo (lo faremo anche in classe) mentre le slide dovrebbero servire a chiarire con esempi, o con diverse parole, il significato del testo. Lo scopo della maggiore integrazione del libro nella preparazione di questo argomento è migliorare la vostra capacità di comprendere il linguaggio giuridico. Nella prova del 4 dicembre, le domande riferite a questo capitolo saranno, peraltro, del tipo di quelle proposte negli esercizi di riepilogo (che sono in questo caso inframezzati alle slide). Esse tenderanno a verificare non se si ricorda con esattezza una definizione, o se la si sa esprimere con parole proprie, ma se si è in grado di riconoscere il concetto, l’istituto o il principio corrispondente o la sua definizione corretta. Per questo nelle slide cerco di fare molti esempi e qualche ragionamento: servono solo a far capire di che cosa parliamo non dovete impararli, o memorizzare gli articoli o le leggi che cito negli esempi!

Concetto di fonte del diritto Trovarlo alla p. 29

Concetto di fonte del diritto «Le fonti del diritto sono gli atti e i fatti di rilievo giuridico ai ai quali è attribuita in via positiva – e perciò in virtù di un apposito riconoscimento ‘legale’ – l’idoneità a porre norme giuridiche.» (p. 29)

Fonti sulla produzione Fonti di produzione Legali Extra ordinem Fonti atto Fonti fatto Fonti di cognizione Con funzione integrativa dell’efficacia Con funzione meramente notiziale Disposizione Norma

Fonti di produzione e fonti sulla produzione Trovare la definizione a p. 29

Fonti sulla produzione e fonti di produzione Si chiamano fonti di produzione del diritto tutti gli atti e fatti ai quali «è riconosciuta in positiva la capacità di produrre norme giuridiche» (p. 29). ‘in via positiva’ vuol dire = dal diritto ‘posto’ cioè vigente. In altre parole: in ogni ordinamento sono capaci di produrre norme giuridiche solo quegli atti e quei fatti ai quali altre norme giuridiche, di quello stesso ordinamento, conferiscono questa capacità. Le fonti normative il cui contenuto consiste: nello stabilire quali atti sono capaci di produrre diritto, chi è competente ad adottarli e con quale procedimento; forza valore ed eventuale competenza di questi atti, e come li denomina, si chiamano fonti sulla produzione del diritto, perché il loro oggetto è, o esse vertono su, come si fanno le norme giuridiche. «Si chiamano fonti sulla produzione del diritto le disposizioni che disciplinano il fenomeno della produzione normativa, provvedendo a determinare la titolarità e le modalità di svolgimento dei poteri di produzione del diritto.» (p. 29).

Fonti di produzione e fonti sulla produzione, esempi Sappiamo che la legge ordinaria si approva seguendo un certo procedimento, il quale è stabilito in parte dalla Costituzione, in parte dal regolamento parlamentare, e sappiamo anche che proprio per aver seguito questo certo procedimento una legge è una legge e ha la corrispondente forza e valore. Consideriamo ad es. l’art. 72 Cost., che nel suo primo periodo dice: «Ogni disegno di legge , presentato a una Camera, è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stesa che l’approva articolo per articolo e con votazione finale». Qual è l’oggetto di questa disposizione? E’ : come si fa a fare una legge, che procedimento si deve seguire, quali soggetti hanno il potere di fare le leggi- Indipendentemente da ciò che poi in concreto la singola legge disporrà ogni legge, per essere tale, deve essere approvata con questo procedimento. L’art. 72 Cost. è una disposizione su come si fanno le leggi. E’ una disposizione sulla produzione normativa.

Fonti di produzione e fonti sulla produzione, esempi Secondo l’art. 19 della Costituzione ‘Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa… purché non si tratti di riti contrari al buon costume.» Qual è l’oggetto di questa disposizione? E’: prendere in considerazione un fatto o aspetto della vita (l’avere una fede religiosa) Qualificarlo, in questo caso come un diritto identificare i titolari di questo diritto (tutti) identificare l’estensione di questo diritto (lo si può esercitare liberamente, nei limiti del ‘buon costume’) E’ una disposizione che regolamenta un fenomeno della vita e i connessi diritti (ma potrebbe trattarsi di obblighi o oneri ecc.) E’ una disposizione di produzione del diritto, ovvero il suo contenuto definisce rapporti giuridici, cioè stabilisce come si configura un certo bene o interesse, quali conseguenze derivano da esso, eccetera.

Tutte le fonti del diritto pongono norme giuridiche Tutte le fonti del diritto pongono norme giuridiche. Tutte le fonti del diritto sono fonti di produzione. MA Tra tutte le fonti del diritto chiamiamo fonti sulla produzione quelle fonti che pongono norme che regolano altre norme.

Fonti di produzione e fonti sulla produzione, altri esempi Il codice civile italiano (una grande legge emanata nel 1942, anzi precisamente un regio decreto) si apre con un ‘titolo’, cioè una parte, che si chiama DISPOSIZIONI SULLA LEGGE IN GENERALE. ‘DISPOSIZIONI SULLA LEGGE’ è lo stesso che dire ‘norme sulla produzione del diritto’ (‘legge’ è qui inteso come sinonimo di diritto). Le si chiama anche PRELEGGI. Le ‘disposizioni sulla legge in generale’ o ‘preleggi’ sono 16, e sono tutte norme sulla produzione, perché stabiliscono quali sono gli atti e i fatti abilitati a produrre diritto in Italia, e molte altre cose rispetto ad essi (i rapporti tra questi atti e fatti, come li si interpreta, come essi ‘nascono’ e ‘muoiono’, come ci si regola quando sono in contrasto tra loro, eccetera).

Norme sulla produzione e norme di produzione, altri esempi L’art. 1 delle disp. prel. c.c. si intitola ‘Indicazione delle fonti’ e recita: «Sono fonti del diritto: Le leggi I regolamenti Le norme corporative (questo alinea è stato abrogato dopo la fine del fascismo) Gli usi» Quando il codice civile fu redatto, l’intenzione era affidare alle ‘preleggi’, alle disposizioni preliminari del codice civile, la regolamentazione di tutte le fonti, a partire dalla indicazione di quali sono le fonti del diritto: le preleggi dovevano esaurire il campo delle ‘norme sulla produzione’. In realtà, oltre alle disposizioni preliminari del codice civile nel nostro attuale ordinamento giuridico ci sono molte altre norme sulla produzione (per esempio ce ne sono molte nella Costituzione). In un ordinamento le fonti sulla produzione sono molte e si trovano in tanti diversi atti normativi.

Norme sulla produzione e norme di produzione, altri esempi Aperto dalle disposizioni sulla legge in generale, cioè da una serie di norme sulla produzione, il codice civile è poi tutto composto di norme di produzione. Prendiamo ad esempio l’art. 79: ‘Della promessa di matrimonio’ il quale recita ‘La promessa di matrimonio non obbliga a contrarlo’; o l’art. 84: ‘ I minori di età non possono contrarre matrimonio’ o l’art. 143: ‘ Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione’ e tutte le disposizioni che che stabiliscono come si contrae un matrimonio, affinché ne derivino gli effetti di legge. Queste sono tutte norme di produzione = il loro contenuto è: prendere in considerazione una certa situazione, fatto della vita, bene o interesse e stabilire stabilire che conseguenze ha, quali diritti e obblighi ne nascono o non ne nascono, in capo a chi, ecc. In uno stesso atto normativo (il codice civile è un unico atto normativo, è entrato in vigore tutto insieme) possono trovarsi sia norme sulla produzione che norme di produzione. Anche nella Costituzione, come abbiamo visto, è così.

Le norme di produzione servono a stabilire che cosa è giuridicamente rilevante (e di conseguenza che cosa non lo è, che è ciò che non è oggetto di norme), e in che modo una certa cosa (atto, comportamento, fatto, ecc.) è giuridicamente rilevante, cioè quali obblighi diritti eccetera ne derivano, se è vista positivamente o con disfavore eccetera.

In conclusione: Le norme sulla produzione sono un tipo particolare di norme di produzione: tra tanti atti e fatti astrattamente idonei a creare diritto, individuano quelli che ne sono capaci per il nostro ordinamento.

Norme sulla produzione e norme di produzione RIEPILOGO e esercizi Prima di lasciare l’argomento fonti di produzione e fonti sulla produzione, assicuriamoci di essere capaci di riconoscerle.

Quali tra le norme seguenti sono del tipo ‘sulla produzione’? Art. 318 cc. ‘Abbandono della casa del genitore’. Il figlio non può abbandonare la casa dei genitori o del genitore che esercita la potestà su di lui. Qualora se ne allontani senza permesso, i genitori possono richiamarlo ricorrendo, se necessario, al giudice tutelare. Art. 587 cc ‘Testamento’ il testamento è un atto revocabile con il quale taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie sostanze o di parte di esse. Art. 1321 cc. Nozione [di contratto]’ Il contratto è l’accordo di due o più parti per istituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale. Art. 3 disp. prel.c.c. ‘I regolamenti [del Governo] non possono contenere norme contrarie a disposizioni di legge. Art. 288 Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea: “Per esercitare le competenze dell’Unione, le istituzioni adottano regolamenti direttive decisioni e raccomandazioni. Il regolamento ha portata generale. Esso è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri”

Art. 49 legge 24.1.1979 Elezione dei membri del Parlamento europeo: “Chi in occasione delle elezioni del Parlamento europeo partecipa al voto per l’elezione dei membri spettanti all’Italia e per l0’eleziine de membri spettanti ad altro paese membro dell’Unione è punito con la reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da l.100.ooo a l. 500.ooo.» Art. 17 comma 1 legge n. 400/1988 ‘Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri”: «con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio di Stato che deve pronunziarsi entro 45 giorni dalla richiesta possono essere emanati regolamenti per disciplinare… (ecc.)». Comma 4 «i regolamenti (…) devono recare la denominazione ‘regolamento’» Art. 10 disp. prel. c.c. Inizio dell’obbligatorietà delle leggi e dei regolamenti. Le leggi e i regolamenti divengono obbligatori nel decimoquinto giorno successivo a quello della loro pubblicazione, salvo che sia altrimenti disposto.

Fonti legali e fonti extra- ordinem Trovare la definizione a p. 29

Fonti legali e fonti extra-ordinem (p.29) «Le fonti legali non esauriscono il campo delle fonti di produzione in quanto l’esperienza insegna che non di rado si manifestano atti o comportamenti che, ponendosi extra-ordinem, cioè al di fuori del sistema legale delle fonti, si dimostrano in concreto capaci di produrre norme effettivamente vigenti».

Fonti legali e fonti extra-ordinem Le fonti ‘legali’ sono quelle che sono previste (ovvero qualificate, ovvero riconosciute) da una norma sulla produzione. Le fonti extra-ordinem sono quelle che funzionano di fatto come una fonte del diritto (cioè riescono a produrre diritto, e vale a dire a creare obblighi e diritti in capo ai consociati) NONONOSTANTE NON SIANO PREVISTE DA ALCUNA NORMA SULLA PRODUZIONE.

Fonti extra-ordinem: non sono un reperto storico! Il tipico esempio che si fa quando si parla di fonti extra ordinem e che fa anche il libro è il seguente: si verifica una rivoluzione, conquista il potere il ‘soviet supremo’ o il Partito Nazionale Fascista e da quel giorno è legge la volontà del soviet supremo o del Duce anche se a livello di norme scritte sulla produzione la volontà del soviet supremo o del Duce non è (ancora) legge. Tuttavia il tema delle fonti extra-ordinem non è così ultimativo e raro come questi esempi potrebbero far pensare, Ad esempio, durante il Regno d’Italia nessuna norma sulla produzione prevedeva che il Governo potesse emanare atti dotati della stessa forza della legge. Tuttavia DI FATTO il Governo cominciò ad adottarli, il Re li emanò, e tutti, a partire dai giudici e dalla pubblica amministrazione, li applicarono come se fossero fonti legali: erano i DECRETI LEGGE E I DECRETI DELEGATI, che solo nel 1923,col Fascismo, diventarono vere e proprie fonti ‘legali’ perché una legge li previde e regolamentò, e poi sono stati previsti anche dalla Costituzione. La Costituzione stabilisce come si fanno i decreti legge e i decreti delegati ma NELLA PRASSI i procedimenti seguiti per adottarli sono DIVERSI da quelli previsti dalla Costituzione. Il fatto è che le norme sulla produzione regolamentano i poteri (del Parlamento, del Governo, delle regioni, di tutti i soggetti che hanno la capacità di creare diritto) e i rapporti tra questi poteri. Se spesso sono alterate, tacitamente modificate eccetera, come è tipico del nostro paese ,ciò riflette problemi di fondo, di equilibrio tra i poteri politici, di difficoltà di governare la società, eccetera.

Fonti atto e fonti fatto Trovare la definizione a p. 30

Fonti atto e fonti fatto «Le fonti del diritto si distinguono in due categorie, le fonti atto e le fonti fatto. Trattasi di una distinzione che si basa su una tradizionale ripartizione dottrinale che individua all’interno della categoria dei fatti giuridici in senso lato (così intendendo qualsivoglia evento cui le norme dell’ordinamento attribuiscono un qualche rilievo giuridico) gli atti giuridici cioè quei fatti umani volontariamente posti in essere proprio per conseguire gli effetti giuridici previsti dall’ordinamento per quel tipo di attività. Tutti gli altri fatti o eventi rilevanti per il diritto rientrano nella categoria dei fatti giuridici in senso stretto. Conseguentemente … eccetera» p. 30-31.

FATTI GIURIDICI «qualsivoglia evento cui le norme dell’ordinamento attribuiscono un qualche rilievo giuridico» SI DISTINGUONO IN ATTI = «quei fatti umani volontariamente posti in essere proprio per conseguire gli effetti giuridici previsti dall’ordinamento per quel tipo di attività» FATTI = «Tutti gli altri fatti o eventi rilevanti per il diritto rientrano nella categoria dei fatti giuridici in senso stretto»

Riportando il discorso alle fonti del diritto abbiamo … FONTI ATTO «Atti umani volontari posti in essere da soggetti predeterminati e proprio nell’esercizio di un potere normativo disciplinato dall’ordinamento» Es. legge regolamento decreto … FONTI FATTO «Allorché il diritto sorga direttamente da un fatto giuridico – che peraltro può scaturire da comportamenti umani concludenti e significativi (che cioè siano compiuti sì volontariamente, ma non al fine specifico e diretto di porre in essere un atto normativo, dal quale l’ordinamento fa conseguire la riconoscibilità di norme giuridiche soltanto in conseguenza del suo stesso verificarsi.» Es. La consuetudine

Fonti atto e fonti fatto, ricapitolando: Nel diritto, si chiama ATTO ciò che esseri umani fanno volontariamente e con l’intento di conseguire il fine che l’ordinamento riallaccia a un certo comportamento. Il matrimonio è un atto: ci si scambia il consenso volontariamente e volendo conseguire l’effetto che il diritto collega a ciò. Si chiama FATTO ogni evento al quale siano collegati effetti giuridici, anche se questo evento è del tutto involontario (es. la morte di qualcuno è il fatto che rende qualcun altro erede). La maggior parte delle fonti del diritto sono fonti atto perché sono il risultato di un procedimento intrapreso volontariamente per arrivare all’effetto di dare vita a nuove norme. Ci sono però fonti fatto: è il caso della consuetudine. Chi osserva una consuetudine non pensa di creare nuovo diritto, ma di stare rispettando un diritto GIA’ STABILITO, e tuttavia, proprio facendo ciò, mantiene in vita la consuetudine, che consiste nella ripetizione costante di un certo comportamento, da parte di un certo gruppo sociale, nella convinzione che sia obbligatorio tenere quel comportamento.

Una fonte che si forma in modo involontario, spontaneo, per effetto della costante ripetizione nel tempo di un dato comportamento nella convinzione che sia doveroso è la CONSUETUDINE. E’ UNA FONTE-FATTO. CHI HA POSTO LA DISTINZIONE TRA FONTI FATTO E FONTI ATTO? La distinzione tra fonti atto e fonti fatto, dice il libro, è ‘dottrinale’. Significa che essa non è stata posta da norme giuridiche ma dagli studiosi del diritto, nel corso del tempo, e vale perché è condivisa e tutti la conoscono. Anche se studiamo tanto le ‘ norme’ e le ‘fonti’ il diritto non consiste solo in queste, ma in un insieme di concetti, principi, clausole, definizioni o modi di ragionare che sono tramandati nel tempo e condivisi dai giuristi che li usano per impostare i problemi e ragionare.

VERIFICHIAMO: E’ una fonte fatto: Un decreto adottato da un governo rivoluzionario, perché non contemplato da alcuna norma sulla produzione e si afferma per la sola forza dei fatti Una consuetudine, perché il comportamento di chi osserva la consuetudine non è svolto nella convinzione di creare nuovo diritto, ma di osservare un diritto vigente Una consuetudine, perché non è diritto scritto. Che rapporto istituireste tra la consuetudine e il decreto di un governo rivoluzionario? Sono uguali, sono ambedue fonti fatto Sono l’opposto, una guarda al passato, una tende a cancellarlo

Fonti di cognizione e fonti di produzione Trovare la definizione a p. 30

Fonti di cognizione Si chiamano fonti di cognizione documenti nei quali le fonti sono scritte, e pertanto leggibili. La funzione delle fonti di cognizione è duplice: da un lato, servono a fornire notizia dell’entrata in vigore di norme. In questo caso, hanno una funzione puramente notiziale. Dall’altro lato, per le leggi e i regolamenti, la pubblicazione serve anche a integrare il procedimento di formazione: l’entrata in vigore avviene di solito entro un termine di 15 giorni dalla pubblicazione. In questi casi, la pubblicazione ha anche funzione integrativa dell’efficacia. Le leggi regionali sono pubblicate sul Bollettino ufficiale della regione a fini integrativi dell’efficacia e sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica a fini notiziali. Le leggi dello Stato sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale a fini integrativi dell’efficacia. Gli usi e consuetudini sono pubblicati a soli fini notiziali sulla Raccolte di usi e consuetudini tenute dalla Camere di commercio a livello provinciale e a livello nazionale dal Ministero dello sviluppo economico.

DISPOSIZIONE E NORMA Trovare le definizioni a p. 31

Disposizione e norma Anche se i due termini possono essere usati come sinonimi, tecnicamente hanno un senso diverso. La DISPOSIZIONE è una proposizione scritta, contenuta in una fonte del diritto: è OGNI ENUNCIATO DI SENSO COMPIUTO che si trovi in un testo normativo. La NORMA è la prescrizione che si ricava dalla disposizione mediante l’interpretazione. Da una disposizione possono nascere diverse norme, vuoi perché la disposizione può aprirsi contemporaneamente a interpretazioni diverse, vuoi perché nel corso del tempo può cambiare quella che ne è considerata una corretta interpretazione.

ESEMPIO La Legge sul divorzio emanata nel 1974 prevede che il Tribunale, con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, riconosca l’assegno divorzile al coniuge che lo richiede quando quest’ultimo non dispone di mezzi adeguati o comunque non è in condizione di procurarseli per ragioni oggettive, tenendo conto del reddito di ciascun coniuge, delle ragioni del fallimento del matrimonio, del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare e patrimoniale, e valutando questi elementi in rapporto alla durata del matrimonio. Per molti anni la giurisprudenza ha tratto da questa DISPOSIZIONE la NORMA secondo cui il marito paga alla moglie un assegno che le garantisce il tenore di vita che aveva durante il matrimonio. Molti anni fa era frequente questa situazione: marito che lavora, moglie casalinga, lei si ritrova dopo il divorzio senza reddito e senza lavoro, tuttavia il suo lavoro domestico ha contribuito a determinare benessere per il marito (per es.: consentendogli di lavorare). Dato allora che una parte del benessere che il marito trae dal suo reddito in realtà è stato creato anche dalla moglie, le spetta in caso di divorzio una porzione di quel benessere. Quando, in seguito, è diventato normale per le donne lavorare, spesso l’uomo guadagna di più, ma non lavora in casa. Di qui la compensazione per il contributo che la donna ha dato alla conduzione familiare e patrimoniale.

Recentemente questa interpretazione è stata, se non cambiata con riferimento a tutte le coppie che divorziano, modificata per i casi di coppie enormemente benestanti, e dove però tutto il reddito veniva da uno solo dei due. Dalla stessa disposizione è nata un’altra norma che dice che, laddove la coppia, quando coniugata, godeva di un tenore di vita sul quale, data la ricchezza di uno dei due, era del tutto ininfluente il contributo dell’altro, non si deve a quest’ultimo il diritto a mantenere il precedente tenore di vita. Oggi la stessa disposizione, che testualmente è rimasta la stessa, produce almeno due norme, che tengono conto di casi diversi.

Da un solo articolo o comma si possono trarre molte disposizioni, e da ciascuna di esse una o più norme. Art. 3 Cost. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Non è ammessa distinzione alcuna per motivi di sesso, razza, opinioni politiche e religiose, condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale …ecc. Un solo articolo 2 commi Nel comma 1 quante disposizioni ci sono? Quante norme se ne possono ricavare? Ne ragioniamo insieme in classe.

Da un solo articolo o comma si possono trarre molte disposizioni, e da ciascuna di esse una o più norme. «Sesso» Femmina / Maschio ? Orientamento sessuale ? Atto sessuale ? Genere ? A seconda del significato che do alla parola ‘sesso’ la proposizione ‘non è ammessa distinzione alcuna per motivi di sesso’ produce norme molto diverse per estensione e campo di applicazione.

Questo ci porta al tema dell’ interpretazione. Il problema dell’interpretazione si pone quando mi chiedo: COME MI DEVO REGOLARE QUANDO INTERPRETO UNA DISPOSIZIONE? COME FACCIO A RISOLVERE UN CASO SE NON ESISTE UNA DISPOSIZIONE DETTATA ESPRESSAMENTE PER ESSO? Vedere a pag. 31 32 come il libro spiega l’interpretazione e le esigenze di coerenza e razionalità, nonché di completezza dell’ordinamento, che essa deve garantire.

L’interpretazione della legge è oggetto di modalità specifiche, che sono dettate in particolare dall’ art. 12 delle preleggi. Art. 12 preleggi ‘Interpretazione della legge’ «Nell’applicare la legge non si può attribuire ad essa altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse e dalla intenzione del legislatore. «Se la controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe. Se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato.» Criteri di interpretazione: LETTERALE ANALOGICA ANALOGIA LEGIS ANALOGIA IURIS INTENZIONE DEL LEGISLATORE Ricavare dalle pp. 32-33 le corrispondenti definizioni

Nell’interpretare una certa disposizione il giudice deve attenersi al: Art. 12 disp. prel. c.c. comma 1 Nell’applicare la legge non si può attribuire ad essa altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse e dalla intenzione del legislatore. Nell’interpretare una certa disposizione il giudice deve attenersi al: Significato proprio delle parole Secondo la connessione di esse Tenendo conto dell’intenzione del legislatore (ratio iuris)

Art. 12 preleggi ‘interpretazione della legge’ 2 comma “Se la controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe. Se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato.” IL PRIMO COMMA DELL’ART. 12 RIGUARDA IL CASO IN CUI UNA DISPOSIZIONE ESPRESSA PER LA MATERIA CONSIDERATA ESISTE. IL SECONDO RIGUARDA IL CASO IN CUI UNA DISPOSIZIONE ESPRESSA PER LA MATERIA CONSIDERATA NON C’E’ (LACUNA)

Analogia (che è criterio di ‘auto-integrazione’ dell’ordinamento) L’interpretazione della legge (2) Art. 12 disp.prel.c.c. secondo comma: “Se la controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe. Se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato.” In caso di lacune (mancanza di una precisa disposizione relativa al caso) si ricorre alla Analogia (che è criterio di ‘auto-integrazione’ dell’ordinamento) Analogia legis (ricorso a “disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe”). Analogia iuris (ricorso ai “principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato”)

ESEMPIO DI ANALOGIA LEGIS Nella pratica commerciale nasce una nuova forma di contratto che non rientra tra i tipi di contratto che il nostro codice disciplina, è il caso del contratto di leasing. Questo contratto è simile a un tipo di contratto che invece è previsto dal codice, il contratto di locazione, e le controversie relative a questo nuovo tipo di contratto sono decise applicando per analogia le norme sulla locazione.

Analogia iuris: ricorso ai principi generali, cosa sono e esempi I principi generali, dice il libro, sono quelli che ‘connotano l’intero diritto statale’ Per esempio sono principi generali quelli che, da lungo tempo tramandati nel diritto, risultano anche recepiti nel nostro diritto positivo perché ne ispirano le norme. Esempio: secondo gli antichi romani nessuno poteva trarre vantaggio da un proprio comportamento illecito (divieto di illecito arricchimento). Questo principio è recepito nel nostro diritto e lo si può chiamare in causa per decidere casi che non sono regolati da alcuna disposizione e non sono simili a nessun altro. Può trattarsi anche di principi unanimemente recepiti nel diritto diritto internazionale, per esempio quello che dice che quando si decide qualcosa in relazione a un minore si deve tendere al suo ‘miglior bene’. Es. secondo il nostro diritto i genitori hanno sesso diverso. Se una coppia omosessuale si sposa all’estero e lì adotta un bambino, è possibile riconoscere in Italia il documento di stato di famiglia del bambino dove risulta che ha due mamme o due papà? I giudici spesso ritengono che sia nel miglior bene del bambino decidere in senso positivo. Sono principi generali i principi costituzionali, come eguaglianza, rispetto della persona umana, eccetera.

Analogia iuris: ricorso ai principi generali, cosa sono e esempi Un principio generale è il principio ‘mater semper certa’. Esso si oppone a riconoscere il documento straniero in cui un bambino, figlio di due donne lesbiche, di una geneticamente, dell’altra per parto, è indicato come figlio di entrambe? Nel 2016 la Corte di cassazione ha detto no anzi al contrario questo tipo di genitorialità si può riconoscere sia sulla base del principio generale per cui in cause che riguardano minori occorre ricercarne il ‘miglior bene’ , sia sulla base del principio generale mater semper certa che non impone l’unicità ma la certezza della relazione materna e dunque include anche – a certe condizioni – la madre genetica.

L’INTENZIONE DEL LEGISLATORE (RATIO IURIS) SIA CHE SI INTERPRETI UNA DISPOSIZIONE ESPRESSAMENTE DETTATA PER IL CASO CONSIDERATO SIA CHE SI INTERPRETI PER ANALOGIA LA LEGGE VA SEMPRE CONSIDERATA SECONDO L’INTENZIONE DEL LEGISLATORE v. Il riferimento alla ratio iuris a p. 32

La ratio iuris E L’ANALOGIA Quando ci si chiede se si può fare l’analogia tra due casi A e B per vedere se al caso B si può estendere analogicamente la disposizione che vale per A bisogna (1) vedere se i due casi sono simili tra loro. E (2) vedere se, tenendo conto dell’intento con cui fu dettata la norma per il caso A, cioè di quale era l’intenzione del legislatore nel dettarla, estenderla a B per caso non contraddica l’intenzione del legislatore: in questo secondo caso l’analogia non sarebbe possibile (perché metterebbe la volontà del giudice al posto della legge). Non si deve tener conto, però, di quello che voleva il legislatore ‘storico’ (la maggioranza politica che votò una certa legge) ma del senso che quella legge assume quando considerata insieme a tutte le altre che riguardano la materia considerata: il giudice non è ’soggetto ai politici’ ma ‘alla legge’ per come essa assume senso quando considerata come parte dell’intero diritto vigente e secondo i criteri interpretativi propri di essa. Siccome l’analogia consiste nell’estendere una norma a un nuovo caso, o nell’applicare un principio generale, che anch’esso esiste, ecco che entra in causa l’intenzione del legislatore, richiamata nel primo comma dell’art. 12 come criterio con cui condurre l’interpretazione letterale: la ricerca dell’intento del legislatore mi deve accompagnare quando interpreto la disposizione o il principio che penso di estendere al nuovo caso.

L’INTENZIONE DEL LEGISLATORE, ESEMPIO: la legge sulle unioni civili tra persone omosessuali approvata nel 2016 prevede Caso A: coppia coniugata nella quale uno dei due cambia sesso. In questo caso il matrimonio si scioglie e la coppia può scegliere di trasformare il proprio rapporto in una unione civile. Ma nulla dice sul Caso B: coppia unita civilmente, composta da due persone dello stesso sesso, delle quali una cambia sesso, ma vorrebbero continuare a rimanere insieme. Se in una coppia di due uomini uniti civilmente, uno cambia sesso e diventa donna, la loro unione civile, sciogliendosi, può trasformarsi in matrimonio? Si potrebbe dire: Il caso A è inverso, ma uguale a B, dunque simile, sicché potrei estendere la norma per il caso A al caso B (trasformo l’istituto giuridico in cui la coppia si trovava prima del cambiamento di sesso). Ma si potrebbe dire: L’intento del legislatore, nel creare le unioni civili, era per l’appunto quello di creare per le coppie omosessuali un istituto diverso dal matrimonio, questo intento è oggettivo, non lo ricavo dalle dichiarazioni politiche dei parlamentari, ma dal fatto che oggi nell’ordinamento c’è un istituto dettato apposta per le unioni omosessuali, diverso dal matrimonio. Così ragionando non potrei estendere al caso B la norma dettata per il caso A. La conclusione sarebbe confortata anche dal fatto che l’unione civile, una volta venuta meno l’identità di sesso tra i partner, si scioglie ed egli ex uniti civilmente potranno, se lo vogliono, contrarre matrimonio.

In quali casi non può applicarsi l’analogia? Trovare la risposta a pagina 33.

RISPOSTA: L’analogia non è mai ammessa in caso di leggi penali e di leggi ‘eccezionali’ (= che fanno eccezione a leggi generali).

Verifichiamo la nostra comprensione in materia di interpretazione Vi trovate davanti a un caso per il quale non esiste una disposizione espressa, ma ritenete di risolverlo applicando la disposizione X, che regola un caso simile, cioè ricorrendo all’analogia legis. Ciò significa: Che non avrete bisogno del criterio letterale Che non avrete bisogno del criterio dell’intenzione del legislatore Che non avrete bisogno del criterio dell’analogia juris

Siete davanti a una lacuna: Quando due norme sono in contraddizione tra loro Quando non esiste una disposizione espressa per il caso che state considerando Quando manca la norma sulla produzione Quando in materia esiste solo una consuetudine

Si ricorre ai criteri di interpretazione Sempre quando si applica il diritto Solo in caso di lacune Solo in caso di antinomie Solo quando si vogliono creare nuove norme

TIPI DI INTERPRETAZIONE (vedi le definizioni a p. 32)

TIPI DI INTERPRETAZIONE SISTEMATICA non posso dare a una norma un significato che la metterebbe in contraddizione col resto delle scelte dell’ordinamento. TELEOLOGICA posso (entro certi limiti) interpretare una disposizione in modo che il fine che il legislatore intendeva raggiungere nel dettarla sia meglio conseguito. STORICO-EVOLUTIVA quando interpreto una disposizione il tempo storico in cui la interpreto va tenuto presente, perché la gravità di certi comportamenti, ovvero la loro scusabilità e in generale il loro valore, pregio o disvalore, può essere avvertita in modo diverso col cambiare delle mentalità. CONFORME A COSTITUZIONE i giudici dovrebbero sempre sforzarsi di dare alla legge il senso più coerente con i principi costituzionali. Faremo qualche esempio a lezione per capire che questi modi di interpretare spesso si sovrappongono e si incrociano tra loro.

L’interpretazione deve essere guidata alla luce di una esigenza di coerenza dell’ordinamento con se stesso ma anche di adeguamento ai tempi e alle esigenze della società che possano essere considerate pregevoli secondo il nostro diritto.

Criteri di risoluzione delle antinomie (pp. 33-40) Ho bisogno di un criterio di risoluzione delle antinomie quando DUE NORME GIURIDICHE SONO IN CONTRASTO TRA LORO: RISPETTO A UNO STESSO CASO O MATERIA, UNA DISPONE A E L’ALTRA DISPONE B. QUESTA E’ UNA ANTINOMIA. COME LA RISOLVO? COME TROVO IL DIRITTO APPLICABILE AL CASO? A questo mi servono i criteri di risoluzione delle antinomie

IL CRITERIO GERARCHICO IL CRITERIO CRONOLOGICO I criteri di risoluzione delle antinomie sono IL CRITERIO GERARCHICO IL CRITERIO CRONOLOGICO IL CRITERIO DI COMPETENZA IL CRITERIO DI SPECIALITA’ Leggere le pagine 33-39 cercando le relative definizioni

I CRITERI DI RISOLUZIONE DELLE ANTINOMIE ENTRANO IN CAUSA QUANDO DUE NORME POSTE DA FONTI DIVERSE SONO IN CONTRASTO TRA LORO (ANTONOMIA) E INDICANO QUALE DELLE DUE VA SCELTA E QUINDI APPLICATA Criterio di Gerarchia : prevale la fonte più alta, e quella più bassa viene annullata Criterio di Competenza: prevale la fonte cui è attribuita una riserva di competenza sulla materia, e la fonte incompetente, che abbia invaso quella sfera, viene annullata. Criterio cronologico: prevale la fonte più recente nel tempo, e quella più vecchia NON VIENE ANNULLATA ma rimane vigente, solo che può essere applicata solo ai casi sorti durante la sua vigenza, e fino al momento dell’abrogazione. Criterio di specialità: tra due fonti che si occupano della stessa materia, una in generale, una in modo particolare, la nuova fonte generale non abroga quella particolare.

I CRITERI DI RISOLUZIONE DELLE ANTINOMIE POGGIANO SU CRITERI LOGICO RAZIONALI, VEDIAMO QUALI Per effetto delle norme sulla produzione esistono tanti tipi di atti normativi,e a ciascun tipo corrisponde una forza un valore e può corrispondere un ambito di competenza (sappiamo che il regolamento parlamentare è l’unica fonte che, oltre alla Costituzione, ha competenza a regolare il procedimento legislativo). Possiamo pertanto immaginare che le fonti del diritto siano disposte secondo una scala che verticalmente va da quelle con maggior forza e valore a quelle con minor forza e valore; orizzontalmente, dispone le fonti che hanno tutte le stessa forza e valore sullo stesso piano o gradino della scala.

La regola generale è che le fonti di grado minore non possono contrastare con quelle di grado maggiore e se lo fanno sono viziate, invalide e passibili di annullamento: risolvo le antinomie tra di loro col criterio GERARCHICO). Le fonti che stanno sullo stesso gradino qualora contrastino tra di loro regolano normalmente i loro rapporti secondo il criterio dell’abrogazione (si applica la più recente: risolvo le antinomie tra di loro col criterio CRONOLOGICO), a meno che la più antica sia una fonte non abbia un suo spazio costituzionalmente riservato di competenza, nel quale è la sola che può operare, perché questo la ‘esenta’ dall’abrogazione da parte di fonti che non sono abilitate a entrare in quel settore, che riservato a lei (può essere abrogata solo da norme del suo stesso tipo). In questo caso entra in campo il criterio di COMPETENZA, che impedisce l’operare dell’abrogazione e determina l’illegittimità della fonte che invada il campo di quella riservataria. La più antica abbia, rispetto alla nuova, un contenuto più specifico (sempre inerente la stessa materia), in questo caso , si dà la preferenza a quella speciale anche se più risalente nel tempo: il criterio di SPECIALITA’ impedisce l’operare dell’abrogazione ma determina la semplice disapplicazione/non applicazione della norma generale nell’ambito coperto da quella speciale.

Criteri di risoluzione delle antinomie, ESEMPI E FUNZIONAMENTO: a ) gerarchia Se due atti normativi A e B, es. legge e regolamento, legge e Costituzione stanno in un rapporto per cui B deve essere conforme ad A: B è gerarchicamente sotto- ordinato a A se B contrasta con A è viziato e può essere annullato mentre per l’atto superiore vale la regola Lex superior derogat inferiori Come faccio a sapere se tra due atti fonte c’è rapporto di gerarchia? Lo ricavo a) da norme espresse (⌘): Es. art 4 disp. prel.c.c. ‘i regolamenti non possono contenere norme contrarie a disposizioni di legge’ b) dal sistema: Dato che esiste un controllo di costituzionalità delle leggi e degli atti aventi forza di legge, e la costituzione non può essere modificata dalle leggi e dagli atti aventi forza di legge, questi ultimi sono subordinati alla Costituzione, ma superiori a tutti gli altri. (⌘) NB anche la norma espressa esprime un principio di sistema, il principio di legalità.

QUALE E’ L’EFFETTO DELL’ANNULLAMENTO? E’ UN EFFETTO NORMALMENTE RETROATTIVO. LA NORMA ANNULLATA, SICCOME ERA VIZIATA, NON SI APPLICA PIU’ NEPPURE AI CASI SORTI MENTRE ERA VIGENTE. Quando a essere annullata è una legge o un atto avente forza di legge, per contrasto con la costituzione, l’effetto retroattivo, come sappiamo è parziale: si limita ai soli rapporti giuridici che al momento dell’annullamento erano ancora ‘aperti’.

Esercizio/apprendimento Cercare nella pag. 37 la condizione gerarchica di Regolamento ministeriale Consuetudine E le disposizioni dalle quali la si ricava.

Esercizio/apprendimento Il criterio gerarchico ci permette di distinguere le fonti del diritto in Fonti di rango costituzionale Fonti di rango primario Fonti di rango sub-legislativo o secondario Cercare nella pag. 35-37 quali atti-fonte appartengono all’uno o all’altro livello. Il testo dice che l’elenco delle fonti primarie è chiuso. Quello delle fonti secondarie è aperto. Perché ?

Criteri di risoluzione delle antinomie, ESEMPI E FUNZIONAMENTO: b) competenza Quando due atti fonte hanno ciascuno una sfera di competenza riservata Si dice che sono pari-ordinati tra loro L’atto che eccede dalla propria competenza è invalido (vizio di incompetenza)e può essere annullato o disapplicato. Come faccio a sapere se un atto-fonte ha una sfera riservata? Devo individuare se c’è una disposizione che gliela attribuisce (in genere è una disposizione di fonte superiore, ma non è necessario che sia così). Esempio classico di rapporto di competenza: legge statale/legge regionale: la Costituzione attribuisce a ciascuna fonte una sfera di competenza. Ma: il criterio di competenza entra in gioco tutte le volte in cui la Costituzione riserva una certa materia a una data fonte. NB quando la Costituzione riserva una data materia a una certa fonte A, ne deriva che la fonte B, se entra in quella materia, è illegittima; ma ne deriva anche che la fonte A è tenuta a regolare la materia ed è viziata se non lo fa.

In applicazione del criterio di competenza la fonte viziata, che ha invaso il campo riservato a un’altra, può essere annullata. Esempio: la legge statale che invade la competenza regionale può essere annullata, quando la legge statale ha leso una specifica competenza regionale, per esempio ha dettato norme sugli uffici regionali, che sono materia regionale esclusiva.

Il criterio gerarchico e quello di competenza sono due modi di risolvere le antinomie normative che presuppongono, in uno degli atti considerati, un VIZIO. Precisamente, un VIZIO DI LEGITTIMITA’ (contrasto con la disposizione che stabilisce la loro subordinazione gerarchica o che istituisce un certo rapporto di competenza). Essi determinano l’INVALIDITA’ di uno dei due atti Un atto invalido viene ANNULLATO (o, in alcuni casi, DISAPPLICATO). Es.: la legge che contrasta con la Costituzione è VIZIATA e viene ANNULLATA. Un terzo criterio di risoluzione delle antinomie invece non presuppone un vizio in alcuno degli atti considerati. Questo terzo criterio è l’abrogazione.

Criteri di risoluzione delle antinomie ESEMPI E FUNZIONAMENTO C) IL criterio cronologico: l’abrogazione Lex posterior derogat priori Se tra due fonti non esiste rapporto di gerarchia, né di competenza, la più recente nel tempo prevale sulla più antica, in caso di contrasto. Una legge che contrasta con la Costituzione è invalida e può essere annullata; Una legge che contrasta con una legge intervenuta successivamente non è invalida ma la si considera abrogata. TRA ABROGAZIONE E ANNULLAMENTO ESISTONO IMPORTANTI DIFFERENZE QUANTO AI LORO EFFETTI

L’ABROGAZIONE NON PRESUPPONE UN VIZIO NELL’ATTO ABROGATO, E’ LA SEMPLICE CONSEGUENZA DELLA SUCCESSIONE DEL DIRITTO NEL TEMPO. DI QUI L’MPORTANTE DIFFERENZA TRA ABROGAZIONE E ANNULLAMENTO, QUANTO AI LORO EFFETTI NEL TEMPO. Una fonte ABROGATA non produce più effetti, cioè non può più essere applicata a fatti sorti dopo il momento dell’abrogazione (che è quello dell’entrata in vigore della fonte abrogante), ma continua ad essere applicata a tutti i fatti che si siano verificati in precedenza (principio tempus regit actus). INVECE una fonte invalida che viene annullata NON PUO’ PIU’ ESSERE APPLICATA NEMMENO AI FATTI SORTI IN PRECEDENZA. L’ANNULLAMENTO - CONSEGUENZA DI UN VIZIO - E’ SEMPRE ALMENO PARZIALMENTE RETROATTIVO, L’ABROGAZIONE OPERA INVECE, DI NORMA, SOLO PER IL FUTURO. V. Attentamente le pagg. 38-39 sull’effetto abrogativo.’

I criteri di gerarchia e competenza sono criteri di soluzione delle antinomie che sono stati elaborati per costruire tra le fonti del diritto italiano rapporti che riflettano il modo in cui le fonti sono costruite dalla Costituzione. Regolamentando direttamente certe fonti e non altre, la Costituzione dà più importanza ad alcune fonti e non ad altre, questa importanza va salvaguardata, così come vanno salvaguardate le sfere di competenza che la Costituzione assegna alle singole fonti. Così nascono i criteri di gerarchia e competenza che determinano tra le fonti rapporti di INVALIDITA’/INVALIDITA’ i quali saranno accertati dagli organi via via competenti, la Corte costituzionale per le leggi e gli atti aventi forza di legge, il giudice amministrativo per i regolamenti governativi. L’abrogazione invece è un modo di risolvere le antinomie che si basa sull’idea che la norma più recente prende il posto della vecchia, se sono incompatibili. Esso non presuppone un vizio dell’atto abrogato, che pertanto NON VIENE ANNULLATO MA SEMPLICEMENTE CESSA DI POTER ESSERE APPLICATO AI CASI SORTI DOPO L’ABROGAZIONE, MA RIMANE APPLICABILE AI CASI SORTI FINO A QUEL MOMENTO.

Un’altra importante distinzione tra abrogazione e annullamento è che L’annullamento può essere accertato solo da alcuni organi (la Corte costituzionale per la legge e gli atti aventi forza di legge; il giudice amministrativo per i regolamenti governativi). L’abrogazione viene rilevata direttamente dal giudice, a meno che non sia disposta espressamente dal legislatore.

Esistono tre tipi di abrogazione. ESPRESSA TACITA IMPLICITA O PER NUOVA DISCIPLINA E UN TIPO SORTO NELLA PRASSI CHE SI CHIAMA ABROGAZIONE ‘INNOMINATA’ Trovare le definizioni a pagina 39.

Criteri di risoluzione delle antinomie D) Il criterio di specialità LEX SPECIALIS DEROGAT GENERALIS Una legge che deroga a una generale, sottraendo ad essa una parte di disciplina Per sottoporla a una diversa regolamentazione prevale su quella generale, anche se successiva. Il criterio di specialità è una deroga al criterio cronologico (ovvero all’ abrogazione)

ESERCIZI 1.La legge prevede che dal 1.1. 2018 tutti i lavoratori vadano in pensione a 67 anni, mentre la legge ora in vigore stabilisce che si va in pensione a 65 anni. Io sono stata assunta nel 2015 e ho 60 anni nel 2017. Caio compie 65 anni il 31.12.2017. Anche a lui la legge assicurava il pensionamento a 65 anni. A che età vado in pensione io? ___________ A che età va in pensione Caio?_____________ 2. Una nuova legge nella materia ‘x’ non abroga espressamente la precedente ma prende in considerazione tutta la materia da quella regolata. Si tratta di una abrogazione: Espressa Implicita

3. Criteri di risoluzione delle antinomie 3.Criteri di risoluzione delle antinomie. A situazione A-F far corrispondere criterio Ed esito I-V Legge ordinaria che contrasta con la Costituzione Legge statale che invade una competenza regionale Regolamento ministeriale che contrasta con regolamento governativo Legge successiva che regola l’intera materia regolata da una legge precedente Legge generale che interviene su una materia sulla quale esiste anche una legge precedente di contenuto più specifico Incompatibilità del contenuto normativo di una norma successiva con una precedente CRITERIO GERARCHICO CRITERIO DI COMPETENZA CRITERIO DI SPECIALITA’ CRITERIO CRONOLOGICO (ABROGAZIONE IMPLICITA) CRITERIO CROLOGICO (ABROGAZIONE TACITA)

4.Secondo l’art. 4 delle preleggi ‘i regolamenti (del governo) non possono contenere norme contrarie alle disposizioni di legge’. Questo significa: Che i regolamenti si trovano con la legge in rapporto di specialità Che i regolamenti si trovano con la legge in rapporto gerarchico, precisamente di sotto-ordinazione gerarchica Che in caso un regolamento contrasti con una legge è annullabile Che il regolamento contrastante con la legge sarà abrogato

5.I diplomatici sono una categoria di pubblici ufficiali e impiegati. Lo status giuridico ed economico dei diplomatici è regolato da una legge speciale, ad essi soli dedicata, che risale al 2010. Nel 2017 viene approvata una riforma generale del pubblico impiego. Per i diplomatici cambia qualcosa?

6.Una legge entrata in vigore nel 2002 viene abrogata da una legge del 2017. La legge del 2002 permetteva ampliamenti della cubatura degli immobili per civile abitazione nella misura del 20%, quella del 2017 limita l’ampliamento al 10% della cubatura esistente. Io ho ampliato il mio appartamento per una cubatura pari al 15% nel 2015. Che cosa mi devo aspettare? Una multa perché ora la legge mi permette solo di ampliare al 10%. Nulla, perché la legge abrogata continuata ad essere applicata ai casi sorti prima dell’abrogazione. Problemi se mi fanno un accertamento perché magari il giudice utilizza il criterio teleologico e fa una applicazione retroattiva.

Per applicare i criteri di risoluzione delle antinomie devo conoscere forza, valore e ambito di competenza (se c’è) delle fonti che sto considerando. Le fonti che mi danno le informazioni che mi servono sono del tipo Fonti di produzione Fonti atto Fonti scritte Fonti legali Fonti sulla produzione Fonti extra ordinem

PRINCIPIO DI LEGALITA’ E RISERVA DI LEGGE TROVARE LE DEFINIZIONI A PAG. 40

Principio di legalità: «tutte le attività autoritative – e in special modo quelle amministrative – sono subordinate alla legge, nel senso che Non possono contraddirla Sono legittimamente poste in essere solo se consentite da una previa disposizione di legge (p. 40) «Mi mostri il mandato!»

Il principio di legalità può essere inteso, e posto in pratica, in modo formale o sostanziale (v. le definizioni a pag. 40) Esempio: Il governo ha potere regolamentare. Per effetto del principio di legalità, può emanare regolamenti solo se una legge gliene dà il potere. Ma la legge può Limitarsi ad autorizzarlo a emanare regolamenti Dettare criteri che i futuri regolamenti dovranno rispettare Nel primo caso il principio di legalità è attuato in modo solo formale. Nel secondo caso il principio di legalità è attuato in modo anche sostanziale.

Riserva di legge: ricorre quando una disposizione di rango costituzionale riserva alla legge la disciplina di un determinato settore dell’ordinamento. (p. 40-41) Art. 13 Cost. : La libertà personale è involabile. Non è ammessa forma alcuna di limitazione della libertà personale se non nei casi e modi previsti dalla legge e previo motivato dell’autorità giudiziaria. Effetto della riserva di legge: La discrezionalità dell’amministrazione è esclusa (come nel caso dell’art. 13) o molto limitata; Anche la discrezionalità della legge è limitata, perché deve regolare questi casi e non può rimetterli a regolamenti del governo o altre fonti subordinate.

RELATIVA ASSOLUTA RINFORZATA RISERVA DI LEGGE (p. 40) DOPO AVERE IDENTIFICATO LE DEFINIZIONI IMPARIAMO A RICONOSCERE I VARI TIPI DI RISERVA DI LEGGE RELATIVA ASSOLUTA RINFORZATA

Esercizio. Proviamo a riconoscere quali tipi di riserva ricorrono in queste tre disposizioni: ART. 97 COST. I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che ne siano assicurati l’imparzialità e il buon andamento Art. 13 Cost. La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione ecc., se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge Art. 16 Cost. Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità e sicurezza. GENERALMENTE TROVIAMO RISERVE ASSOLUTE NELL’AMBITO DEI DIRITTI DI LIBERTA’ RISERVE RELATIVE NEL CAMPO ORGANIZZATIVO POSSIAMO TROVARE ESEMPI DI RISERVE RINFORZATE SIA TRA LE RISERVE ASSOLUTE CHE TRA QUELLE RELATIVE.

LE PAGINE 43-44 non sono oggetto d’esame.